Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01517. Pubblicato il 3 dicembre 2024, nella seduta n. 248. Nicola Irto primo firmatario

IRTO - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. -

Premesso che:
l’agevolazione denominata “Resto al Sud”, introdotta dall’articolo 1 del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, secondo i dati pubblicati da Invitalia, alla data del 24 febbraio 2024, ha finanziato 17.429 progetti, per un totale di 881 milioni di euro di agevolazioni concesse, creando 61.283 posti di lavoro;
nel corso dell’ultimo anno, si è registrato un forte rallentamento nell’esame e nell’approvazione dei progetti, nell’emanazione del provvedimento definitivo e nel pagamento dell’ultimo SAL, causando, di fatto, gravi ritardi sull’erogazione delle agevolazioni previste dalla suddetta norma;
nel decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 luglio 2024, n. 95, l’originaria agevolazione “Resto al Sud” è stata sostituita, al fine di promuovere la costituzione di nuove attività localizzate nei territori del Mezzogiorno, dalla misura denominata “Resto a Sud 2.0”;
in base a quanto previsto dall’articolo 18 del decreto-legge n. 60 del 2024, sono ammesse al finanziamento “Resto a Sud 2.0” le iniziative economiche finalizzate all'avvio di attività di lavoro autonomo, imprenditoriali e libero-professionali, in forma individuale o collettiva, ivi comprese quelle che prevedono l'iscrizione ad ordini o collegi professionali. Tali attività possono essere avviate in forma individuale mediante apertura di partita IVA per la costituzione di impresa individuale o per lo svolgimento di attività libero-professionale, ovvero in forma collettiva mediante costituzione di società in nome collettivo, società in accomandita semplice, società a responsabilità limitata, nonché società cooperativa o società tra professionisti;
i destinatari dell'intervento “Resto al Sud 2.0” sono soltanto i giovani di età inferiore ai trentacinque anni e in possesso di uno dei seguenti requisiti: a) condizione di marginalità, di vulnerabilità sociale e di discriminazione, come definite dal ((Programma)) nazionale Giovani, donne e lavoro 2021 - 2027; b) inoccupati, inattivi e disoccupati; c) disoccupati destinatari delle misure del programma di politica attiva Garanzia di occupabilità dei lavoratori GOL;
secondo quanto previsto dal suddetto articolo 18 del decreto-legge n. 60 del 2024, sono ammissibili a finanziamento le iniziative riguardanti l’erogazione di servizi di formazione e di accompagnamento alla progettazione preliminare per l'avvio delle attività, il tutoraggio, finalizzato all'incremento delle competenze, e gli interventi di sostegno all'investimento, consistenti nella concessione di incentivi per l'avvio delle attività;
le modalità attuative di “Resto al Sud 2.0” sono state affidate ad un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR e con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro la data del 3 agosto 2024;

tenuto conto che:
le innovazioni introdotte dalla misura “Resto al Sud 2.0” hanno fortemente limitato la platea dei potenziali beneficiari delle agevolazioni rispetto a quanto previsto dalla misura “Resto al Sud” introdotta nel 2017, a cui potevano accedere soggetti di età fino a 55 anni;
ad oggi non risulta ancora pubblicato il decreto attuativo di “Resto al Sud 2.0” e il ritardo sta causando un ingente danno a migliaia di giovani, di disoccupati e inoccupati residenti nelle regioni meridionali, in attesa di poter presentare richieste di finanziamento per la creazione di nuove imprese;
nel frattempo, le pratiche di Invitalia per la definizione di tutte le centinaia e centinaia di richieste di finanziamento sul vecchio bando “Resto al Sud” risultano ferme, recando forte pregiudizio per i soggetti che hanno già da tempo depositato i progetti per l’avvio della loro attività imprenditoriale,

si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda procedere ad una modifica della misura “Resto al Sud 2.0” al fine di estendere la platea dei potenziali beneficiari delle agevolazioni ai soggetti con età fino a 55 anni come previsto precedentemente dalla misura “Resto al Sud” introdotta nel 2017; se intenda, altresì, ampliare quanto più possibile le iniziative ammissibili al finanziamento di “Resto al Sud 2.0”;
se intenda chiarire le ragioni della mancata emanazione del decreto attuativo di “Resto al Sud 2.0”, prevista per la data del 3 agosto 2024 dall’articolo 18, comma 6, del decreto-legge n. 60 del 2024 e in che tempi intenda procedere alla sua emanazione;
quali iniziative intenda intraprendere al fine di favorire l’accelerazione dell’esame delle pratiche da parte di Invitalia relative al bando “Resto al Sud”, al fine di procedere all’erogazione delle agevolazioni e consentire l’avvio di migliaia di attività imprenditoriali e l’incremento del livello di occupazione nelle regioni meridionali.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01458. Atto n. 3-01458. Pubblicato il 6 novembre 2024, nella seduta n. 239. Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro delle imprese e del made in Italy.
