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Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'interno.
Premesso che:
il 7 marzo 2024 la nave “Sea Watch 5” ha soccorso in mare circa cinquanta persone che si trovavano su un’imbarcazione di legno nel Mediterraneo centrale. Secondo quanto riferito dagli stessi migranti, il gruppo era partito da Zuwara in Libia;
quattro migranti, con intossicazione da idrocarburi, ustioni, ipotermia e scabbia, sono stati trasbordati dalla nave Sea Watch 5 alla motovedetta Cp319 della Guardia costiera, che li ha sbarcati a Lampedusa. L’evacuazione medica è stata effettuata durante la notte;
i migranti, provenienti dal Pakistan e dall’Eritrea, sono stati portati al poliambulatorio dell’isola siciliana da dove, all’alba, due sono stati dimessi e condotti all’hotspot di contrada Imbriacola;
l’equipaggio della nave umanitaria ha reso nota la notizia del decesso di un giovane minorenne a seguito delle ustioni riportate, dovute a un misto di acqua di mare e carburante stagnanti nel fondo della barca di legno in cui i migranti sono stati costretti per ore;
non appena espletate le procedure di soccorso a fronte delle gravissime condizioni in cui versava il ragazzo ed altri quattro migranti, la Sea Watch 5 ha chiesto con urgenza alle autorità italiane di evacuare le persone in gravi condizioni mediche, diramando la prima richiesta di medical evacuation (Medevac), intorno alle ore 13;
come dichiarato dal team dell’ONG: "Dopo circa due ore, e senza che nessuna autorità avviasse un'operazione di evacuazione, un ragazzo di 17 anni è morto a bordo della nostra nave”;
il personale della Sea Watch 5 ha, inoltre, dichiarato che solo nove ore dopo la richiesta di evacuazione urgente, la Guardia costiera avrebbe prelevato 4 persone dalla nave, non avendo avuto l’autorizzazione a prendere a bordo il corpo del 17enne deceduto. L’ONG si è vista così costretta a trasportarlo fino al porto assegnato di Ravenna a ben 1.500 chilometri di distanza;
pertanto, il corpo del ragazzo deceduto resterà a bordo della Sea Watch 5 ancora per 4 giorni, il tempo necessario a raggiungere il porto assegnato, peraltro in condizioni disumane, visto che la nave non è dotata di cella frigorifera e spazi separati;
secondo quanto risulta agli interroganti al momento delle operazioni di soccorso l’hotspot di Lampedusa non si trovava in condizioni di sovraccarico numerico,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritengano necessario e urgente intraprendere le dovute iniziative al fine di chiarire per quali motivi la Guardia costiera abbia risposto alla richiesta di medical evacuation con nove ore di ritardo;
se siano state effettuate le dovute procedure al fine di indentificare le persone vulnerabili ai sensi dell’articolo 17, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, che si trovavano a bordo della Sea Watch 5;
per quale motivo sia stato assegnato il porto di Ravenna quale porto sicuro e per quali motivi non sia stata autorizza la Guardia costiera a prelevare il corpo del ragazzo deceduto, anche alla luce della mancanza delle necessarie strutture a bordo della Sea Watch 5 per trasportarlo.
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Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della giustizia. -
Premesso che:
il 28 febbraio 2024, a seguito di un colloquio svoltosi a Roma tra il ministro degli Esteri italiano, il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, come si legge sull'account “Twitter” del portavoce, ha dichiarato, riferendosi ad Ilaria Salis, che: "Questa signora, presentata come una martire in Italia, è venuta in Ungheria con un piano chiaro per attaccare persone innocenti per le strade come parte di un'organizzazione di sinistra radicale. Spero sinceramente che questa signora riceva la meritata punizione in Ungheria", il ministro ungherese, sempre secondo quanto riporta il tweet del portavoce del governo ungherese, ha criticato i media italiani per la versione fornita della vicenda e ha trovato "assolutamente sorprendente che l'Italia abbia tentato di intervenire in un processo giudiziario ungherese, sottolineando l'indipendenza della magistratura ungherese e la non interferenza del governo";
