«Stamattina ho chiesto agli uffici preposti del Consiglio Regionale di pubblicare sul sito istituzionale i redditi e la consistenza patrimoniale dei consiglieri.
Cosa che è avvenuta da qualche istante ed è verificabile al link "Amministrazione Trasparente" del portale di Palazzo Campanella.
Un segnale di apertura dell'ente alla società, all'opinione pubblica, ai calabresi tutti. Per il rilancio della Calabria non si può immaginare che il Consiglio Regionale resti istituzione isolata rispetto al territorio.
Oggi è necessario che i cittadini si vedano coinvolti nell'azione politica, intesa come servizio reso alla collettività, a partire da un'informazione chiara e trasparente, quale segnale di una democrazia realmente partecipata». 

Reggio Calabria 3 agosto 2015

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Irto: cambiamo la Calabria

«Nella Calabria che vogliamo costruire non c’è posto per la ‘n­drangheta e l’illegalità». Un’e­spressione forte, usata da Nicola Irto nel discorso di insediamento pronunciato martedì 28 e ripre­sa nell’intervista concessa a Gaz­zetta del Sud, la prima da presi­dente del Consiglio regionale.
Il 33enne renziano ha idee chiare sul da farsi per cambiare la Cala­bria, per farla uscire dalla posi­zione di regione più povera, co­me certificato dai dati Svimez: «La politica deve fare – sostiene – quello che non ha fatto negli ul­timi 40 anni, di fatto certificando il fallimento del regionalismo calabrese». Il neo presidente del Consiglio regionale ritiene che si debba «puntare su Gioia Tauro in un’ottica di sviluppo e sul turi­smo come risorsa fondamentale in un’ottica di crescita». Sulla bu­rocrazia la pensa come Oliverio che ha parlato di “palude”: «Ri­tengo inaccettabile – sostiene – che alti burocrati abbiano supe­rato indenni, nonostante il con­seguimento di risultati mediocri o fallimentari, tutte le stagioni politiche degli ultimi 20anni, la Calabria non può trovare una via di sviluppo e di progresso evitan­do di affrontare questa che è una questione centrale».

Irto: «Lavoriamo a una Calabria senza ‘ndrangheta»

Gioia Tauro e turismo fondamentali in un’ottica di sviluppo. La burocrazia è un male da estirpare

Con i suoi 33 anni, Nicola Irto, eletto martedì scorso al posto del dimissionario Antonio Scal­zo, è il più giovane presidente di Consiglio regionale in Italia. Reggino del quartiere Ravagnese, architetto e urbanista, è un renziano che fa politica dai tem­pi del liceo. Poi l’impegno uni­versitario nel Consiglio di facol­tà e nel Senato accademico che ha preceduto l’approdo alla Margherita e, nel 2002, l’incari­co di delegato. Manco a dirlo, anche da delegato era il più gio­vane a livello nazionale.
 L’espressione del volto da ra­gazzo della porta accanto fa pensare a un carattere timido e introverso. Impiega poco, però, a sciogliersi e rispondere alle domande in quella concessa alla Gazzetta del Sud e che è la sua prima intervista ufficiale.

Cos’ha provato nel mo­mento in cui si è materializza­ta la sua elezione a presidente del Consiglio regionale?

«Ho avvertito tutto il peso di una grande responsabilità ma non nascondo di avere fiducia. Soprattutto perché mi rendo conto di aver vissuto un’espe­rienza di partito a livello provin­ciale e regionale che mi consen­tirà uno sbocco nei rapporti che vanno oltre i confini di Reggio. Questo vissuto mi aiuterà ad as­solvere a un compito delicatissi­mo, anche per il momen­to che stiamo vivendo».
Col suo primo intervento dal­lo scranno più alto di Palazzo Campanella, Irto ha lasciato il segno. Nelle sue parole si è ma­terializzata la condanna di una politica troppo spesso distratta in ordine ai problemi e alle emergenze reali della nostra re­gione. Ha colpito quando ha ri­volto il suo primo pensiero ai ca­labresi ammalati che soffrono, a quanti hanno perduto il lavoro, ma anche ai giovani che un lavo­ro non lo hanno mai avuto, alle donne e ai precari. Per evitare di essere frainteso ha detto che bi­sogna partire dagli ultimi, dai più deboli, cominciare da luoghi e territori dove la sofferenza è più acuta per affrontare dare un futuro alla Calabria dove, come confermano recenti studi di set­tore, si è materializzato il rischio del sottosviluppo.

