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Il senatore Nicola Irto, segretario del Pd Calabria, ha presentato un’interrogazione a risposta scritta ai ministri dell’Interno, della Difesa e per gli Affari regionali per avere chiarimenti urgenti sulla ventilata chiusura dei Reparti prevenzione crimine di Siderno e di Cosenza, “presìdi essenziali – sottolinea il parlamentare dem – per la sicurezza nel territorio”. In particolare, il senatore ha chiesto ai tre ministri “quali urgenti e tempestive iniziative di competenza intendano adottare al fine di garantire la tranquillità, la legalità e la sicurezza” nei due riferiti territori, così come “la stabilità e la certezza di tutti gli operatori del settore che prestano servizio” nei due Reparti. “La razionalizzazione di questi particolari Reparti non può avvenire – sottolinea Irto – a discapito della sicurezza dei cittadini e della lotta alla criminalità organizzata.
In territori che da decenni soffrono il peso della ’ndrangheta, la chiusura di questi Reparti significherebbe un grave arretramento dello Stato”. “È incomprensibile – incalza Irto – la paventata chiusura di questi Reparti e di altri, omologhi, ubicati in città ad alta densità mafiosa. Si pensa di eliminare presìdi strategici in aree sensibili, mentre si pianifica l’apertura di un nuovo Reparto a Gorizia. Questo non è accettabile”. “Lo Stato – conclude il senatore Irto – deve essere presente e rafforzare la lotta alla criminalità organizzata. Il governo dia risposte chiare e assuma impegni concreti per la Calabria”.
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Da Mormanno, i senatori attaccano il DDL Calderoli: “Autonomia differenziata senza risorse e in violazione del principio di sussidiarietà”
«Nonostante la Corte abbia smontato il ddl Spacca Italia di Calderoli e sottolineato che ‘spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua discrezionalità, colmare i vuoti derivanti dall’accoglimento di alcune delle questioni sollevate dalle ricorrenti, nel rispetto dei principi costituzionali, in modo da assicurare la piena funzionalità della legge’ e nonostante “secondo il Collegio, l’art. 116, terzo comma, della Costituzione (che disciplina l’attribuzione alle regioni ordinarie di forme e condizioni particolari di autonomia) deve essere interpretato nel contesto della forma di Stato italiano”, il governo ha impostato l’attuazione del regionalismo differenziato su due piani. Il primo, concernente il procedimento di determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) riguardanti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione non mettendoci risorse, anzi sottolineando che l’intero impianto normativo è a invarianza di spesa. E il secondo, relativo alla presentazione al Parlamento di un disegno di legge per l’attuazione del solo articolo 116, terzo comma, della Costituzione, ignorando tutti gli altri articoli dello stesso Titolo V che avrebbero garantito proprio l’unità nazionale.
Come ha più volte sottolineato il capo dello Stato, l’autonomia rafforza l’unità dello Stato quando attua il principio di sussidiarietà che invece nel DDL Calderoli viene completamente violato. Ieri in Senato abbiamo avuto la riprova della pericolosità di questa maggioranza che, nonostante i rilievi della Consulta, ha respinto la mozione dell’opposizione che chiedeva: “di interrompere senza indugio ogni interlocuzione o negoziato in corso con le regioni interessate e a non intraprenderne di nuovi, e ad attuare una moratoria delle intese in atto, valutandone comunque gli eventuali effetti applicativi, fino alla compiuta definizione di ogni procedimento attinente alla legittimità in conformità con la sentenza della Corte Costituzionale n. 194 del 14.11.2024”. È evidente che FDI e Forza Italia hanno completamente ceduto al ricatto della Lega.
Anche per questo, oltre a batterci in Parlamento, continueremo ogni forma di mobilitazione nel Paese contro questa pessima riforma sull’autonomia differenziata. È necessario unire le energie per difendere la solidarietà”. Così Francesco Boccia, presidente dei Senatori PD, e il senatore calabrese, Nicola Irto, oggi a Mormanno (CS) nel corso della presentazione del libro “Colpo allo Stato” di Antonio Ricchio, insieme a Mons. Francesco Savino, vicepresidente della CEI.
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Sui pesanti disagi ferroviari in Italia, il Partito democratico ha presentato un’interrogazione a prima firma del senatore Nicola Irto, indirizzata al ministro dei Trasporti, «chiamato a intervenire – precisa lo stesso parlamentare dem – di fronte a un’emergenza nazionale che va avanti da troppo tempo, che non ha trovato risposte efficaci da parte del governo e che si è perfino aggravata».
«C’è un’evidente incapacità politica del ministro Salvini, che andrebbe sostituito, rispetto alla quale – denuncia Irto, segretario del Pd Calabria – il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è muta, sorda e complice. Ancora una volta, il trasporto ferroviario risente di un’improvvisazione politica senza precedenti nella storia repubblicana. L’Italia è di nuovo spaccata in due, i viaggiatori sono costretti a subire ritardi spaventosi dei treni e addirittura la cancellazione di corse come nulla fosse. L’aspetto più grave e imbarazzante è la faccia tosta con cui il governo nega il problema, che finora non ha voluto affrontare».
