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Al Ministro della salute. -
Premesso che:
l’articolo 1-quater del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, recante «Disposizioni in materia di potenziamento dell’assistenza a tutela della salute mentale e dell’assistenza psicologica e psicoterapica», convertito, con modificazioni, dalla legge di conversione 25 febbraio 2022, n. 15, ha introdotto «un contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia fruibili presso specialisti privati regolarmente iscritti nell’elenco degli psicoterapeuti nell’ambito dell’albo degli psicologi» conosciuto come bonus psicologo;
tale norma è stata in seguito modificata in sede di esame della legge di bilancio per il 2023 che, all’articolo 1, comma 538, grazie a un emendamento del gruppo parlamentare del Partito Democratico, ha stanziato 5 milioni di euro per il 2023 e 8 milioni di euro dal 2024 per rifinanziare la misura, rendendola stabile e portando il limite del contributo da 600 a 1.500 euro; risorse, tuttavia, ridotte rispetto allo stanziamento previso dai governi precedenti, che era arrivato nel 2022 a 25 milioni, cifra, purtroppo, capace di fare fronte soltanto al 10 per cento delle domande presentate all’INPS;
ad oggi, tuttavia, il decreto attuativo per la misura non è stato ancora pubblicato, non consentendo a migliaia di cittadini di poter usufruire del bonus; mancanza resa ancora più grave dalle rassicurazioni che, a più riprese, il Governo ha fornito circa l’erogazione del bonus: la prima, del Ministro della salute, Orazio Schillaci, che in una intervista a “Il Sole 24 ore”, aveva assicurato che l’erogazione sarebbe partita entro giugno 2023; la seconda, lo scorso 24 maggio 2023, in XII Commissione permanente (Affari sociali) della Camera, da parte del sottosegretario di Stato per la salute, Marcello Gemmato, il quale, rispondendo a una interrogazione in Commissione da parte dell'opposizione, aveva detto che erano in via di risoluzione “alcune criticità derivanti da possibili interpretazioni differenti della norma primaria” e che, di conseguenza, il bonus sarebbe stato erogato in tempi brevi, entro l’estate 2023;
secondo quanto previsto dalla legge di bilancio per il 2023, il bonus psicologo di quest’anno dovrebbe arrivare entro il 31 dicembre 2023, scadenza massima consentita, dopo la quale le risorse verrebbero redistribuite nel bilancio ordinario dello Stato;
a 10 mesi dall’entrata in vigore della legge di bilancio, mancando il decreto attuativo, latitano ancora le indicazioni sulle modalità e la tempistica della presentazione delle domande per usufruire del bonus per il 2023,
si chiede di sapere se
il decreto attuativo per l’erogazione del cosiddetto bonus psicologico, per l’anno 2023, sia finalmente in fase di emanazione, così da consentire, anche per l’anno in corso, di usufruire delle risorse utili per le sessioni di psicoterapia o, in caso contrario, quando sarà emanato.