Presidente, lei ha parlato di lavoro, modernizzazione, rinnovamento, uguaglianza di opportunità, valorizzazio­ne del merito. Non le sembra eccessivo come assunzione di impegno?

«Quanto ho dichiarato non sono spot o slogan ma rappre­sentano l’unica via di uscita per la Calabria. Oggi lo Svimez dice che siamo la regione più povera con 15.807 euro prò capite. Le cifre impietose riguardano gli ultimi trent’anni e indicatori di­versi. S’impone un cambio di rotta immediato, stabilire cosa deve fare la politica. Ovviamen­te, quello che non ha fatto negli ultimi 40 anni segnati dal fallimento dei regionalismo cala­brese. Bisogna stabilire prospettiva e progetto politico del Meridione e della Calabria, soprat­tutto nel rapporto con Roma».

Ma la Calabria ha risorse e mezzi per risalire la china?

«Abbiamo diverse occasioni.
 Non mancano le potenzialità per fare bene. Nel mio discorso ho fatto una citazione sul Medi­terraneo e volontariamente non ho parlato di Gioia Tauro. Ma è chiaro che Gioia Tauro è al cen­tro dì qualsiasi progetto di cre­scita e sviluppo. La crisi politica e il terrorismo internazionale che sta bloccando i porti e le de­mocrazie in molti Paesi del Me­diterraneo, sono una contin­genza che Gioia Tauro deve sfruttare per avere il ruolo bari­centrico che le spetta nello scac­chiere internazionale. Non si può prescindere da forti investi­menti sul porto e un progetto serio sul retro porto. Per la prima volta c’è un presidente del Con­siglio che quando gira l’Italia e parla dei cinque progetti di sviluppo cita sempre Gioia Tauro. E un’occasione unica. Bisogna darsi da fare per concretizzare quello che esiste a livello di idea o di elaborazione grafica».

Una partita decisiva la Ca­labria la gioca sul turismo. Lei è d’accordo?

«Intanto, puntare sul turismo vuol dire avere idee chiare sul da farsi perché bisogna parlare di accessibilità a questa regione, ma anche di capacità di creare impresa. E poi c’è tutto un pro­blema di organizzazione del comparto. Se la delega del Turi­smo esiste solo alla Regione vuol dire che qualcosa non va già a livello d’impostazione del lavoro. Se non c’è un rapporto forte tra Regione e amministra­zioni comunali, se non si pro­gramma economicamente e po­liticamente per far crescerle le imprese, se non si aumenta la ricettività non si va da nessuna parte. Partiamo dall’accessibili­tà alla Calabria e mi riferisco al trasporto su gomma, su rotaia e per via aerea. Abbiamo proble­mi che riguardano A3, ferrovie e aeroporti che vivono una crisi strutturale propria e con gravi ripercussioni sul contesto regio­nale».

Progetti, idee, buoni pro­positi sono importanti ma bi­sogna sempre fare i conti, co­me in tutti gli ambiti, con la burocrazia.

«Inutile nasconderlo, la burocrazia della Regione, intesa come Giunta e come Consiglio, rappresenta un grave problema. Mario Oliverio la definisce “una palude” e io condivido fino in fondo il suo pensiero. Per questo dico che servono subito delle azioni per realizzare uno snelli­mento, un cambiamento e un rinnovamento nella burocrazia regionale. Ritengo inaccettabi­le che alti burocrati abbiano superato indenni, nonostante il conseguimento di risultati me­diocri o fallimentari, tutte le sta­gioni politiche degli ultimi venti anni. La Calabria non può ripar­tire e non può trovare una via di sviluppo e di progresso evitando di affrontare questa che è una questione centrale».

Quale sarà il ruolo del Con­siglio in questo processo di cambiamento?

«Io mi richiamo alle funzioni istituzionali dei consiglieri. Non ho condiviso le critiche legate al fatto che nessun eletto stava nel­la nuova Giunta composta solo da tecnici. Intanto bisogna ri­cordarsi che le prerogative co­stituzionali del Consigliere re­gionale sono legiferare e con­trollare, Se queste due preroga­tive vengono esaltate dal Consi­glio è possibile rinnovare l’at­tuale legislazione; e se control­liamo quello che il governatore Oliverio, nelle sue linee pro­grammatiche, ha detto di voler fare nei dipartimenti, nelle aziende sanitarie e in ogni setto­re di vita amministrativa, il ruo­lo del consigliere diventa cen­trale».