«Il Sud, a partire dalla Calabria, è già fortemente penalizzato dal mancato ammodernamento infrastrutturale e dalla mancanza dell’Alta velocità ferroviaria fra Salerno e Reggio Calabria. Sui servizi essenziali, i calabresi – sottolinea Irto – e gli altri cittadini del Mezzogiorno pagano un prezzo altissimo a causa dell’inadeguatezza di questo governo, cinico e baro».
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«Il governo Occhiuto si basa su effetti speciali e sul racconto edulcorato della realtà calabrese La nostra visione si fonda sulle grandi sfide da vincere: spopolamento, lavoro vero e sanità»
Senatore Irto, come si vede la Calabria da Palazzo Madama?
«Io preferisco vederla e viverla da vicino. Torno nel territorio, mi confronto con i cittadini, ne ascolto la voce, ne raccolgo i bisogni. Purtroppo, in Parlamento e a Palazzo Chigi il centrodestra non vede Reggio e non vede il Sud. Mancano provvedimenti strutturali dello Stato e tutti sanno che c’è l’esigenza di ridurre i divari tra il Mezzogiorno e il Settentrione. Ma il governo Meloni è a trazione leghista, come conferma l’insistenza cieca e sorda sull’autonomia differenziata, bocciata dalla Consulta». Il sen. Nicola Irto, segretario regionale del Pd, ama pianificare il futuro (sarà una deformazione professionale visto che è architetto) e per questo parte sempre da un’analisi molto realistica.
I problemi più evidenti della Calabria?
«Tanto per cominciare, prosegue il commissariamento del Servizio sanitario calabrese. Per superarlo va azzerato il pregresso, visto che dal ’99 la Regione ha avuto minori trasferimenti statali rispetto ai fabbisogni di salute dei residenti: siamo a oltre 3 miliardi in meno, a partire dal 1999. Nell’ultima legge di Bilancio, poi, a parte qualche intervento, non sono state stanziate risorse per la Calabria: né per l’assunzione dei tirocinanti, né per colmare il disavanzo sanitario, né per la viabilità, la mobilità, l’Alta velocità ferroviaria, le imprese, il lavoro e la lotta alla ’ndrangheta. Anzi, sono state levate risorse preziose per lo sviluppo e la coesione, a riprova di un fatto: il governo attuale considera la Calabria un serbatoio di voti. Si è chiuso un anno ricco di problemi e se ne apre un altro con lo stesso carico».
Al 2025 i calabresi chiedono lavoro, salute e infrastrutture…chiedono troppo?
E’ proprio quello che chiediamo noi per tutti i calabresi, dentro il Parlamento e nelle piazze. In quanto alla necessità di creare lavoro, la fiscalità di vantaggio promessa con la Zes Unica si è rivelata un bluff, come avevamo de-nunciato in tempi non sospetti. Oltre-tutto, sempre restando sulla Zes, le richieste di autorizzazione per nuovi stabilimenti produttivi hanno subito grossi ritardi sul piano burocratico, e noi l'abbiamo contestato chiedendo risposte, che il governo non ha dato. Altra questione di grande rilievo è la totale mancanza di un Piano di sviluppo per il Sud, in particolare per la Calabria, che purtroppo resta tra le ulti-me regioni d'Europa, per condizioni socio-economiche. Il governo delle destre non ha memoria, non ha visione e non ha coraggio. E all'interno della sua maggioranza c'è stato il tentati-vo, sul finire del 2024, di privatizza re la gestione dell'acqua. Per fortuna, siamo riusciti a bloccarlo come opposi-zioni. La risorsa idrica, anche con riferimento alla Calabria, è un tema di primaria importanza, soprattutto di fronte al cambiamento climatico».
A Capodanno Reggio ha mostrato il suo volto migliore entrando nelle case degli italiani, ma il 2024 ha detto anche che è l’ultima città d’Italia per qualità della vita.
«Il posizionamento in classifica riguardava l'intera provincia, non la città. Vero è che diversi territori hanno difficoltà oggettive, che non si possono negare e per cui proponiamo soluzioni concrete. Ma va anche detto che queste statistiche si basano su parametri che spesso non tengono conto di aspetti rilevanti delle realtà meridionali: la bellezza dei luoghi, il senso di comunità, l’umanità delle persone. La promozione del territorio è molto importante, ma in parallelo bisogna risolvere le grandi questioni: dalla mancanza dell’acqua in tutta la regione al disastro sanitario e alla marginalità socio-economica. Le destre usano lo spettacolo per rinviare a oltranza la soluzione dei problemi. Ecco perché serve un nuovo governo, che abbia la volontà e la capacità di affrontare la nuova questione meridionale, che poi è legata alla desertificazione dei territori, quindi alla perdita del lavoro e dei servizi: scolastici, sanitari...».
Per quale motivo la Regione non ha dato ieri e non dà oggi deleghe e funzioni alla Città Metropolitana che le attende dal 2016?