Premesso che:
la produzione automobilistica delle principali case europee sta registrando una contrazione senza precedenti. Gli ultimi dati ACEA e ANFIA evidenziano la crisi di un settore che rappresenta il 7 per cento del PIL della UE e 13 milioni di lavoratori occupati, e che minaccia la tenuta dell’intera economia europea. Nel corso del 2024, alcuni dei principali impianti di produzione di autovetture delle 5 più grandi case automobilistiche europee (BMW, Mercedes-Benz, Stellantis, Renault e Volkswagen) hanno operato a ritmi inferiori rispetto alle proprie capacità produttive. Di recente, la Volkswagen, la più grande casa automobilistica europea per vendite, ha preannunciato la chiusura di tre stabilimenti, mentre in Italia la Stellantis ha registrato nel terzo trimestre 2024 un preoccupante calo dei volumi produttivi che hanno coinvolto gli stabilimenti di Melfi e Mirafiori e l’avvio di una fase di proteste da parte dei lavoratori del settore;
al crollo delle immatricolazioni in Europa e in Italia concorrono numerosi fattori: con più di 500 auto per mille abitanti, il mercato europeo dell’automobile presenta margini di crescita assai ridotti; la progressiva reinterpretazione della mobilità urbana sta spingendo molte amministrazioni locali a favorire l’utilizzo del trasporto pubblico sostenibile, delle piste ciclabili e il car pooling; a differenza delle precedenti, le giovani generazioni non vedono nell’automobile un bene materiale indispensabile, tanto che, come evidenziano i dati ACI e ISTAT, tra il 2011 e il 2021 il numero di auto intestate a persone under 25 è diminuito del 43 per cento; l’incremento dei prezzi delle autovetture, che nel solo periodo tra il 2019 e il 2022 hanno registrato un aumento del 34,3 per cento; la riduzione del numero di autovetture del segmento delle utilitarie;
nella presente congiuntura, la Cina e l’approccio cinese al prodotto sono emersi come disruptor del settore. In base a recenti analisi di mercato, si stima che i costruttori cinesi, entro il 2030, conquisteranno una quota pari al 33 per cento del mercato globale di autovetture, consolidandosi nel mercato europeo con una quota pari al 12 per cento. Alla base di tale successo ci sono diversi vantaggi strutturali, in parte costruiti diligentemente negli anni. Le case automobilistiche cinesi producono autovetture ormai comparabili a quelle dei concorrenti occidentali, ma con costi largamente inferiori. Il vantaggio competitivo si registra in particolare nel settore delle autovetture a propulsione elettrica che richiedono un impiego massiccio di semiconduttori e di terre rare di cui la Cina controlla gran parte dell’estrazione mondiale e della lavorazione intermedia. Ciò permette ai produttori cinesi di controllare circa il 75 per cento della produzione mondiale di batterie;
a differenza dei produttori cinesi, i numerosi costruttori europei operano in orizzonti temporali ristretti. Sotto la pressione dei mercati finanziari, si trovano costretti ad adottare politiche incentrate sui profitti a breve termine. In Europa, l’approccio alla produzione è caratterizzato da una scarsa coordinazione, anche nell’ambito della ricerca e dello sviluppo e nelle politiche di incentivazione;
il contesto impone una profonda riflessione sulle politiche industriali da adottare. Si è di fatto di fronte ad uno shock sistemico settoriale paragonabile per dimensioni e gravità a quello recentemente sperimentato nel settore dell’approvvigionamento energetico. Appare concreto il rischio, al netto delle misure protezionistiche varate dalla UE, di un duro confronto sullo scenario internazionale;
a fronte di un quadro generale dell’automotive in progressivo deterioramento, per resistere alle spinte competitive provenienti dall’estero, abbattere i costi e rilanciare le produzioni sostenibili e a zero emissioni appare indispensabile: favorire l’aggregazione delle forze fra i marchi, la condivisione di piattaforme e avanzamenti tecnologici per ricostruire economie di scala e ottimizzare gli investimenti in ricerca e sviluppo; accompagnare tale percorso con la creazione di un apposito fondo europeo comune per il settore automotive; istituire una vera e propria catena di valore europea, dotata di una filiera integrata in grado di autoprodursi le batterie destinate alle vetture a propulsione elettrica, riducendo contestualmente la dipendenza dell’Unione da fonti di approvvigionamento rischiose sotto il profilo geopolitico; promuovere le politiche di transizione verso le nuove tecnologie e di sostegno alle tecnologie da affiancare all’elettrico, quali i motori con propulsione ad idrogeno; sostenere la domanda con appositi incentivi;
