L'incontro con il Presidente Mattarella: «Fieri e orgogliosi di essere calabresi»

Discorso del Presidente del Consiglio regionale Nicola Irto

 

 

 

Sono fiero e orgoglioso, signor Presidente, di poterLe rivolgere a nome del Consiglio regionale, che rappresenta la sovranità del popolo calabrese, un saluto di benvenuto e, insieme, un ringraziamento speciale per la Sua visita.

L’inaugurazione della Cittadella è un momento di alto significato. Sancisce la consegna ufficiale della sede della Regione alla comunità calabrese a 45 anni dalla sua istituzione. Un tempo che da solo rappresenta i grandi problemi irrisolti che affliggono questa terra e dai quali vogliamo affrancarci. Ma oggi, dinanzi a Lei, intendiamo soffermarci più sulle opportunità offerte dalla nostra terra che sui suoi problemi.

La Sua presenza, oggi, assume per noi un valore straordinario. E’ testimonianza della volontà dello Stato di rinsaldare quei valori di coesione e pace sociale, la cui difesa è da noi particolarmente avvertita perché condizione del nostro riscatto.

Dalle difficoltà e dai tormenti della nostra storia, noi calabresi intendiamo trarre l’ottimismo e la determinazione per promuovere con decisione le trasformazioni profonde e le condizioni sociali, economiche e di benessere complessivo per la nostra comunità. Siamo impegnati a creare sviluppo e insieme a tutelare l’ambiente e il patrimonio culturale e artistico di notevole spessore di cui disponiamo e che vogliamo mettere a frutto.

La Calabria, Signor Presidente, è una regione molto bella, fertile, ricca di risorse e di energie. Ed è terra di sofferenza. Siamo orgogliosi di amarla e averne cura, esattamente come Lei ha chiesto a tutti noi di fare con la nostra Repubblica che si appresta a compiere settant’anni.

Le nuove classi dirigenti di questa regione sono impegnate in uno sforzo per innovare e modernizzare il nostro territorio spingendolo verso i livelli più alti delle possibilità offerte dalla scienza e dalla tecnica del nostro presente storico. Rifiutiamo – e ci piace farlo solennemente proprio in Sua presenza – l’etichetta dei meridionali che si commiserano e invocano assistenzialismo. Quel che chiediamo sono le condizioni per consentirci di produrre autonomamente risorse e ricchezza come crediamo sia possibile in una terra ricca di potenzialità inespresse e bloccate.

Siamo una regione che lungo la sua storia ha messo a disposizione del Paese, dell’Europa e del mondo energie, competenze, talenti. Terra di emigrati, che hanno dato lustro e ricchezza alle comunità nelle quali sono andati a vivere. Ma siamo anche terra di accoglienza e di solidarietà nei confronti di chiunque venga qui in pace e nel rispetto delle regole democratiche che ci siamo dati.

Per questo, signor Presidente, consideriamo la Sua visita l’imperdibile occasione per trasmettere all’intero Paese un messaggio positivo e di speranza. Vorremmo che Lei tornasse a Roma con la certezza di aver visitato una Calabria viva e vitale, piena di giovani che studiano, lavorano, fanno ricerca. Come gli scienziati dell’Unical che hanno contribuito alla scoperta del bosone di Higgs, la “particella di Dio”, nel solco dell’impegno di personalità di grande statura come Renato Dulbecco o, ancora oggi, Lucia Votano.

Sono questi i modelli di riferimento dei giovani delle nostre università, che conoscono lingue e culture diversissime, che hanno girato il mondo ma che hanno scelto di restare qui. Sono ragazzi fieri e testardi che vogliono costruire una regione migliore, una terra in cui tutti abbiano le stesse opportunità di tutti gli altri cittadini europei.

Una regione così deve cancellare il condizionamento della ‘ndrangheta che avvertiamo insopportabile e contro il quale deve crescere ancor di più e in modo impetuoso la reazione, prima di tutto dei calabresi che amano e abitano la Calabria.

Ma i gravi episodi delle ultime settimane, le intimidazioni contro il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Gratteri, il presidente della commissione regionale antimafia consigliere Bova e contro numerosi amministratori locali, soprattutto nella Locride, rivelano carenze e impongono un ulteriore intervento dello Stato. E’ nota la Sua speciale sensibilità sull’argomento. Per questo mentre ribadiamo davanti a Lei il nostro impegno diretto di calabresi contro la ‘ndrangheta e tutte le sue manifestazioni dirette o indirette, Le chiediamo di aiutarci nel promuovere il rafforzamento dei presìdi di legalità su questo territorio, a partire da uomini e mezzi di magistratura e forze dell’ordine.