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Ai Ministri dell'economia e delle finanze e per le disabilità. -
Premesso che:
con legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio per il 2020), il Governo Conte II ha istituito un fondo a carattere strutturale denominato “fondo per la disabilità e la non autosufficienza”. Il comma 330 dell’articolo 1 prevedeva una dotazione finanziaria di 29 milioni di euro per il 2020, di 200 milioni di euro per il 2021, di 300 milioni di euro annui a decorrere dal 2022, indirizzando le risorse del fondo all’attuazione di interventi a favore della disabilità, finalizzati al riordino e alla sistematizzazione delle politiche di sostegno in materia. Inoltre, il successivo comma 331 ha disposto un incremento di 50 milioni di euro a favore del fondo per le non autosufficienze;
con legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio per il 2022), il Governo Draghi ha mutato la denominazione in “fondo per le politiche in favore delle persone affette da disabilità”, disponendone il trasferimento presso lo stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, al fine di conferire maggiore ordine sistematico alle risorse destinate alle politiche in favore di persone con disabilità e consentire una migliore allocazione delle risorse a copertura del processo di riforma in materia di disabilità;
in attuazione della riforma 1.1 prevista nella missione 5 "inclusione e coesione", componente 2 “infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore” del piano nazionale di ripresa e resilienza, durante il Governo Draghi è stata approvata la legge 22 dicembre 2021, n. 227, collegata alla manovra di finanza pubblica 2021-2023, recante “Delega al Governo in materia di disabilità” (detta legge quadro sulla disabilità), i cui ambiti di intervento sono stati individuati: a) nella definizione della condizione di disabilità, riassetto e semplificazione della normativa di settore; b) nell’accertamento della condizione di disabilità e revisione dei suoi processi valutativi di base, unificando tutti gli accertamenti concernenti l’invalidità civile, la cecità civile, la sordità civile, la sordocecità, l’handicap, anche ai fini scolastici, la disabilità prevista ai fini del collocamento mirato e ogni altra normativa vigente in tema di accertamento dell’invalidità; c) nella valutazione multidimensionale della disabilità, progetto personalizzato e vita indipendente; d) nell’informatizzazione dei processi valutativi e di archiviazione; e) nella riqualificazione dei servizi pubblici in materia di inclusione e accessibilità; f) nell’istituzione di un Garante nazionale delle disabilità;
l’articolo 1, comma 1, della legge n. 227 aveva previsto un termine di 20 mesi per l’adozione dei decreti legislativi per la revisione e il riordino delle disposizioni vigenti in materia di disabilità, in attuazione degli articoli 2, 3, 31 e 38 della Costituzione e in conformità alle disposizioni della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e del relativo protocollo opzionale; tale termine legislativo è stato differito al 15 marzo 2024, dall’articolo 1, comma 5, della legge 24 febbraio 2023, n. 14, di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198 (milleproroghe);
considerato che:
nella relazione illustrativa al disegno di legge di delega in materia di disabilità, essa viene rappresentata come una “condizione della persona che richiede un approccio globale, teso a riconoscerne le implicazioni e la rilevanza nel quadro di ogni politica, sia specifica sia di ordine generale, affinché le esigenze delle persone con disabilità siano sempre e debitamente considerate. Non a caso, l’attenzione verso le persone con disabilità caratterizza tutto il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), interessando trasversalmente differenti misure e comportando un impegno trasversale da parte di più amministrazioni competenti”. Aggiungendo che, secondo quanto riportato dall’ISTAT “il numero delle persone con disabilità in Italia è di 3.150.000, pari al 5,2 per cento della popolazione”. Inoltre, “solo i beneficiari di provvidenze economiche, in Italia, ammontano a 4,5 milioni”;
il decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145 (detto decreto “anticipi”), attualmente all’esame della Commissione Bilancio del Senato, all’articolo 23, comma 7, lettera l), prevede la riduzione di 350 milioni per l’anno 2023 del fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità di cui all'articolo 1, comma 178, della citata legge n. 234 del 2021;
considerato, altresì, che:
alla manifestazione “Expo AID”, sul tema delle disabilità, dello scorso 22 e 23 settembre 2023 il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato: "il modello che stiamo cercando di costruire con il ministro Locatelli e con il Governo, non è solamente erogare dei servizi, che sì possono migliorare la qualità della vita di persone che comunque rimangono a un margine ma è cercare di costruire percorsi personali che ruotino attorno ai bisogni specifici di quella persona, che ruotino intorno al talento di quella persona. Quello vuol dire dare una dignità”, aggiungendo, “noi siamo impegnati in una serie di fronti, abbiamo tutto il tema dei decreti delegati collegati alla Legge sulla disabilità. E lì ce ne sono due che sono centrali: la riforma dell'accessibilità per l'invalidità e i percorsi multidisciplinari personalizzati per le persone con disabilità”;
numerose associazioni di settore hanno appreso, con sconcerto e delusione, l’azzeramento delle risorse del fondo per la disabilità. Dello stesso avviso sono anche le associazioni sindacali che hanno lamentato lo scarso coinvolgimento e la insufficiente interlocuzione con il Governo in materia di disabilità,
si chiede di sapere:
quali siano i motivi che, dapprima, hanno indotto il Governo a differire al 15 marzo 2024 l’adozione dei decreti legislativi attuativi della legge di delega in materia di disabilità e, poi, ad azzerare le risorse del fondo per le politiche in favore delle persone affette da disabilità, previsto come una delle fonti di copertura necessarie per dare attuazione alla legge delega;
se il Governo non reputi opportuno adottare, in tempi brevi, in anticipo rispetto alla scadenza prevista per il 15 marzo 2024, i decreti attuativi della riforma in materia di disabilità al fine di consentire di avere un quadro normativo coerente e unitario e di rispondere, finalmente, in maniera più efficace all’esigenza di semplificare l’accesso ai servizi e i procedimenti di accertamento della disabilità, così da rendere effettivi gli strumenti finalizzati alla determinazione dei progetti di vita personalizzate delle persone con disabilità;
se non ritenga urgente e doveroso provvedere a ripristinare le risorse del fondo per le politiche in favore delle persone affette da disabilità al fine di garantire la necessaria copertura finanziaria al processo di riforma in materia di disabilità.
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Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
l’Agenzia delle entrate, nell’audizione svolta lo scorso 17 luglio 2023 presso la 6a Commissione permanente (Finanze e tesoro) del Senato della Repubblica, ha evidenziato che circa 23 milioni di contribuenti italiani devono al fisco circa 1.153 miliardi di euro, di cui soltanto il 10 per cento (114 miliardi) realmente esigibili, mentre il restante 90 per cento (1.039 miliardi) sarebbe di difficile recupero;
gli evasori hanno potuto beneficiare dal momento dell’insediamento del Governo Meloni di numerose misure di “tolleranza” fiscale, tra cui: 1) la rottamazione della cartelle esattoriali sotto i 1.000 euro affidate alla riscossione dal 2000 al 2015; 2) la definizione agevolata per liti pendenti; 3) la rottamazione delle multe stradali; 4) lo sconto sulle controversie tributarie pendenti al 1° gennaio 2023; 5) gli sconti e pagamenti rateali per i ravvedimenti; 6) le modalità di pagamento agevolato per gli avvisi bonari; 7) le irregolarità formali da denuncia dei redditi sanate con il pagamento di 200 euro; 8) le sanzioni ridotte per gli atti di accertamento; 9) il condono sui guadagni da criptovalute; 10) la rinuncia agevolata alle controversie tributarie; 11) la regolarizzazione dei versamenti senza sanzioni o interessi; 12) il condono per società calcistiche; 13) il condono penale per chi è stato già condonato per reati tributari;