Nella parte conclusiva del discorso di insediamento ha indicato il suo modello di re­gione, usando un’espressione tanto forte quanto efficace.

«Ho voluto ricordare a tutti che nella Calabria che vogliamo costruire non c’è posto perla ’ndrangheta e l’illegalità. Liberarsi dalla mafia significa non solo reprimere e punire i reati mafio­si ma, soprattutto, modificare i fatti e le illegalità che riproduco­no l’ambiente ideale allo svilup­po e al rafforzamento della ’n­drangheta. Lo ribadisco: la Ca­labria va liberata dalla crimina­lità con una lotta e uno scontro politici che tolgano aria e ossigeno alla riproduzione e all’irrobustirsi della mala pianta».

Paolo Toscano

Gazzetta del Sud 01.08.15

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“E’ importante che il Consiglio regionale apra le porte, nel segno della partecipazione, ad iniziative molto importanti come questa odierna che ha come obiettivo di informare e tutelare i cittadini rispetto all’emergenza tumori registrata in Calabria, finalità a cui ha contribuito anche la Commissione ‘Ambiente’ da me guidata fino al prestigioso incarico alla guida della massima Assise calabrese. Il rinnovamento deve passare soprattutto dal settore della sanità, vera e propria battaglia di civiltà. E non è un caso che abbia pensato proprio ai pazienti, a coloro che vivono il disagio della malattia, nel primo discorso rivolto all’Assemblea e a tutti i calabresi”.
Con queste parole, il neopresidente del Consiglio regionale Nicola Irto, ha aperto questo pomeriggio, nella sala “Monteleone” di Palazzo Campanella, in occasione della sua prima uscita pubblica, il convegno sulle “Patologie tumorali nella provincia di Reggio Calabria ‘incidenza, prevenzione e fattori ambientali’”.
“Senza legalità e senza una programmazione politica seria, non c’è futuro per questa regione- ha evidenziato il presidente Irto-. Legalità significa anche e soprattutto un Piano regionale sui rifiuti e sull’agricoltura, una legge quadro sul territorio ed una sanità capace di dare risposte efficaci ai bisogni dei calabresi e che non si regga solamente sugli sforzi straordinari del personale medico e paramedico, ma che sappia correggere le tante disfunzioni e criticità del sistema”.
Affrontando le problematiche relative all’attivazione del Registro regionale dei Tumori, Irto ha parlato di “grande ritardo. Il primo passo necessario è l’accreditamento, che renderà migliore e più efficace la ricognizione e servirà a certificare la validità delle informazioni raccolte”, ha rilanciato Irto, ricordando di avere attivato come presidente della IV Commissione la ricognizione dell’amianto e dei rifiuti speciali sul nostro territorio. “Il monitoraggio e, in generale, ogni azione per il controllo dei luoghi in cui viviamo, resta un passo importante per il ripristino della legalità, nella consapevolezza che l’incidenza delle patologie dipende anche da come noi agiamo nel sistema ambientale che ci circonda”.
“Il mio impegno per il miglioramento della sanità calabrese - ha concluso il presidente Irto - rimarrà intatto, con più forza e più concretezza, anche con un confronto sincero con il commissario nazionale, nel mio nuovo ruolo, al servizio della collettività calabrese”.

 

