Una legge contro gli ecoreati, serviva da tempo, per dettare regole nuove nei confronti degli abusi verso il territorio.
Mentre si attende, a giorni, la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Piano degli interventi contro il dissesto idrogeologico che, con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri detterà i criteri per le priorità di finanziamento degli interventi regionali, è utile riproporre la disciplina a salvaguardia del nostro ecosistema varata dal Governo Renzi.

La legge sugli ecoreati introduce ben cinque "delitti" contro l'ambiente.

Inquinamento ambientale


L'articolo punisce con la reclusione da 2 a 6 anni con una multa da 10.000 a 100.000 euro chiunque determini una compromissione o un deterioramento "significativi e misurabili delle acque o dell'aria, o di porzioni estese o significative del suolo e del sottosuolo" o "di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna.
L'art 452 bis prevede delle aggravanti, con reclusione di differente durata se dall'inquinamento ambientale derivi ad una persona una lesione di varia entità sino alla morte. Se gli eventi lesivi derivati dal reato siano plurimi e a carico di più persone si applica la pena che dovrebbe infliggersi per il reato più grave, aumentata fino al triplo, fino, comunque al limite di 20 anni di reclusione.

Disastro ambientale


È il reato che prevede un'alterazione irreversibile dell'equilibrio di un ecosistema o la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali. Un reato che mini all'incolumità pubblica determinata sia sul piano dell'estensione della compromissione ambientale o dei suoi effetti lesivi, sia al numero delle persone offese o esposte al pericolo. La reclusione prevista va da 5 a 15 anni e può essere aggravata se il disastro è commesso in un'area protetta, sottoposta a vincolo o in danno di specie animali o vegetali protette.
Il delitto di inquinamento ambientale e quello di disastro ambientale commessi per colpa e non per dolo sono puniti con pene ridotte fino ad un massimo di due terzi . Una ulteriore diminuzione di un terzo della pena è prevista per il delitto colposo di pericolo per l'ambiente.

Traffico e abbandono di materiali ad alta radioattività.


L'art. 452 - sexies conforta le tante indagini svolte nel nostro Paese, anche in Calabria, volte a contrastare azioni illegali sul trasporto e detenzione, trasferimento e abbandono di materiale radioattivo. La reclusione prevista va da 2 a 6 anni, con multa da 10.000 a 50.000 euro.

Impedimento del controllo


Punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni è l'articolo che punisce chi neghi o ostacoli l'accesso ai luoghi, o ne modifichi artificiosamente il loro stato, per il controllo ambientale.

Omessa bonifica.


È previsto dall'art. 452 - terdecies, che punisce chiunque, essendovi obbligato, non provvede alla bonifica, al ripristino e al recupero dello stato dei luoghi. Le pene si muovono tra un minimo edittale di 1 anno ed un massimo di 4, con una multa prevista che ondeggia tra i 20mila e gli 80mila euro.

Infine, ma non meno importanti, le specifiche aggravanti nel caso di commissione in forma associativa dei nuovi delitti contro l'ambiente.


Credo che questa legge costituisca il punto di svolta per una politica di tutela del territorio, volta a garantire la sostenibilità dei territori, nell'interesse degli ecosistemi e dei cittadini.
Così come alla Calabria, in fatto di territorio e ambiente, serve una legislazione regionale che svecchi la normativa, la collochi al passo dei tempi, sia sul piano degli strumenti urbanistici, sia su quelli della tutela e valorizzazione dei luoghi. Su questo ho già stato avviato un processo di riqualificazione, in qualità di Presidente della IV Commissione regionale Assetto e utilizzo del territorio e protezione dell'Ambiente.

