“Il decreto che la maggioranza in Senato sta per convertire è una corsa dell’ultimo minuto di un Esecutivo che si muove ancora una volta in zona Cesarini, svilendo il ruolo e la dignità parlamentari, al solo scopo di evitare le sanzioni connesse a tre gravi procedure di infrazione dell’Ue per la cattiva applicazione della direttiva europea sulla qualità dell’aria e ad altrettante sentenze della Corte di giustizia europea”.
Lo ha detto in Aula il senatore Nicola Irto, segretario d’Aula del gruppo Dem. “Si tratta – ha proseguito Irto – del superamento sistematico dei valori limite di Pm10, particolato e biossido di azoto nella Pianura padana.
Ci saremmo aspettati un incremento di risorse e una più convinta conformità dell’Italia agli impegni internazionali di riduzione delle emissioni di inquinanti.
Il governo decide invece che le Regioni possano, nelle more dell’attuazione dei piani di qualità dell’aria, disporre il blocco per i veicoli diesel euro 5 soltanto a partire dal 1 ottobre 2024. In questo modo l’Esecutivo rinuncia a perseguire la sostenibilità ambientale e ad aiutare le imprese a sostituire le flotte con veicoli elettrici.
Non ci stupisce: questo governo è sospettoso sulla transizione verde, vuole apparire disallineato rispetto alle decisioni europee in una sorta di populismo compiaciuto degli esponenti di maggioranza.
Sarebbe stato troppo ragionare sulla green logistics, anche se il settore incide per il 16 per cento sull’inquinamento dell’aria nelle aree urbane.
Conferma quindi un approccio superficiale, ambiguo e perfino ostile ai temi ambientali e della transizione verde”.

Il dimensionamento scolastico, per come procede in Calabria nell'ambito dell'autonomia regionale – ha dichiarato il Senatore e Segretario regionale PD Nicola Irto –, sta provocando contestazioni e proteste diffuse.
Nella nostra regione – precisa il senatore Irto – sono stati avviati molti accorpamenti insensati degli istituti scolastici, sia nelle città più grandi che nelle aree interne, cosa che il Partito Democratico ha contestato a gran voce.
Ne paga le spese il diritto all'istruzione, che, invece, va tutelato con coscienza e con giudizio.
La scuola e il sapere, non dimentichiamolo, sono i pilastri della società.
Poco prima della sua improvvisa scomparsa - sottolinea Irto -, Nuccio Ordine ci aveva ricordato la condizione di disagio dei professori e degli studenti del Sud, i loro sacrifici, il loro pesante isolamento geografico.
Penso che quella sua lezione  - conclude Irto - non possa passare nel silenzio e che le autorità locali debbano riflettere e rimediare, come ha chiesto il Pd della Calabria, rispetto alle gravi assurdità che si registrano nell'attuale dimensionamento scolastico.

La soddisfazione del segretario regionale Nicola Irto: «I cittadini hanno espresso forte e chiaro il sostegno a questa proposta, ora  la maggioranza di centrodestra voti la nostra proposta in Parlamento»

Sì è concluso anche in Calabria il week end dedicato alla raccolta firme a sostegno del salario minimo. «Negli oltre 50 banchetti, organizzati in tutta la regione dal Partito Democratico - si legge in una nota del Pd - grazie ai circoli e ai volontari, rispondendo alla mobilitazione fortemente voluta dalla segreteria nazionale, si sono recati a firmare, infatti, migliaia di cittadini, tra cui molti giovani precari».

«Il Partito democratico calabrese - ha dichiarato il segretario regionale Nicola Irto - ha sposato fin da subito questa battaglia, aprendo le feste de l’Unità alla raccolta firme, già durante l’estate.

L’Italia è rimasta uno dei soli 6 Paesi europei a non aver ancora introdotto quella che riteniamo essere una misura di civiltà, introduzione peraltro sollecitata anche dalla direttiva europea 2022/2041 che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 15 novembre 2024, proprio con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini».

Irto pone dunque l'attenzione sulle ultime stime Svimez: «Nel nostro Paese emerge un quadro decisamente preoccupante secondo cui oltre tre milioni di lavoratori, di cui un milione solo al sud, guadagnano meno di nove euro lordi all’ora, dato peggiorato a seguito della pandemia. Il Governo - conclude Irto - non può rimanere sordo e muto davanti alla grave perdita del potere d’acquisto da parte delle famiglie italiane. I cittadini, con la loro firma, hanno espresso forte e chiaro il sostegno a questa proposta, ora se ne faccia carico anche la maggioranza di centrodestra e voti la nostra proposta in Parlamento, con responsabilità. Lo chiedono gli italiani».

