Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-00308 - Pubblicato il 15 marzo 2023, nella seduta n. 49 - Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

Premesso che:
lo stabilimento Montefibre nasce nella metà degli anni '70 ed è stato un'importante realtà industriale nella produzione di fibre di poliestere inserita nell'area di sviluppo industriale di Acerra (Napoli); per il ciclo produttivo sono sempre state utilizzate le tecnologie più avanzate del momento e il complesso industriale è stato costituito dai seguenti impianti e servizi: a) impianto per la produzione di dimetiltereftalato; b) impianto per la produzione di polimero polyetilentereftalato; c) impianto per la produzione di fibre tessili e filati di poliestere; d) centrale termoelettrica a metano; e) impianti per la produzione di fluidi di servizi come azoto, aria compressa, acqua refrigerata, acqua di torre, acqua demineralizzata; f) impianto biologico a fanghi attivi per la depurazione dei reflui industriali del sito;
negli anni, lo stabilimento a livello occupazionale ha superato stabilmente le 1.000 unità (tra diretti e indotti); nel corso del periodo dal 2000 al 2010, l'azienda ha subito una pluralità di cessioni e riorganizzazioni, anche con il coinvolgimento di investitori stranieri; tra la fine del 2012 e la metà del 2013 è stato avviato, da parte della Montefibre, un vero e proprio programma di smantellamento degli impianti; a marzo 2015 tutti i lavoratori ex Montefibre sono stati posti in mobilità; attualmente i lavoratori superstiti vivono con un trattamento di mobilità in deroga di circa 500 euro e a distanza di tanti anni dalla perdita del lavoro, nonché in considerazione dell’età anagrafica raggiunta, questi ex lavoratori si trovano nella paradossale condizione di non poter essere riassorbiti in ambito lavorativo e di non poter accedere al trattamento pensionistico;
molti lavoratori ex Montefibre hanno lavorato a lungo con esposizione all’amianto;
tutta la letteratura scientifica è concorde sui risultati dei dati epidemiologici relativi alle conseguenze dell'esposizione alle fibre di amianto, che colpiscono in modo subdolo non soltanto i lavoratori esposti direttamente, ma anche le famiglie dei lavoratori ed i cittadini dei luoghi dove si trovano stabilimenti che contengono amianto; inoltre l’esposizione ad amianto può comportare l’insorgere delle patologie asbesto correlate anche decenni dopo il contatto con la sostanza;
con il riconoscimento che l’esposizione all’amianto è gravemente nociva per la salute, la legge n. 257 del 1992 ha non soltanto stabilito la cessazione dell’impiego di amianto in qualsiasi tipo di attività, ma ha fissato i criteri per l'accesso anticipato, in favore dei lavoratori esposti all'amianto, al trattamento pensionistico per un periodo pari al 50 per cento di dimostrata qualificata esposizione, purché decennale, oppure senza alcuna limitazione per coloro che avessero contratto patologie asbesto correlate;
al fine della descrizione del ciclo produttivo e del riconoscimento dell’esposizione all’amianto dei lavoratori ex Montefibre e dei relativi benefici contributivi e previdenziali, la Procura della Repubblica di Nola ha disposto nel 2005 una perizia tecnica dalla quale è emerso che nel ciclo lavorativo dell’azienda Montefibre di Acerra il rischio amianto era presente sin dall’inizio della sua attività; si trattava di un rischio diffuso in tutti i reparti dovuto, in particolare, alla presenza di materiali contenenti amianto a carattere friabile, soggetto ad usura e costantemente ripristinato attraverso interventi di manutenzione, pertanto l’applicazione agli ex lavoratori della società ex Montefibre, al pari di altri lavoratori ugualmente in condizione di esposizione, di quanto previsto dall’art. 13, comma 8, della legge n. 257 del 1992, laddove si prevede che “per i lavoratori che siano stati esposti all'amianto per un periodo superiore a dieci anni, l'intero periodo lavorativo soggetto all'assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali derivanti dall'esposizione all'amianto, gestita dall'INAIL, è moltiplicato, ai fini delle prestazioni pensionistiche, per il coefficiente di 1,5”, sarebbe oltre che doveroso, anche necessario, al fine di contribuire a riconoscere un diritto ai lavoratori esposti ad amianto, che hanno subito i processi di ristrutturazione e dismissione di cui sopra, consentendo di accedere ai trattamenti pensionistici a coloro che si trovano in una condizione anagrafica idonea; purtroppo i termini per la richiesta dei benefici previdenziali connessi al riconoscimento di esposizione ad amianto sono scaduti e non sono stati più riaperti;
ad oggi ci sono ancora centinaia di lavoratori, come gli operai ex Montefibre, che sono affetti da patologie asbesto correlate, ma che non rientrano nei benefici previdenziali e, dunque, sono danneggiati da una situazione di disuguaglianza alla quale deve essere posto rimedio, nonostante nelle scorse Legislature molti siano stati gli interventi normativi finalizzati ad estendere la platea dei soggetti beneficiari e a riconoscere maggiori facilitazioni agli ex lavoratori affetti da patologia correlata all'asbesto,

