Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-00927 Pubblicato il 9 gennaio 2024, nella seduta n. 142 Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
in data 27 dicembre 2023 si è appreso da alcuni organi di stampa (“Giornale di Vicenza”, “Pressgiochi.it”) che nell'ambito delle attività di prevenzione generale e controllo del territorio, i militari della Guardia di finanza hanno scoperto nel comune di Vicenza la presenza uno sportello ATM (Bancomat) installato all'interno di una sala giochi-scommesse;
la legge regionale del 10 settembre 2019, n. 38, recante norme sulla prevenzione e cura del disturbo da gioco d'azzardo patologico (articolo 7, lettera h) stabilisce una distanza non inferiore a quattrocento (400) metri tra i locali pubblici dov'è possibile scommettere e giocare e gli sportelli Bancomat. Le stesse misure di prevenzione e relative sanzioni sono presenti nel regolamento comunale, approvato con delibera di Consiglio comunale di Vicenza n. 29 del 4 giugno 2019, capo III, articolo 9 - distanze minime dai luoghi sensibili;
gli avvenimenti descritti non rappresentano casi isolati, tanto che nel mese di maggio 2023, nel Rodigino, la stessa Guardia di finanza aveva rilevato analoghe circostanze,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di garantire la sicurezza, la salute e l'ordine pubblico, nonché per un efficace contrasto del disturbo da gioco d'azzardo, iniziative volte ad accertare, d'intesa con gli istituti bancari, l'eventuale presenza di sportelli ATM-Bancomat nelle aree di pertinenza o vicinanza ai luoghi dove si vendono giochi d'azzardo;
se intenda provvedere a far rimuovere, tempestivamente, nel rispetto delle vigenti normative, gli sportelli ATM-Bancomat all’interno delle sale giochi e sale scommesse e a potenziare significativamente il numero dei controlli presso le sale giochi e sale scommesse, tenuto conto del crescente aumento del numero delle condotte illegali.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00803 Pubblicato il 29 novembre 2023, nella seduta n. 130 Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:

in data 16 ottobre 2023, il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo recante attuazione della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale (Atto del Governo n. 90);

l’articolo 5 introduce un nuovo regime fiscale agevolativo in favore dei lavoratori che trasferiscono la residenza fiscale in Italia, che va a sostituire il regime attualmente vigente in favore dei medesimi lavoratori previsto dall’articolo 16 del decreto legislativo n. 147 del 2015, con il presunto obiettivo del Governo di "incentivare il trasferimento in Italia di lavoratori con alte qualificazioni e specializzazioni e favorire lo sviluppo tecnologico, scientifico e culturale del nostro Paese”;

in realtà, lo schema di decreto legislativo ha generato molta confusione e preoccupazione nei connazionali residenti all’estero, in ragione del fatto che le modifiche apportate alla disciplina vigente sono state adottate in modo inatteso, in assenza di una vera e propria delega rintracciabile nella legge n. 111 del 2023 e con effetti retroattivi, andando quindi a colpire migliaia di persone che hanno costruito e programmato il loro percorso di rientro in Italia, per di più senza prevedere un regime transitorio o altre forme di indennizzo per i soggetti coinvolti;

il Ministro dell’economia e delle finanze, rispondendo ad interrogazioni con risposta immediata in data 26 ottobre 2023, e come più volte riportato anche da diversi organi di stampa in interviste al Ministro e al viceministro Maurizio Leo, ha parlato di “fenomeni assolutamente da censurare” che motiverebbero tale misura. Fra questi: “il fatto che magari qualcuno rientrasse e prendesse residenza al Sud per avere una maggiore detrazione e poi non contribuisse allo sviluppo del Meridione, ma andasse a lavorare da qualche altra parte, oppure quelle pratiche elusive adottate da certi gruppi che, pur rimanendo nel proprio perimetro societario, trovavano il modo di suddividere il vantaggio tra il dipendente e il gruppo per metterlo a carico dello Stato”, e ha sostenuto che, “dei 24.450 impatriati, i ricercatori e i docenti sono circa 1.200; gli altri sono top manager o manager o anche semplicemente delle persone che hanno sfruttato un'agevolazione che non è che non costi”, ed ha, infine, ricordato “che l'effetto sulle casse dello Stato di questo regime agevolativo è valutabile in 1,3 miliardi di euro annui”;