altre misure di clemenza fiscale sono state previste e programmate con l’approvazione della legge 9 agosto 2023, n. 111, recante la delega al Governo per la “Riforma fiscale”, tra cui: 1) l’introduzione di un concordato preventivo biennale per i titolari di reddito d’impresa e di lavoro autonomo di minore dimensione, che rischia di legalizzare la sotto dichiarazione di ricavi e compensi; la previsione di ulteriori “istituti speciali di definizione”; 3) le misure di attenuazione dei controlli riguardanti l’accertamento (ad esempio la riduzione della possibilità di fare riferimento ai valori di mercato) e delle sanzioni (ad esempio per la dichiarazione infedele, ma anche con lo sconto del penale a chi aderisce ai vari condoni); 4) le misure riguardanti il contenzioso (con la previsione di ulteriori definizioni agevolate); 5) le limitazioni all’azione dell’Agenzia delle entrate in tema di riscossione (viene limitata nel suo campo di azione e accompagnata da rateizzazioni talmente lunghe da rendere conveniente, dal punto di vista economico, non pagare le imposte);
ai suddetti provvedimenti, si affiancano: 1) le misure contenute nel decreto-legge «energia», rivolte a commercianti e autonomi titolari di partita IVA, che hanno commesso una o più violazioni tributarie e che sana le violazioni degli obblighi in materia di certificazione dei corrispettivi commesse tra il 1° gennaio 2022 e il 30 giugno 2023, dietro il pagamento, entro il 15 dicembre 2023, delle maggiori imposte dovute, gli interessi e solo un diciottesimo delle multe previste, con una soglia minima di 2.000 euro; 2) le misure annunciate nella NADEF 2023, relative alla prima applicazione della suddetta Riforma fiscale, che verranno inserite in manovra di bilancio per il 2024 e nel decreto-legge ad essa collegato, in quello che agli interroganti appare il disperato tentativo del Governo di reperire «risorse per interventi» attraverso la reiterazione di definizioni agevolate, sconti, concordati fiscali e altri interventi della medesima natura;
considerato che a giudizio degli interroganti:
la politica fiscale del Governo Meloni rischia di esacerbare il conflitto sociale tra contribuenti fedeli, che pagano regolarmente le imposte e che si trovano ad affrontare le irrisolte problematiche del carovita e coloro che invece non adempiono agli obblighi tributari e sono incoraggiati a proseguire su tale strada;
in termini finanziari, oltre al mancato recupero dei circa 114 miliardi di euro evasi e certificati dall’Agenzia delle entrate, si sommano nel corso dell’ultimo anno svariati miliardi di euro sottratti all’azione di recupero di evasione fiscale, in conseguenza delle misure adottate e in via di adozione da parte del Governo;
nella NADEF approvata durante il Consiglio dei ministri del 27 settembre 2023, nessun particolare cenno viene fatto in merito alla lotta all’evasione fiscale e al recupero delle suddette somme sottratte all’Erario, né al contrasto all’economia sommersa, mentre particolare enfasi viene attribuita al costo sostenuto dallo Stato relativamente alle misure di efficientamento energetico degli edifici accusate di condizionare, insieme all’inflazione, la disponibilità di risorse per interventi in vista della prossima legge di bilancio,
si chiede di sapere:
quali siano le misure che il Governo intende adottare, e in che tempi, al fine di contrastare la lotta all’evasione fiscale e contributiva e l’economia sommersa e quante risorse abbia stimato di recuperare da tali attività, già a partire dal 2024, al fine di sostenere le famiglie, a partire da quelle con i redditi più bassi, e le imprese, alle prese con le irrisolte problematiche del carovita, dell’aumento delle bollette energetiche, dei carburanti e dei materiali;
se, a fronte delle suddette problematiche che affliggono famiglie ed imprese, intenda abbandonare ogni percorso normativo che conduca a qualsiasi forma di condono, sanatoria o definizione agevolata, già a partire dalla prossima legge di bilancio e nei provvedimenti ad essa collegati, nonché a riforme fiscali di tipo regressivo, evidenziando per tale via una chiara presa di posizione a difesa della funzione sociale del fisco.
