Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01150 Pubblicato il 16 maggio 2024, nella seduta n. 190 Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro della difesa. -
Premesso che:
la Procura di Firenze ha aperto un fascicolo di indagine sul suicidio di Beatrice Belcuore, l’allieva di 25 anni della scuola marescialli e brigadieri dei Carabinieri di Firenze, originaria di Castelnuovo di Farfa (Rieti);
Beatrice Belcuore si è tolta la vita sparandosi con la pistola di ordinanza il 22 aprile 2024 all'interno della stessa scuola. A dare l'allarme erano stati gli altri allievi e i soccorsi si sono rivelati subito inutili;
sul posto sono intervenuti il sostituto procuratore di turno e i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale dell'Arma per condurre i rilievi. Il fascicolo è stato aperto dal pubblico ministero nell'immediatezza del suicido, senza in quel momento indagati, né ipotesi di reato;
secondo fonti investigative vicine all'indagine e riportate da agenzie di stampa, la Procura avrebbe disposto degli accertamenti sulle motivazioni che hanno spinto la venticinquenne al suicidio, tra cui il vaglio del traffico telefonico e dei messaggi scambiati in chat;
da quanto emerso l'autopsia non sarebbe stata eseguita. “Unarma”, l'associazione sindacale dei carabinieri, ha preannunciato un esposto, che verrà depositato a breve in Procura a nome dei familiari della giovane, con il quale si rammenta la necessità di fare piena luce non solo sul drammatico evento, ma più in generale sul fenomeno dei suicidi in uniforme;
nell'ambito delle indagini in corso, saranno sottoposti all’attenzione dei magistrati anche i racconti e le testimonianze con le quali la giovane allieva avrebbe riportato quanto vissuto alla scuola, dai quali emergerebbero un clima e una modalità formativa lesivi dei diritti e della dignità delle persone, nonché del tutto estranei ai principi fondanti dell’Arma dei Carabinieri,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei drammatici fatti esposti e quali siano le sue valutazioni in merito al fenomeno dei suicidi, che con preoccupante allarme si verificano all’interno delle diverse scuole allievi;
se, alla luce dei rapporti ricevuti, ritenga che siano stati attivati gli opportuni strumenti ispettivi all’interno dell’Arma, e se non ritenga altresì necessario adoperarsi con proprie iniziative per fare veramente luce sulle dinamiche interne alla scuola marescialli e brigadieri dei Carabinieri di Firenze.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-01215 Pubblicato il 16 maggio 2024, nella seduta n. 190. Nicola Irto cofirmatario

Ai Ministri dell'interno e delle infrastrutture e dei trasporti. -

Premesso che:
dal mese di maggio 2024, l’aeroporto di Milano Linate ha reso disponibile il servizio di faceboarding, che permette ai passeggeri di imbarcarsi su un aereo superando i controlli di sicurezza e quelli al gate senza mostrare documenti e carta d’imbarco, ma solo il proprio volto a un sistema biometrico di riconoscimento facciale;
Linate è il primo aeroporto italiano ad offrire questo servizio, che in Europa è utilizzato con un numero limitato di compagnie aeree soltanto in cinque scali aeroportuali;
a Linate il sistema è stato attivato al termine di una sperimentazione iniziata nel 2020, ma subito sospesa per la pandemia; si tratta di una sperimentazione i cui esiti non sono noti in termini di garanzia e tutela della privacy dei passeggeri;
la SEA, società che gestisce l’aeroporto, specifica che le immagini del volto non vengono conservate, ma utilizzate solo per creare il modello biometrico, mentre i dati relativi ai documenti vengono crittografati e salvati, per 24 ore o per un anno in caso di registrazione a lungo termine;
in Italia vige fino al dicembre 2025 una moratoria per l’utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, categoria entro la quale rientrano anche gli aeroporti;
relativamente ai sistemi di riconoscimento facciale sono sempre più diffusi dubbi e contrarietà in merito alla loro efficienza e ai cospicui rischi per la privacy dei cittadini,

si chiede di sapere:
quali misure siano state assunte a tutela della privacy dei passeggeri e dei loro dati biometrici;
quanto si ritenga che possa considerarsi libera la scelta di un passeggero, che per imbarcarsi più velocemente e più comodamente si lascia scansionare il volto;
se l’introduzione del faceboarding rientri nelle fattispecie regolate e interdette dalla moratoria sull’utilizzo del riconoscimento facciale in Italia, laddove, peraltro, sulla decisione dell’aeroporto di Linate pende un'istruttoria del Garante per la protezione dei dati personali.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01145 Pubblicato il 15 maggio 2024, nella seduta n. 189 Nicola Irto cofirmatario

- Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. -
Premesso che:
in Tunisia gli arresti nei confronti di attivisti, avvocati e giornalisti si succedono con sempre maggiore frequenza. Agli inizi del mese di maggio 2024 diversi arresti hanno colpito principalmente esponenti di associazioni e organizzazioni umanitarie che forniscono servizi di assistenza ai rifugiati subsahariani presenti nel Paese;
l’11 maggio nel corso di una diretta televisiva del canale “France 24”, si è verificata un’irruzione nell’edificio del consiglio dell’ordine degli avvocati da parte di uomini in borghese e incappucciati, appartenenti ai servizi di sicurezza tunisini, arrivati per arrestare l’avvocata Sonia Dahmani, a seguito delle sue dichiarazioni in merito alle affermazioni del presidente Saïed, che da tempo conduce una campagna gravemente xenofoba e senza precedenti contro i migranti subsahariani, accusati di programmare una “sostituzione etnica”;
oltre alla giornalista sono stati arrestati anche Borhen Bssais, conduttore televisivo e radiofonico, e Mourad Zeghidi, commentatore politico, per aver “diffuso false informazioni con l’obiettivo di diffamare altri o ledere la loro reputazione”; si tratta di reati introdotti con un provvedimento definito dal sindacato tunisino dei giornalisti “una spada di Damocle sulla testa dei giornalisti e un mezzo per punire qualsiasi voce libera dei media”;
il consiglio dell'ordine nazionale degli avvocati tunisini (ONAT), a seguito degli ultimi arresti ha deciso uno sciopero generale degli avvocati in tutti i tribunali del Paese. Il presidente dell'ordine, Hatem Meziou, ha anche annunciato che nascerà un osservatorio per monitorare tutte le violazioni contro avvocati, giornalisti e cittadini;
“Human rights watch” nel suo rapporto mondiale 2024 ha denunciato come la Tunisia abbia subito, nel corso del 2023, un’ulteriore regressione in termini di diritti umani e stato di diritto, in assenza di reali controlli ed equilibri contro il potere del presidente Kais Saïed. In particolare nel rapporto si legge che: “Nell’ultimo anno, il presidente Saïed ha imprigionato dozzine dei suoi oppositori e critici, alimentato il razzismo e la xenofobia contro i migranti e i rifugiati neri e minacciato le attività della società civile”. Secondo quanto si legge, inoltre, “l’incarcerazione dei dissidenti e l’assoggettamento della giustizia sono oggi più estesi di quanto lo siano mai stati dalla rivoluzione del 2011”;
il 16 luglio 2023 il presidente della Tunisia e l’Unione europea hanno firmato un memorandum di intesa, con l’obiettivo di frenare le partenze dei migranti dal Paese nordafricano, con la previsione di un finanziamento di 105 milioni di euro per la gestione delle frontiere e 150 milioni di euro per il sostegno al bilancio;
sul memorandum la commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, ha espresso prontamente preoccupazione per la sicurezza dei migranti, rifugiati e richiedenti asilo in Tunisia, che rimangono bloccati a seguito del loro allontanamento in aree remote e desolate vicino ai confini del Paese con Libia e Algeria. La commissaria, inoltre, lo scorso settembre ha avviato un’indagine su come la Commissione europea intenda garantire il rispetto dei diritti umani dei migranti in Tunisia;
al riguardo, val la pena evidenziare come la prima tranche di fondi UE sia stata rifiutata dal presidente Saïed e definita “un’elemosina”;
infine, si evidenzia come, nonostante le palesi violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali da parte del Governo tunisino, il Paese nordafricano sia stato incluso dal Governo italiano tra i “Paesi sicuri” con il decreto ministeriale 17 marzo 2023, tuttavia numerose pronunce da parte della giurisprudenza di merito non hanno riconosciuto la Tunisia quale Paese sicuro accogliendo diversi ricorsi presentati in merito;
rilevato che l’Organismo congressuale forense ha chiesto che il Governo italiano si attivi immediatamente per il rilascio dell’avvocata Dahmani e “pretenda dai propri partner internazionali garanzie in ordine al rispetto dei diritti fondamentali sanciti nei trattati internazionali, esprimendo fortissima preoccupazione in ordine a tutti gli accordi bilaterali con Paesi i cui governi non rispettino i diritti umani e le fondamenta dello stato di diritto, quali l’indipendenza dell’avvocatura e la libertà di stampa”,
si chiede di sapere quali iniziative necessarie e urgenti il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per fare pressione sul presidente Saïed affinché cessi immediatamente la repressione nel Paese e siano rilasciati tutti i prigionieri politici, nonché al fine di garantire il pieno rispetto dei diritti umani dei migranti subsahariani rivedendo, a fronte delle numerose denunce da parte delle diverse organizzazioni internazionali, gli accordi bilaterali stipulati, anche alla luce della consolidata giurisprudenza di merito che non riconosce la Tunisia come “Paese sicuro”.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01132 Pubblicato il 14 maggio 2024, nella seduta n. 188 Nicola Irto cofirmatario