le dichiarazioni del ministro ungherese, oltre a confermare gli elementi di preoccupazione in relazione alla drammatica vicenda di Ilaria Salis che da oltre un anno si trova nelle carceri ungheresi, aggravano ulteriormente il quadro. Come noto la procura ungherese ha chiesto 11 anni di carcere per l’insegnante italiana detenuta, accusata di aver provocato alcune lesioni durante gli scontri con un gruppo di neonazisti europei in data 11 febbraio 2023;
Ilaria Salis si è sempre proclamata innocente ed ha rifiutato di patteggiare la pena scegliendo, invece, di sottoporsi al processo. La richiesta di una pena altissima desta preoccupazione, anche alla luce di una mancata denuncia da parte delle persone rimaste aggredite negli scontri;
in occasione dell’udienza dello scorso 29 gennaio, Ilaria Salis è stata condotta innanzi il tribunale di Budapest con mani e piedi legati da catene e, in aggiunta, una catena legata in vita; un trattamento inumano e degradante che ha, come già evidenziato, profondamente scosso l’opinione pubblica italiana ed europea;
in numerose missive inviate ai suoi legali ed alla sua famiglia la nostra connazionale ha denunciato le condizioni detentive in cui si è trovata a vivere: celle con spazi angusti, mancanza di igiene, areazione insufficiente, mancanza di indumenti. Celle infestate da cimici e scarafaggi, oltre alla presenza di numerosi topi nella struttura. Incompatibilità di orario tra doccia, ora d’aria e cambio lenzuola, una situazione insostenibile e del tutto incompatibile con gli standard europei di rispetto dei diritti umani dei detenuti;
il padre, gli avvocati e altri attivisti che seguono il caso hanno da subito denunciato le condizioni «degradanti» della detenzione, in certi periodi «assimilabili alla tortura». Successivamente alle immagini del tribunale l’ambasciatore ungherese è stato convocato dal ministro degli Esteri alla Farnesina per ricevere la protesta formale del Governo italiano e la richiesta formale di vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie;
considerato che:
l’articolo 3 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, sottoscritta anche dall’Ungheria, prevede il divieto di tortura, pene o trattamenti inumani e degradanti. Tale divieto rappresenta un elemento costante in tutti gli strumenti internazionali di tutela dei diritti dell'uomo e in gran parte delle Costituzioni moderne; come tale la Corte EDU ha più volte ribadito l'importanza del divieto definendolo "un principio fondamentale delle società democratiche";
inoltre, la predetta norma è l'unica della Convenzione che non prevede eccezioni o deroghe, il divieto, infatti, non trova impedimenti d'azione neppure in circostanze gravi quali la lotta al terrorismo o alla criminalità organizzata. La Corte EDU, infatti, nella sentenza “Chahal c. Regno Unito” del 7 luglio 1996, ha affermato il principio, più volte ribadito negli anni successivi, secondo cui nessuna circostanza, comprese la minaccia di terrorismo o le preoccupazioni per la sicurezza nazionale, può giustificare l'esposizione di un individuo al rischio concreto di tali violazioni di diritti umani;
l’articolo 33 della medesima Convenzione disciplina i ricorsi interstatali e prevede che: “Ogni Alta Parte Contraente può deferire alla Corte ogni inosservanza delle disposizioni della Convenzione e dei suoi protocolli che essa ritenga possa essere imputata ad un’altra Parte Contraente”;
come di tutta evidenza, le condizioni di detenzione cui è sottoposto la cittadina italiana Ilaria Salis sono in palese violazione della giurisprudenza consolidata della Corte EDU e l’uso delle manette durante il procedimento penale, emerso dalle immagini mostrate da tutti i media, sembra non necessario e sproporzionato all’esigenze di sicurezza e, quindi, in contrasto con la giurisprudenza della Corte EDU (in tal senso si vedano le sentenze Svinarenko and Slyadnev v. Russia [GC], 2014, § 117; Korneykova and Korneykov v. Ukraine, 2016, § 111),
si chiede di sapere per quali motivi il Governo italiano non si sia ancora attivato nelle competenti sedi al fine di far deferire il Governo ungherese alla Corte EDU per le palesi e continue violazioni della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali ai danni della connazionale Ilaria Salis.