 

“La quarta Commissione ‘Ambiente’ è impegnata a svolgere fino in fondo il suo ruolo di indirizzo e controllo rispetto alla redazione del Piano regionale dei rifiuti che intendiamo ex ante contribuire a costruire, fornendo indicazioni e suggerimenti, puntando sulla più ampia concertazione che veda protagonisti i sindaci, l’Anci e l’associazionismo affinché il parere finale sul documento non sia burocratico, ma entri nel merito delle scelte compiute”.
E’ il commento del consigliere Nicola Irto, presidente della Commissione consiliare “Assetto e Utilizzazione del territorio e Protezione dell’ambiente”, a conclusione di una seduta che ha visto al centro del dibattito il tema dell’emergenza rifiuti in Calabria con i contributi dei consiglieri Arturo Bova, Mimmo Tallini, Giovanni Nucera, Orlandino Greco e Giovanni Arruzzolo.
Il confronto che ha affrontato tutti i profili della questione, ha preso le mosse dall’audizione del sindaco di Crotone e presidente dell’Anci Calabria, Peppino Vallone, il quale ha suggerito di “cogliere le opportunità che possono discendere da un corretto, moderno ed innovativo sistema di gestione dei rifiuti, attraverso un’organizzazione industriale capace di trasformare il rifiuto in risorsa per la parte pubblica che, fino ad oggi, della gestione ha sopportato soltanto i costi”.
Il presidente Irto ha ribadito “l’importanza di allinearsi al resto del Paese, confermando il ruolo propositivo e di protagonismo della Commissione che si attiverà per acquisire tutti i dati e le cifre afferenti la diffusione della ‘differenziata’ e favorendo la redazione di una green list dei Comuni virtuosi per stabilirne premialità, a fronte di quelli che invece ancora non attivano buone pratiche nelle politiche ambientali di gestione di rifiuti.
La seduta ha registrato anche l’audizione del sindaco del Comune di Settingiano, Rodolfo Iozzo, in merito alle problematiche generate da fenomeni di dissesto idrogeologico in alcune aree del comprensorio ed alle azioni di messa in sicurezza da approntare o già realizzate.
Quanto alla proposta di legge “Esercizio della navigazione nel collettore artificiale di bonifica denominato Canale degli Stombi e nella portualità interna delle acque dei Laghi di Sibari”, (d’iniziativa dei consiglieri Bevacqua, Mirabello e Battaglia), su cui è stata votata all’unanimità una specifica integrazione richiesta dal proponente Bevacqua, il presidente Irto ha informato che “essendo stato rivisitato l’articolato originario, occorrerà prendere visione del nuovo testo per procedere quindi all’esame ed all’approvazione del provvedimento”.
Rispetto alla proposta di legge del consigliere Greco “Tutela e valorizzazione economica sostenibile dei paesaggi rurali tradizionali”, sono stati accolti i contributi del Servizio Legislativo che il consigliere proponente si è impegnato a recepire nel nuovo testo.
“Rilevata l’assenza dei dirigenti dei Dipartimenti Bilancio, Programmazione ed Urbanistica, appositamente convocati per intervenire in merito a quest’ultimo provvedimento”, il presidente Irto ha rimarcato “l’ineludibilità della partecipazione dei tecnici per i contributi richiesti al fine di un esame dei progetti di legge che sia il più possibile completo ed approfondito”.

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TeleMia trasmissione Lineaperta - Ospite il Consigliere regionale Nicola Irto

 

Il Presidente della IV Commissione regionale Assetto e Utilizzo del Territorio e Protezione dell'Ambiente, Nicola Irto, è intervenuto questa mattina alla cerimonia di apertura del primo Festival della Città Metropolitane, organizzato dall'Istituto Nazionale di Urbanistica a Reggio Calabria.

«La Città Metropolitana di Reggio Calabria - ha detto Irto - muove da alcuni principi cardine: l'identità del territorio, l'innovazione e la partecipazione. La sfida che ci si pone davanti, oggi, è quella di armonizzare gli aspetti sociali, amministrativi e culturali che sono propri della nuova realtà costruita con la Legge Delrio.

