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Al Ministro della giustizia.
Premesso che:
in data 15 aprile 2023 Ilaria Salamandra, avvocata penalista del foro di Roma, ha denunciato pubblicamente il fatto che nella stessa mattina presso il Tribunale penale di Roma la sua richiesta di rinvio dell’udienza per impossibilità a presenziare, dovendo seguire il figlio in day hospital presso l’ospedale “Bambino Gesù” di Roma (per lo svolgimento di una risonanza magnetica con sedazione profonda), sia stata rigettata dal collegio;
l’avvocata, avvalendosi della facoltà di cui al comma 5 dell’articolo 420-ter del codice di procedura penale, ha depositato istanza di legittimo impedimento al collegio ed alla Procura in data 12 aprile, dopo aver vanamente cercato di spostare ad altra data l’accertamento medico del figlio;
in particolare, il collegio ha invitato la collega della Salamandra presente in aula a contattarla per autorizzare nello specifico l’escussione di testimoni già prevista, nonostante la sua assenza. Vista l’impossibilità di contattarla il collegio ha provveduto a verbalizzare: “il Tribunale considerato che l’impedimento rappresentato nell’istanza di rinvio dell’Avvocato Salamandra non è stato comunicato tempestivamente al Tribunale, risultando sin dal 28.03.2023 l’appuntamento presso l’Ospedale Bambin Gesù di Policoro e avendolo comunicato soltanto il 12.04.2023; considerato che a ciò si aggiunge il fatto che il bambino anziché dalla mamma poteva essere accompagnato dal papà”;
la denuncia pubblica dell’avvocata Salamandra ha acceso il dibattito sulla mancanza di reali politiche di conciliazione per le donne, madri lavoratrici, e evidenziato la necessità di tutelare il diritto di avvocate e avvocati di ottenere il rinvio di un’udienza qualora vi sia un motivo urgente anche imprevisto che lo richieda;
successivamente alla denuncia pubblica dell’avvocata Salamandra, diverse professioniste hanno fatto pervenire al consiglio dell’ordine, al comitato di pari opportunità dell’avvocatura e alle associazioni testimonianze di episodi analoghi, in cui sono stati negati diritti legati al loro stato di gravidanza o alla maternità, con evidente nocumento per il loro diritto di esercitare la professione nel pieno rispetto della parità di genere;
considerato che:
il Consiglio nazionale forense ha espresso pubblicamente solidarietà all’avvocata Salamandra, definendo la decisione del collegio ingiusta e in contrasto con i principi fondamentali della giustizia;
l’Associazione nazionale magistrati del distretto laziale, difendendo il diritto degli avvocati di ricorrere al legittimo impedimento, ha sottolineato la necessità di un bilanciamento dei diversi interessi nel corso dello svolgimento dei processi;
nonostante l’ANM abbia giustificato il diniego del rinvio del processo con il fatto che l’avvocata Salamandra avesse delegato una sua collega, occorre comunque evidenziare come la collega fosse stata delegata al solo fine di accertare l’accoglimento dell’istanza di rinvio nonché al fine di annotare la data del rinvio; inoltre, appare certamente anomala la circostanza che il collegio abbia invitato la collega a contattare l’avvocata Salamandra per avere il suo consenso a procedere con l’udienza;
si aggiunga che rispetto al rilievo mosso dal collegio in merito alla non tempestività dell’istanza occorre sottolineare come sia prassi, oramai consolidata nelle aule di giustizia ed adottata da diversi magistrati, decidere al momento della celebrazione dell’udienza, prescindendo dunque dal momento del deposito dell’istanza,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno intraprendere, nell’ambito delle sue competenze e nel rispetto dell’autonomia dei magistrati, iniziative al fine di garantire al meglio l’esercizio del diritto delle avvocate e degli avvocati di ottenere il rinvio di un’udienza qualora vi sia un motivo urgente anche imprevisto.
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Al Ministro dell'istruzione e del merito.
