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Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, ha partecipato all’Assemblea plenaria della Conferenza dei parlamenti regionali, che si è svolta a Bruxelles, nella sede del Friuli Venezia Giulia. L’organismo, che si è riunito nella capitale belga in concomitanza con la Settimana europea delle Regioni, ha esaminato un nutrito ordine del giorno. La Plenaria, in particolare, ha discusso della politica europea di coesione e del bilancio europeo post 2020, approfondendo successivamente il futuro istituzionale dell’Ue. Al centro del vertice, anche il programma “Taiex” sulle assistenze tecniche, le proposte per l’istituzione di un Corpo europeo di protezione civile, nonché lo stato dell’arte del Piano Juncker, con particolare riferimento alle Regioni italiane.
La Plenaria ha trattato altresì le iniziative che le Assemblee regionali intraprenderanno per celebrare i 60 anni dei Trattati di Roma. Su questo punto anche il Consiglio regionale calabrese, alla pari di tutti gli altri, si esprimerà con uno specifico ordine del giorno in una delle prossime sedute. “È stata una riunione assolutamente proficua – ha affermato il presidente Irto – perché sono state toccate questioni diverse ma tutte egualmente rilevanti per i Consigli regionali. Questi ultimi, attraverso la loro presenza a Bruxelles, hanno simbolicamente rimarcato la volontà delle comunità locali di essere protagoniste attive dei processi decisionali, normativi e di governo dell’Unione europea. In questo quadro, assume ancora maggiore rilievo la ricorrenza, nel marzo 2017, della sottoscrizione del Trattato di Roma che istituì la Comunità economica europea. L’Italia ebbe un ruolo fondamentale in quella fase, che diede un impulso determinate all’avvio del processo di integrazione nel Vecchio continente. Celebrare degnamente questa ricorrenza – ha concluso Irto – significa anche rivendicare la centralità e il ruolo del nostro Paese nella politica e nelle istituzioni europee”.
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Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, e' intervenuto questa mattina, all'Universita' Mediterranea, alla lectio magistralis del presidente emerito della Corte costituzionale, Gaetano Silvestri, sui "settant'anni della Repubblica nell'Europa che cambia". L'incontro è stato organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza dell'ateneo e dall'Associazione degli ex Consiglieri regionali della Calabria.
"Dell'ordinamento costituzionale del Paese, della forma di Stato e di Governo, delle riforme e del rapporto con l'Europa, si parla spesso a sproposito. Senza alcuna competenza, senza una conoscenza rudimentale dei meccanismi della democrazia, senza le nozioni più essenziali della storia italiana" , ha esordito Irto che ha aggiunto: "Oggi abbiamo il privilegio di ascoltare, su queste materie, una personalità di altissimo profilo accademico e istituzionale: il presidente emerito della Corte costituzionale, che – ci sia concesso un cedimento al localismo di chi crede nell'Area integrata dello Stretto – nella mente e nel cuore di tanti è stato anche e soprattutto il Magnifico Rettore dell'Università di Messina, maestro di Costituzionale per intere generazioni di operatori del Diritto".
Il presidente dell'Assemblea di palazzo Campanella ha proseguito: "La Costituzione, oggi, è al centro di un dibattito che ci colpisce in negativo per l'inconsistenza e a volte anche la volgarità del terreno in cui è relegato il confronto democratico. 'La politica si nutre di diversificazione e competizione tra le parti. Ma è inaccettabile la volgarità del confronto sul referendum', ha recentemente ricordato il presidente Napolitano. La spia della crisi della società italiana, a mio avviso - ha chiosato Irto -, si rivela proprio in questo aspetto: nel puro scontro tra tifoserie, che rifuggono una matura e approfondita valutazione delle scelte che i cittadini saranno chiamati a compiere il prossimo 4 dicembre, tra le conseguenze della conservazione legata al 'No', e l'effetto e il cambiamento che saranno innescati se vincerà il 'Sì'".
Irto ha detto ancora: "In 14 lustri – tanti ne sono trascorsi dal referendum del 2 giugno 1946 – quanto e come è cambiato il nostro Paese, la sua società, la sua politica? L'Italia di oggi è ancora quella rappresentata dall'Assemblea costituente e dalle tre anime cattolica, socialista e liberale? E queste categorie valgono ancora per definire in termini attuali la società italiana nell'Europa che cambia, che acquisisce sempre maggiori spazi di sovranità sovranazionale, e nel mondo globalizzato dominato dal potere del finanz-capitalismo? Per queste e per numerose altre ragioni, che riguardano la progressiva inefficienza del sistema politico e dei partiti, l'inadeguatezza di procedure ormai anacronistiche, l'aggravarsi delle condizioni di un Paese divenuto più vecchio, pesante e dalle ginocchia fragili, discutere seriamente delle riforme non è un tabù, ma un dovere verso le generazioni dell'avvenire".