si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo stia adeguatamente monitorando la situazione;
se non ritenga di avviare un'interlocuzione con l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, finalizzata all’emanazione di un provvedimento volto al riconoscimento dell’esposizione all’amianto dei lavoratori ex Montefibre ed alla certificazione di esposizione ai fini dell’accesso ai benefici previdenziali previsti dall’articolo 13, comma 8, della legge n. 257 del 1992 e successive modifiche;
se non intenda adottare immediate iniziative, anche legislative, per rendere, in tempi celeri e certi, esigibili dai singoli lavoratori che hanno già maturato i requisiti previsti i benefici previdenziali connessi alla esposizione all'amianto previsti delle leggi susseguitesi a partire dalla legge n. 257 del 1992, sino all'articolo 1, comma 277, della legge n. 208 del 2015.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00257 - Pubblicato il 1° marzo 2023, nella seduta n. 44 - Nicola Irto cofirmatario

Premesso che:
con il recepimento della direttiva dell'Unione europea Red II (decreto legislativo n. 199 del 2021), l'Italia ha compiuto un passo in avanti nel campo delle cosiddette comunità energetiche rinnovabili (CER), un modello innovativo di gestione dell'energia già ampiamente diffuso in altre aree europee;
le CER sono associazioni composte da enti pubblici locali, aziende, attività commerciali o cittadini privati, che scelgono di dotarsi di infrastrutture per la produzione di energia da fonti rinnovabili e l'autoconsumo attraverso un modello basato sulla condivisione: una forma energetica collaborativa nata per favorire la gestione congiunta e ridurre la dipendenza energetica;
in Italia le CER faticano però a diffondersi. Nonostante siano una soluzione utile e concreta per contrastare il caro bollette, l'emergenza climatica e la povertà energetica, sono, infatti, pochissime quelle realmente attive o che stanno ricevendo gli incentivi statali erogati dal Gestore dei servizi elettrici (GSE);
a pesare sull'avvio delle CER si contano: lungaggini burocratiche, la mancanza degli incentivi da parte del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, il ritardo di ARERA sull'emanazione delle regole attuative, che si uniscono alle difficoltà nel ricevere le informazioni necessarie a identificare l'ambito di sviluppo delle CER, così come le registrazioni e il ricevimento degli incentivi o i preventivi onerosi per allacci alla rete;
in particolare, la norma contenuta nell'articolo 8 del decreto legislativo n. 199 del 2021, che indicava 180 giorni per aggiornare i meccanismi di incentivazione, ovvero entro maggio 2022, risulta ad oggi disattesa;
sino all'adozione di tali provvedimenti, continua quindi ad applicarsi la disciplina sperimentale e transitoria di cui all'articolo 42-bis del decreto-legge n. 162 del 2019, che prevede che i consumatori finali o produttori di energia possano associarsi per "condividere" l'energia elettrica localmente prodotta da nuovi impianti alimentati da fonte rinnovabile di piccola taglia con riferimento a nuovi impianti alimentati a fonti di energia rinnovabili (FER) con potenza complessiva non superiore ai 200 kilowatt, entrati in esercizio a partire dal 1° marzo 2020 e fino al 12 febbraio 2022 (intesi i 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 199 del 2021 di recepimento della direttiva (UE) 2018/2001 Red II);
