Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 2-00014 Pubblicato il 6 febbraio 2024, nella seduta n. 154. Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che:

dal 1° gennaio 2024, l'assegno di inclusione ha sostituito il reddito di cittadinanza, abrogato dalla legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio per il 2023), “quale misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all'esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, nonché di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro”;

contrariamente alla definizione usata a giudizio degli interpellanti in modo assolutamente strumentale e propagandistico, la nuova misura non ha nulla di “inclusivo”, ma comporta l’esclusione di ben 557.000 nuclei familiari dalla possibilità di ricevere un sostegno economico a fronte dei 1.690.000 nuclei beneficiari del reddito di cittadinanza;

già nel 2023, quando il decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48 (detto “decreto lavoro”), che istituì l’assegno di inclusione e il supporto per la formazione e il lavoro, fu esaminato dal Parlamento, fu immediatamente chiaro, e denunciato con forza dalla maggior parte dei soggetti auditi e da tutti i Gruppi di opposizione, come con questo provvedimento si sarebbe passati da una misura universale di contrasto alla povertà a una misura “categoriale”, che afferma di voler dividere i poveri tra “occupabili” e “non occupabili”, ma che in realtà divide i poveri tra persone che vivono in famiglie con disabili, minorenni o ultrasessantenni e persone che vivono in famiglie che non hanno al proprio interno questi soggetti, che lega l’occupabilità di una persona alla sua età anagrafica in modo a giudizio degli interpellanti assolutamente insensato e che introduce un aiuto “a tempo” per gli “occupabili” lasciandoli poi al loro destino;

l’articolo 2, comma 2, del citato decreto-legge stabilisce che, per ottenere l’assegno di inclusione, i nuclei familiari devono risultare, al momento della presentazione della richiesta e per tutta la durata dell'erogazione del beneficio, in possesso, fra gli altri requisiti, di un valore dell'indicatore di situazione economica equivalente (ISEE) in corso di validità, non superiore a 9.360 euro;

inoltre, ai sensi dell’articolo 2 del decreto ministeriale 8 agosto 2023 che ha disciplinato il supporto per la formazione e il lavoro (SFL) “Possono chiedere di accedere al SFL singoli componenti dei nuclei familiari, di età compresa tra i 18 e 59 anni, con un valore dell'ISEE familiare, in corso di validità, non superiore a euro 6.000 annui, che non hanno i requisiti per accedere all'assegno di inclusione”;

molti di coloro che hanno perso il lavoro e sono senza reddito sono “associati” ai genitori che, nella maggior parte dei casi, hanno una pensione e spesso una casa di proprietà, fattori che portano facilmente l’ISEE al di sopra delle suddette cifre;

decorso un mese dall’applicazione delle disposizioni sull'assegno di inclusione e sul supporto per la formazione e il lavoro, i fatti stanno rendendo tragicamente evidente quanto denunciato, in modo vano, nell’ultimo anno;

è del 22 gennaio scorso, la notizia (riportata da più quotidiani, tra cui “La Stampa”) di aggressioni, verificatesi in molti paesi e città in diverse regioni, ai danni del personale dei centri di assistenza fiscale a causa della disperazione, dello sconcerto e della rabbia di coloro che scoprono di non avere più diritto ad alcun sostegno economico a causa del cambiamento delle regole;

in alcune sedi dei CAF sono stati rivisti i turni in modo che nessun addetto resti solo o che ci sia una sorveglianza a tutela dei lavoratori;

le segnalazioni di aggressioni ai danni degli lavoratori dei CAF, sempre più frequenti e mai così frequenti, come affermato dagli stessi responsabili dei centri, rendono evidente come ci sia una questione sociale che sta diventando sempre più drammatica a causa del peggioramento delle condizioni economiche di migliaia di persone, costrette a dipendere dai loro genitori, e come l’umiliazione e lo sconforto si siano, in alcuni casi, drammaticamente trasformati in rabbia ai danni di coloro che svolgono il proprio lavoro in quelli che sono diventati veri e propri “avamposti”;

a giudizio degli interpellanti la logica ottusamente punitiva delle nuove misure non contrasta certamente la povertà, ma i poveri hanno la “colpa” di essere poveri e sono destinati a restare tali, mentre l’indifferenza del Governo diventa un problema di allarme sociale e di sicurezza ai danni di persone che svolgono il proprio lavoro;