in tale contesto, il taglio previsto nel disegno di legge di bilancio dell’80 per cento delle risorse stanziate per gli anni compresi tra il 2025 e il 2030 del fondo per la transizione verde, la ricerca, gli investimenti del settore automotive e per il riconoscimento di incentivi all’acquisto dei veicoli non inquinanti (da 5,8 a 1,2 miliardi di euro) appare una scelta incomprensibile. La transizione del settore automotive è soggetta a leve di attuazione che necessitano di incentivi pubblici per colmare il proprio gap competitivo e le decisioni finora assunte, unitamente al dialogo avviato per favorire l’insediamento in Italia di produttori extraeuropei, appaiono in contrasto con gli interessi del Paese,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda attivarsi per ripristinare con urgenza le risorse del fondo per la transizione verde, la ricerca, gli investimenti del settore automotive e per il riconoscimento di incentivi all’acquisto dei veicoli non inquinanti, oggetto del taglio previsto nel disegno di legge di bilancio per l’anno 2025 pari a circa 4,6 miliardi di euro, e se intenda assumere iniziative, condivise con altri Paesi membri UE, per l’istituzione di un fondo pluriennale per la competitività europea dedicato a supportare, con ulteriori risorse, le imprese del settore automotive implicate nella transizione;
quali misure intenda adottare al fine di mantenere operativi gli stabilimenti di produzione di autovetture in Italia e i marchi storici della nostra filiera dell’automotive, altrimenti destinati alla chiusura o al trasferimento all’estero oppure ad essere oggetto di acquisizione da parte dei concorrenti internazionali, e se intenda attivarsi nelle sedi istituzionali europee al fine di promuovere politiche volte alla creazione di grandi player industriali europei nel settore della produzione automobilistica e nella filiera dell’automotive europea, anche mediante aggregazioni, capaci di competere sul mercato internazionale, con l’obiettivo di una presenza stabile e significativa nel territorio italiano di stabilimenti operativi, di investimenti, di livelli occupazionali, di indotto e componentistica;
quali misure intenda adottare nei confronti di Stellantis per garantire un futuro certo agli stabilimenti in Italia e all’indotto e il mantenimento dei livelli occupazionali;
se intenda attivarsi per prorogare al 2025 la cassa integrazione straordinaria per il settore dell’automotive;
se intenda proseguire e rafforzare le politiche di sostegno volte alla transizione del settore automotive, in quanto le novità introdotte nel contesto normativo europeo, l'evoluzione tecnologica nella propulsione elettrica, delle batterie di ricarica e dei circuiti e le nuove esigenze di mobilità dei cittadini impongono alle aziende automobilistiche l'avvio immediato di un processo di ulteriore profonda trasformazione del loro assetto produttivo e della filiera di distribuzione;
se intenda attivarsi al fine di garantire nell’immediato l’erogazione di bonus, benefici e altre misure di vantaggio volte a sostenere la domanda di autoveicoli, con priorità per i veicoli a propulsione elettrica.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01446. Pubblicato il 5 novembre 2024, nella seduta n. 238. Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro dell'istruzione e del merito. -
Premesso che:
il decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, convertito dalla legge 29 luglio 2024, n. 106, ha previsto che, in deroga al termine ordinario del 31 agosto 2024, al fine del raggiungimento degli obiettivi previsti dalla riforma del PNRR, le procedure assunzionali del personale docente sono completate entro il 31 dicembre 2024 attingendo anche alle graduatorie pubblicate dopo il 31 agosto 2024, comunque non oltre il 10 dicembre 2024, dei concorsi PNRR;
i vincitori dei concorsi assumono servizio presso la sede individuata entro 5 giorni dall’assegnazione;
la legge ha previsto che i docenti, eventualmente beneficiari per l’anno scolastico 2024/2025 di un contratto a tempo determinato su posto vacante nella medesima regione e classe di concorso per la quale sono risultati vincitori, sono confermati su tale posto;
la conferma riguarda quindi esclusivamente chi è già in servizio nella medesima regione e per la stessa classe di concorso;