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Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. -
Premesso che:
l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, meglio conosciuta con l’acronimo AIRE, è stata istituita con legge 27 ottobre 1988, n. 470, contiene i dati dei cittadini italiani che risiedono all’estero per un periodo superiore ai 12 mesi ed è gestita dai Comuni sulla base dei dati e delle informazioni provenienti dalle rappresentanze consolari all’estero;
l’iscrizione all’AIRE costituisce il presupposto per usufruire di una serie di servizi forniti dalle rappresentanze consolari all’estero, nonché per l’esercizio di importanti diritti, quali ad esempio la possibilità di votare per le elezioni politiche, i referendum e per l’elezione dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo per corrispondenza nel Paese di residenza;
secondo le statistiche fornite dall'AIRE, al 1° gennaio 2022 gli italiani residenti all'estero erano 5.806.068, circa 517.000 in più rispetto al 2019, anno delle ultime elezioni europee e così ripartiti nelle quattro circoscrizioni elettorali estere: in Europa 3.189.905, America meridionale 1.804.291, America settentrionale e centrale 505.567 e Africa, Asia, Oceania e Antartide 306.305;
come noto un cittadino iscritto all’AIRE è un cittadino italiano a tutti gli effetti e, consequenzialmente, un cittadino dell’Unione europea;
considerato che:
si registrano diverse segnalazioni di cittadini iscritti all’AIRE, residenti in Canada e negli Stati Uniti d’America, che sono impossibilitati a esprimere il loro diritto di voto nelle elezioni europee;
l’articolo 1 del decreto-legge 29 gennaio 2024 n.7 recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell’anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale, permette agli elettori fuori sede di esercitare il loro diritto di voto;
una fitta rete di consolati e ambasciate lavora e fornisce i servizi necessari ai tanti cittadini residenti all’estero;
il 4 febbraio 2024 si sono tenute le elezioni presidenziali di El Salvador e i cittadini salvadoregni residenti in Italia hanno esercitato il loro diritto di voto attraverso la possibilità di voto da remoto ovunque tramite internet o di voto elettronico attraverso i seggi allestiti all’interno delle ambasciate in diverse città italiane,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dell’incresciosa impossibilità di molti cittadini iscritti all’AIRE di esercitare il loro diritto di voto;
se siano allo studio possibili modalità di voto alternative per garantire il diritto di voto agli italiani residenti all’estero e impossibilitati a rientrare nel proprio comune di iscrizione all’AIRE in Italia;
più in generale, quali siano le iniziative che il Ministro intenda intraprendere al fine di garantire l’esercizio di tale diritto.
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IRTO - Ai Ministri della cultura e dell'interno.
Premesso che:
- nel comune di Nicotera (Vibo Valentia) sorge sulla costa il villaggio turistico ex Valtur “Gioia del Tirreno”, realizzato tra il 1968 e il 1972 come Club Mediterranée;
- ad oggi sono già 10 anni dalla chiusura dell’ex villaggio Valtur, sito di grande interesse architettonico e paesaggistico che ha tutte le potenzialità per diventare un polo di ecoturismo e sviluppo sostenibile per la Calabria e per la nostra nazione;
- di fatto, al tempo, i progettisti (l'architetto Cidonio e il paesaggista Porcinai), attraverso l'utilizzo di avanzate tecniche europee del recupero ambientale, realizzarono un complesso innovativo dal punto di vista architettonico e della compatibilità ambientale: il villaggio è dotato di un impianto geometrico organizzato con un lungo asse verso l'entroterra, con cellule attorno ad ampi cortili collegati da percorsi pedonali verso la pineta e il mare, un sistema di dune con funzione di schermatura dai venti salsi per il controllo del microclima, con l'obiettivo di creare un vero e proprio paesaggio-parco fruibile e godibile da parte dei villeggianti;
inizialmente Club Méditerranée, in seguito villaggio Valtur, per 40 anni ha assicurato agli ospiti un soggiorno di qualità e l’immersione nelle bellezze naturali e nel patrimonio culturale di una terra in gran parte incontaminata che grazie a questa intensa attività turistica ha esteso effetti positivi anche sul tessuto economico: a metà anni ‘70 il complesso ha dato lavoro a 550 persone (300 della comunità locale) e si contavano fino a 1.200 posti letto, sfiorando le 100.000 presenze annue;
- nel 2006 la proprietà del villaggio è passata alla Prelios, società di gestione e servizi immobiliari ex Pirelli real estate, ma la preziosa pineta è rimasta demaniale;
- nel 2011 a seguito della procedura di amministrazione straordinaria, il complesso malauguratamente ha chiuso: manutenzioni interrotte, deterioramento degli edifici e delle attrezzature, incendi, danni alla vegetazione non più mantenuta, maestranze licenziate;
- è un vulnus arrecato non solo al territorio di Nicotera che in quel villaggio si identificava, ma all’intero patrimonio culturale italiano;
- nel 2016 il lavoro di studio e ricerca dell'associazione ha individuato nel villaggio un bene culturale e ambientale da tutelare urgentemente;