Signori Consiglieri Regionali, signor Presidente Oliverio,
sono certo della vostra piena e convinta condivisione se, prima di ogni altra cosa, nell’assumere il ruolo altissimo che mi avete affidato, rivolgo un saluto per esprimere solidarietà a tutti i calabresi che soffrono e lottano per la salute nei nostri ospedali e in altri presidi sanitari per i quali questo Consiglio dovrà lavorare, per migliorare in maniera significativa.
Rivolgo un pensiero analogo, anche a vostro nome, alle famiglie che al proprio interno vivono, spesso in terribili difficoltà, il dramma dell’handicap e della solitudine.
Penso ai calabresi non più giovanissimi che hanno perduto il lavoro e vivono un’umiliazione che attenta alla loro dignità di persona.
Ai giovani che non hanno, non hanno mai avuto un lavoro e sono afflitti dal pensiero disperato di non trovarlo più.
Alle donne della Calabria, oltre la metà del nostro popolo, che pagano per prime e più di tutti la crisi epocale dentro cui ci troviamo, col rischio di un restringimento dei diritti che con tanta fatica anche loro hanno rivendicato e conquistato.
Ai precari la cui esistenza è scandita dall’incertezza e dal rischio di perdere ciò che hanno ogni giorno.
Pochi minuti fa il Presidente Oliverio mi ha informato dell'inserimento nel maxiemendamento al Decreto sugli enti locali in esame al Senato della norma che salva i circa cinquemila precari Lsu- Lpu calabresi. Sarà possibile, dunque recuperare il testo che permette di utilizzare i 38 milioni di euro stanziati dalla Regione per la loro contrattualizzazione presso i comuni del nostro territorio.
È una buona notizia, per i lavoratori e le loro famiglie.
E’ a partire dagli ultimi, dai più deboli, dai luoghi e dai territori dove la sofferenza è più acuta, che questa Assemblea, che tutta insieme -maggioranza e opposizioni- incarna la sovranità della Calabria, dovrà guardare impegnandosi ad affrontare un problema di dimensione storica: lavoro, modernizzazione, rinnovamento, riduzione delle diseguaglianze nella nostra regione, uguaglianza di opportunità, valorizzazione del merito.
La Calabria deve diventare fino in fondo una regione autonoma. Questo serve. E può essere autonoma solo una terra che crea e produce in modo crescente le risorse necessarie a soddisfare per intero i propri bisogni.
Per riuscirci, a partire da questa Assemblea, bisogna compiere tutte le scelte necessarie per cancellare dal nostro orizzonte futuro contraddizioni, arretratezza, privilegi, sprechi, illegalità, l’handicap terribile della ‘ndrangheta.
Deve diventare una terra normale, la Calabria. Una terra dove l’interesse generale, senza l’umiliazione di nessun’altro interesse perseguito in modo legittimo, regolamentato e trasparente, sia finalmente al centro dell’attività delle istituzioni, della politica, delle forze e delle organizzazioni sociali, della cultura, dell’informazione.
Alla Chiesa, che in Calabria ha grande peso e prestigio, destinati a lievitare con l’affermazione del messaggio di Papa Francesco, chiediamo di continuare e intensificare l’impegno di rinnovamento e di aiuto di cui abbiamo avuto segni anche recenti.
Io vi ringrazio, cari Colleghi, per l’onore e la responsabilità a cui mi avete chiamato affidandomi la Presidenza della nostra Assemblea.
Ringrazio singolarmente ognuno di voi: quelli che mi hanno votato e quelli che legittimamente hanno fatto scelte diverse. I voti di ogni componente di questa assemblea hanno pari dignità a prescindere dalla collocazione di ognuno.
E’ così che funziona la democrazia e si garantisce la libertà delle assemblee elette dai cittadini.
In modo particolare voglio ringraziare il collega Antonio Scalzo, già da me votato con convinzione Presidente della nostra Assemblea. Le autonome scelte politiche e istituzionali da lui fatte, tutte non dovute e perseguite con personale generosità e disinteresse e con lo sguardo attento ai bisogni della Calabria, sono state il frutto di una visione lucida che ha aiutato ad affrontare questa congiuntura istituzionale. Lo ringrazio per tutto questo e anche per l’equilibrio e la saggezza con cui ha guidato il Consiglio in questi difficili mesi che abbiamo alle spalle.
Cari colleghi, non vi farò certo il torto di usare molte parole per richiamare la gravità della situazione in cui si trova la Calabria. Ognuno di voi sa quali drammi e quali difficoltà continuano ad accumularsi in gran parte delle famiglie calabresi. Del resto, basta dare un’occhiata ai maggiori indicatori sociali per capire cosa stia accadendo.
