“Il Salone del Libro si conferma anche quest’anno appuntamento di rilevanza internazionale ed è un piacere riscontrare che in questo straordinario caleidoscopio culturale che si dispiega nei 63mila quadri del Lingotto con oltre 1200 incontri, la Calabria è presente con la sua consistente produzione narrativa e saggistica.” L’ha detto il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto che, a proposito degli editori calabresi, ha aggiunto: “Sono tanti, ingegnosi e coraggiosi. A loro voglio rivolgere i miei complimenti per l’importante lavoro che svolgono. Il fatto che il Censis nel 52mo Rapporto (2018) sulla situazione sociale del Paese, segnali, oltre alla frattura generazionale nei consumi mediatici, che i lettori di libri continuano a diminuire, sottolineando che se nel 2007 il 59,4% degli italiani aveva letto almeno un libro nel corso dell'anno, nel 2018 il dato è sceso al 42% (-0,9% rispetto al 2017) senza peraltro che gli e-book riescano a compensare la riduzione, illustra una condizione difficile che deve preoccupare tutti. Se vogliamo governare la fase di transizione che il Paese e l’Europa attraversano, avviando una nuova stagione d’impegno civile all’insegna dei valori della civiltà occidentale, il contributo degli intellettuali, specie nel Mezzogiorno, è decisivo. La cultura deve essere il bastione di resistenza al linguaggio della violenza e alla dissoluzione del bene comune che i mutamenti in atto minacciano. Un pezzo del processo di riscatto e di salvaguardia del Progetto Europeo che affossare sarebbe pura follia. La visione giusta, che si avverte al Salone del Libro, che opportunamente riserva grande attenzione all’identità culturale europea, è un’Europa dei popoli che si fa carico dei problemi dei cittadini e non scarica sugli ultimi le conseguenze della crisi, ma che, anzi, dai mari del Nord al Mediterraneo rigetta l’egoismo e la concezione per cui il diverso va considerato come nemico. La Calabria, terra di emigrazione e alle prese con decine di contraddizioni, ha bisogno che le sue classi dirigenti con i ‘saperi’ diffusi sul territorio, si muovano assieme, consapevoli del forte contributo che possiamo dare grazie alla nostra plurimillenaria storia, in vista dell’irrobustimento dell’Unione e per perseguire non obiettivi strumentali e demagogici, ma il bene comune”. Nicola Irto ha partecipato alla presentazione del libro del giornalista Aldo Mantineo “Dire Fare Comunic@re/Gestire un ufficio stampa nel tempo dei sociali”: “E’ uno strumento di lavoro utile - ha detto - per chi opera nel mondo degli uffici dell’informazione ed un’ottima guida per i giovani attratti dalle pubbliche relazioni”. Con l’assessore alla Cultura Maria Francesca Corigliano e il giornalista Filippo Veltri ha discusso dell’ultimo libro di Mimmo Gangemi: “Marzo per gli agnelli”. Ha segnalato l’importanza della spiritualità dei monaci cappuccini a Reggio e in Calabria conversando con padre Giuseppe Sinopoli (ha partecipato il giornalista Romano Pitaro) che ha illustrato il suo ultimo lavoro: “La riforma cappuccina in Calabria nel 5oomo anniversario”. Nel libro si sostiene che i monaci calabresi furono i primi a d abbracciare il carisma cappuccino, non per rivendicare primogeniture, ma per sottolineare il bisogno di attenzione a quell’humus ricco di esperienze spirituali (eremiti bizantini, Nilo di Rossano, Gioacchino da Fiore e Francesco da Paola) in cui è sbocciata la riforma cappuccina. Il presidente Irto, infine, ha preso parte (ha moderato gli incontri la giornalista Daniela Rabia) alla presentazione del “Patto per la lettura del Comune di Taurianova” con il sindaco Fabio Scionti e alcuni amministratori locali e alla presentazione del “Premio Rhegium Juli 2019 a cura di Mario Musolino: “La cultura - ha concluso Irto - è l’antidoto formidabile, su cui convogliare risorse economiche ed umane, per sconfiggere la rassegnazione, l’illegalità e le mafie. Dobbiamo aprirci, non rinchiuderci; impegnarci e non essere indifferenti, solo così ricostruiremo una presenza meridionalista forte, nel solco delle figure di altissimo profilo che hanno contrassegnato la storia della Calabria”.