- l'assenza di manutenzione ha causato danni importanti agli edifici, perdita di esemplari botanici, nonché di parte del disegno paesaggistico originario e nel 2018 è stato demolito il ristorante al mare in quanto pericolante;
nel 2019 è stata denunciata l’incuria del villaggio ed è stato chiesto con sollecitudine al Ministero della cultura di riconoscerne il particolare interesse paesaggistico e architettonico, cosa che è stata fatta con il decreto ministeriale n. 186/2019 che vi ha posto il vincolo;
- oggi il complesso è di proprietà del fondo immobiliare “Hospitality and Leisure” in gestione alla Prelios SGR;
- dal processo “Rinascita Scott” e da molte inchieste giornalistiche è stato evidenziato come ci sono stati forti interessi delle economie criminali su quell’area costiera;
- a parere dell’interrogante, in linea con il piano strategico del turismo nazionale e con il green deal europeo, il recupero dell’area costituirebbe per la comunità locale e per il turismo calabrese un volano significativo per creare occupazione in diversi comparti e sarebbe un argine ai pervasivi circuiti della criminalità organizzata; questo aspetto è assai delicato in un territorio che in passato ha visto per tre volte in un decennio lo scioglimento del Consiglio comunale di Nicotera;
- vieppiù che, in assenza di una tempestiva e specifica vigilanza istituzionale, si rischia seriamente che il bene possa entrare a far parte dell'economia criminale, con conseguente perdita del suo riconosciuto valore architettonico e paesaggistico-ambientale, rischio di demolizioni, nuove intensive costruzioni e uno stravolgimento del progetto che porterebbe a una cementificazione incontrollata dell'area;
- allarmante è la notizia riportata su un’importante testata giornalistica di un annuncio di “svendita” del villaggio “Gioia del Tirreno” ad una cifra base di appena 1.282.500 euro: 15 ettari a poco più di un milione, a giudizio dell’interrogante un paradosso. Non è quindi il momento di indugiare e assistere inerti al degrado e alle manovre dell’economia criminale;
- a supporto della richiesta di salvare l’ex villaggio Valtur, sono intervenute diverse associazioni nazionali e regionali, circa 71, che hanno sottoscritto una missiva di appello “Salviamo una perla della costa tirrenica calabrese” alle istituzioni e alle forze politiche, economiche e sociali;
- le istituzioni devono agire tempestivamente con la piena consapevolezza dei pericoli che la vicenda dell’ex villaggio Valtur segnala per la tutela di diritti costituzionali fondamentali: la difesa del patrimonio naturale e culturale e la piena libertà di goderne grazie a un sistema economico sano e sostenibile,
si chiede di sapere:
- se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di competenza intendano adottare, contro ogni speculazione, al fine di rendere l’ex villaggio Valtur polo di ecoturismo e di sviluppo sostenibile;
- quali provvedimenti intendano adottare al fine di rendere effettivo il vincolo posto dal Ministero della cultura, per garantire una tutela architettonica e paesaggistico-ambientale del villaggio turistico e rilancio della struttura che produce benefici per la collettività;
- quali iniziative di competenza, infine, intendano adottare per scongiurare che il bene possa entrare a far parte del patrimonio della criminalità organizzata.
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Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che:
la tragedia avvenuta all’interno del cantiere Esselunga di Firenze ha reso non più procrastinabile la necessità di rafforzare il personale e gli strumenti per la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori sui luoghi di lavoro;
l’Ispettorato nazionale del lavoro opera con un grave sottorganico in tutti i profili e risultano insufficienti le risorse, le dotazioni e gli strumenti a disposizione del personale;
in questi mesi, a più riprese, le forze sindacali hanno evidenziato le criticità dell’Ispettorato: la carenza di personale, ispettivo e non solo, la rinuncia di molti vincitori di concorso a prendere servizio per la scarsa attrattività dell’ente e la carenza di infrastrutture informatiche adeguate;
la questione relativa alla proroga e allo scorrimento delle graduatorie è stata oggetto di un emendamento della prima firmataria della presente interrogazione alla legge di conversione del decreto del decreto-legge 30 dicembre 2023, n. 215 (milleproroghe), che però non ha trovato sostegno tra le forze politiche di maggioranza;
i rappresentanti sindacali di FP CGIL, CISL FP, UILPA, FLP, Confintesa FP, CONFSAL-UNSA e USB PI in data 23 febbraio 2024 sono tornati a chiedere che siano “previste nuove assunzioni e che l’INL sia autorizzato, per via normativa, a usare una quota del proprio importante avanzo di bilancio per investire adeguate risorse in favore del personale”, al fine di assumere “una volta per tutte la responsabilità anche di investire su chi quotidianamente si batte in prima persona per tutelare il lavoro, la salute e la vita dei lavoratori, beni primari ed essenziali”,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di intervenire sulla situazione dell’organico dell’Ispettorato nazionale del lavoro, risolvendo il problema della carenza di personale prevedendo anche lo scorrimento integrale delle graduatorie e nuove risorse per l’assunzione di personale.