Siamo quindi consapevoli, il presidente Oliverio parlando più volte in quest’aula s’è mostrato perfettamente consapevole, di essere chiamati a un compito gigantesco e inedito.
La Calabria ha smesso da troppo tempo di andare avanti e di crescere. Ma questa affermazione è ancora insufficiente a raccontare la nostra regione. Il dato con cui dobbiamo fare i conti è sotto gli occhi di tutti: la Calabria, nel suo complesso, sta paurosamente arretrando.
C’è un punto che riassume tutto: sono sempre più numerosi, una quantità insopportabilmente ampia, i calabresi risucchiati nella disperazione della povertà.
Intere generazioni sembrano costrette a scegliere tra l’inedia della disoccupazione, l’abbandono della nostra terra, l’umiliazione e la dispersione delle competenze faticosamente accumulate.
Sono molti, direi troppi, le ragazze e i ragazzi della mia generazione – vi chiedo scusa per questa notazione personale - che non incontro più da tanto tempo, sono stati in realtà scacciati e cancellati dalla Calabria, alla ricerca di altre accettabili condizioni di vita.
Il lavoro, che è la misura della dignità, già così scarso in Calabria, diminuisce.
In questo quadro c’è addirittura chi insinua che ormai non ci sia più niente da fare e teorizza che la massa critica della Calabria sia al di sotto della soglia necessaria per tentare, perfino per tentare, la ripresa e lo sviluppo.
E’ importante, io credo, ci sia una presa di coscienza generale su come stanno le cose e sul punto da cui, qui e oggi, partiamo. Nessuno dei segnali di ripresa, per la verità ancora deboli in tutto il paese, viene segnalato nella nostra regione.
Molti si pongono una domanda: la Calabria può ancora farcela?
Sarebbe una iattura, io credo, se tracce di questi convincimenti e di questo scetticismo dovessero trovare spazio nelle nostre discussioni.
Il Consiglio regionale della Calabria, proprio perché espressione della sovranità popolare, ha il compito di lavorare e impegnarsi per rovesciare, intanto rovesciare, le tendenze, i processi, il degrado che si sono affermati.
E’ capitato a noi, a questo Consiglio, a lei Presidente Oliverio, a questi partiti, vivere un momento decisivo e non rinviabile: o la Calabria inizia, almeno inizia a riprendersi, o sarà destinata a una progressiva marginalità e a un ridimensionamento drastico per un lungo periodo storico e al sacrificio di molte generazioni.
Non sarà la sconfitta di questo o quel pezzo di Calabria: o ci salviamo tutti, in un quadro di progressivo rinnovamento e di cambiamento, o pagheremo tutti perché è questa la logica dei grandi eventi storici.
Su questo dobbiamo decidere. Se vogliamo tutti insieme, facendo ognuno la propria parte e svolgendo fino in fondo il proprio compito, salvare la Calabria da un destino di degrado.
Io non ho dubbi. Certo che possiamo farcela!
Le potenzialità della Calabria sono enormi. Lo dico sommessamente e senza intenzione polemica con alcuno: mai interamente esplorate e messe alla prova. Il quadro geopolitico mondiale sta nuovamente spostandosi verso il Mediterraneo di cui la Calabria è un’immensa e naturale area logistica.
Dal Mediterraneo che circonda tutta la regione, che non dista più di una manciata di chilometri dai suoi pochissimi punti più lontani, passa una gran parte delle merci che si producono in tutto il mondo.
E’ vero che per la messa in moto ci serve aiuto. Non abbiamo le energie, gli strumenti, le strutture per operare da soli.
Dobbiamo chiedere sostegno al resto del Paese e al Governo di Roma. Il Presidente Oliverio lo sta facendo. La maggioranza di questo Consiglio, com’è noto, sostiene questo suo sforzo strategico.
L’aiuto si può chiedere in tanti modi. Si può chiedere, implorare, questuare per avere qualcosa in più. O si può chiedere (e ricevere da subito) iniziando ad affrontare e risolvere le contraddizioni e i problemi interni alla Calabria.
E’ in questo secondo modo che dovremo rivolgerci, io credo, al resto del Paese: spingendo avanti il bilancio delle nostre scelte, la qualità e il carattere incisivo della nostra legislazione, delle nostre riforme, del nostro rinnovamento, dei fatti che dobbiamo produrre. Dobbiamo fare rapidamente e per intero la nostra parte mettendo in ordine la Calabria per quanto dipende dai calabresi e su questa base chiedere al Governo di fare della Calabria e del Mezzogiorno un’opportunità per la ripresa dell’Italia e per la crescita delle sue risorse.