sempre a giudizio degli interpellanti tutto ciò è a desolante conferma che l’atteggiamento della maggioranza in Parlamento di arrogante chiusura a ogni tentativo di miglioramento, e contrassegnato da fretta e da pressapochismo, ha portato a risultati che hanno svelato la triste realtà dei fatti,

si chiede di sapere quali misure urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di correggere le suddette norme per assicurare, questa volta davvero, sostegno economico, inclusione sociale e rispetto della dignità alle fasce più deboli della popolazione, misure finora solo annunciate, ma mai attuate o attuate così malamente da aver creato la penosa situazione descritta.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 2-00007 - Pubblicato il 26 settembre 2023, nella seduta n. 105 Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro delle imprese e del made in Italy. -
Premesso che:

i dispositivi a semiconduttore rappresentano una delle principali tecnologie che consentono il funzionamento di gran parte degli strumenti utilizzati dalle imprese per la produzione di beni e servizi e degli strumenti ad uso quotidiano che supportano e migliorano il lavoro pubblico e privato e lo stile di vita di miliardi di persone, nonché una delle tecnologie abilitanti su cui si gioca la sovranità tecnologica. La catena di approvvigionamento di tali dispositivi è improvvisamente entrata al centro di scontri commerciali a partire dal 2021, tanto da spingere l'amministrazione USA a varare, in risposta alla grave carenza globale di dispositivi a semiconduttore, iniziative volte a rafforzare l’autonomia strategica nell’approvvigionamento e a spostarne il baricentro della produzione mondiale, al momento a Taiwan, in America e in Europa. La stessa UE, in risposta alla crisi, ha lanciato nel giugno 2021 l’alleanza sulle tecnologie di processori e semiconduttori finalizzata al rafforzamento delle filiere domestiche, con particolare riferimento alla capacità manifatturiera, a cui hanno fatto seguito una serie di altre importanti iniziative tra cui l’European chips act;

nel luglio 2021, l’amministratore delegato di Intel, Patrick Gelsinger, in linea con la strategia statunitense di sicurezza nazionale e di drastica riduzione della dipendenza dalla catena di approvvigionamento dei dispositivi a semiconduttore dai Paesi asiatici, ha preso parte a importanti incontri con le istituzioni UE e i Governi di Francia, Germania ed Italia, nonché con altri Stati membri della UE, nei quali ha manifestato l’obiettivo di realizzare in Europa diverse tipologie di impianti per la fabbricazione di semiconduttori. Il 25 settembre 2022, il Governo Draghi e l’amministratore delegato di Intel avevano preannunciato un’intesa di massima per la realizzazione in Italia di un impianto per il packaging e l’assemblaggio di semiconduttori (individuato a Vigasio, in provincia di Verona), prevedendo un investimento iniziale di circa 4,5 miliardi di euro e la creazione di 1.500 posti di lavoro diretti e altri 3.500 nella filiera, anche grazie a un finanziamento da parte del Governo italiano del 40 per cento dell’investimento totale di Intel. Nel mese di gennaio 2023, il Governo in carica ha pubblicamente affermato di essere in contatto costante sia con Intel sia con le istituzioni europee per cercare di garantire l'insediamento in Italia dell’impianto;

l’articolo 5 del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, prevede il riconoscimento di un credito d’imposta in favore delle imprese residenti nel territorio dello Stato, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, che effettuano investimenti in progetti di ricerca e sviluppo relativi al settore dei semiconduttori. La norma, apparentemente positiva, appare in netto ritardo rispetto alle evoluzioni in atto nel contesto internazionale sulla produzione delle importanti tecnologie ed evidenzia una grave sottovalutazione delle problematiche di approvvigionamento ed una debole attenzione alle politiche industriali e agli obiettivi di crescita economica e occupazionale nel Paese;