considerato che:
il sostegno allo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili (CER) è un obiettivo di primaria importanza, sia per lo sviluppo e diffusione di energia da fonti rinnovabili, sia per le finalità di natura sociale;
la consultazione pubblica, necessaria per delineare lo strumento più adatto per il sostegno alle CER, si è conclusa ormai da tempo fornendo al Ministero dell'ambiente, grazie al contributo dei numerosi partecipanti, tutte le indicazioni utili per agevolare la diffusione capillare delle CER e garantire i benefici attesi, in termini sia economici che energetici, ai soggetti che vorranno aderire a questa modalità nuova di gestione dell'energia in condivisione;
le recenti vicende che hanno condizionato l'incremento dei costi energetici e le difficoltà del nostro Paese nell'approvvigionamento delle risorse energetiche rendono sempre più urgente la definizione di un apposito piano nazionale per il risparmio energetico e per interventi finalizzati ad aumentare drasticamente la quota di rinnovabili prodotte in Italia. In tale contesto, le CER potrebbero rappresentare un importante strumento di sviluppo, contribuendo al raggiungimento dell'obiettivo di almeno 85 gigawatt di rinnovabili in più entro il 2030 e alla creazione di circa 500.000 nuovi posti di lavoro;
i ritardi che si stanno accumulando sia nell'emanazione dei decreti di sostegno alle CER e la mancata definizione di un apposito piano nazionale per il risparmio energetico e per interventi finalizzati ad aumentare drasticamente la quota di rinnovabili prodotte in Italia, oltre a non risultare comprensibili, rischiano di allontanare il raggiungimento da parte del nostro Paese degli obiettivi di sviluppo e diffusione di energia da fonti rinnovabili e quelli di risparmio energetico e conseguentemente per il contrasto ai cambiamenti climatici,
si chiede di sapere:
in considerazione del ruolo strategico svolto dalle energie rinnovabili per il contrasto ai cambiamenti climatici, quando il Ministro in indirizzo intenda adottare i citati provvedimenti attuativi del decreto legislativo n. 199 del 2021 riguardanti la disciplina dell'autoconsumo e delle comunità energetiche, essendo i termini previsti già ampiamente scaduti, e se intenda chiarire le motivazioni che hanno determinato tale ritardo;
se non ritenga opportuno ed urgente adottare un piano nazionale per il risparmio energetico e per interventi finalizzati ad aumentare drasticamente la quota di rinnovabili prodotte in Italia, da affiancare al PNIEC e alle misure già previste nel PNRR, al fine di garantire un più rapido raggiungimento da parte del nostro Paese degli obiettivi di sviluppo e diffusione di energia da fonti rinnovabili e di risparmio energetico e conseguentemente per rafforzare le misure per il contrasto ai cambiamenti climatici.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00251 - Pubblicato il 28 febbraio 2023, nella seduta n. 43 - Nicola Irto cofirmatario

Ai Ministri dell'economia e delle finanze, dell'ambiente e della sicurezza energetica e delle imprese e del made in Italy