- Al Ministro dell'interno. -
Premesso che:
lo scorso 29 aprile 2024, durante lo svolgimento della puntata della trasmissione “FarWest”, programma di attualità, caratterizzato da inchieste giornalistiche di varia natura, in onda ogni lunedì in prima serata su RAI3, è stato mandato in onda un servizio dal titolo “Mozzarelle, a Caserta è crisi”, la cui seconda parte si intitola “Strage di bufale, qualcuno ci guadagna?”;
il programma televisivo ha approfondito la gravissima situazione che sta affliggendo la filiera produttiva della bufala campana, patrimonio nazionale e settore strategico dell’economia casertana; difatti, da lungo tempo gli allevatori a causa della diffusione della brucellosi bufalina e dell’inefficacia delle procedure stabilite per eradicarla, pagano caro il prezzo di questa crisi e del suo aggravarsi: aziende in crisi, abbattimenti indiscriminati, produzione in calo e circa 5.000 posti di lavoro persi nella provincia di Caserta;
nel servizio televisivo si ascoltano diverse testimonianze, fra cui i racconti di protesta degli allevatori che hanno praticato lo sciopero della fame per denunciare l’immobilismo del Governo nel contrasto dell’emergenza. Fra le testimonianze raccolte, circa a metà del servizio, viene trasmessa l’intervista di un giornalista, di cui non si mostra il volto e si deforma la voce. Il cronista locale si occupa di indagare le dinamiche della crisi degli allevamenti bufalini e afferma di sentirsi costretto ad utilizzare lo pseudonimo “Sergio Olmo” e di aver paura di mostrare il proprio volto a causa del clima “pesante” e intimidatorio che si è determinato fin dall’inizio delle sue inchieste nel territorio;
considerato che:
in una repubblica democratica, è sempre necessario riaffermare l’importanza di una stampa libera, del diritto di informare e ad essere informati, non dimenticando che la stessa CEDU ha definito la stampa come il “cane da guardia” delle democrazie;
è un dovere democratico tutelare tutti gli operatori del settore della comunicazione e garantire la liberà di informazione, garantendo quei giornalisti più esposti, i cronisti locali, e quelli di inchiesta, spesso oggetto di minacce e di atti intimidatori;
in data 3 maggio 2024 in occasione della giornata mondiale della libertà di stampa, secondo i dati rilasciati nell’indice annuale sulla libertà di stampa mondiale prodotto da “Reporter senza frontiere” (RSF), l’Italia ha subito un crollo di ben 5 posizioni, dal 41° al 46° posto. Sempre secondo RSF il sistema mediatico italiano continua ad essere minacciato dalle organizzazioni mafiose, soprattutto nel Sud del Paese, nonché da vari piccoli gruppi estremisti violenti,
si chiede di sapere quali misure il Ministro in indirizzo intenda attuare per garantire la sicurezza e l’indipendenza dei giornalisti casertani impegnati nell’inchiesta sulla brucellosi bufalina.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-01181 Pubblicato il 7 maggio 2024, nella seduta n. 185 Nicola Irto cofirmatario