tra maggio e giugno 2023, la strategia delineata da Intel è stata tradotta in concreto con una serie di accordi per la realizzazione di impianti in territorio europeo e in Israele. In sequenza, il 16 giugno l’amministratore delegato di Intel ha dichiarato che Intel prevede di investire fino a 4,6 miliardi di dollari per la realizzazione di una nuova struttura di assemblaggio e collaudo di semiconduttori vicino a Breslavia, in Polonia, che darà lavoro a 2.000 lavoratori e creerà diverse migliaia di posti di lavoro aggiuntivi durante la fase di costruzione e l'assunzione da parte dei fornitori. Il 18 giugno, il primo ministro israeliano Netanyahu ha dichiarato che Intel spenderà 25 miliardi di dollari per una nuova fabbrica a Kiryat Gat, in Israele, che aprirà nel 2027 e darà lavoro a diverse migliaia di addetti. Il 19 giugno, Intel ha firmato un accordo con il Governo tedesco per realizzare un investimento in Germania pari a 30 miliardi di euro, con 10 miliardi di finanziamenti a fondo perduto da parte dell’Esecutivo nel sito di Magdeburgo. Sulla spinta dell’accordo, la Germania diventerà, a partire dal 2027, il punto di riferimento per il settore in Europa, con un investimento totale di 43 miliardi di euro da parte del Governo tedesco, di cui 15 miliardi in aiuti di Stato per la costruzione di 3 nuovi stabilimenti, uno da parte dell'azienda taiwanese TSMC e due da parte proprio dell'azienda americana Intel, sfruttando le deroghe agli aiuti di Stato previste dal citato European chips act. Oltre agli aiuti di Stato, la strategia tedesca prevede sgravi fiscali per le aziende già presenti nel Paese;

l’amministratore delegato di Intel ha invece ripetutamente manifestato dubbi sull’effettiva realizzazione di impianti per la produzione di chip in Italia. Allo stato attuale, non si hanno più notizie sull’avvio degli investimenti di Intel in Italia. Le ripercussioni negative della situazione che si è creata allontanano l’obiettivo del rafforzamento dell’autonomia strategica del nostro Paese, che consiste in una quota maggiore di approvvigionamento domestico di dispositivi cruciali per la competitività tecnologica del nostro sistema economico e per la produzione di beni indispensabili per il mantenimento di livelli elevati di qualità della vita, la creazione di nuovi posti di lavoro, lo sviluppo territoriale, il trasferimento tecnologico e il rafforzamento delle università e dei centri di ricerca italiani;

con la mozione 1-00055 presentata al Senato nel mese di giugno 2023, il Governo veniva sollecitato ad intraprendere un percorso virtuoso e ad adottare una strategia complessiva in materia di produzione e approvvigionamento di semiconduttori, a cui non è stato dato seguito. A fronte della situazione, le misure contenute nell’articolo 5 del decreto-legge n. 104 del 2023 appaiono del tutto insufficienti rispetto alla perdita di potenziale occupazionale e di sviluppo tecnologico del Paese,

si chiede di sapere:

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di favorire l’Italia come sede di attività di lavorazione di semiconduttori e di ricerca nel settore e se intenda adoperarsi affinché siano rafforzate le misure di semplificazioni burocratiche e le misure di incentivazione per l’attrazione di investimenti e lo stabilimento sul territorio nazionale di attività produttive finalizzate a rafforzare l’autonomia strategica italiana ed europea nell’approvvigionamento di semiconduttori;

quali siano le motivazioni che hanno impedito al Governo di dare seguito agli accordi di massima che erano stati raggiunti con Intel nel settembre 2022 e, alla luce dei recenti accadimenti, se abbia intenzione di riavviare il dialogo con il gruppo Intel, allo scopo di assicurare la realizzazione in Italia di almeno un impianto per il packaging e l’assemblaggio di semiconduttori, adottando tutte le misure necessarie a tale scopo, a partire dagli stanziamenti necessari per la partecipazione ad una quota del finanziamento per la realizzazione dell’impianto;

quali iniziative intenda adottare, già a partire dal prossimo disegno di legge di bilancio, al fine di garantire al Paese adeguati livelli di ricerca e sviluppo in ambito tecnologico, della microelettronica e dell'intelligenza artificiale, nonché per accrescere le opportunità di creazione di nuovi posti di lavoro di qualità, di sviluppo territoriale, di trasferimento tecnologico e rafforzamento delle università e dei centri di ricerca italiani e se intenda farsi promotore, nelle sedi istituzionali europee, affinché tutti gli investimenti strategici in ambito tecnologico, della microelettronica e dell'intelligenza artificiale, siano sostenuti non soltanto da investimenti nazionali ma da un fondo comune europeo.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 2-00006 Pubblicato l'13 luglio 2023, nella seduta n. 87 Nicola Irto cofirmatario

Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali, delle imprese e del made in Italy e dell'economia e delle finanze.