Premesso che:
con decreto ministeriale 22 dicembre 2022, n. 328, sono state adottate le linee guida per l’orientamento, relative alla riforma 1.4 “riforma del sistema di orientamento”, nell’ambito della missione 4, componente 1, del piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dall’Unione europea;
con decreto ministeriale 5 aprile 2023, n. 63, e circolare 5 aprile 2023, n. 958, sono individuati i criteri di ripartizione e le modalità di utilizzo delle risorse destinate alle istituzioni scolastiche statali del secondo ciclo di istruzione, ai fini della valorizzazione dei docenti chiamati a svolgere la funzione di tutor e del docente dell'orientamento o orientatore che ricopra il ruolo di cui al punto 10.2 delle linee guida per l’orientamento;
sono, altresì, definite le indicazioni sui compiti, i requisiti e i compensi del docente tutor e orientatore;
l’articolo 1, comma 561, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, istituisce, nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione e del merito, un fondo finalizzato alla valorizzazione del personale scolastico con particolare riferimento alle attività di orientamento, con una dotazione iniziale di 150 milioni di euro per l'anno 2023;
si prevede che sia il dirigente scolastico ad avviare la procedura per la selezione dei docenti volontari che desiderano svolgere le funzioni di tutor e di docente orientatore. Questi docenti devono anche essere disponibili a partecipare alla formazione propedeutica di 20 ore, che è necessaria per individuare successivamente le figure di tutor e docente orientatore;
nella circolare ministeriale si stabilisce che, al fine di favorire un’applicazione efficace della misura, ciascuna istituzione scolastica possa individuare un tutor per raggruppamenti costituiti da un minimo di 30 studenti fino ad un massimo di 50 studenti;
in sede applicazione dell’introduzione della figura del tutor e dell’orientatore, sono prese in considerazione, per le attività curriculari, esclusivamente le classi terze quarte e quinte della scuola secondaria di secondo grado, escludendo il biennio e quelle di scuola secondaria di primo grado;
già al momento della scelta della scuola superiore, le caratteristiche e i talenti personali, le motivazioni e i desideri riguardanti il proprio futuro si intrecciano a riflessioni sulle possibilità concrete che gli studenti percepiscono di avere nel mondo reale;
i percorsi di orientamento dovrebbero innanzitutto fornire gli strumenti necessari per conoscere sé stessi e la realtà esterna, per definire i propri obiettivi formativi e lavorativi, tenendo nella giusta considerazione i bisogni e le caratteristiche individuali;
alla scuola in primo luogo spetta il compito, in rete con altri soggetti pubblici e privati, di realizzare una didattica orientativa per lo sviluppo delle competenze, un sistema integrato quindi, una comunità orientativa educante, che proponga un approccio centrato sulla persona e sui suoi bisogni, che possa anche prevenire e contrastare il disagio giovanile e la dispersione scolastica;
emergono criticità nel passaggio dalla secondaria di primo grado alla secondaria di secondo grado e le iniziative di continuità si limitano spesso ad attività finalizzate a controllare l’attuazione dell’obbligo scolastico e a verificare l’adeguatezza del percorso formativo scelto utilizzando i risultati raggiunti dagli alunni. In tal senso si registrano poche iniziative che puntano sulla progettazione di percorsi didattici che coinvolgono gli insegnanti della scuola secondaria di primo e secondo grado, nonostante nel primo biennio si concentri la percentuale più alta di abbandoni, ripetenze e passaggi ad altri corsi di studio;
inoltre, è proprio in questi due anni che si radicano i processi che poi portano a generare il fenomeno dei NEET (not in education, employment or training). La mancanza di dialogo tra i due cicli di istruzione porta inevitabilmente a una segmentazione del progetto formativo che dovrebbe accompagnare l’alunno dalla scuola dell’infanzia al termine della scuola secondaria di secondo grado e, quindi, a una non uniformità e talvolta ripetitività che rende poco agevole il percorso scolastico;
si ritiene che:
è un grave errore aver escluso nelle attività di orientamento la scuola secondaria di primo grado poiché la scelta effettuata dagli alunni di quel ciclo di studio non è, spesso, fatta con consapevolezza e potrebbe costituire, pertanto, causa di dispersione scolastica futura;
l’orientamento è strategico e tutti i percorsi scolastici dovrebbero essere orientativi: si tratta di un aspetto fondamentale per la crescita culturale e sociale delle studentesse e degli studenti da collocare strategicamente in un'impostazione sistemica;
