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Ai Ministri della salute, delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali.
Premesso che:
il Ministero della salute, in data il 27 gennaio 2020, all’inizio dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, ha attivato il numero di pubblica utilità 1500, al fine di garantire alla cittadinanza informazioni e assistenza;
il servizio vede impegnati 500 operatori di Almaviva dei siti produttivi di Palermo, Catania, Rende, Napoli e Milano;
considerato che:
dal comunicato inviato, in data 29 dicembre 2022, dalle segreterie nazionali dei sindacati SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL, si apprende della comunicazione ad Almaviva contact, da parte del Ministero della salute, di procedere alla cessazione del servizio 1500 a decorrere dal 31 dicembre 2022, condannando i 500 lavoratori alla collocazione in cassa integrazione straordinaria a zero ore e senza alcuna prospettiva occupazionale;
nel corso del tavolo tecnico che si è tenuto lo scorso 7 dicembre 2022 tra le organizzazioni sindacali, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero delle imprese e del made in Italy e il Ministero della salute, quest’ultimo aveva affermato la volontà di garantire la continuità lavorativa del personale, valorizzando le competenze acquisite in questi 3 anni e trasformando il servizio 1500 in un numero di pubblica utilità da dedicare all’assistenza agli utenti in ambito sanitario;
in riferimento alla vertenza, in data 12 dicembre 2022, si è tenuto un incontro tra il Governo regionale e i rappresentanti sindacali dei lavoratori del call center, nel corso del quale l’assessore per le attività produttive, Edy Tamajo, e l’assessora per il lavoro, Nuccia Albano, hanno preannunciato l’avvio di un’interlocuzione con il ministro Urso, nonché la programmazione di un tavolo tecnico con i responsabili dell’azienda;
considerato inoltre che:
- i licenziamenti colpiranno i siti produttivi delle città di Palermo e Catania;
- le regioni del Mezzogiorno sono già notoriamente colpite da una storica crisi occupazionale e, in particolare, secondo i dati Eurostat riferiti al 2021 Sicilia, Campania, Calabria e Puglia sono tra le 4 delle 5 regioni europee con il minor tasso di occupazione,
si chiede di sapere quali iniziative urgenti i Ministri in indirizzo abbiano adottato al fine di rispettare gli impegni presi con le sigle sindacali nel corso dell’incontro che si è tenuto con i rappresentanti del Governo regionale lo scorso 12 dicembre, al fine di tutelare i lavoratori di Almaviva, considerata anche la recente determinazione del Ministero della salute di non disperdere le professionalità e le competenze acquisite in questi anni, ma, al contrario, di valorizzarle dando luogo ad un servizio di pubblica utilità.
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Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Premesso che:
sebbene il momento peggiore dell’emergenza epidemiologica sembri ormai superato, non vi è dubbio che le ultime rilevazioni mostrano un nuovo incremento dei contagi che impone la necessità di mantenere invariato il livello di prevenzione limitando la circolazione del COVID-19 sui luoghi di lavoro e appare altresì necessario riproporre le tutele normative approntate in fase di crisi pandemica per proteggere i lavoratori fragili la cui salute, in ragione dell’età, di una patologia cronica o di un handicap con connotazione di gravità pregressi, rischi di essere irrimediabilmente compromessa dal virus;
come noto, l’articolo 26 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica, ha introdotto un insieme di misure allo scopo di salvaguardare questi lavoratori, ovvero l’equiparazione del periodo di assenza per malattia da COVID-19 al ricovero ospedaliero, il rimborso forfettario per i lavoratori non aventi diritto all’assicurazione e il diritto di svolgere la prestazione lavorativa ordinariamente in modalità agile, in cosiddetto smart working;
le misure normative sono state più volte prorogate, anche se in maniera residuale e sempre più scarna; da ultimo, l’articolo 25-bis del decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2022, n. 142, decreto “aiuti bis”, ha prorogato fino al 31 dicembre 2022 il diritto allo smart working, esteso anche ai lavoratori con figli fino a 14 anni; questi ultimi possono usufruirne a condizione che il tipo di prestazione lavorativa sia compatibile con il lavoro agile e che l'altro genitore lavori e non goda nello stesso periodo di ammortizzatori sociali;
a giudizio degli interroganti le misure si sono dimostrate valide per per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus negli ambienti di lavoro, in special modo lo smart working, dal momento che, da quanto si apprende a mezzo stampa, l’osservatorio del Politecnico di Milano in Italia ha stimato che la pandemia ha provocato una brusca accelerazione del ricorso al lavoro agile, considerando che prima dell’emergenza lo smart working riguardava poco più di 500.000 lavoratori mentre durante il lockdown si è raggiunto la quota di 6,5 milioni;
il Governo attuale non ha inserito nel testo del disegno di legge di bilancio per il 2023 alcuna norma volta a ripristinare le tutele di cui all’articolo 26 del decreto-legge n. 18 del 2020 e non ha neppure chiarito se il ricorso allo smart working, in scadenza al 31 dicembre 2022 verrà nuovamente prorogato,
si chiede di sapere quali iniziative necessarie e urgenti di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda adottare intraprendere al fine di ripristinare tutte le misure a tutela dei lavoratori fragili, specie in questa fase di accertata ripresa dei contagi da COVID-19.