Premesso che:
un'inchiesta televisiva realizzata dal programma “Report”, andata in onda il 19 giugno 2023, e intitolata “Open to Fallimento”, ha sollevato serie accuse nei confronti della Ministra del turismo, la senatrice Daniela Garnero Santanchè;
secondo l’inchiesta e secondo quanto riportato da vari quotidiani, dal 2018, momento in cui Santanchè e Mazzaro, suo socio ed ex compagno, sono subentrati nella gestione diretta della società Ki group, quest’ultima ha cominciato ad avere difficoltà nel pagare i fornitori e ha accumulato debiti fino a 8 milioni di euro, pari a quasi un quarto del fatturato;
dal 2019, i bilanci di Ki group sono stati sempre bocciati dalla società di revisione ed è stata creata una seconda società con lo stesso nome (in forma di società a responsabilità limitata), rendendo di fatto la prima solo una “scatola vuota”;
secondo l’inchiesta, che riporta testimonianze di dipendenti e fornitori, la società avrebbe licenziato dipendenti, ancora in attesa del pagamento di stipendi arretrati, senza peraltro riconoscere loro il trattamento di fine rapporto dovuto, con “bilanci in rosso, lavoratori mandati a casa senza liquidazione, ditte messe in difficoltà, o addirittura strozzate, mancato saldo delle forniture”;
inoltre, secondo quanto riportato, alcuni dipendenti sarebbero stati messi in cassa integrazione pur continuando a lavorare;
in 9 anni il valore di Ki group è passato da 35 milioni di euro a 465.000 euro, gli azionisti hanno versato 23 milioni, mentre la Ministra ha ricevuto 2 milioni e mezzo di euro per le cariche sociali e il socio, Canio Mazzaro, circa 6 milioni di euro;
considerato inoltre che:
la società Ki group risulta essere stata destinataria di un prestito pari a 2,7 milioni di euro, da parte del fondo “Patrimonio PMI” di Invitalia, risorse che dovevano essere utilizzate per pagare fornitori e dipendenti;
da atti pubblici risulta che la Ministra, attraverso la società immobiliare Dani S.r.l., sia socia della Ki group (controllata a sua volta da persone riconducibili alla sua famiglia) e sia stata destinataria di numerosi aiuti di Stato, tra cui un credito di imposta di 600.000 euro e il suddetto finanziamento di 2,7 milioni di euro, con contratto di sottoscrizione di strumenti finanziari ai sensi della sezione 3.3 del quadro temporaneo di aiuti connessi all’emergenza epidemiologica da COVID-19;
dalla relazione sulla gestione allegata al bilancio al 31 dicembre 2021 e pubblicata nel registro delle imprese, la stessa Ki group dichiara di aver ricevuto da Invitalia, quale gestore del fondo, in data 17 maggio 2022, una richiesta di restituzione anticipata del prestito. La società, pertanto, è attualmente debitrice del fondo, e quindi dello Stato, della somma di 2,7 milioni di euro, oltre accessori;
premesso inoltre che:
secondo quanto riportato dal quotidiano “la Repubblica” del 23 giugno 2023, anche per la gestione della società “Visibilia” da parte della Ministra sono state riscontrate “gravi irregolarità” che avrebbero arrecato “danni ad azionisti, società e al corretto funzionamento del mercato” secondo le consulenze che la Procura di Milano ha depositato nel procedimento civile davanti al Tribunale delle imprese;
inoltre, secondo quanto riportato dal quotidiano “La Stampa” del 23 giugno, “il consulente nominato dalla aggiunta Laura Pedio e dai pm Roberto Fontana e Maria Gravina, parla di ‘una irreversibile crisi reddituale’ della Visibilia Editore Spa e della Visibilia Srl già al 31 dicembre 2016, ‘oltre che di un significativo deficit patrimoniale in capo alla concessionaria’. Tant’è che se le svalutazioni fossero state correttamente iscritte a bilancio, a fine 2016, secondo il consulente, avrebbero provocato un deficit di oltre 4 milioni di euro nel patrimonio netto contabile della sola Spa”;
secondo il quotidiano, “la segnalazione dei soci di minoranza è arrivata in procura a luglio e nell’inchiesta, aperta per bancarotta fraudolenta e falso in bilancio, tra gli altri risulta indagata proprio la Ministra Santanchè”;
considerato altresì che:
nel corso dell’informativa “sui fatti connessi a un servizio giornalistico televisivo e successivi articoli di stampa e conseguente discussione”, resa all’Assemblea del Senato il 5 luglio 2023, la Ministra del turismo non ha sostanzialmente dato spiegazioni né sul debito di 2,7 milioni di euro, non restituiti e sollecitati, che la società Ki group ha nei confronti dello Stato italiano, né sul mancato pagamento di stipendi e di trattamenti di fine rapporto dei dipendenti della suddetta società e sui dipendenti che continuavano a lavorare non sapendo di essere stati messi in cassa integrazione; né tantomeno sulle dichiarazioni rese al momento delle elezioni in merito alle sue partecipazioni societarie;
sono del 10 luglio 2023, le dichiarazioni, riportate dal quotidiano “La Stampa”, di una dipendente della società Visibilia, Federica Bottiglione, ex responsabile degli affari societari e investitor relator che ha dichiarato: “Non sapevo di essere in cassa integrazione perché nessuno me lo ha comunicato”;
la dipendente ha dichiarato di aver continuato a lavorare per la società Visibilia che la pagava solo attraverso “rimborsi spese chilometrici”, peraltro durante il lockdown, quando il divieto di circolazione era pressoché totale, e di aver lavorato part time presso il Senato come assistente parlamentare del vice Presidente del Senato del Gruppo Fratelli d’Italia della XVIII legislatura, con un contratto di consulenza, dichiarazioni rese anche nel corso della trasmissione “Report” dello stesso giorno,
si chiede di sapere:
quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare al fine di fare al più presto chiarezza sui gravi fatti esposti, che, al di là delle loro eventuali implicazioni sui piani civile e penale, non sono degni, ad avviso degli interpellanti, della disciplina e dell’onore che dovrebbero caratterizzare le azioni di un Ministro della Repubblica;
quali azioni, nell’ambito delle rispettive competenze, i Ministri in indirizzo intendano adottare al fine di tutelare i lavoratori delle società Visibilia e Ki group e sanzionare i comportamenti scorretti delle due società nei confronti dei loro dipendenti, di tutelare le società messe in difficoltà da una gestione improvvida e scorretta e di fare chiarezza sul prestito ottenuto e non restituito a Invitalia.

