«Con un credito d’imposta tra il 7 e il 10 per cento sull’investimento agevolabile in Calabria, la Zes unica si rivela un fallimento gigante, una brutta operazione di potere del governo Meloni, ancora una volta a danno del Sud». Lo dice senza mezzi termini il senatore Nicola Irto, segretario del Partito democratico della Calabria, che rincara la dose: «Che cosa farà il presidente Roberto Occhiuto, che sapeva ma si è prestato al solito gioco del silenzio? Avevamo sconfessato il governo già da tempo, anche con un’interrogazione dello scorso 12 marzo, in cui chiedevamo conto del credito d’imposta nella Zes unica. Ora che l’Agenzia delle Entrate ne ha fissato la percentuale, più di qualcuno dovrebbe nascondersi per la vergogna, per aver gettato fumo negli occhi ai potenziali investitori e ai cittadini del Sud, che avevano riposto fiducia nell’accorpamento delle Zone economiche speciali a causa delle prospettive e delle promesse sbandierate dal governo». «Questi fatti rendono vane anche le parole pronunciate dal ministro Antonio Tajani, in occasione del recente G7 del Commercio, sul ruolo strategico del porto di Gioia Tauro. Bisognava salvaguardare le Zes esistenti, rinunciare alla tentazione dell’accentramento tipica delle destre e – conclude il senatore Irto – costruire con gli attori locali, a partire dai sindaci, lo sviluppo dei territori ricadenti nelle Zone economiche speciali già esistenti».

«Lo Stato faccia vera giustizia sulla strage di Cutro, avvenuta in un clima generale di disumanità e avversione per i migranti, frutto della paura e dell'egoismo da tempo alimentate dalle destre». È quanto afferma il senatore Nicola Irto, segretario del Partito democratico della Calabria, rispetto alla conclusione delle indagini sulla tragedia di Steccato di Cutro, per cui la Procura di Crotone ha ipotizzato, a carico di sei indagati, i reati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo, mettendo in evidenza gli obblighi che non sarebbero stati allora rispettati e le presunte omissioni commesse nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023. «Niente – sottolinea Irto – potrà restituirci quelle vite umane che il mare Ionio ha portato via. Proprio per questo, è indispensabile che la politica rifletta sulle proprie responsabilità e che, innanzi alle questioni migratorie, finiscano una volta per tutte quegli approcci di indifferenza, sospetto e repulsione che la destra sospinge a oltranza, a volte anche in maniera meccanica». «Mai come adesso – conclude il senatore Irto – abbiamo bisogno di unità, verità e solidarietà».

Il senatore Nicola Irto, segretario del Partito democratico della Calabria, ha interrogato i ministri dei Trasporti e dell’Economia, cui ha chiesto soluzioni alternative e garanzie precise, a proposito delle cancellazioni, delle limitazioni e dei ritardi delle corse dei treni tra Campania e Calabria, annunciati da Trenitalia a causa dello stop della circolazione ferroviaria sulla linea Battipaglia-Sapri dal 22 al 26 luglio prossimi. «È un guaio serio – ha detto il senatore dem – per le persone dirette in treno dal Sud al Nord e viceversa. L’impatto è molto pesante e ne paga il conto buona parte del Mezzogiorno, peraltro in un periodo di grandi spostamenti per motivi turistici, rientri a casa e viaggi della salute. Come Partito democratico, abbiamo già chiesto che il ministro Salvini venga in Parlamento a dare spiegazioni. Lui e il ministro Giorgetti, che tiene i cordoni della borsa, non possono ignorare ancora il problema e le sue gravi conseguenze. Ci aspettiamo risposte immediate e concrete, senza scuse, tentennamenti e – conclude Irto – altre perdite di tempo».

«Come indica l’ultimo report della Fondazione Gimbe, la Calabria è l’ultima regione d’Italia per i punteggi Lea e nel 2022 è andata peggio che nel 2021. Ciò conferma, se ce ne fosse bisogno, che l’autonomia differenziata è lo strumento della Lega per spaccare il Paese nei diritti e nei servizi, a partire da quelli essenziali, con la sorda, cieca e irresponsabile complicità di Fratelli d’Italia e Forza Italia».

Così, in una nota, il senatore Nicola Irto, segretario del Partito democratico della Calabria, che sottolinea: «Tenuto conto del nuovo sistema di misurazione dei Lea, nel complesso la Calabria ha fatto registrare un arretramento di 24,74 punti, nel 2022 rispetto al 2021. Quanto potrà tacere, adesso, il governo regionale calabrese?». «Sulla scorta dei dati elaborati da Gimbe, risulta, peraltro, che sono molto gravi – prosegue Irto – le criticità della Calabria e del Sud in generale riguardo agli screening oncologici e al livello di vaccinazione dei bambini. Il report, inoltre, fotografa una classifica degli adempimenti Lea che ha sei regioni del Nord in cima, mentre le regioni del Sud occupano le posizioni peggiori». «Questi numeri ci dicono in maniera impietosa che l’autonomia differenziata è la più grave ingiustizia che sia mai stata concepita nella storia Repubblicana e che – conclude il senatore Irto – è imperdonabile giustificarla, sul piano politico, con la menzogna oppure con il silenzio permanenti».