Premesso che:
l'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, stabilisce che, sino al 2025, i soggetti che sostengono spese per gli interventi rientranti nella disciplina prevista dall'articolo 119 possono optare, in luogo dell'utilizzo diretto della detrazione spettante, per la cessione di un credito d'imposta corrispondente alla detrazione;
la disciplina sulla cessione dei crediti di cui al suddetto articolo 121 è stata oggetto di numerose modifiche nel corso degli ultimi mesi, rese necessarie per rafforzare i presidi antifrode, in conseguenza delle quali sono emerse serie problematiche attuative con ricadute sia sulle piccole imprese che sulle famiglie e una drastica riduzione del numero dei cessionari disponibili, lasciando molto spazio ai «gestori energetici» nell'acquisizione dei crediti fiscali;
in molti casi i crediti fiscali maturati con l'esecuzione della prima «tranche» dei lavori, che la normativa vigente individua con il raggiungimento del 30 per cento dell'opera, e la loro successiva acquisizione da parte di istituti finanziari, non hanno più trovato la dovuta ricezione per le successive tranche da parte di banche e istituti di credito che avevano sottoscritto con i condomini o i proprietari di case unifamiliari i contratti di cessione dei crediti;
la situazione è resa ancor più grave a causa dell'improvvisa interruzione dell'acquisizione dei crediti fiscali da parte delle citate società energetiche. In tale contesto, a titolo esemplificativo, da più parti viene segnalato che la società ENEL X, una delle società energetiche attive nell'acquisizione dei crediti generati dagli interventi di efficientamento energetico degli edifici, ha improvvisamente chiuso le operazioni di acquisizione dei crediti già a fine novembre 2022, anche in relazione a lavori già avviati. Molte imprese e cittadini sono stati portati a conoscenza del congelamento dell'acquisizione dei crediti fiscali con una semplice e-mail, con la precisazione che il tutto vale sia per le opportunità già in essere sia per quelle nuove;
tale situazione ha dato luogo a due conseguenze:
la richiesta, da parte delle imprese coinvolte dal congelamento attuato da ENEL X, del saldo dei lavori svolti direttamente alle famiglie che hanno dovuto far fronte a pagamenti molto più consistenti rispetto a quanto prospettato nelle fasi di formulazione dell'intera operazione;
le imprese a cui ENEL X aveva concesso «plafond» di acquisizione crediti che ammontano anche a qualche milione di euro, non avendo la possibilità di cedere il credito maturato, sono state costrette a non avviare i lavori anche a fronte di significative spese sostenute per arrivare a delibere assembleari, produzione di progetti depositati presso gli enti comunali, sovente previa autorizzazione delle Soprintendenze, e comunicazioni di «inizio lavori»;
con il decreto-legge sugli incentivi fiscali, le misure del superbonus e gli altri incentivi fiscali, così come la cessione del credito, hanno subito un ulteriore blocco che rischia di aggravare ulteriormente la situazione descritta e provocare una grave crisi per il settore delle costruzioni e della relativa filiera, con conseguente fallimento di migliaia di imprese e la perdita di migliaia di occupati, nonché di mettere in seria difficoltà economica migliaia di famiglie,
si chiede di sapere:
quali iniziative i Ministri in indirizzo, ciascuno per quanto di competenza, intendano adottare per risolvere le problematiche descritte in premessa e per tutelare i proprietari di immobili e gli operatori del comparto edile che, a causa delle disposizioni che hanno portato al blocco della cessione del credito, si trovano oggi in gravi difficoltà;
quali iniziative intendano adottare al fine di consentire ai «gestori energetici» come ENEL X S.r.l. (società del Gruppo ENEL di cui lo Stato italiano è il principale azionista) di mantenere gli impegni assunti nei confronti delle imprese a cui avevano concesso «plafond» di acquisizione di crediti fiscali;
quali misure intendano adottare per garantire la continuità, il rafforzamento e una maggiore efficacia dei vigenti strumenti di finanziamento degli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare del Paese, e se intendano adottare misure volte a garantire la prosecuzione degli interventi di riqualificazione energetica e la rimozione di tutti gli ostacoli che attualmente bloccano la circolazione dei credili fiscali.

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IRTO - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica.

Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00241 pubblicato il 23 febbraio 2023, nella seduta n. 42 - Nicola Irto primo firmatario