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Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
come riportato da diversi organi di stampa, Massimo Temussi, presidente di ANPAL Servizi S.p.A., è indagato dalla Procura di Cagliari nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, insieme ad altre 31 persone, componenti di un presunto sodalizio criminale, per i reati di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, abuso di ufficio, rivelazione di segreti di ufficio, corruzione aggravata dal metodo mafioso, traffico di droga, corruzione, anche con l’utilizzo del metodo mafioso e peculato;
l’indagine ha portato alla luce pericolosi legami tra criminalità organizzata legata al traffico di stupefacenti e diversi esponenti delle istituzioni. Tra gli indagati figurano, infatti, anche l’ex assessora per l’agricoltura della Regione Sardegna, Gabriella Murgia, e il primario del reparto di terapia del dolore dell’ospedale “Marino” di Cagliari, Tomaso Cocco;
occorre rilevare come Massimo Temussi sia già indagato, in qualità di ex direttore generale del centro regionale di programmazione, nell’ambito di un altro filone d’inchiesta delle Procure di Cagliari e di Nuoro, che vede sempre coinvolti i vertici dell’attuale Giunta regionale; i reati contestati sono corruzione, abuso d’ufficio e induzione indebita;
è quindi la seconda volta, da quando è presidente, che Massimo Temussi è indagato per gravi reati;
dal 19 gennaio al 10 marzo 2023 Temussi è stato assunto presso gli uffici di diretta collaborazione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con un compenso di 146.070,88 euro;
considerato che:
il 6 luglio 2022 l’assemblea ordinaria degli azionisti di ANPAL Servizi ha nominato per il triennio 2022-2024 il consiglio d’amministrazione della società;
dopo solo otto mesi, con decreto del Ministro del lavoro e del Ministro dell’economia e delle finanze del 14 febbraio 2023, notificato alla società il 27 febbraio, si è proceduto alla revoca del consiglio di amministrazione;
a giudizio degli interroganti il suddetto decreto interministeriale (a tutt’oggi non si conoscono le motivazioni che ne hanno giustificato l’emanazione, nonostante un’interrogazione presentata alla Camera a prima firma dell’on. Fossi, rimasta senza risposta) ha rappresentato l’esercizio di un potere del tutto anomalo in quanto estraneo alle attribuzioni istituzionali dei Ministri e tenuto conto che si trattava di organi non soggetti all’applicazione del meccanismo di spoils system;
questa decisione, che ha rischiato di pregiudicare l’operatività della società, è stata seguita dalla nomina di Massimo Temussi, già consulente personale della Ministra, a presidente di ANPAL Servizi,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo fossero a conoscenza dei gravi fatti esposti;
quali iniziative intendano adottare, nell’ambito delle loro competenze, affinché la carica di presidente di ANPAL Servizi sia ricoperta da una persona capace di svolgere il suo mandato con disciplina e onore.
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Ai Ministri dell'istruzione e del merito e dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
l’articolo 1, comma 557, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio per il 2023), introduce, a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025, una nuova disciplina relativa alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le Regioni e prevede che i criteri per l'individuazione delle istituzioni scolastiche alle quali può essere assegnato un dirigente scolastico e un DSGA devono essere definiti con decreto del Ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previo accordo da raggiungere in sede di Conferenza unificata;
un dimensionamento così perseguito, attraverso la diminuzione di figure centrali quali quella del dirigente scolastico e del DSGA e per il tramite di numerosi “accorpamenti”, basato su finalità restrittive e su un'economia di risparmio, rischia di essere fortemente divisivo e comporta inevitabilmente una sensibile riduzione delle istituzioni scolastiche, con gravi conseguenze sulla vita di studenti e studentesse con conseguenze molto significative in tutto il Paese, soprattutto nelle aree più fragili;
dalla relazione tecnica di accompagnamento alla normativa introdotta dalla legge di bilancio per l’anno 2023 emerge che dal 2024/2025 al 2031/2032 il numero di istituzioni scolastiche con la presenza di dirigente e DSGA titolari passerà da 7.461 a 6.886, con una riduzione di 575 istituzioni scolastiche e posti di dirigente e DSGA; se si considera, inoltre, che nell'anno scolastico 2022/2023 il numero delle istituzioni scolastiche autonome è pari a 8.007, dal 2022/2023 al 2031/2032 è stimabile un taglio complessivo di 1.121 scuole;