il viceministro Leo ha ribadito che la finalità dell’articolo 5 dello schema di decreto legislativo è quella di “colpire ulteriormente i diversi profili abusivi che nel corso degli anni si sono verificati”;

considerato che:

lo schema di decreto legislativo rischia di far desistere, per sopravvenuta impossibilità dovuta al cambio di regime fiscale, una grossa fetta di concittadini (ricercatori, liberi professionisti, manager) dall’intento, fruttuoso per l’Italia, di rientrare nel nostro Paese apportando un notevole indotto economico e di conoscenze, aumentando così ancora la forbice fra espatriati e rimpatriati;

stando ai dati del rapporto ISTAT pubblicato a febbraio 2023, il saldo fra rimpatriati (75.000) ed espatriati (94.000) è negativo. Fra 2012 e 2021 i giovani fra i 25 e i 34 anni espatriati sono circa 337.000, di cui oltre 120.000 laureati. I coetanei rimpatriati nello stesso periodo sono 94.000, di cui 41.000 laureati (il 43,6 per cento circa). Dunque, come scrive l’ISTAT, “si può affermare che l’Italia abbia perso 79mila giovani laureati in dieci anni”, un trend che questo provvedimento andrebbe quindi presumibilmente solo ad aggravare;

i dati pubblicati nel rapporto “Italiani nel mondo” 2023, realizzato della fondazione "Migrantes", dimostrano che le attuali agevolazioni previste per i lavoratori che rientrano in Italia dall’estero stanno funzionando: grazie a esse il numero dei rientri nel 2021 è raddoppiato, passando da una media di 2.000-3.000 all’anno ad oltre 6.500,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo intenda pubblicare, e in che tempi, i dati relativi ai “profili abusivi” di lavoratori impatriati verificatisi “nel corso degli anni”;

se intenda rendere noto su che basi sia stato conteggiato il costo di 1,3 miliardi di euro annui relativo al regime agevolativo per i lavoratori impatriati, a quanto ammontino effettivamente le sanzioni emesse dall’Agenzia dell’entrate nei confronti di italiani espatriati che avrebbero frodato il fisco nei termini descritti e quante sarebbero le persone che hanno dichiarato la propria residenza al Sud e invece risiedenti all’estero;

se abbia contezza del numero di persone in procinto di trasferirsi, ovvero di coloro che hanno già comprato un’abitazione o accettato un lavoro o avviato pratiche burocratiche inerenti, che in conseguenza del nuovo regime agevolativo per i lavoratori impatriati previsto dallo schema di decreto legislativo si troverebbero bloccate a metà strada, e a quanto ammonterebbe dunque il danno economico prodotto ai nostri concittadini in procinto di rimpatriare;

se abbia calcolato, infine, a quanto ammonterebbe il costo per il nostro Paese dovuto alla perdita d’indotto che i rimpatri porterebbero in dote.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00800 Pubblicato il 29 novembre 2023, nella seduta n. 130 Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:

la legge 9 agosto 2023, n. 111, recante “Delega al Governo per la riforma fiscale”, ha previsto l’introduzione di principi di semplificazione della normativa fiscale per il settore no profit;

in particolare, in coerenza con le disposizioni del codice del terzo settore (decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117) la legge delega ha previsto: a) la semplificazione e la razionalizzazione del sistema tributario anche con riferimento alla normativa fiscale riguardante gli enti del terzo settore e quelli non commerciali, assicurando il coordinamento con le altre disposizioni dell’ordinamento tributario nel rispetto dei principi di mutualità, sussidiarietà e solidarietà (art. 2, comma 1, lett. d), numero 3); b) l’introduzione di un regime speciale in caso di passaggio dei beni dall’attività commerciale a quella non commerciale e viceversa, per effetto del mutamento della qualificazione fiscale di tali attività in conformità alle disposizioni in materia di terzo settore, adottate in attuazione della riforma del terzo settore (art. 6, comma 1, lett. g)); c) la razionalizzazione della disciplina dell’IVA per gli enti del terzo settore, anche per semplificare gli adempimenti relativi alle attività di interesse generale (art. 7, comma 1, lett. g)); d) la semplificazione e la razionalizzazione dei regimi agevolativi previsti in favore dei soggetti che svolgono con modalità non commerciali attività che realizzano finalità sociali e dei diversi regimi di deducibilità dal reddito complessivo delle erogazioni liberali disposte in favore degli enti che svolgono o promuovono la ricerca scientifica (art. 9, comma 1, lett. l));