la legge non fornisce i dettagli su come operare in questa casistica. Al riguardo sono teoricamente possibili due opzioni: la conferma sul medesimo posto solo per l’anno scolastico 2024/2025 (per ragioni di continuità), consentendo comunque ai “vincitori” già in servizio sulla stessa classe di concorso di scegliere la provincia e il posto che poi andranno effettivamente a ricoprire dal 2025/2026 oppure la conferma sul medesimo posto in via definitiva al 2024/2025, senza quindi possibilità di partecipare alle operazioni di individuazione della provincia o sede;
i primi avvisi pubblicati dagli uffici scolastici di Lombardia e Veneto vanno nella direzione della seconda opzione. Infatti negli avvisi si legge che “i docenti inclusi nelle graduatorie dei vincitori delle procedure concorsuali di cui sopra che hanno stipulato, per l’anno scolastico 2024/2025, un contratto a tempo determinato su posto vacante nella medesima regione e classe di concorso, sono confermati ex lege su tale posto, per costoro le funzioni di scelta della provincia non saranno aperte e la nomina in ruolo avverrà con decreto di questa Direzione generale, con il quale si darà altresì atto della sussistenza del presupposto applicativo della norma sopra citata, con conseguente conferma sul posto ove stanno svolgendo la supplenza annuale”;
dunque, alcune regioni hanno stabilito di confermare sul posto che occupano solo i vincitori che sono già nella provincia richiesta per prima, purché occupino già o un posto al 31 agosto ovvero uno dei posti accantonati per consentire le nomine da concorso, e ciò a prescindere dalla loro posizione nella graduatoria di merito. Questa previsione ha impedito di confermare chi è stato nominato su un posto al 30 giugno (perché non è utilizzabile per le immissioni in ruolo) e chi voleva spostarsi dentro la provincia per avvicinarsi al comune di residenza;
si segnala il grave vulnus di aver cambiato le regole una volta terminate le procedure dell’ultimo concorso e l’assoluta incongruità che si determina nel non seguire quanto stabilito nella graduatoria di merito;
considerato che:
attualmente sono 64.156 i posti liberi, ma si possono fare al massimo 45.924 assunzioni; 18.232 posti sono andati a supplenza in attesa del nuovo concorso previsto per ottobre-novembre;
si segnalano in molte regioni del Nord problemi relativi alla carenza di docenti: mancano posti da coprire, con le criticità maggiori che riguardano, appunto, i posti accantonati per i vincitori di concorso: si può chiamare il sostituto fino all’arrivo dell’avente diritto, ma non tutti accettano non conoscendo le tempistiche;
il Ministro in indirizzo in numerose dichiarazioni ha assicurato che l’avvio dell’anno scolastico sia partito in modo ordinato,
si chiede di sapere:
quali azioni il Ministro in indirizzo intenda attivare per far fronte a tali evidenti criticità che stanno generando problemi alle scuole, alle famiglie, agli studenti e ai docenti;
se non ritenga che le dichiarazioni pronunciate nelle scorse settimane siano in netto contrasto con ciò che sta accadendo nelle procedure di immissione in ruolo dei docenti.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01445. Pubblicato il 5 novembre 2024, nella seduta n. 238. Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro della cultura. -
Premesso che:
in data 8 novembre 2022 veniva bandito da RIPAM un concorso per 268 funzionari archivisti, rientrante in una selezione più ampia che prevedeva in totale l’assunzione di 518 funzionari tecnici; le prove orali si concludevano il 18 dicembre 2024 con l’individuazione di 340 idonei all’assunzione;
secondo quanto denunciato in modo ricorrente dalle rappresentanze degli idonei all’assunzione come archivisti, a più di un anno dalla conclusione delle prove orali nessuno di essi conosce i punteggi delle prove orali, né la graduatoria finale;
risulta invece che, dal mese di luglio a oggi, abbiano preso servizio, all’esito della medesima procedura concorsuale, circa 700 nuovi funzionari tecnici tra archeologi, architetti, storici dell’arte, demoetnoantropologi e paleontologi, mentre nessuna determinazione è stata assunta in merito ai concorrenti risultati idonei per la posizione di archivista;