si considera, inoltre, eccessivo il numero medio di studenti affidati al tutor o all’orientatore poiché non si fa coincidere la funzione esercitata con il gruppo classe, impedendo un’efficace azione orientativa, didattica, pedagogica. La figura rischia di non essere in grado di intercettare e dare risposte efficaci ai bisogni di individualizzazione, dovendosi relazionare con gruppi anche di 50 alunni;
infine, per le attività formative che prevedono una didattica attiva e laboratoriale, programmate dai collegi e propedeutiche alla formazione dei docenti, come rilevato nel parere espresso dal CSPI del 28 marzo 2023 schema di circolare ministeriale recante “Avvio delle iniziative propedeutiche all’attuazione delle Linee guida sull’orientamento - A.S. 2023/2024. Il tutor scolastico: prime indicazioni” sarebbe opportuno coinvolgere anche le università, che da anni si occupano di formazione degli insegnanti, evitando l’erogazione esclusivamente in modalità telematica,
si chiede di sapere:
quali siano le motivazioni per cui si è scelto in modo incomprensibile di escludere o di non partire nelle attività di orientamento dalla scuola secondaria di primo grado nonostante la scelta effettuata dagli alunni di quel ciclo di studio sia spesso faticosa e potrebbe costituire, pertanto, causa di dispersione scolastica futura;
se il Ministro in indirizzo non ritenga di estendere già dall’anno scolastico in corso anche alla scuola secondaria di primo grado e al biennio della scuola superiore di secondo grado la formazione orientativa di cui al decreto ministeriale 5 aprile 2023;
se non ritenga di rafforzare il raccordo tra primo e secondo ciclo di istruzione e formazione, come previsto dal decreto ministeriale n. 328 del 2022, supportando studenti e famiglie ad una scelta consapevole e ponderata, tale da valorizzare le potenzialità e i talenti degli studenti e contribuire alla riduzione della dispersione scolastica;
se non ritenga di ampliare le attività formative rispetto alle previste 20 ore, al fine di realizzare efficaci percorsi di orientamento necessari a rafforzare le competenze connesse con la professione docente e con l’obiettivo di conseguire adeguate competenze per lo svolgimento della funzione del docente tutor;
se non ritenga di ridurre il numero degli alunni affidati al tutor, nella misura da far coincidere la funzione con il gruppo classe, in modo tale da rendere realmente efficace l’azione didattica;
in tal senso, se non intenda individuare ulteriori risorse da destinare ad un’attività di orientamento realmente efficace allo scopo.
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Al Ministro dell'interno.
Premesso che:
nella notte dell’8 aprile 2023 un ordigno è esploso davanti all'abitazione di Paola Lanzara, sindaco di Castel San Giorgio, nel salernitano;
sebbene non siano stati registrati feriti, la bomba carta ha danneggiato il portone del palazzo nel quale risiede il sindaco così come alcune vetture parcheggiate nei pressi dello stabile;
nelle 24 ore precedenti, ossia nella notte tra il 6 e il 7 aprile, una bomba carta è esplosa davanti alla casa del primo cittadino di Roccapiemonte, Carmine Pagano;
considerato che:
anche Carmela Zuottolo, sindaco di un’altra città dell’agro nocerino-sarnese, San Marzano sul Sarno, ha denunciato agli organi di informazione che nella sua città sono avvenuti due atti di intimidazione nei confronti di due componenti della maggioranza, Pasquale Alfano e Angela Calabrese;
con l’arrivo dei fondi del PNRR i sindaci saranno chiamati a gestire somme di denaro notevoli e ad assumere decisioni e atti fondamentali per la vita delle loro comunità;
l’ultimo rapporto di “Avviso pubblico” ha fatto registrare un incremento delle minacce e delle intimidazioni ai danni dei presidenti e dei consiglieri regionali che, com’è noto, nell’esercizio delle loro funzioni, dispongono del potere di legiferare e prendere provvedimenti che hanno una ricaduta significativa su vaste aree territoriali; dal rapporto si evince che nel solo 2021 sono stati 438 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza. Insieme agli incendi di auto, abitazioni, strutture e mezzi comunali, le intimidazioni corrono anche sul web, in particolar modo sui social network, dove girano fake news e hate speech. Tutto ciò accade, in particolare, nei Comuni medio-piccoli, al di sotto dei 20.000 abitanti, dove gli amministratori sono a più diretto contatto con la popolazione e spesso non godono di particolari forme di protezione,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti e se non intenda attivare subito un tavolo specifico con la Prefettura per mettere in sicurezza il lavoro degli amministratori locali dell’agro nocerino-sarnese ormai oggetto di troppe intimidazioni.
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Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali.