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Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica.
Premesso che:
il Mare Adriatico, secondo l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), oltre a presentare preoccupanti fenomeni di inquinamento, versa in un marcato stato di sovrasfruttamento dei principali stock ittici, che potrebbe portare gradualmente al collasso dell'ecosistema;
la fascia costiera del Piceno e` inserita nella legge 6 dicembre 1991, n. 349 (legge quadro sulle aree protette) tra le aree marine di reperimento da destinarsi ad aree marine protette;
nonostante ciò, tale bacino presenta un grosso deficit in rapporto agli obiettivi di tutela della biodiversità fissati dall'Unione europea e programmati dalla stessa normativa italiana;
tenuto conto che in linea con l'obiettivo della Strategia europea per la biodiversità 2030, l'Italia ha recentemente aderito ai "Blue Leaders", alleanza mondiale dei Paesi più impegnati per la salvezza dei mari del pianeta di fronte alla crisi climatica, alla pesca eccessiva, all'inquinamento e ad altre minacce;
considerato che:
come espresso dalle amministrazioni locali della provincia di Ascoli Piceno interessate, il Parco marino del Piceno si inserisce in una idea moderna di "parco", ovvero nella concezione di una gestione integrata, per lo sviluppo sostenibile della fascia costiera, tendente in primo luogo a recuperare l'ambiente costiero e contestualmente a farlo convivere con le attività umane;
gli stessi Enti locali dell'area hanno intrapreso nel tempo una serie di iniziative in tal senso e sottoscritto nel 1998 un accordo di programma per l'istituzione del "Parco Marino del Piceno"; iniziative che si sono pero` interrotte nel 2010, a seguito dell'espressione il 29 aprile 2010, da parte della Conferenza Unificata, di un parere favorevole dello schema di decreto istitutivo dell'area marina protetta "Costa del Piceno";
nel giugno 2021, i sette sindaci dei Comuni della provincia di Ascoli Piceno, inclusi nel citato schema di decreto istitutivo dell'area marina protetta, hanno sottoscritto congiuntamente un documento nel quale si sostiene tra l'altro che «nella complessa congiuntura legata alla pandemia il progetto del "Parco Marino del Piceno" possa rappresentare oltre che un progetto innovativo per la doverosa transizione ecologica dell'economia, una importante opportunità per la qualificazione del territorio, migliorando il suo contesto ambientale e la sua riconoscibilità nazionale ed internazionale con ricadute benefiche sul comparto turistico e sugli altri settori dell'economia locale» e si esprime formalmente «la volontà delle rispettive Amministrazioni di procedere senza ulteriori indugi» di riprendere l'iter finalizzato a «pervenire nel minor tempo possibile all'istituzione dell'AMP Costa del Piceno»;
a seguito della suddetta iniziativa istituzionale, il Ministero della transizione ecologica, dopo un primo confronto con i sindaci delle amministrazioni coinvolte, avvenuto il 19 luglio 2021, ha convocato formalmente un tavolo istituzionale, tenutosi il 27 settembre 2021, nel corso del quale si e` stabilito di incaricare l'ISPRA dell'aggiornamento degli studi biologici e socio-economici elaborati a supporto dell'originario percorso istitutivo nel 2008;
a distanza di oltre un anno da tale determinazione, non si hanno notizie riguardo all'avvio delle attività scientifiche e delle consultazioni da svolgere; ciò mentre nelle comunità locali interessate si sta sviluppando, a cura degli enti interessati e di una rappresentativa associazione di volontariato appositamente costituita, una intensa azione di informazione, di sensibilizzazione e di confronto tra i vari soggetti socio-economici del territorio finalizzata alla condivisione delle possibili soluzioni alle fisiologiche criticità legate all'istituzione della riserva,
si chiede di sapere
quali iniziative di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda adottare ai fini della istituzione dell'area marina protetta della costa del Piceno in attuazione della già citata legge 6 dicembre 1991, n. 349 e quali tempi preveda siano necessari al fine completarne l'iter istitutivo, laddove dagli studi di cui si e` stabilito l'aggiornamento venissero confermate le condizioni già verificate nel 2010.
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IRTO - Ai Ministri dell'economia e delle finanze, della transizione ecologica e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili.