Per Nicola Irto, "l'Italia, e il Sud in particolare, non possono più specchiarsi nel passato e vivere come Dorian Gray, ma devono gettare lo sguardo oltre, con visione profonda e pensieri lunghi. Così come fecero i Padri costituenti: non guardando alle dinamiche politiche del momento, ma al futuro. Una bella Costituzione formale è motivo d'orgoglio, ma la società evolve, la Costituzione materiale, per definizione, si trasforma, e una Legge non può essere – come un diamante – 'per sempre'".
Il presidente del Consiglio regionale si e' soffermato successivamente sui cambiamenti dell'Europa: "Non è più quella del Trattato di Roma ma una realtà molto più ampia, variegata, composita. Non è più il cuore della civiltà mondiale ma solo una della sue parti, probabilmente la più attempata e affaticata. E' sempre, però, un'Europa a trazione franco-tedesca. Un'Europa che, diciamolo con grande franchezza, continua a occuparsi con tignoso zelo del raggio di curvatura delle zucchine, ma non dei migranti; che impone il latte in polvere nei formaggi, ma non ha il coraggio di assumere una posizione unitaria sulle grandi crisi umanitarie e sui conflitti internazionali. Dinanzi a queste contraddizioni, la soluzione è il ritorno allo spirito di Ventotene e a quegli 'Stati Uniti d'Europa' che Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi 'videro' molto tempo prima dei governanti delle nostre Nazioni".
"Non potendo restare nel guado in cui ci troviamo, dobbiamo scegliere se tornare indietro o completare l'attraversamento - ha concluso il presidente del Consiglio regionale -. Noi riteniamo di avere il dovere del progresso. Il dovere, politico ed etico, di andare avanti, per impedire che il cambiamento del Vecchio continente si traduca nella mera riproposizione del Gattopardo su vasta scala. Solo così realizzeremo il sogno di De Gasperi e sentiremo davvero 'la nostra patria Europa'".
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Davanti a una platea di quasi mille persone, tra professioni iscritti agli ordini degli Architetti, degli Avvocati e degli Ingegneri, pubblici amministratori e imprenditori, il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, ha aperto i lavori della "Giornata della Trasparenza". Un'iniziativa articolata in un seminario sul nuovo Codice dei contratti pubblici e in una tavola rotonda su mafia, corruzione e appalti che vede alternarsi, al podio dell'auditorium "Calipari" di palazzo Campanella, autorità di governo, parlamentari, magistrati e autorevoli studiosi.
"Questo convegno nasce da un’esigenza fortemente avvertita da quanti operano nell’ambito delle relazioni contrattuali tra settore pubblico e settore privato: due mondi che non sempre parlano la stessa lingua, ma che devono compiere uno sforzo per trovare un terreno comune", ha spiegato Irto. Il presidente di palazzo Campanella ha sottolineato: "La direzione giusta, in materia di appalti, è quella che conduce verso procedure più semplici, snelle e trasparenti. Solo in questo modo saranno contrastati con efficacia i mali della ‘ndrangheta e della corruzione che ipotecano la vita delle future generazioni e ci rubano la speranza".
Per Irto, tuttavia, un atteggiamento troppo remissivo o rinunciatario fa solo il gioco dei corrotti e dei mafiosi: "Nel governo di una comunità non esiste un 'fato ineluttabile', come nella tragedia di Eschilo; semmai, l’uomo è artefice del proprio destino. E' dovere di chi ricopre cariche pubbliche fermare i ladri, e non le grandi opere. Espellere dai gangli vitali della pubblica amministrazione e dell’economia corrotti, corruttori e mafiosi, non deprimere le speranze e i sogni dei cittadini".
Nicola Irto ha proseguito: "L’Italia e il Mezzogiorno hanno bisogno di cambiare verso e intraprendere un loro "New Deal", che non può prescindere da un’impostazione della politica economica fondata keynesianamente sull’intervento pubblico e sugli investimenti in infrastrutture, soprattutto nel Mezzogiorno. Non dobbiamo avere paura, a condizione che tutti accettino come 'regola del gioco' fondamentale quella della trasparenza". Il Presidente ha ricordato il progetto #openPalazzo e i principali provvedimenti assunti in meno di un anno: "Abbiamo disposto la diretta streaming delle sedute del Consiglio regionale, la pubblicazione online dei redditi dei consiglieri, l’accesso civico agli atti; varato il Piano anticorruzione; attuato la rotazione dei dirigenti; messo in campo un piano di riqualificazione della spesa; dato il via libera a un Piano di comunicazione che renderà ancora più specchiata e trasparente la nostra azione. Abbiamo sottratto – decisione che può non essere piaciuta a qualcuno, ma che rivendico con forza – le nomine di controllo e garanzia alle scelte della politica. E' questo il metodo migliore per riavvicinare le istituzioni ai cittadini: anteponendo i fatti alle parole, le buone prassi alla comunicazione".