Si era avviato un percorso di confronto tra la Regione e la Città metropolitana, poi fermatosi per responsabilità della destra che governa la Calabria da cinque anni. Tradiscono Reggio per pura lotta politica.
Il Ponte sullo Stretto si farà o è solo propaganda salviniana?
«Intanto, per pura propaganda elettorale. Salvini ha imposto il dirottamento sull’infrastruttura di enormi risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione di Calabria e Sicilia: sono le risorse che dovevano servire a migliorare gli asili nido, le scuole, le strade interne e altri interventi primari. Mentre si discute di aspetti tecnici e procedurali del Ponte, ai calabresi e ai siciliani mancano collegamenti ferroviari e stradali indispensabili. Dunque, tutto fumo e niente arrosto, ma sulla pelle dei cittadini. Continueremo a batterci per i trasporti, la viabilità e la mobilità, perché il territorio calabrese non sia scollegato all’interno e verso l’esterno. Il Ponte leva risorse essenziali alla crescita dei territori e alla mobilità sostenibile. Questo è innegabile, ma Salvini recita a soggetto, con la complicità di quasi tutti i suoi alleati».
Il prossimo anno si voterà a Reggio per il rinnovo del Consiglio comunale di Reggio e del Consiglio regionale. Saranno elezioni per pochi intimi?
«Con il Pd calabrese, lavoriamo in tutti i territori per costruire insieme alle altre forze progressiste una proposta politica ampia e forte, che sappia affrontare le questioni primarie sul futuro dei giovani, sul Welfare, sull’innovazione, sulla sostenibilità, sui servizi essenziali e sullo sviluppo reale dei territori».
Roberto Occhiuto ha detto che si ricandiderà a presidente della Calabria. Voi siete pronti alla sfida? E il candidato presidente sarà dem o pentastellato?
Si tratta di una sfida elettorale fra due visioni, due prospettive politiche diametralmente opposte.
Quella della destra si basa sugli effetti speciali, sul racconto edulcorato della realtà, sulla finzione scenica, ostinata e irrefrenabile. La nostra visone è, invece, fondata sulle grandi questioni. Anzitutto lo spopolamento, la fuga di giovani e famiglie, l’esigenza di creare lavoro vero e stabile, il recupero della sanità affinché sia più efficace e per tutti. La sanità calabrese vive il momento peggiore in assoluto. E’ l’aspetto più grave è che, mentre nel centrodestra imperversano i selfie e le dirette di autocelebrazione sui social, nelle aree montane della regione si muore per ritardi assurdi nei soccorsi, la prevenzione oncologica è ai minimi storici dal Pollino fino allo Stretto, le liste d’attesa si allungano, l’emigrazione sanitaria cresce, il personale in pensione non viene rimpiazzato, l’emergenza-urgenza ha una carenza cronica di medici, l’assistenza pediatrica ha criticità enormi e non ci sono investimenti per l’assistenza ospedaliera e per quella territoriale, per la diagnostica e la sanità di base. Oltretutto, la spesa lievitata senza alcun ritorno in termini di salute. La nostra visione, poi, considera anche la tutela dell’ambiente, l’efficienza della pubblica amministrazione, la garanzia dei servizi e dei diritti insopprimibili. Siamo allora diversi rispetto al centrodestra, perché ci occupiamo del merito delle questioni. Proprio per questo, dobbiamo avere intelligenza e coscienza: uniti vinciamo. Per questo dovremo fare, tutti insieme, delle scelte di qualità e cambiamento.
Considerando che alle ultime elezioni amministrative avete sempre vinto (Cosenza, Vibo, ecc.) sarà più facile vincere a Reggio o alla Regione?
«Sì, la vittoria nelle città capoluogo di Provincia conferma quanto dicevo: battiamo sempre le destre, quando siamo uniti e puntiamo su qualità e cambiamento. Che vuol dire dialogo costante con la società civile, rigenerazione della politica, collaborazione, fiducia, credibilità, metodi e obiettivi democratici. Le destre, invece, pensano al potere per il potere».
Gazzetta del Sud, venerdì 10 gennaio 2025
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Il senatore dem non ha dubbi: «Ancora una volta, Meloni, Salvini e Tajani fanno gli interessi dei ricchi»
«Con la legge di Bilancio 2025, il governo delle destre spinge il Sud ai margini del Paese, comprime lo Stato sociale e dirotta sul miraggio del ponte di Messina parte dei fondi per lo sviluppo e la coesione delle regioni meridionali». È quanto afferma, in una nota, il senatore Nicola Irto, segretario del Partito democratico della Calabria.
«È una legge - aggiunge Irto - che non guarda all'innovazione, ai giovani, allo sviluppo economico, alla sostenibilità e alla riduzione dei divari territoriali. C'era invece l'urgenza di misure espansive, di finanziare la rigenerazione urbana, le energie rinnovabili, il Welfare e le assunzioni nella sanità pubblica. Ancora una volta, Meloni, Salvini e Tajani fanno gli interessi dei ricchi e voltano le spalle al resto dell'Italia».