Premesso che:
- in data 8 novembre 2022, sul sito di Poste italiane, nella pagina dedicata alla misura superbonus edilizio è apparso un comunicato che recita testualmente: "Il servizio di acquisto di crediti d'imposta è sospeso per l'apertura di nuove pratiche. È possibile seguire l'avanzamento delle pratiche in lavorazione e caricare la documentazione per quelle da completare". A fronte di tale decisione - non è stata fornita alcuna spiegazione ufficiale;
- nelle scorse settimane anche Cassa depositi e prestiti aveva proceduto a bloccare la cessione dei crediti;
- Poste italiane era uno dei pochi istituti ad offrire ancora questa possibilità, insieme a Banca Intesa, seppur con costi più elevati rispetto al passato;
- la decisione di CDP, di Poste e dell’intero sistema bancario evidenzia una palese criticità che si riverbererà su tutto il sistema produttivo di settore e sulle famiglie ed è prevedibile una pericolosa fase di stallo;
- a ciò bisogna aggiungere anche il rilevante e inspiegabile ritardo nella liquidazione delle pratiche da parte degli istituti di credito che, pur avendo chiuso da mesi le piattaforme per l’acquisto di nuovi crediti, non onorano i vecchi contratti firmati e non provvedono alla stipula dei nuovi, prolungando in alcuni casi artificiosamente le istruttorie con riverbero devastante sulle imprese e sulle famiglie;
- la situazione sta creando preoccupazione nel settore edile perché è in atto una forte speculazione da parte di chi ancora acquista i crediti relativi al superbonus, sfruttando proprio la necessità di liquidità delle imprese. Ciò avviene nonostante una circolare dell’Agenzia delle entrate sia intervenuta proprio per cercare di sbloccare la cessione dei crediti, dopo che nei mesi scorsi una serie di provvedimenti della stessa Agenzia ha creato profonde incertezze fra le imprese interessate;
- tutte le organizzazioni di categoria stanno sollecitando un tempestivo intervento del Governo,
si chiede di sapere quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano attivare, in tempi rapidissimi, al fine di aprire un tavolo con le imprese della filiera delle costruzioni e il sistema finanziario e creditizio per individuare una risposta definitiva al grave problema della cessione dei crediti legati ai bonus edilizi, contrastando la speculazione in atto e salvaguardando la tenuta delle imprese e dell’occupazione collegata alla misura del superbonus.
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Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
Premesso che:
il 1º luglio 2013 la Croazia è stata il primo dei sette Paesi dei Balcani occidentali ad aderire alla UE, mentre il Montenegro, la Serbia, la Repubblica di Macedonia del nord e l'Albania sono candidati ufficiali;
successivamente sono stati avviati negoziati e capitoli di adesione con il Montenegro e con la Serbia, mentre la Bosnia ed Erzegovina e il Kosovo sono potenziali Paesi candidati;
la UE da tempo ha sviluppato una politica per sostenere la graduale integrazione dei Paesi dei Balcani occidentali nell'Unione europea e obiettivo dichiarato e perseguito è di promuovere la pace, la stabilità e lo sviluppo economico nei Balcani occidentali e aprire la prospettiva dell'integrazione in Europa;
il 3 novembre 2022, a Berlino sono stati firmati tre accordi tra i sei Paesi dei Balcani occidentali, al fine di facilitare la libera circolazione dei cittadini e rilanciare l'integrazione regionale;
sulla base degli accordi, i sei Paesi dei Balcani occidentali riconosceranno reciprocamente le carte d'identità, i diplomi e le qualifiche professionali dei loro cittadini;
gli accordi tra Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Serbia e Montenegro rappresentano un passo avanti positivo per la regione, in un momento in cui le relazioni tra Kosovo e Serbia continuano ad essere tese, e segnano il ritorno del "processo di Berlino", piattaforma negoziale regionale per accompagnare i Paesi balcanici verso l'integrazione europea;
nelle ultime settimane si è registrato un forte deterioramento dei rapporti tra la Serbia e il Kosovo;
recentemente il Governo serbo si è riunito in sessione straordinaria per discutere sulla crisi del Kosovo;
come riportato dalle agenzie di stampa, in precedenza il presidente Vucic ha incontrato l'inviato speciale UE Miroslav Lajcak e successivamente gli ambasciatori di Russia e Cina;
al centro dei colloqui gli ultimi preoccupanti sviluppi nella situazione in Kosovo, dove la popolazione serba ha rifiutato il cambio della targa automobilistica;
inoltre, secondo quanto riportato da diversi organi di stampa, Belgrado avrebbe rifiutato una proposta franco-tedesca avanzata a Serbia e Kosovo intesa a risolvere l'annosa questione delle reciproche relazioni bilaterali;
il portavoce del servizio europeo per l'azione esterna ha sottolineato come l'escalation fra Pristina e Belgrado degli ultimi giorni sia molto pericolosa e stia portando a sviluppi che mettono a rischio anni di duro lavoro e di risultati,
si chiede di sapere:
se il Governo italiano non intenda, anche per il ruolo strategico che l'area balcanica riveste per la sicurezza del nostro Paese, avviare e sostenere un'azione diplomatica, in ambito UE e autonoma, al fine di far decantare la situazione di forte tensione tra Serbia e Kosovo;
se abbia già intrapreso le opportune iniziative in vista del cruciale vertice dei Balcani occidentali che si terrà in Albania a dicembre;
se stia valutando l'opportunità di adottare nuovi paradigmi strategici a fronte dell'instabilità nei Balcani, quale possibile proiezione del conflitto ucraino con le conseguenti sfide relative all'assetto liberaldemocratico sostenuto dalle alleanze occidentali;
se non ritenga opportuno riferire al Parlamento in merito ai fatti esposti e alle iniziative che il nostro Paese intenda intraprendere riguardo alla crisi nei Balcani.