nell’attesa della pubblicazione, più volte annunciata come imminente, della graduatoria finale, molte lavoratrici e lavoratori precari del settore, o esercenti la libera professione con partita IVA non hanno accettato incarichi o firmato contratti per evitare il rischio di non riuscire a portare a termine l’incarico o la prestazione; altri ancora hanno rinunciato a contratti a tempo determinato, mentre i dipendenti negli Archivi di Stato continuano a rimanere fuori dai progetti che presuppongono una continuità di presenza in servizio, a causa dell’incognita di una loro futura presenza in organico;
la situazione esposta è stata ripetutamente denunciata con comunicati, negli ultimi mesi, dall’ANAI (Associazione Nazionale Archivistica Italiana), dal CICOM (Comitato Idonei Concorso MIC), nonché dai sindacati, con specifiche richieste al Ministero in indirizzo, senza che ciò abbia provocato, fino ad ora, risposte apprezzabili e in grado di chiarire la situazione, senza limitarsi al rimpallo di responsabilità tra il Ministero e la Commissione interministeriale RIPAM,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto in narrativa e quali iniziative intenda intraprendere per assicurare la necessaria chiarezza sull’esito della procedura concorsuale evocata in premessa e sulle conseguenti procedure di assunzione, con specifico riferimento alla posizione dei concorrenti idonei all’assunzione come archivisti, anche al fine di garantire la presenza nell’organico del Ministero di idonee figure professionali, oggi mancanti.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01429 Pubblicato il 22 ottobre 2024, nella seduta n. 234. Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro dell'economia e delle finanze.

Premesso che:
- il concordato preventivo biennale (CPB) è un istituto di compliance volto a favorire l’adempimento spontaneo degli obblighi dichiarativi. Vi possono accedere i contribuenti esercenti attività d’impresa, arti o professioni che applicano gli indici sintetici di affidabilità (ISA) di cui all’articolo 9-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50. Il decreto correttivo della riforma fiscale, di cui al decreto legislativo 5 agosto 2024, n. 108, ha introdotto una serie di modifiche sostanziali alla disciplina originaria dell’istituto finalizzate a ridurre l’onere fiscale a carico dei contribuenti che aderiscono, laddove il reddito concordato per il 2024 o il successivo 2025 sia eccedente rispetto al reddito del 2023;
- il provvedimento riserva ai contribuenti che aderiscono la possibilità di applicare sull’extra reddito un’imposta sostitutiva parametrata al voto ISA ottenuto nell’anno 2023. L’importo si attesta al 10 per cento per coloro i quali siano risultati “affidabili”, al 12 per cento per chi ha conseguito un punteggio pari o superiore a 6 ma inferiore a 8 e del 15 per cento in caso di affidabilità fiscale sotto il 6. Queste tre aliquote si confrontano con l’IRPEF teoricamente dovuta sul maggior reddito, che si assesterebbe al 35 per cento per i redditi rientranti nel secondo scaglione dell’imposta personale e 43 per cento per i redditi sopra ai 50.000 euro;
- al fine di favorire ulteriormente l’accesso al concordato preventivo biennale sono state introdotte nel decreto-legge 9 agosto 2024, n. 113 (“omnibus”), misure di “condono fiscale” che rappresentano l’ultimo di una serie di interventi volti a rendere più appetibile ai contribuenti l’istituto di compliance. Nella sua ultima riformulazione, il meccanismo di ravvedimento alla base del concordato consentirebbe a chi ha evaso di mettersi in regola pagando una somma irrisoria rispetto al ravvedimento standard. Chi sottoscrive l’accordo con l’Agenzia delle entrate avrebbe infatti l’opzione di regolarizzare i mancati versamenti per gli anni dal 2018 al 2022 pagando un’imposta sostitutiva parametrata al punteggio di affidabilità fiscale e su un imponibile ridotto. A fronte di tali concessioni, l’erario si dovrebbe accontentare di pochi soldi rinunciando contestualmente a “controlli, accessi, ispezioni o verifiche, ai fini delle imposte sui redditi e del valore aggiunto”, con l’eccezione dei casi in cui il contribuente decada dal concordato o sia rinviato a giudizio per reati fiscali. Agli aderenti è riservata inoltre la possibilità di dilazionare il pagamento in 24 rate mensili a un tasso di interesse del 2 per cento. Tali modifiche hanno comportato una copertura finanziaria di circa un miliardo di euro, dimezzando di fatto le iniziali stime ottimistiche del Governo;
- appare di tutta evidenza che si è dinanzi all'ennesimo, a giudizio degli interroganti disperato tentativo di salvare dal fallimento uno strumento cui il Governo ha affidato il recupero del gettito necessario per finanziare una riforma fiscale altrimenti avviata su un binario morto: un tentativo basato sull’illusione che gli incentivi a prezzo di saldo, senza alcun reale rafforzamento dei controlli, siano sufficienti a convincere gli evasori a mettersi in regola;