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Legislatura 19ª - Interpellanza n. 2-00003 pubblicato il 1° dicembre 2022, nella seduta n. 14 - Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro dell'università e della ricerca.
Premesso che:

il piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dell'Italia è stato presentato in via ufficiale dal Governo italiano il 30 aprile 2021, a conclusione di un lungo processo di elaborazione che ha visto a più riprese il contributo del Parlamento, con attività conoscitive e di indirizzo, e approvato il 13 luglio 2021 con decisione di esecuzione del Consiglio, che ha recepito la proposta di decisione della Commissione europea. Alla decisione di esecuzione del Consiglio è annesso un ampio allegato, con cui vengono definiti, in relazione a ciascun investimento e riforma, precisi obiettivi e traguardi, cadenzati temporalmente, al cui conseguimento si lega l'assegnazione delle risorse su base semestrale;

la relazione sullo stato di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza, presentata il 5 ottobre 2022, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, lettera e), del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, nell'ambito dei traguardi e obiettivi da conseguire entro il 30 giugno 2022, al paragrafo 1.1.2.4 "Istruzione e ricerca", illustra come "tra le riforme in materia di ricerca, il Ministro dell'università e della ricerca ha adottato tre decreti ministeriali diretti a incentivare la mobilità nel settore della ricerca e dello sviluppo (R&S). In particolare, le disposizioni hanno l'obiettivo di introdurre un approccio più sistemico alle attività di R&S, facilitare la mobilità di personalità di alto profilo (come ricercatori e dirigenti) tra università, infrastrutture di ricerca e imprese e semplificare la gestione dei fondi (M4C2-4). Ai fini dell'attuazione, oltre alla istituzione di una cabina di regia cui partecipa anche il Ministero dello sviluppo economico, sono state adottate disposizioni per la semplificazione della gestione dei fondi e per la mobilità tra le posizioni apicali di ricerca. A corredo della riforma, in sede di conversione del decreto-legge n. 36 del 2022 è stata introdotta una revisione dei percorsi di carriera dei ricercatori universitari";