Da pochi giorni la Commissione Europea ha approvato il Pon Metro, programmazione 2014 - 2020, per le Città Metropolitane. Una pioggia di euro destinati all'innovazione, allo sviluppo dei servizi digitali per i cittadini, alla sostenibilità urbana. È un'occasione che Reggio Calabria non può perdere, anche perché sotto il profilo strettamente tecnico, consente la rivisitazione e il recupero del concetto di piano territoriale, imprescindibile per il nuovo assetto amministrativo della città.

I tre giorni del Festival, inoltre, devono essere per gli amministratori, i funzionari e i dirigenti un'occasione di apprendimento e di formazione da spendere nella professione e nell'impegno politico.

Non da ultimo, come Presidente della IV Commissione, ritengo imprescindibile, lavorare e proporre un aggiornamento dell'antologia legislativa regionale sul piano urbanistico e ambientale, con  una Legge quadro del Territorio, che coniughi le esperienze del passato con una nuova visione della Calabria».  

Estratto dell'intervento nella prima giornata del Festival nazionale della Città metropolitane - 16 luglio 2015

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E’ un fatto positivo che il Governo si avvii a varare, su proposta del ministro Delrio, il Piano nazionale per la portualità e la logistica. Fino ad oggi il nostro paese ha rinunciato (sulla base di uno sfondo di culture nordiste che hanno danneggiato l’economia dell’intero paese) a potenziare e mettere in rete il proprio sistema portuale che, considerate le caratteristiche geografiche dell’Italia e, soprattutto, del mezzogiorno e delle isole, può diventare la marcia in più che serve al paese rispetto alla produzione delle risorse e della ricchezza. L’Italia è interamente dentro un mare, il Mediterraneo, che torna ad essere uno dei grandi centri del traffico mondiale, luogo attraversato da quasi il 40 per cento delle merci che si producono in tutto il mondo.
Anche la drastica riduzione delle autorità portuali da 24 a 8 è da considerare un fatto positivo perché sottrae l’insieme dei porti alle spinte localistiche e punta a inserirle in un progetto nazionale unitario dove ciascun territorio gioca fino in fondo le proprie potenzialità, senza farsi distrarre da risse campanilistiche e da altri obiettivi.
Giusta, infine, la scelta di accorpare le autorità portuali dell’Italia meridionale e insulare secondo i propri territori per cui tutti i porti della Sardegna sono in un’unica portualità, come in Campania, come in Puglia e nessuna regione fa parte di sistemi portuali diversi.
La cosa che però diventa incomprensibile, e va rivista, è la soluzione che il Piano propone per la Calabria il cui territorio si vorrebbe accorpare a Messina, da sempre inserita nel sistema economico portuale Augusta, con Catania e Siracusa. Tale progetto, che nello schema allegato al Piano viene definito “Sistema autorità portuale Calabra e dello Stretto” rischia di creare un pasticcio istituzionale e di paralizzare fino a vanificarle potenzialità straordinarie della portualità calabrese (spegnendo sul nascere le giuste ambizioni di Crotone e Corigliano) e di umiliare le potenzialità, fin qui realizzate solo in piccola parte, del porto di Gioia Tauro a cui, invece, la stessa logica del Piano assegna una funzione rilevantissima nella strategia d’insieme della portualità italiana, anche in considerazione della megastruttura lì esistente e del patrimonio di alta professionalità delle maestranze ormai ricche di una esperienza universalmente apprezzata.
Se a questa difficoltà, vero e proprio colpo alle speranze della Calabria, si aggiungono le voci di un presunto spostamento dell’autorità portuale da Gioia Tauro a Messina dovremmo registrare il definitivo tramonto dell’ipotesi di fare del Porto di Gioia un traino con la centro la Calabria e tale da contribuire ad aiutare tutto il Mezzogiorno (pur accennato nel Piano).
Ecco perché bisogna chiedere al Governo con determinazione la costituzione di un’autorità portuale organica alla Calabria, rispettando la naturale collocazione di Messina con la Sicilia, senza dar peso alle spinte localistiche che da quella città vorrebbero scardinare l’accorpamento siciliano e quello calabrese e, nello stesso tempo, pretendere la inamovibilità della sede dell’autorità portuale a Gioia Tauro.

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