si tratta, a regime, di un taglio di quasi 90 milioni di euro che rischia di produrre pesanti contraccolpi in ampie aree del Paese, con conseguente e progressiva riduzione anche delle risorse umane impegnate nelle istituzioni scolastiche (personale amministrativo ad esempio); l'accorpamento degli istituti si configura, pertanto, come un vero e proprio taglio che andrà a colpire le regioni e i territori più deboli, rendendo più difficile un più effettivo e proficuo legame del dirigente scolastico con la comunità scolastica di riferimento, incrementando i divari territoriali;
premesso inoltre che:
il decreto interministeriale 30 giugno 2023 R.0000127 che definisce “i criteri del contingente organico di dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi aa.ss 2024/2025, 2025/2026, 2026/2027” ribadisce, all’articolo 1, comma 1, che sono “le Regioni (...) che provvedono autonomamente al dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno (...) sentite le Province e le Città metropolitane per le scuole secondarie di secondo grado e i comuni per le scuole di ogni altro odine e grado, utilizzando i procedimenti regionali a ciò finalizzati”;
lo stesso decreto richiama espressamente in premessa il decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, che ha disposto con l’articolo 12, comma 1-bis), che “per le scuole con lingua di insegnamento slovena, i criteri di cui al comma 5-ter dell’articolo 19 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, introdotto dalla lettera c) del comma 1 del presente articolo, nonché ogni azione di dimensionamento sono adottati previo parere vincolante della commissione scolastica regionale per l’istruzione in lingua slovena , di cui all’articolo 13, comma 3, della legge 23 febbraio 2001, n. 38”;
il decreto interministeriale, all’articolo 2, comma 2, prevede che “le dotazioni organiche dei dirigenti scolastici e dei direttori generali e amministrativi e la loro distribuzione tra le regioni sono indicate nella tabella allegata al presente decreto, che ne costituisce parte integrante”, mentre al comma 3 precisa che “nelle medesime tabelle sono altresì indicate le consistenze delle dotazioni organiche dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi per la Regione Friuli- Venezia Giulia, distinti in istituti con lingua di insegnamento italiana e con lingua di insegnamento slovena o bilingue sloveno-italiano”;
tali tabelle indicano che il contingente organico di dirigenti scolastici e DSGA in Friuli-Venezia Giulia per le scuole di insegnamento con lingua slovena subisce, nel triennio 2024/2027, un taglio significativo di 3 posti, di cui 2 per l’anno scolastico 2023/2024 ed uno nell’anno scolastico 2026/2027;
per quanto consta, né all’atto di adozione del citato decreto interministeriale né in seguito è stata sentita la commissione scolastica regionale per l’istruzione in lingua slovena, di cui all’art. 13, comma 3, della legge 23 febbraio 2001, n. 38, per il prescritto parere vincolante;
a ben vedere, si tratta di norme speciali che si connotano non solo per la loro specifica missione di mantenere l’istruzione in lingua slovena del Friuli-Venezia Giulia estranea al sistema scolastico nazionale per le ovvie specificità ma vanno altresì collocate nell’alveo della più ampia tutela della minoranza linguistica slovena, e, per quel che qui interessa, dello sloveno nel mondo dell’istruzione, che rimane ancora assicurata da un atto di diritto internazionale pattizio: il memorandum d’intesa che nel 1954 definì la “questione di Trieste”;
ribadito, altresì, come previsto dall’articolo 13, comma 3, della legge n. 38 del 2001, puntualmente richiamata dal decreto interministeriale, che “ogni azione di dimensionamento è adottata previo parere vincolante della commissione scolastica regionale per l’istruzione in lingua slovena”,
si chiede di sapere:
se, in quali tempi e con quali modalità si intenda convocare la commissione scolastica regionale per l’istruzione in lingua slovena per il prescritto parere vincolante di cui al decreto-legge n. 104 del 2013, tenuto conto della competenza regionale in materia dimensionamento scolastico e dei termini strettissimi per l’adozione piano regionale di dimensionamento, da adottare entro il 30 novembre 2023;
quali iniziative il Ministro dell’istruzione intenda adottare al fine di sostenere la rete e i servizi scolastici ed evitare la conseguente riduzione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei DSGA, così da evitare le penalizzazioni che riguarderanno, soprattutto, le aree più fragili del Paese;
quali azioni i Ministri in indirizzo intendano adottare per garantire il rispetto delle vigenti norme richiamate in materia di tutela della minoranza slovena in Friuli-Venezia Giulia.