Premesso che:
secondo i dati diffusi dalla Commissione europea il complesso degli edifici, di cui il 65 per cento ad uso residenziale, è responsabile a livello UE di circa il 40 per cento del consumo energetico e del 36 per cento delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra. Il riscaldamento, il raffrescamento e l'utilizzo di acqua calda per uso domestico rappresentano l'80 per cento dell'energia consumata dalle famiglie. Il 35 per cento del parco immobiliare della UE ha più di 50 anni e quasi il 75 per cento è inefficiente dal punto di vista energetico, mentre il tasso di ristrutturazione annua è di circa l'1 per cento;
il 15 dicembre 2021 la Commissione ha presentato una proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia. Tale revisione è strettamente collegata con le iniziative del programma "Fit for 55", ovvero la revisione delle direttive sulla promozione dell'energia da fonti rinnovabili (RED II) e sull'efficienza energetica (EED). La proposta, oggetto di negoziato a livello europeo, mira a far sì che tutti gli edifici nuovi siano a emissioni zero entro il 2030 e gli edifici esistenti lo divengano entro il 2050, con alcune eccezioni per gli edifici storici, i luoghi di culto e gli edifici utilizzati a scopi di difesa. Il Consiglio del 25 ottobre 2022 ha raggiunto un orientamento generale sulla proposta della Commissione convenendo che per quanto riguarda i soli edifici nuovi, dal 2028, quelli di proprietà di enti pubblici dovrebbero essere a emissioni zero, e tutti gli altri edifici nuovi dal 2030;
gli Stati membri hanno convenuto: a) per gli edifici residenziali esistenti, di fissare norme minime di prestazione energetica sulla base di una traiettoria nazionale in linea con la progressiva ristrutturazione del parco immobiliare per renderlo ad emissioni zero entro il 2050, come indicato nei piani nazionali di ristrutturazione edilizia. Allo stato attuale rimane confermato che non è previsto alcun obbligo di ristrutturazione degli edifici esistenti al 2030 e non si prevede alcuna limitazione della possibilità di vendere o affittare gli edifici non riqualificati; b) di fissare requisiti che garantiscano che tutti i nuovi edifici siano progettati per ottimizzare il potenziale di produzione di energia solare e hanno concordato prescrizioni finalizzate a mettere a disposizione infrastrutture per la mobilità sostenibile; c) di pubblicare piani nazionali di ristrutturazione edilizia contenenti una tabella di marcia con obiettivi nazionali per il 2030, il 2040 e il 2050 per quanto riguarda il tasso annuo di ristrutturazione energetica, il consumo di energia primaria e finale del parco immobiliare nazionale e le relative riduzioni delle emissioni operative di gas a effetto serra. I primi piani saranno pubblicati entro il 30 giugno 2026 e successivamente ogni 5 anni;
presso il Parlamento europeo, l'atto dovrebbe giungere alla discussione in plenaria indicativamente nella seduta del 13 marzo 2023. Una volta adottata la posizione negoziale potranno essere avviati i "triloghi" con Consiglio e Commissione europea;
nella prospettiva della Commissione UE, gli investimenti nella riqualificazione energetica dovrebbero costituire anche un'opportunità per l'economia e in particolare per il settore edile, che rappresenta circa il 9 per cento del PIL europeo e impiega 25 milioni di posti di lavoro, in circa 5 milioni di imprese, in prevalenza piccole e medie. Il parco immobiliare italiano, come risulta dalla strategia nazionale per la riqualificazione energetica, è costituito per la maggior parte da edifici a uso residenziale (12,42 milioni) aventi più di 45 anni (oltre il 65 per cento) e in prevalenza rientranti nelle classi energetiche F e G (rispettivamente il 25 per cento e il 37,3 per cento degli immobili censiti dal SIAPE nel periodo 2016-2019). Appare inoltre fondamentale considerare anche il patrimonio immobiliare pubblico, con particolare riferimento agli istituti scolastici, alle strutture sanitarie, ai tribunali e alle carceri, garantendo la continuità degli strumenti di finanziamento degli interventi, quali a esempio il conto termico e prestando particolare attenzione alla riqualificazione degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche;
il proseguimento degli interventi per l'efficientamento energetico e la messa in sicurezza antisismica del patrimonio immobiliare nazionale possono costituire una vera opportunità per il sistema Italia di migliorare le prestazioni energetiche degli immobili e di rinnovare un patrimonio immobiliare avente caratteristiche uniche al mondo;
le misure del superbonus e gli altri incentivi fiscali sono gli strumenti utilizzati nel nostro Paese per rispondere agli obiettivi di riqualificazione edilizia, antisismica ed energetica degli edifici. Negli ultimi due anni, grazie a questi strumenti, sono stati ristrutturati dal punto di vista energetico, con il superbonus 110 per cento, 86 milioni di metri quadrati per 359.440 edifici già completati e ulteriori 122.000 edifici in fase di completamento per un totale di quasi 482.000 edifici. Il successo di queste misure è legato alla possibilità di cedere il credito d'imposta maturato con l'intervento, ma, a causa delle ripetute modifiche alla disciplina, il funzionamento della cessione del credito è stato fortemente rallentato in ragione della capacità fiscale esaurita del sistema, a partire da banche ed altri intermediari finanziari. Le soluzioni avanzate dal Governo per risolvere il blocco nel decreto "aiuti quater" (decreto-legge n. 176 del 2022) e nella legge di bilancio per il 2023 sono risultate del tutto insufficienti e non rispondenti alle attese e alle proposte avanzate a tal fine;
con la recente emanazione del decreto-legge sugli incentivi fiscali, le misure del superbonus e gli altri incentivi fiscali, così come la cessione del credito, hanno subito un ulteriore blocco che rischia di provocare una preoccupante crisi per il settore delle costruzioni e nella filiera, con conseguente fallimento di migliaia di imprese e la perdita di migliaia di occupati, nonché di mettere in seria difficoltà economica migliaia di famiglie,