in attuazione della legge delega, il 16 ottobre 2023, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, ha approvato in esame preliminare un decreto legislativo di attuazione del primo modulo di riforma delle imposte sul reddito delle persone fisiche e altre misure in tema di imposte sui redditi;

l'articolo 2 del citato schema di decreto legislativo prevede, per il 2024, una riduzione lineare di 260 euro sulle detrazioni per i contribuenti con redditi superiori ai 50.000 euro. Tra le voci di spesa che non potranno essere portate in detrazione rientrano anche le erogazioni liberali;

tale intervento appare in palese contrasto con quanto previsto dalla disciplina del codice del terzo settore che all’art. 83, comma 1, prevede la possibilità del contribuente di detrarre dall’imposta lorda sul reddito un importo pari al 30 per cento degli oneri sostenuti per le erogazioni liberali a favore degli enti del terzo settore, elevato al 35 per cento degli oneri sostenuti dal contribuente, qualora l'erogazione liberale sia a favore di organizzazioni di volontariato;

le ultime stime sulle donazioni riportano un trend in crescita (incremento del 5 per cento dei donatori e del 40 per cento del valore della donazione in tre anni), dimostrando come l’incremento della quota di detrazione dal 26 al 30 per cento abbia avuto un effetto volano sulle donazioni;

dalla relazione tecnica dello schema di decreto emerge che l’impatto complessivo dell’intervento sulle detrazioni ammonta a circa 243 milioni di euro a valere sui circa 4 miliardi di euro previsti della revisione dell’aliquota IRPEF;

anche in considerazione del numero limitato di contribuenti con tassazione positiva che si avvalgono delle detrazioni (circa il 2 per cento), l’effettiva capacità di fare cassa tagliando le detrazioni sulle donazioni appare estremamente limitata, a fronte di un segnale molto negativo per il terzo settore che proprio nelle agevolazioni fiscali per il contribuente trova un importante strumento di raccolta fondi,

si chiede di sapere:

quali siano le motivazioni che hanno indotto il Governo a procedere al taglio delle detrazioni previste dalla legislazione vigente in relazione alle erogazioni liberali a favore degli enti del terzo settore;

se siano state attentamente valutate le ricadute negative di tale decisione, in particolare sull’operatività degli enti del terzo settore, che dalle donazioni volontarie traggono importanti risorse per svolgere le attività no profit particolarmente rilevanti per il tessuto sociale del nostro Paese;

se il Ministro in indirizzo intenda rivedere tale decisione escludendo dallo schema di decreto legislativo (Atto del Governo n. 88), attualmente all’esame delle Commissioni parlamentari competenti, le erogazioni liberali dalla voce di spese che non potranno essere portate in detrazione da parte dei contribuenti per il 2024;

come intenda proseguire nell’attuazione della delega fiscale conferita con specifico riferimento al regime del terzo settore, per semplificare e razionalizzare il sistema tributario e la disciplina dell’IVA.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00797 Pubblicato il 23 novembre 2023, nella seduta n. 129 Nicola Irto cofirmatario

Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. -
Premesso che:

si apprende dagli organi di informazione ed in particolare da un articolo de “il Fatto Quotidiano” pubblicato in data 22 novembre 2023 di un episodio di cui si sarebbe reso protagonista il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida;

secondo la ricostruzione della stampa il Ministro viaggiava sul Frecciarossa 9519 Torino-Salerno in direzione Napoli poiché avrebbe dovuto partecipare ad un’iniziativa istituzionale a Caivano (Napoli);

per un guasto sulla linea dell’alta velocità il convoglio è stato dirottato sulla vecchia tratta Roma-Napoli ma anche su questa un inconveniente tecnico avrebbe, come riportato dall’articolo di stampa, provocato un ulteriore accumulo di ritardo;