Il segretario del Pd: «Continueremo a lavorare in questa direzione, lontano dalle narrazioni edulcorate e dall’autoreferenzialità»

Il 19 luglio del 1992 esplose una Fiat 126 in via D’Amelio, a Palermo. Cade oggi l’anniversario di quel tragico evento, che interroga le nostre coscienze a distanza di 32 anni, segnati da martiri, doppiezze e depistaggi. Il tempo scorre in fretta, ma la verità sembra ogni volta allontanarsi, pare irraggiungibile come il castello romanzato da Kafka.
Matteo Messina Denaro morì nel settembre dell’anno scorso, due mesi dopo la sua condanna per quella strage del ’92, giunta alla fine: a 31 anni dall’assassinio di Paolo Borsellino e di cinque agenti della scorta del magistrato. Forse mai sapremo quali segreti portava con sé Messina Denaro, né un giorno conosceremo i precisi rapporti tra la cupola mafiosa e soggetti politici, poteri, uomini pubblici di cui le cronache e la storia si occupano tra indizi, sospetti e ombre ricorrenti. Troppi testimoni potenziali dell’epoca sono scomparsi, usciti di scena, inascoltabili.

Il reggino Michele Barillaro, estensore della sentenza del processo “Borsellino ter”, restò vittima di un incidente mortale all’estero, nel luglio del 2012. Mi piace ricordarlo perché era un uomo coraggioso, un magistrato integerrimo, un servitore dello Stato che non amava affatto la ribalta, le congetture, i rumori. Dovremmo cominciare dalle biografie di abnegazione e rettitudine, per spiegare alle nuove generazioni che lo Stato è fatto dalle persone e che, dunque, esse vanno formate a sondare, discernere e capire i fatti, ad assumere decisioni e orientamenti per il bene collettivo; a prescindere dall’utile proprio.
È uno sforzo che siamo chiamati a compiere ogni giorno, perché la presenza e pervasività delle organizzazioni criminali sono un grosso problema, che va affrontato in vari ambiti; anzitutto, in quelli dell’istruzione, dell’informazione e della cultura.
Per quanto riguarda la scuola, è fondamentale parlare nelle classi delle toghe, delle divise, delle penne e delle voci che seppero opporsi alle mafie in nome di un ideale di giustizia intramontabile, che compirono il loro dovere senza prestare il fianco alla corruzione, senza cedere al denaro, alla fama, alla paura. Bisogna inoltre essere costanti nell’avvicinare i ragazzi a queste figure dell’impegno antimafia, talune, per fortuna, in vita e operative anche nella Chiesa, nell’imprenditoria, nel giornalismo. Si discuta di questi argomenti, senza il timore che appaiano inattuali e che possano annoiare o non appassionare i nativi digitali, più attratti dagli influencer, dai social, dalle mode fugaci.
Riguardo all’informazione, poi, non possiamo dimenticare o ignorare che, soprattutto in Calabria, ci servono come il pane il racconto oggettivo degli accadimenti e un’analisi di profondità. Perciò sono indispensabili, come emerse nel dibattito che il Pd calabrese promosse all’ultima Festa regionale dell’Unità, tre condizioni: la conoscibilità e pubblicabilità degli atti giudiziari nel rispetto della presunzione di innocenza e della privacy dell’accusato; la preparazione e protezione dei giornalisti in un territorio in cui è forte il dominio culturale dell’antistato e le minacce, non solo della ’ndrangheta, ostacolano l’informazione indipendente; il sostegno della stampa libera. Dobbiamo continuare a batterci, allora, al di là delle sigle di partito, per un’informazione rigorosa, critica e resistente ai tentativi di annacquamento, delegittimazione, discredito, confino o utilizzo a fini di propaganda e pubblicità.
Infine, per ciò che concerne la cultura, dobbiamo agire su tre fronti: la promozione di letture e scritture, di libri che stimolino il pensiero riflessivo; l’organizzazione di dibattiti multidisciplinari sulle ingiustizie ai danni del Sud, a partire dall’autonomia differenziata; l’educazione a consumi culturali che favoriscano ragionamenti sulla persona e interventi sociali per ridurre le diseguaglianze, contrastare la violenza e valorizzare l’arte e la creatività come strumenti di rivoluzione civile. Il Partito democratico della Calabria continuerà a lavorare proprio in queste direzioni, al di là dell’universo virtuale, lontano dalle narrazioni edulcorate e dall’autoreferenzialità. Perché la lotta alle mafie è per noi prioritaria e, come raccomandava Paolo Borsellino, «dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità».
* Segretario del Partito democratico della Calabria

Corriere della Calabria del 19 luglio 2024

   

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