- Al Ministro dell'università e della ricerca. -
Premesso che:
a distanza di mesi dai numerosi sit-in di protesta delle studentesse e degli studenti universitari, accampatisi di fronte agli atenei per manifestare contro il “caro affitti” e rivendicare il proprio diritto costituzionale allo studio, non si registra alcun passo avanti sul fronte dell’emergenza abitativa;
l’operato del Governo negli ultimi mesi, infatti, è stato caratterizzato da un approccio a giudizio degli interroganti miope al tema del welfare studentesco e da un’indifferenza pressoché totale nei confronti delle condizioni materiali e di vita degli studenti fuorisede;
dal 2021 il fenomeno dei rincari sugli affitti, spargendosi a macchia d’olio in tutta la penisola, ha fatto registrare in alcune città aumenti dal 20 al 40 per cento;
così facendo, il Governo ha di fatto abdicato a qualsiasi pretesa di miglioramento delle condizioni abitative degli studenti universitari, cristallizzando una situazione che, in assenza di un intervento deciso dello Stato, rischia di rendere inaccessibile ad una fascia sempre più ampia di giovani la frequenza universitaria, soprattutto nei grandi centri urbani;
considerato che:
emblematico in questo senso è il caso dell’”Officina delle arti Pier Paolo Pasolini”, un animato centro culturale, che, grazie a una ricca offerta di spettacoli, concerti, incontri letterari e proiezioni cinematografiche, è assurto negli ultimi anni a punto di riferimento culturale per numerosi studenti della capitale. Oltre ad ospitare eventi e un laboratorio creativo residente, si trova all’interno del complesso anche lo studentato ex Civis al Foro italico di Roma, una struttura che, se messa a norma, offre oltre 400 posti letto per studenti fuorisede a prezzi fissi e accessibili;
alla luce dei fatti esposti, appare quanto più inopportuno e controproducente l’accordo siglato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, in sinergia con Regione Lazio, Agenzia del demanio e provveditorato per le opere pubbliche per la realizzazione, nell’area del complesso ex Civis dove sorge l’Officina Pasolini, di una sede definitiva da assegnare all’Agenzia per la cooperazione e gli uffici per la cooperazione e lo sviluppo;
il progetto, che ha suscitato forti proteste tra le associazioni studentesche, prevede lo smantellamento definitivo dello studentato, del polo culturale, del teatro intitolato a Eduardo De Filippo e la costruzione di un nuovo edificio in un’area attualmente verde per fare spazio a uffici, foresteria e depositi auto: una scelta molto dannosa non solo perché priverebbe la cittadinanza di uno spazio dal comprovato valore culturale, artistico e formativo, ma perché andrebbe a ridurre ulteriormente il già esiguo numero di posti letto attualmente disponibili nelle residenze universitarie;
il progetto di riconversione dell’Officina Pasolini altro non è che l’ennesima dimostrazione della scarsa considerazione dell’Esecutivo nei confronti della cultura e delle problematiche che affliggono le nuove generazioni, indispensabile linfa vitale del sistema Paese. Anziché essere relegato ai margini dell’agenda politica, il diritto allo studio e il tema del “caro affitti” dovrebbero rientrare tra le priorità assolute di un Governo che si professa vicino alle esigenze dei giovani,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno intervenire affinché venga rivisto il progetto di riconversione in essere degli spazi dell’Officina Pasolini e dello studentato ex Civis al Foro italico, in modo da tutelare l’offerta di residenzialità studentesca e di non mortificare le esigenze degli studenti che lo frequentano e lo abitano, nonché la comunità di chi fruisce dell’offerta culturale dell'Officina Pasolini.

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