Premesso che:
la società sarda Orefice generators, che realizza generatori elettrici, è una delle aziende che sono state coinvolte negli ultimi 10 anni nel progetto di ricollocamento e reindustrializzazione degli ex lavoratori della multinazionale dell'elettronica americana Jabil, che ha lo stabilimento nel sito di Marcianise (Caserta) e nel corso degli anni ha attuato politiche di riorganizzazione del lavoro e del personale tramite licenziamento e ricollocazione dei lavoratori presso altre realtà aziendali;
la Jabil nel giugno 2019 ha licenziato 250 lavoratori ed ha sottoscritto alcuni accordi, anche mediante intermediazione del Ministero dello sviluppo economico, per la reindustrializzazione del sito e la ricollocazione del personale; Orefice generators era stata individuata quale soggetto aderente al piano di reimpiego e Jabil le aveva riconosciuto un incentivo di circa 80.000 euro per ogni lavoratore riassunto;
l'azienda sarda si era impegnata non soltanto a rispettare le condizioni contrattuali dei 23 lavoratori provenienti da Jabil ma aveva anche garantito alla Regione ed al Ministero che l’attività produttiva sarebbe rimasta nel territorio casertano, o al massimo nella vicina area napoletana di Caivano, avendo affittato anche un capannone vicino alla Jabil, senza però avviare mai la produzione;
secondo quanto risulta agli interroganti, appena qualche mese dopo l’annunciato avvio della produzione, l’azienda ha messo in cassa integrazione una metà dei 23 lavoratori ex Jabil; nell’ottobre 2021 Orefice ha comunicato alle organizzazioni sindacali la decisione di chiudere lo stabilimento aperto nell'ottobre 2020 nell'area industriale di Pascarola a Caivano e di trasferire i 23 addetti al sito produttivo di Sestu (Cagliari) senza indicare ampliamenti produttivi e quindi con scarse prospettive di lavoro per i dipendenti trasferiti. A questa grave ed immotivata decisione i lavoratori coinvolti hanno reagito rifiutando il trasferimento, con conseguente procedura di licenziamento da parte dell’azienda;
il 21 novembre 2022 il Tribunale di Napoli nord, che aveva già dichiarato illegittimo il trasferimento in Sardegna dei 23 lavoratori ex Jabil da parte di Orefice, ha dichiarato altresì illegittimo il loro successivo licenziamento condannando dunque l’azienda al reintegro;
nell’ordinanza del giudice del lavoro si legge che “i trasferimenti intimati appaiono illegittimi in quanto non vi è prova della sussistenza delle reali esigenze tecnico produttive ed organizzative e i conseguenti licenziamenti vanno concretamente qualificati come licenziamenti collettivi intimati in assenza delle procedure legittimanti”;
tale pronuncia giudiziale evidenzia ancora una volta come il processo di reindustrializzazione del territorio di Caserta sia stato condotto in modo critico, depauperando il contesto produttivo, anche a causa dell’operato delle aziende straniere che hanno avviato operazioni industriali conclusesi poi con l’abbandono del territorio dopo aver acquisito e delocalizzato le produzioni;
da quanto si apprende a mezzo stampa, nel mese di marzo 2023 la stessa Jabil ha annunciato di aver avviato un’operazione di investimento in Croazia che comporterà l’assunzione di circa 1.500 lavoratori, motivando la scelta aziendale con l’aumento della richiesta di energie rinnovabili e della produzione di veicoli elettrici, mentre i 190 lavoratori del sito di Marcianise attendono ancora di capire se verranno reimpiegati al termine del periodo di fruizione della cassa integrazione straordinaria che scadrà a fine maggio,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto riportato;
quali iniziative intendano intraprendere al fine di monitorare e controllare la situazione industriale;
quali misure intendano porre in essere per sollecitare la permanenza dell’azienda nel territorio casertano salvaguardando i posti di lavoro.
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Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica.
Premesso che:
tutti i 27 Stati membri dell’Unione europea hanno assunto l'impegno di fare della UE il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Per raggiungere questo traguardo si sono impegnati a ridurre le emissioni di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990;
il piano per la transizione energetica, approvato l’8 marzo 2022 dal comitato interministeriale per la transizione ecologica, stima che l’Italia, per raggiungere gli obiettivi previsti nel 2030, debba installare 70-75 gigawatt di nuova capacità di energie rinnovabili;
il 15 marzo 2023, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione del piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale 2023 di Terna, il Ministro in indirizzo ha indicato che il target di 70 gigawatt di rinnovabili al 2030 “va confermato”. Nella stessa occasione ha aggiunto che: “la programmazione nazionale sarà rivista con il Piano Nazionale Integrato Clima-Energia, per arrivare più avanti ad autorizzare dai 12 fino a 14 gigawatt l’anno di capacità rinnovabile, dall’attuale impegno di circa sette. Gli indicatori ci dicono che è un obiettivo raggiungibile”;