Sia chiaro: rigettiamo il tentativo di fare della ‘ndrangheta un alibi. La criminalità organizzata potrà essere cancellata (non solo ridimensionata, ma cancellata) solo modificando le condizioni che quotidianamente ne consentono la sua riproduzione. Ecco perché consideriamo decisivo e di valore strategico l’intervento di una politica alta che con coraggio promuova un reale sviluppo sostenibile della nostra terra fondato sulla legalità e la trasparenza, presupposti di un’economia di mercato libera e capace di creare risorse, sviluppo e altre tre cose: lavoro, lavoro, lavoro.

E’ il lavoro il più potente guerriero dell’antimafia. Il suo nemico radicale.

Su questo siamo impegnati. Determinati a creare lavoro subito e quanto più possibile. E a crearlo sempre più qualificato e tale da rompere le arretratezze della Calabria. Abbiamo le intelligenze e la passione necessarie per costruire competenze alte capaci di trasformare profondamente la Calabria. E’ una partita che vogliamo giocarci.

Attraverso il ciclo di programmazione dei fondi strutturali europei che si sta aprendo in questi mesi pensiamo di iniziare a modificare il quadro drammatico e apparentemente senza futuro della Calabria.

Possiamo farcela, signor Presidente. Abbiamo tanto da offrire e da esportare, anche grazie al più importante porto di transhipment italiano, Gioia Tauro, autentico baricentro del Mediterraneo su cui, a nostro avviso, il Paese può e deve, anzi ha interesse a puntare per aiutare l’intera economia del Mezzogiorno.

La Calabria, dal Pollino allo Stretto, può mettere in contatto popoli e merci di una parte grande del mondo. Negli ultimi mesi sono giunti dal Governo segnali positivi che costituiscono un importante punto di partenza. Bisogna proseguire e andare oltre con la convinzione che lo sviluppo del Mezzogiorno è indispensabile per una ripresa dell’intera Italia e per un nuovo miracolo economico, sociale, civile.

La Calabria può vantare autentiche eccellenze nell’agroalimentare, che qui è fondato su un modello di produzione di qualità, non massivo e rispettoso dell’uomo e dell’ambiente, nel solco di quanto sollecitato da Papa Francesco nell’enciclica dedicata alla nostra “casa comune”. E ancora, un’opportunità di crescita è certamente rappresentata dal turismo.

Certo, è ancora difficile arrivare in Calabria e per i calabresi raggiungere rapidamente il resto del mondo. Per questo chiediamo una maggiore infrastrutturazione del territorio per avere gli strumenti che ci consentano di produrre autonomamente ricchezza per la Calabria e il Paese intero. Lo ripeto: possiamo farcela, possiamo cambiare il segno della nostra condizione.

Non si meravigli nessuno se dico che siamo orgogliosi di noi, signor Presidente.

Una nuova Calabria sta già nascendo. Stiamo lavorando perché nei prossimi anni si senta parlare di noi in positivo rovesciando la valanga di luoghi comuni che ci penalizza e rende più problematici i nostri sforzi.

Siamo un pezzo d’Europa piantato nel cuore del Mediterraneo su cui si affacciano centinaia di milioni di persone che vogliono scambiare merci, tecnologie, culture.

Come durante la Seconda guerra mondiale, nell’esilio di Ventotene, fu gettato il seme di un’integrazione europea che all’epoca appariva quasi utopica, così oggi noi calabresi nutriamo l’ambizione e la volontà di dare un contributo culturale, intellettuale e istituzionale a un nuovo ordine mediterraneo e mondiale, fondato su una più equa distribuzione delle ricchezze e sulla pacifica convivenza tra i popoli.
In nome di tutto questo L’accogliamo con gioia e La ringraziamo di essere venuto nella nostra terra.

Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, ha ricevuto questa mattina a palazzo Tommaso Campanella il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone. Nel corso dell'incontro è stata ribadita la comunanza dell'impegno delle istituzioni calabresi e siciliane contro la criminalità organizzata e sono state stigmatizzate le affermazioni, definite "gravi e infelici", del governatore Crocetta secondo cui l'attribuzione dell'autorità portuale del Mare Tirreno Meridionale a Gioia Tauro favorirebbe la criminalità organizzata. "Rifiutiamo i luoghi comuni e le etichette che troppo a lungo hanno caratterizzato le nostre due regioni. I calabresi, così come i siciliani, per la stragrande maggioranza non sono mafiosi e anzi sono impegnati contro quella minoranza che con la propria forza di intimidazione vorrebbe tenere sotto scacco la collettività. La creazione di un presidio istituzionale come la sede della Port Authority non può che agevolare l'opera di bonifica del territorio dalla presenza della criminalità, tenacemente ed efficacemente contrastata dalla magistratura e dalle forze dell'ordine".
Nel corso dell'incontro è stata inoltre ribadita la centralità in chiave euromediterranea del porto di Gioia Tauro, nell'ambito del processo di integrazione delle due sponde dell'area dello Stretto.
"La sinergia istituzionale tra Calabria e Sicilia - ha affermato Irto - è fondamentale per dare sostanza al sogno, a lungo accarezzato, della nascita di un'area integrata dello Stretto. Ma per far questo occorre vincere le diffidenze, i localismi e gli atteggiamenti di chiusura che certo non giovano alla crescita del nostro territorio e allo sviluppo della nostra comunità".