"Con l'autonomia rafforzata delle Regioni andremo incontro a una babele istituzionale e ci ritroveremo privi di un modello di ordinamento dello Stato. L'Italia sta correndo un gravissimo rischio". E' quanto ha affermato il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, che è intervenuto al seminario organizzato dalla Svimez sul tema: "Il regionalismo differenziato. Riflessioni sui profili istituzionali del processo di attuazione". L'incontro, coordinato dal consigliere Svimez Manin Carabba, è stato aperto dal presidente dell'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, Adriano Giannola, e ha visto relazionare Giorgio Macciotta (Presidente della Fondazione Casa Museo Gramsci di Ghilarza), Alberto Zanardi (Membro del Consiglio dell’Ufficio parlamentare di bilancio), Federica Fabriizzi (docente di Istituzioni di diritto pubblico dell'università Uninettuno) e Gaetano Armao (Vicepresidente della Regione Siciliana). Sono inoltre intervenuti Nicola Lupo (docente di Diritto delle Assemblee elettive e Direttore del Centro Studi sul Parlamento della LUISS Guido Carli), i consiglieri Svimez Amedeo Lepore e Giuseppe Soriero, nonché il vicedirettore dell'associazione, Giuseppe Provenzano, che ha concluso il seminario.
Nel corso del suo intervento il presidente Irto si è soffermato sulla necessità di definire i livelli essenziali delle prestazioni. "Non e' una questione meramente procedurale o nominalistica - ha spiegato - ma costituisce un limite, oltrepassato il quale non ci troviamo piu' di fronte a una richiesta di maggiore autonomia, bensi' dinanzi a una surrettizia modifica dell'ordinamento dello Stato".
Un aspetto, questo, al centro della risoluzione approvata all'unanimità nel gennaio scorso dal Consiglio regionale della Calabria, un documento che il presidente ha richiamato nel corso del suo intervento davanti alla prestigiosa platea della Svimez. "Il Mezzogiorno non ha paura dell'autonomia rafforzata - ha aggiunto - ma a condizione che tutte le Regioni italiane siano collocate sulla stessa linea di partenza. Bisogna tener conto delle differenze che esistono nel Paese. Tutti gli indicatori economici segnalano l'aumento della forbice che separa le regioni del Nord e quelle del Mezzogiorno sui livelli di ricchezza, di benessere, di occupazione e di opportunita'. E a questo macrodato vanno aggiunti quelli, elaborati dal Censis per la Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali, dai quali si evince che non esiste piu' 'un' Sud ma ci sono 'tanti' Sud, con aree piu' arretrate e a maggiore rischio di spopolamento e desertificazione economica".
Il presidente del Consiglio regionale della Calabria ha inoltre sottolineato i limiti della "controversa, anzi, discutibile riforma del titolo V della Costituzione avvenuta nel 2001, che ha trasformato le Regioni in enti di gestione del potere e in enormi centri di spesa. In questo quadro, la richiesta di particolari forme di autonomia trova la sua fonte nell'articolo 116 della Carta ma non può essere oggetto di una valutazione astratta perché va contestualizzata nella dimensione del Paese reale, nel quale 900mila giovani sono emigrati dal Sud negli ultimi sedici anni".
Nicola Irto ha infine ringraziato il presidente Giannola e Svimez "per l'ambizione e il coraggio di ragionare senza dogmi ma con un approccio scientifico sulla riforma, orientando correttamente un dibattito pubblico spesso superficiale. E su queste basi sarà importante, anche per noi rappresentanti dei Consigli regionali, continuare ad avvalersi dell'irrinunciabile contributo di Svimez"