Il presidente Irto ha auspicato "il recupero della fiducia dei cittadini e della consapevolezza che lo Stato è 'la parte giusta'. Rientra in quest’ambito il tema delle interdittive antimafia, che pone la necessità di contemperare interessi diversi, il : il principio di legalità e il contrasto alle infiltrazioni mafiose nell’economia, da un lato; la salvaguardia dei posti di lavoro e dell’imprenditoria sana, dall’altro. Su tale specifica questione, è auspicabile un intervento del legislatore nazionale. La nostra comunità - ha concluso Nicola Irto - non vuole sentirsi una 'palla al piede', ma intende essere parte integrante dell’Italia e contribuire da protagonista alla rinascita del Paese".
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Il presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto, ha ricevuto questa mattina a palazzo Tommaso Campanella il prefetto della provincia di Reggio Calabria, Michele Di Bari. L’incontro si è tenuto nell’ambito delle visite di cortesia istituzionale che il nuovo capo dell’Ufficio territoriale del governo sta svolgendo dopo il suo insediamento.
Un breve e cordiale colloquio, durante il quale sia il presidente Irto, sia il prefetto Di Bari hanno sottolineato l’importanza della collaborazione istituzionale che da sempre contraddistingue il rapporto tra il Consiglio regionale e l’Ufficio territoriale del governo: una sinergia di particolare valore per una comunità come quella di Reggio Calabria, caratterizzata da molteplici problematiche di ordine sociale ed economico.
Il rappresentante di palazzo Campanella ha ribadito la piena disponibilità del Consiglio regionale a sostenere, per la parte di propria competenza, il lavoro della Prefettura nella quotidiana e concreta azione svolta a favore della comunità locale. Poi ha ringraziato il Prefetto per l’accorata lettera che quest’ultimo ha rivolto alla comunità reggina, come primo atto dopo il proprio insediamento. Un’apertura al territorio che è stata apprezzata dai cittadini, anche perché la missiva ha toccato i temi più delicati e avvertiti dall’opinione pubblica: dalla lotta all’illegalità alla salvaguardia dei diritti e delle libertà individuali.
Al termine del colloquio, Irto ha fatto omaggio a Di Bari dello Stemmario civico della Regione Calabria.
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Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, ha ricevuto questa mattina a palazzo Tommaso Campanella il rettore dell’Università di Macerata, Francesco Adornato, originario di Cittanova (Reggio Calabria). Un lungo colloquio, quello tra Irto e Adornato, nel corso del quale si è andati oltre il puro cerimoniale, con l’avvio di un confronto costruttivo, destinato a tradursi in un progetto di natura istituzionale e culturale di ampio respiro.
La visita del magnifico rettore fa seguito alla recente elezione di Adornato, avvenuta nei mesi scorsi, alla guida dell’antico e prestigioso ateneo marchigiano. Il rappresentante dell’Assemblea legislativa ha chiesto espressamente al suo ospite di mettere a disposizione della Calabria il proprio bagaglio intellettuale e la propria visione del futuro, fondata su un osservatorio scientifico e culturale di dimensioni internazionali.
Il professor Adornato, compatibilmente con gli inderogabili impegni accademici, ha manifestato la propria disponibilità a contribuire, per amore della propria terra di origine e in maniera del tutto disinteressata, al progetto di prospettiva e sviluppo culturale di cui il Consiglio regionale, sotto la presidenza Irto, intende farsi promotore fin dai prossimi mesi.
Il presidente Irto e il rettore Adornato hanno convenuto sulla “necessità di potenziare le infrastrutture culturali in Italia, nel Mezzogiorno e in Calabria”, al fine di rinsaldare “il valore centrale dell’università e della ricerca nelle politiche di sviluppo territoriale”. Le istituzioni culturali e soprattutto gli atenei, hanno rimarcato, “sono attori fondamentali dei processi di cambiamento della società, dell’offerta culturale e dello sviluppo urbanistico delle città”. Il terreno comune su cui dovranno essere demarcate queste azioni sarà quello dell’identità culturale da coniugare a una ricerca sostenibile del progresso: “Partendo dalla nostra storia dobbiamo percorrere la strada verso il futuro costruendo un ponte di parole e di idee”.
Con questo intento, il polo culturale “Mattia Preti” di palazzo Campanella (visitato dal presidente Irto e dal rettore questa mattina) diventerà il cuore pulsante delle iniziative che saranno sviluppate in tale direzione fin dai prossimi mesi.