il Ministro a bordo avrebbe dovuto prendere parte ad un’iniziativa a Caivano ma il ritardo accumulato non gli avrebbe consentito di arrivare puntuale;

sempre in base alla ricostruzione di stampa il personale di RFI allertato dalla centrale operativa avrebbe autorizzato il capotreno ad una “fermata straordinaria” presso la città di Ciampino per consentire proprio al Ministro di essere “agganciato” dalla sua auto di servizio;

a giudizio degli interroganti, in considerazione della presenza a bordo di centinaia di viaggiatori che avrebbero avuto ciascuno inderogabili esigenze personali per arrivare puntuali a destinazione, quanto accaduto è stato un oggettivo atto di arroganza non giustificabile;

quotidianamente sulla rete di trasporto ferroviario, ordinaria e ad alta velocità, i viaggiatori fronteggiano ritardi, disagi e disservizi anche a causa della mancanza di finanziamenti previsti per potenziare il servizio e interventi indispensabili a garantire la rapida esecuzione degli investimenti per diretta responsabilità dell’Esecutivo in carica,

si chiede di sapere se il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro in indirizzo risultino essere informati rispetto a quanto accaduto e quali iniziative intendano assumere per verificare quanto riportato, stigmatizzando e prendendo le distanze da un atteggiamento a giudizio degli interroganti di indiscutibile protervia da parte del ministro Lollobrigida, mortificante per tutti i viaggiatori che usufruiscono della rete ferroviaria.

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Istituti di patronato e di assistenza sociale. Legislatura 19ª - Interrogazione n. 4-00856 Pubblicato il 21 novembre 2023, nella seduta n. 127. Nicola Irto primo firmatario

IRTO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

Premesso che:
- gli istituti di patronato e di assistenza sociale sono sottoposti alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
- essi sono enti di diritto privato, gestiti da confederazioni e associazioni nazionali di lavoratori che annoverano nei propri statuti finalità assistenziali;
- la legge 30 marzo 2001, n. 152 e le successive modifiche e integrazioni, recante "Nuova disciplina per gli istituti di patronato e di assistenza sociale", fissa nuove modalità di espletamento del servizio svolto dai patronati, allargandolo a nuove sfere di attività che rispecchiano la dinamica di sviluppo dei servizi, tenendo conto del cambiamento intervenuto nel tessuto socio-economico del Paese;
- i patronati esercitano altresì attività di informazione, di assistenza e di tutela, anche con poteri di rappresentanza, in favore dei lavoratori dipendenti e autonomi, dei pensionati, dei singoli cittadini italiani, stranieri e apolidi presenti nel territorio dello Stato e dei loro superstiti e aventi causa, per il conseguimento in Italia e all'estero delle prestazioni (di qualsiasi genere in materia di sicurezza sociale, di immigrazione e emigrazione) erogate da amministrazioni e enti pubblici, da enti gestori di forme di previdenza complementare o da Stati esteri nei confronti di cittadini italiani;
- in ossequio all'art. 13 della legge n. 152 del 2001, il decreto ministeriale n. 193 del 10 ottobre 2008 dispone che il finanziamento degli Istituti di patronato e di assistenza sociale è corrisposto, sulla base della valutazione della loro attività e della loro organizzazione, in relazione all'estensione e all'efficienza dei servizi offerti degli Istituti medesimi;
- ogni anno il Ministero del lavoro invia a tutti i patronati italiani una tabella riepilogativa dell’attività svolta e dell’organizzazione degli stessi riferita all’anno precedente. Tale tabella è utile per permettere agli stessi Enti di predisporre il rendiconto che, ai sensi dell’art. 14 comma 1, lettera b) della legge n. 152 del 2001, deve essere presentato al Ministero entro 3 mesi dalla chiusura dell’esercizio annuale. Ad oggi, la predetta tabella riepilogativa dell’attività e dell’organizzazione dei patronati per l’anno 2022, non è ancora disponibile,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e, in virtù dell’importanza della situazione, quali urgenti e tempestive iniziative di competenza intenda adottare al fine di intervenire in modo solerte sulla predisposizione e sull’invio della citata tabella.

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