Non sarà possibile la costruzione di una Calabria nuova senza l’impegno profondo di questo Consiglio regionale. E’ qui che dovranno nascere, essere verificati, approvati, controllati i tracciati delle strade da percorrere in questa straordinaria operazione.
Se c’è stato un limite nel regionalismo italiano e calabrese che abbiamo conosciuto è stato quello di caricare i Consigli e i consiglieri di un eccesso di gestione amministrativa, il più delle volte a discapito dello sforzo necessario per la definizione delle scelte strategiche, le sole che si sganciano dall’improvvisazione emergenziale, diventando promozione di crescita sociale, economica, culturale.
Non servono schemi: le istituzioni devono poter giocare a campo libero e senza condizionamenti facendo quel che di volta in volta è necessario per il bene pubblico.
Oggi serve uno sforzo strategico perché oggi non è più rinviabile la scelta del rinnovamento della Calabria.
Le strade precedenti ci hanno portato a questo punto: la Calabria viene distaccata dal resto del paese e anche da gran parte del Mezzogiorno. E’incapace di reagire e schierare energie interne contro una crisi che ha esasperato tutte le nostre debolezze.
Serve una terapia d’urto.
Il Consiglio ha una maggioranza politica di centrosinistra che è stata votata dagli elettori che hanno in maggioranza riconosciuto, nel programma presentato da Oliverio, i punti fondamentali che possono farci uscire dalla situazione in cui ci troviamo.
La maggioranza ha il diritto e il dovere di governare, ma tutti i consiglieri regionali, quale che sia la loro collocazione di maggioranza o opposizione, sono chiamati al ruolo fondamentale di sollecitare, ognuno dalla propria postazione e con le proprie posizioni politiche e culturali, il processo necessario a salvare la Calabria.
In quest’aula servono proposte, iniziative legislative, interrogazioni e controlli sullo svolgimento dei programmi che il Presidente Oliverio ha già illustrato all’Assemblea.
Servono discussioni nel merito dei problemi, la definizione di leggi e regolamenti capaci di rinnovare tutto a partire da questa nostra istituzione e dal suo funzionamento.
Come Presidente del Consiglio sarò garante rigoroso delle prerogative e dei diritti di ogni singolo consigliere regionale, dei gruppi in cui i consiglieri si riuniscono, dei regolamenti del Consiglio, della sua funzionalità. La salvaguardia dei diritti dei consiglieri è la condizione per assolvere al loro compito fondamentale: assicurare in maniera crescente il rispetto dei diritti di ogni singolo calabrese. Parte dalla trasparenza di quest’aula il recupero dell’autonomia e del prestigio della politica da parte dei calabresi, valori senza i quali nessuno riuscirà a spostare la Calabria dall’angolo in cui si trova.
Voglio ricordare a tutti che nella Calabria che dobbiamo costruire, non c’è posto per la ‘ndrangheta e l’illegalità. E’ un nodo della nostra regione. Avremo modo di discutere e valutare quanto, nel permanere e nel crescere di un fenomeno così devastante, abbia pesato e pesi il venir meno del ruolo della politica, la sua fuga dalla responsabilità, la delega esclusiva ai magistrati e alle forze dell’ordine. Sia chiaro: senza il loro lavoro la vita non sarebbe possibile in Calabria e di questo i calabresi onesti non li ringrazieranno mai abbastanza.
Ma liberarsi dalla mafia significa non solo reprimere e punire i reati mafiosi. Significa, vorrei dire, soprattutto modificare i fatti e le illegalità che producono e riproducono l’ambiente ideale allo sviluppo e al rafforzamento continuo della ‘ndrangheta.
E’ sulla modifica di queste condizioni che la politica deve urgentemente intervenire.
Non bastano testimonianza e sostegno, che non possono che essere piene, verso chi si espone e combatte. La Calabria va liberata dalla criminalità con una lotta e uno scontro politici che tolgano aria e ossigeno alla riproduzione e all’irrobustirsi del fenomeno.
Cari colleghi, scelgo di concludere il mio intervento con un ossequio non formale alla memoria di Francesco Fortugno, ucciso dieci anni fa per spezzare la sua attività politica a favore della Calabria e del bloccarne il suo rinnovamento. Sono sicuro che tutti terremo fermo l’impegno a non far mai diventare inutile il suo sacrificio.
Buon lavoro a tutti, cari colleghi, e auguri alla Calabria.

Nicola Irto - Eletto il 28 luglio 2015 Presidente del Consiglio regionale della Calabria con 23 voti

   

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