secondo i dati elaborati da Legambiente nel rapporto “Comunità rinnovabili 2022”, seguendo la media di installazione di nuove capacità di energie rinnovabili nel triennio 2019-2021 servirebbe oltre un secolo per raggiungere il target;
i costi delle rinnovabili, dopo un decennio di calo progressivo, a partire dal 2020 hanno registrato dei notevoli rialzi. Il risultato del fenomeno è un incremento significativo del levelised cost of energy, ossia il costo complessivo di produzione di impianti eolici, solari e di accumulo elettrochimico, proprio in un momento storico in cui questo tipo di tecnologie ha acquisito un ruolo fondamentale per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione e di indipendenza energetica;
uno dei principali provvedimenti in vigore per sostenere lo sviluppo delle rinnovabili è il decreto ministeriale 4 luglio 2019, il quale, in continuità con i decreti ministeriali 6 luglio 2012 e 23 giugno 2016, ha il fine di promuovere attraverso un sostegno economico la diffusione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili di piccola, media e grande taglia. Esso prevede due tipologie di incentivi, entrambi erogati dal GSE: una tariffa incentivante omnicomprensiva o un incentivo, calcolato come differenza tra un valore fissato e il prezzo zonale orario dell’energia. Per ottenere questi incentivi sono previste due diverse modalità di accesso a seconda della potenza dell'impianto e del gruppo di appartenenza: l’iscrizione ai registri per le offerte inferiori a un megawatt e la partecipazione a procedure d'asta per le offerte con potenza pari o superiore a un megawatt;
l’incentivo può assumere valore negativo in caso di tariffa spettante inferiore ai valori di mercato all’ingrosso dell’energia elettrica, obbligando nel qual caso l’azienda aggiudicatrice del bando a restituire l’importo al GSE tramite conguaglio e contribuendo a ridurre gli oneri del sistema elettrico e di conseguenza delle bollette;
gli strumenti di supporto previsti dal decreto ministeriale 4 luglio 2019 si stanno rivelando inefficaci nel sostenere l’installazione di nuove capacità di energie rinnovabili, in quanto i livelli tariffari offerti sono disallineati rispetto ai costi delle tecnologie e pertanto incapaci di attirare l’interesse di aziende e investitori. Nonostante il recente incremento del numero di progetti autorizzati, il decimo bando pubblico (l’ultimo per il quale sono disponibili le graduatorie) ha registrato una scarsissima partecipazione, riuscendo ad assegnare meno del 7 per cento del contingente di potenza disponibile. Inoltre, diversi progetti partecipanti al bando hanno rinunciato alla procedura prima della finalizzazione della graduatoria, mentre impianti già aggiudicatari con bandi precedenti stanno presentando difficoltà economiche nell’essere avviati ed entrare in esercizio, tanto da rinunciare al diritto alla tariffa conseguita;
la scarsa partecipazione ai bandi pubblici per l’accesso ai meccanismi di supporto previsti dal decreto ministeriale 4 luglio 2019 e la rinuncia agli esiti della procedura d’asta o ancora alla tariffa aggiudicata da parte di progetti assegnatari sono imputabili all’inadeguatezza dei valori attualmente previsti per la tariffa incentivante omnicomprensiva e per le tariffe a base d’asta per il riconoscimento dell’incentivo, non allineate ai fenomeni inflattivi e all’aumento registrato negli ultimi anni del costo complessivo di produzione di impianti eolici, solari e di accumulo elettrochimico;
in assenza di una revisione al rialzo di tali valori, sul modello di quanto già avvenuto in Francia e Germania, rischia dunque di risultare inefficace anche la misura secondo cui i contingenti inutilizzati previsti dal decreto ministeriale 4 luglio 2019 saranno rimessi in asta ogni tre mesi;
l’articolo 6 del decreto legislativo n. 199 del 2021 aveva previsto un termine di 180 giorni per l’emanazione dei decreti ministeriali necessari alla definizione dei contingenti resi disponibili ad asta, degli incentivi e dei livelli di potenza incentivabile all’interno del programma di aste FER per il prossimo quinquennio (2023-2027). Tale termine è scaduto a giugno 2022, ma i decreti ministeriali non sono ancora stati emanati,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda rivedere al rialzo le tariffe a base d’asta per l’assegnazione del contingente di potenza ancora disponibile sulla base del decreto ministeriale 4 luglio 2019 e le tariffe dei progetti aggiudicatari non ancora realizzati, così da garantire che il provvedimento possa raggiungere gli obiettivi prefissati in termini di promozione della diffusione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili;
se intenda riproporre le stesse modalità di incentivi previste dal decreto o se invece intenda rivedere gli strumenti di promozione della diffusione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili sulla base dei nuovi scenari di mercato;
se intenda attivarsi affinché il Ministero proceda con rapidità all’emanazione dei decreti ministeriali previsti dall’articolo 6 del decreto legislativo n. 199 del 2021, necessari a definire il programma di aste FER per il prossimo quinquennio (2023-2027).