“Radio Radicale non può e non deve chiudere. E' un patrimonio per l'informazione e la democrazia del Paese e il Consiglio regionale della Calabria non poteva rimanere insensibile dinanzi al rischio di un così grave depauperamento del panorama informativo nazionale”. Lo afferma il presidente dell'Assemblea legislativa calabrese, Nicola Irto, primo firmatario della mozione approvata oggi dall'aula di Palazzo Campanella a sostegno della storica emittente radiofonica. “Radio Radicale concorre in maniera preziosa e pressoché insostituibile al servizio pubblico contribuendo a inverare il principio di trasparenza e il diritto dei cittadini a una informazione puntuale e costante. Per questo è necessario che anche le istituzioni assumano una posizione ferma a tutela di una realtà di straordinario valore”.
Nel documento che ha ottenuto il via libera dal Consiglio regionale, viene ricordato tra l'altro che “con legge 230/1990, lo Stato finanzia imprese radiofoniche private che trasmettono quotidianamente propri programmi informativi su avvenimenti politici, religiosi, economici, sociali, sindacali o letterari per non meno di nove ore comprese tra le ore 7 e le ore 20”. In questo quadro, “Radio Radicale svolge con la sua attività un servizio pubblico di informazione che dal 1976 garantisce la trasmissione integrale di eventi istituzionali e politici, un servizio di rassegna stampa quotidiana dei giornali, interviste con ospiti politici e attività di confronto e dialogo diretto con i cittadini”.
L'emittente, si legge ancora, “copre il 75% del territorio italiano raggiungendo l’85% della popolazione del Paese” e “custodisce il più grande archivio audio e video presente in Italia, composto da oltre 540 mila documenti”.
La mozione prosegue: “Da 11 anni lo Stato rinnova annualmente la convenzione con Radio Radicale per trasmettere senza pubblicità le sedute del Parlamento, del Consiglio Superiore della Magistratura e della Corte Costituzionale” ma la legge di bilancio 2019 prevede l'abrogazione della legge 230 dal prossimo anno. Dinanzi a questa prospettiva nefasta, il Consiglio regionale “impegna il Presidente della Regione Calabria a farsi parte attiva nei confronti del Governo nazionale e del Ministero dello Sviluppo economico, affinché vengano intraprese tutte le iniziative per scongiurare la chiusura di Radio Radicale e la conseguente perdita di un patrimonio storico, culturale e politico di incommensurabile valore per l’Italia”.​

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Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, ha reso omaggio questa mattina alla Stele del Partigiano di Reggio Calabria, nell'ambito delle celebrazioni per la Festa del 25 aprile organizzate dall'Anpi. Il rappresentante del parlamento regionale ha ricordato "la fondamentale importanza di questa ricorrenza per la nostra storia patria. Oggi festeggiamo la liberazione dell'Italia dall'oppressione nazi-fascista, onoriamo i partigiani che hanno versato il loro sangue per darci la possibilità di vivere in uno Stato libero e democratico e, soprattutto, alimentiamo la memoria storica. Un elemento, quest'ultimo, indispensabile specie tra le giovani generazioni per far sì che l'Italia si proietti verso una dimensione di compiuta democrazia e verso il pieno dispiegarsi dei principi e dei valori della Costituzione, messi in pericolo dall'insinuarsi di nuove forme di intolleranza e da una politica troppo spesso priva di filtri e rivolta a soddisfare gli istinti più brutali delle masse".

Il presidente Irto ha aggiunto: "Viviamo un'epoca difficile, segnata da gravi episodi di xenofobia, di razzismo, di omofobia e di violenza, che riportano pericolosamente indietro le lancette del tempo. Guai a sottovalutare i segnali che arrivano dalla nostra società, in seno alla quale continuano a crescere forme di malessere, rabbia e paura da cui traggono nutrimento il populismo e la demagogia che minano alla base la nostra democrazia. La politica - ha aggiunto Nicola Irto - non deve cavalcare il malessere ma vincerlo con le armi del lavoro e della giustizia".

"Il 25 aprile è perciò una festa attuale, che unisce la Nazione attorno all'antifascismo, i cui valori appartengono indistintamente a ciascuna a e ciascuno di noi. Oggi il modo migliore per onorare la memoria dei Partigiani e celebrare la festa della Liberazione è salvaguardare il nucleo profondo della Costituzione, i cui principi fondamentali sono intangibili e non sono mai stati messi in discussione nelle ultime proposte di revisione della nostra Magna Charta. Ma alcuni di quei principi, tra i quali l'uguaglianza dei cittadini e l'unità e indivisibilità della Nazione, sono minacciati da proposte inaccettabili come quella dell'autonomia differenziata delle Regioni. Il nostro dovere - ha proseguito Nicola Irto - è di tutelare l'unità del Paese e i livelli essenziali delle prestazioni sociali per tutti: solo così riusciremo a essere degni dei partigiani che ci hanno consegnato l'Italia nella quale viviamo, che pur con tutti i suoi limiti e le sue difficoltà, è diventata una delle grandi potenze industriali, libere e democratiche del mondo". Il presidente del Consiglio regionale ha ringraziato l'Associazione nazionale dei partigiani d'Italia "per l'insostituibile lavoro che svolge quotidianamente al fine di custodire l'eredità preziosa della lotta partigiana e per salvaguardare la nostra Costituzione".

   

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