come specificato nell'ultimo periodo del precedente paragrafo, la legge 29 giugno 2022, n. 79, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del PNRR, all'articolo 14 prevede, ai commi da 6-septies a 6-vicies semel, nonché al comma 6-vicies ter, disposizioni in materia di reclutamento del personale della ricerca delle università, intervenendo sul segmento del pre-ruolo universitario successivo al conseguimento del dottorato di ricerca, in attuazione della missione 4, componente 2, riforma 1.1. ("Attuazione di misure di sostegno alla R&S per favorire la semplificazione e mobilità"), del PNRR;

in particolare, il comma 6-sepites, richiamando la finalità di "dare attuazione alle misure di cui alla citata Riforma 1.1 della Missione 4, Componente 2", novella l'articolo 22 della legge 30 dicembre 2010, n. 240, mediante l'introduzione del "contratto di ricerca", ovvero una figura di ricercatore in post dottorato; il nuovo articolo 22 sopprime lo strumento dell'assegno di ricerca, utilizzabile dalle università fino al 31 dicembre 2022, ai sensi del comma 6-quaterdecies;

premesso inoltre che:

nel corso della XVIII Legislatura, la commissione 7ª del Senato della Repubblica ha svolto un'indagine conoscitiva sulla condizione studentesca nelle università e il precariato nella ricerca universitaria, approvata all'unanimità nella seduta del 3 agosto 2021, nella quale si raccomandava la "revisione dell'attuale disciplina normativa dell'assegno di ricerca", evidenziando come esso costituisse "l'anello debole del sistema nazionale di pre-ruolo, con un utilizzo abnorme e surrettizio che ha indotto negli anni una pesante precarizzazione del sistema a scapito della qualità e della potenzialità di migliaia di ricercatori. A tal proposito, è emersa la necessità di potenziare il ciclo del post-dottorato nel suo complesso (evitando, ad esempio, una frammentazione dell'assegno su più annualità) e di rafforzare le tutele contrattuali dei titolari dell'assegno assimilandole, per quanto possibile, a quelle tipiche di contratti subordinati, ossia, in ipotesi, al pari delle condizioni previste per il ricercatore confermato a tempo indeterminato a tempo pieno"; tale indicazione è stata, come noto, appieno recepita nella novella introdotta dal richiamato articolo 14 del decreto-legge n. 36 del 2022;

tra l'altro, già nel 2016, a seguito delle prese di posizione negative del servizio giuridico della DG Ricerca della Commissione europea, era venuta meno la possibilità per gli stakeholder italiani di rendicontare le tipologie lavorative corrispondenti, tra le altre, ad "assegni di ricerca" come costi del personale nei progetti finanziati nell'ambito del programma quadro ricerca e innovazione "Horizon 2020"; la questione, in fine risolta, ha evidenziato la peculiarità (in senso negativo, per la Commissione) della fattispecie dell'assegno di ricerca adottata nell'ordinamento italiano, unicum nel quadro degli altri Paesi UE;

l'abolizione dell'assegno di ricerca, inoltre, ha tenuto conto dell'opportunità di agire in conformità al diritto dell'Unione europea (in particolare alle clausole 4 e 5 dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, recepito dalla direttiva n. 1999/70/CE del 28 giugno 1999) circa il rapporto di lavoro dei ricercatori universitari assunti a tempo determinato. Infatti, il contratto di ricerca (nuovo articolo 22 della legge n. 240 del 2010) si configura sulla base del ricercatore a tempo determinato di tipo A (ex articolo 24, comma 3, lettera a)), superando i limiti intrinsechi allo strumento dell'assegno di ricerca. Per cui, sulla base di quanto rilevato esplicitamente dalla Corte di giustizia dell'Unione europea, la fissazione della durata massima del contratto e l'autorizzazione a una sola proroga limitata nel tempo costituiscono, in coerenza con quanto previsto dalla clausola 5, punto 1, dell'accordo europeo, misure sufficienti per prevenire efficacemente il ricorso abusivo a contratti a tempo determinato; al contrario, come si può dedurre, dell'assegno di ricerca;

considerato che:

con nota n. 9732 del 28 luglio 2022 la Direzione generale delle istituzioni della formazione superiore del Ministero dell'università e della ricerca ha comunicato che, circa il contratto di ricerca, "nelle more della definizione contrattuale dell'importo dei contratti e della conseguente possibilità di indire le relative procedure di reclutamento, le Università potranno provvisoriamente fare riferimento al costo minimo biennale del ricercatore confermato a tempo definito (circa 75.000 euro)";