"Esprimo la mia soddisfazione per la conferma che Gioia Tauro sarà sede dell’Autorità portuale del Mare Tirreno Meridionale. Una buona notizia per il più importante porto italiano di transhipment”. Lo afferma il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto. Quest’ultimo prosegue: “La nascita delle nuove Authority segna un momento di profonda modifica del sistema della portualità italiana, con l’obiettivo di una maggiore efficienza, di cui siamo certi beneficerà tutto il Paese. La finalità del provvedimento che è stato approvato dal Consiglio dei ministri è quella di un maggiore coordinamento che, nel caso del Tirreno meridionale, non poteva che avere Gioia Tauro come proprio ‘hub’”. Secondo Irto, “questa decisione, che va salutata positivamente, deve essere propedeutica alle politiche di rilancio del porto, che continua a fare i conti con una situazione di grave crisi. Il 2015 si è chiuso con poco più di 2 milioni e 500mila teu movimentati: un dato nettamente più basso rispetto all’anno precedente ma che conferma comunque la leadership di Gioia Tauro nel nostro Paese. Adesso occorre attivarsi per garantire una maggiore attrattività dello scalo calabrese per le compagnie di shipping, al fine di recuperare posizioni nel Mediterraneo e in Europa”

"Il porto di Gioia Tauro rafforzerà il proprio ruolo guida nel bacino del Mediterraneo, sia nelle attività commerciali legate al transhipment, sia nell'ambito di un'ampia visione strategica che oggi più che mai lo pone al centro dell'interesse mondiale. Dobbiamo guardare al futuro con realismo, coraggio e fiducia”.
Lo afferma il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, che interviene sul tema dell'Autorità portuale del Mare Tirreno Meridionale. “Il dibattito su questa vicenda – sostiene Irto - è stato condizionato fino a oggi da toni inutilmente polemici, fondati peraltro su presupposti non veritieri. La leadership di Gioia Tauro, che sarà sede della nuova Autorità portuale, non è in discussione, anzi è stata ampiamente riconosciuta insieme a quella dei porti di Palermo ed Augusta ai quali sarà affidata una funzione trainate per l’economia italiana. Tale leadership sarà ulteriormente rinsaldata dall'ampliamento delle competenze amministrative e territoriali, che si innesteranno anche sul principale sistema economico della futura Città metropolitana”.
Ad avviso del rappresentante di Palazzo Campanella, “la politica deve compiere uno sforzo per elevare il livello del dibattito e per indirizzare il confronto verso una visione più complessiva del ruolo che intendiamo attribuire a Gioia Tauro. Abbiamo una preziosa e assai invidiata infrastruttura che si trova nel baricentro del Mediterraneo, oggi il quadrante geopolitico e strategico più importante per i delicati equilibri della politica internazionale. A maggior ragione dopo il raddoppio del Canale di Suez – dice ancora il presidente del Consiglio regionale - il porto svolgerà una funzione chiave nell'ambito di un mercato che, nel futuro, premierà sempre più i poli portuali e logistici di grandi dimensioni, in grado di competere su scala globale. Il governo crede in Gioia Tauro ed i provvedimenti in corso evidenziano chiaramente il ruolo di questa nostra realtà, nell'ambito di un Piano nazionale che riconosce e certifica la funzione di questo porto per l'intero sistema Paese. Sarà decisivo in tal senso l’esito del confronto in atto sugli investimenti nella portualità e nelle infrastrutture e un’acquisizione di risorse che consentano al porto di Gioia Tauro di svolgere la funzione alla quale è stato designato. Così come altrettanto strategica è la scelta di integrare le attività di Gioia con quelle, potenzialmente da sviluppare ulteriormente, dell’insieme del sistema portuale calabrese, a partire da Corigliano, Crotone e Vibo.
Ad ogni modo - conclude Nicola Irto – l'attenzione e la disponibilità al dialogo del Governo ci rassicurano in ordine alla possibilità di migliorare ulteriormente il quadro normativo e amministrativo di riferimento. Sul porto di Gioia Tauro l'Italia gioca una partita fondamentale per il futuro del Mezzogiorno d'Italia”.

   

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