Scordovillo ha l'aspetto di un inferno a cielo aperto. Ubicata nei pressi dell'ospedale di Lamezia Terme, l'area ospita da decenni il più grande campo continua Rom del Mezzogiorno. Lì e nel vicino quartiere Ciampa di Cavallo -abitano centinaia di Rom, tra cui molti italiani dalla nascita. Sono persone che vivono ai margini della società: dentro baracche e fabbricati fatiscenti, tra cumuli abusivi di rifiuti, sostanze tossiche vaganti, fatti e pressioni criminali che che hanno provocato arresti e misure coercitive, disagi insopportabili e proteste dei cittadini.
Interessata da ripetuti roghi di matrice dolosa, la zona è diventata pressoché inaccessibile. La legge della violenza e della paura si è imposta sulle norme dello Stato, sulle istituzioni pubbliche, sul buon senso e sulla voglia di riscatto e crescita di numerosi residenti nel luogo, che parlano l'Italiano e chiedono ascolto e dignità.
La giunta comunale non ha ancora utilizzato i fondi, pari a circa 500mila euro, che il ministero dell'Interno aveva stanziato negli ultimi due anni.
Se non fosse per i meritori interventi sociali della Comunità Progetto Sud, di don Giacomo Panizza, la situazione sarebbe ancora più drammatica e pesante.
Sembra quasi – anche stando a recenti dichiarazioni del sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, il quale ha ammesso propri errori - che non si intraveda una via d'uscita; che ogni volta la soluzione si allontani come il celebre "castello" di Kafka; che le acque non si possano o debbano smuovere; che convenga non entrare in questa vicenda che urta e scuote la coscienza contemporanea.
Scordovillo e Ciampa di Cavallo sono un problema collettivo gigantesco, l'emblema di una modernità ambigua e disarmante, in cui basta un clic per collegarsi all’altro capo del mondo, comunque restando sconnessi dalla civiltà della conoscenza, dei diritti e dell’integrazione.
Di recente, a proposito dell'ipotesi di ricollocare i Rom in alloggi popolari di Lamezia Terme, è stato ricordato che predomina una mentalità ostativa, secondo cui «le case chi è più forte le va a sbundare».
Così, la capacità intimidatoria privata rende impotente e rassegnato il sistema pubblico, ormai spettatore passivo di una realtà abbandonata a sé stessa che produce nuova delinquenza, determina ulteriore isolamento, acuisce le fratture sociali e spaventa i cittadini, mentre la criminalità organizzata rimane in agguato per approfittarne, introdursi a scopo di lucro e controllare il territorio.
Il Partito democratico crede, invece, che urgano risposte pronte e concrete; che le istituzioni pubbliche debbano dialogare, convergere e soprattutto agire; che la sicurezza individuale e collettiva sia un bene, un obiettivo primario da raggiungere con politiche equilibrate e lungimiranti, fuori dallo schema, dalla tentazione dei muri, dei recinti, del confinamento.
Pensiamo che i lametini non possano attendere ancora; che nessuno debba rischiare la propria pelle e che sia indispensabile l'immediata assunzione di responsabilità da parte dei decisori pubblici locali e del governo nazionale, finora rassegnati o, peggio, insensibili al grido d'aiuto proveniente da Lamezia Terme.
Mi auguro che finisca presto il lungo e dannoso immobilismo sulla vicenda di Scordovillo e Ciampa di Cavallo.
Il governo Meloni focalizzi che marginalità e criminalità sono sempre collegate e dunque risolva alla svelta il delicato caso, che le amministrazioni locali non hanno, purtroppo, saputo affrontare.
In mancanza di riscontro, presenterò un interrogazione al presidente del Consiglio e al ministro dell'Interno per sapere quali iniziative di competenza intendano assumere al riguardo.

Nicola Irto Senatore della Repubblica e segretario del Pd della Calabria

Il Quotidiano del Sud del 09 ottobre 2023

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Il senatore e segretario regionale dem chiede «un cambio radicale di metodo» alla Regione: «C’è il rischio che ancora una volta i cittadini vengano privati di opportunità di cura e prevenzione»

Il senatore Nicola Irto, segretario del Pd calabrese, denuncia i gravi ritardi sulla realizzazione delle 102 nuove strutture di assistenza territoriale previste in Calabria e finanziate dal Pnrr per circa 129 milioni. Il parlamentare chiede «un cambio radicale di metodo», invitando la Regione Calabria e il suo vertice politico «a guardare la realtà, a riconoscerne i problemi e ad affrontarli con chiarezza, senza sottrarsi al controllo delle opposizioni».

«Nel febbraio 2022 – precisa l’esponente del Pd – la Regione Calabria aveva trasmesso all’ultimo minuto, proprio sotto scadenza, le schede degli interventi programmati, a causa di lungaggini già registrate nella precedente gestione regionale, sempre di centrodestra. C’è dunque il rischio che ancora una volta i calabresi vengano privati di opportunità di cura e prevenzione».

Ad oggi, sottolinea Irto, la qualità dell’offerta sanitaria risente «oltremodo di tagli devastanti», «il debito sanitario lievita, i fornitori non vengono pagati e gli interessi aumentano, nel silenzio imperturbabile di commissari e direttori generali».

Parlando del futuro dell’assistenza territoriale in Calabria, Irto lamenta la perdurante incoerenza nel flusso dei dati sanitari, l’inadeguatezza delle dotazioni di ospedali hub e spoke, la difficoltà di riconversione delle strutture esistenti e di riallocazione del personale occorrente. Ancora, il parlamentare del Pd rimarca la necessità di riorganizzare l’assistenza territoriale superando il criterio della ripartizione su base provinciale, che «prescinde dall’elemento orogeografico, dal clima e dalle condizioni di viabilità».

Secondo Irto, è prioritario «collegare in concreto e bene i servizi ospedalieri, territoriali e sociali, delimitare il perimetro delle competenze delle strutture private in convenzione, ridurre le liste d’attesa e definire percorsi diagnostici terapeutici ed assistenziali che colleghino ospedale e territorio».

   

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