nella circolare ministeriale n. 9393 dell'8 luglio 2022, inoltre, veniva specificato che "con riferimento al comma 6 del nuovo articolo 22, nella parte in cui prevede che 'la spesa complessiva per l'attribuzione dei contratti di cui al presente articolo non può essere superiore alla spesa media sostenuta nell'ultimo triennio per l'erogazione degli assegni di ricerca, come risultante dai bilanci approvati', si fa presente che - essendo stata tale disposizione inserita al fine di garantire la sostenibilità finanziaria dell'introduzione della nuova figura - tale limite non può che riferirsi alla spesa media sostenuta con fondi interni degli atenei, con esclusione, quindi, delle cc.dd. risorse esterne (tra le quali, in particolare, quelle provenienti da progetti di ricerca finanziati, in tutto o in parte, da soggetti esterni), con le quali i contratti di ricerca potranno essere finanziati senza limitazioni", ovvero successivamente all'allocazione di ulteriori risorse, specificamente destinate al reclutamento di cui all'articolo 22 citato, nel fondo per il finanziamento ordinario delle università, di cui all'articolo 5, comma 1, lettera a), della legge 24 dicembre 1993, n. 537;

considerato inoltre che:

con decreto direttoriale n. 1409 del 14 settembre 2022 del Ministero è stato pubblicato il programma PRIN (progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale) 2022, con una dotazione pari a 420 milioni di euro, destinato al finanziamento di progetti di ricerca pubblica, al fine di promuovere il sistema nazionale della ricerca, di rafforzare le interazioni tra università ed enti di ricerca in linea con gli obiettivi tracciati dal PNRR e favorire la partecipazione italiana alle iniziative relative al programma quadro di ricerca e innovazione dell'Unione europea;

il bando, all'articolo 1, comma 4, lettera l), individua per coordinatore scientifico (o "principal investigator", PI), tra gli altri, un ricercatore a tempo determinato di cui agli articoli 22 (come modificato dal comma 6-septies di cui sopra, che ha introdotto la nuova figura del contratto di ricerca di durata biennale) e 24 (con riferimento sia ai ricercatori di tipo a) e b) che alla nuova figura di ricercatori introdotta dalle modifiche apportate all'articolo 24 dal decreto-legge n. 36 del 2022) della legge n. 240 del 2010 e successive modificazioni;

tenuto conto che:

nella seduta congiunta di martedì 22 novembre 2022 delle commissioni 7ª del Senato della Repubblica e VII della Camera dei deputati, il Ministro in indirizzo, in sede di replica, ha affermato che il contratto di ricerca "è pericoloso", che "non può entrare in vigore ora"; tali affermazioni, come evidente, risultano in contraddizione con l'immediata esecutività del citato articolo 14, comma 6-septies, della legge n. 79 del 2022, pubblica nella Gazzetta Ufficiale, serie generale, n. 150 del 29 giugno 2022, entrata in vigore 30 giugno 2022 e, tra gli altri, con il citato decreto direttoriale n. 1409; oltre che da quanto affermato nell'indagine conoscitiva sulla condizione studentesca nelle università e il precariato nella ricerca universitaria, approvata all'unanimità nella seduta del 3 agosto 2021;

anche in virtù delle riforme citate, il Ministero dell'economia e delle finanze ha inviato alla Commissione europea la richiesta relativa al pagamento della seconda rata dei fondi del PNRR, per l'importo pari a 21 miliardi di euro (suddivisi fra 10 miliardi di sovvenzioni e 11 miliardi di prestiti),

si chiede di sapere:

quali misure il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di dare piena operatività alla riforma M4C2-4, al cui corredo è stato introdotto il contratto di ricerca e il ricercatore "in tenure track" (rispettivamente, novellando gli articoli 22 e 24 della legge n. 240 del 2010), senza compromettere i bandi in corso (per esempio, il PRIN 2022 citato) e la nuova programmazione degli atenei;

se non ritenga urgente provvedere all'individuazione, considerata l'imminenza dell'approvazione del disegno di legge di bilancio per il 2023, di ulteriori specifiche risorse a valere sul fondo di finanziamento ordinario delle università, volte a sostenere l'attività di ricerca di base mediante la stipula di contratti di ricerca (nuovo articolo 22 della legge n. 240 del 2010).

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