si chiede di sapere:
- se il Governo intenda confermare presso le competenti sedi europee l'impegno del Paese al raggiungimento degli obiettivi stabiliti a livello nazionale in vista della programmata riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e della neutralità climatica nel 2050 e quali iniziative negoziali intenda intraprendere nelle competenti sedi europee al fine di garantire che il testo finale della direttiva citata assicuri al nostro Paese la necessaria flessibilità, anche temporale, in fase di attuazione in ragione della peculiarità del patrimonio edilizio nazionale;
quali iniziative di competenza abbia adottato o intenda adottare in sede di UE affinché gli ambiziosi obiettivi di efficientamento energetico siano accompagnati da adeguati strumenti finanziari stanziati a livello europeo e affinché i costi degli interventi non ricadano sulle famiglie, in particolare modo sulle fasce economicamente più deboli, e sulle imprese;
quali misure intenda adottare per garantire la continuità, il rafforzamento e una maggiore efficacia dei vigenti strumenti di finanziamento degli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico del Paese, prestando particolare attenzione alla riqualificazione degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche e agli edifici adibiti a edilizia residenziale pubblica, e se intenda adottare iniziative volte a superare le recenti disposizioni del "decreto-legge incentivi" e a garantire la prosecuzione degli interventi di riqualificazione energetica finanziati dagli strumenti vigenti rimuovendo gli ostacoli che attualmente bloccano la circolazione dei credili fiscali anche mediante l'eventuale coinvolgimento di CDP S.p.A. o l'utilizzo di strumenti come l'F24;
- se intenda procedere ad un progressivo riordino, condiviso con tutte le parti interessate, della legislazione vigente in materia di incentivi fiscali edilizi, anche mediante stesura di un testo unico, che razionalizzi, stabilizzi, metta a sistema e preveda che tali strumenti siano commisurati in modo proporzionale agli interventi caratterizzati da maggiore efficacia dal punto di vista antisismico e dell'efficientamento energetico, al fine di consentire un orizzonte temporale di lungo termine per gli investimenti di famiglie e imprese; se a tal fine intenda predisporre un piano nazionale di ristrutturazione degli immobili di durata pluriennale, che includa oltre agli edifici residenziali privati anche gli edifici pubblici e quelli di edilizia residenziale pubblica, corredato da una valutazione d'impatto economico degli interventi nel corso degli anni.

Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00234 - Pubblicato il 22 febbraio 2023, nella seduta n. 41 - Nicola Irto cofirmatario

Ai Ministri dell'interno e dell'istruzione e del merito.

Premesso che:
il 18 febbraio 2023 a Firenze due studenti sono stati aggrediti con pugni e calci di fronte al liceo "Michelangiolo";
il movente politico del pestaggio è reso evidente dall'appartenenza degli studenti aggrediti al collettivo SUM (associazione studentesca di sinistra) e dall'appartenenza degli aggressori ad un'associazione di estrema destra ben nota nel capoluogo toscano;
l'aggressione ai danni degli studenti del SUM risulta documentata da vari video ora all'attenzione delle autorità inquirenti;
le stesse autorità inquirenti hanno al momento proceduto alla denuncia di sei persone per violenza privata e manifestazione non autorizzata, tre adulti e tre minorenni, facenti parte dell'organizzazione giovanile di estrema destra "Azione studentesca", da sempre vicina al partito Fratelli d'Italia;
sono in corso, stando a quanto riportato da organi di stampa, indagini anche su una vicenda simile avvenuta pochi giorni prima presso il liceo "Pascoli", sempre a Firenze;
un'azione violenta di questa natura presso una scuola rappresenta un fatto gravissimo, in alcun modo sottovalutabile, e tale da richiedere a tutti, e al massimo livello in sede politica, condanne ferme, nette, circostanziate, senza ambiguità e minimizzazioni,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti, quali siano le loro valutazioni in proposito e quali iniziative di competenza urgenti intendano assumere al fine di prevenire il ripetersi di simili episodi.

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