il concordato preventivo biennale, una delle misure centrali della riforma, si prefigura come un plateale insuccesso del Governo. Da intervento inizialmente orientato a premiare i contribuenti virtuosi e a garantire maggior gettito e maggiore compliance fiscale tra contribuenti e fisco, è stato trasformato in strumento distorsivo e volto a premiare i contribuenti meno virtuosi e gli evasori. Nonostante i ripetuti interventi volti ad allargare i benefici della misura, il tasso di adesione risulta basso. I commercialisti hanno recentemente proposto al Governo una proroga della scadenza prevista per aderire al concordato in ragione delle scarse adesioni e del timore di dover affrontare le pratiche di adesione solo in prossimità del 31 ottobre. Dai pochi dati disponibili sembra che le adesioni si concentrino al momento soltanto su alcune categorie di contribuenti e in particolare su professionisti, avvocati, commercialisti e attività con valutazione ISA 10 o 9, in ragione del fatto che l’Agenzia delle entrate ha inviato a tali contribuenti proposte di adesione con un consistente ed ingiustificato abbattimento delle imposte intorno al 10 per cento e in alcuni casi anche superiore. Per loro l’adesione comporta di fatto un “bonus generoso” valido per due anni con oneri a carico dell’erario in virtù delle minori imposte proposte dall’Agenzia delle entrate. Al contrario, i soggetti autonomi e le imprese con maggiori difficoltà, determinate anche da congiunture sfavorevoli del settore di appartenenza, e con ISA pari o inferiore a 7 stanno ricevendo proposte di adesione al concordato da parte dell’Agenzia delle entrate che comportano un aggravio di imposte, in alcuni casi fino al raddoppio. I soggetti con ISA basso, al netto degli evasori premiati con un condono dal decreto-legge n. 113 del 2024 sono in prevalenza imprese con uno o due dipendenti, artigiani, esercenti del settore abbigliamento o simili che per le difficoltà di lavoro o di vendita hanno aspettative future di reddito caratterizzate da grande incertezza: un motivo sufficiente per rifiutare in massa l’adesione al concordato preventivo biennale cui associano un aggravio di imposte per due anni consecutivi;
- da ultimo, nel tentativo di incrementare le adesioni, il Governo ha, da un lato, lanciato messaggi minacciosi nei confronti dei soggetti che non aderiscono, prefigurando l’inserimento in liste di soggetti da sottoporre a controlli e, dall’altro, ha avviato una campagna pubblicitaria, utilizzando anche il servizio pubblico, con spot che invitano il contribuente a stare tranquillo, di sedersi al tavolo e stringere la mano al fisco e pagare “il giusto”, ossia meno di chi le tasse le versa regolarmente, con la rassicurazione che l’Agenzia delle entrate non effettuerà controlli per due anni. L'unico risultato tangibile di questa politica è quello di rendere il nostro sistema fiscale ancora più iniquo e irrazionale, ancora una volta a danno dei contribuenti onesti che pagano regolarmente le imposte e della leale concorrenza fra le imprese,

si chiede di sapere:
- quale sia l’andamento delle adesioni al concordato preventivo biennale e le entrate effettivamente conseguite e se il Ministro in indirizzo intenda descrivere tali adesioni per categoria ISA e per importi relativi a ciascuna categoria ISA, anche al fine di verificare la dimensione della perdita di gettito associata alle proposte dell’Agenzia delle entrate rivolte ai contribuenti e che prevedono un abbattimento per due anni delle imposte da questi dovute;
- se, al fine di recuperare il basso tasso di adesione, intenda adottare misure di proroga delle scadenze previste, nonché ulteriori misure di incentivazione e di condono fiscale;
- se intenda chiarire i criteri e le modalità con cui sono state costruite le proposte di adesione al concordato preventivo biennale fatte pervenire ai contribuenti e se esse rispondano a precisi criteri di equità ed imparzialità o se, al contrario, siano state formulate con criteri differenziati anche tra contribuenti con la medesima categoria ISA;
- quali misure intenda adottare per recuperare le risorse necessarie al finanziamento della riforma dell’IRPEF nel caso in cui le adesioni non consentano di raggiungere la soglia stimata di 2 miliardi di euro e se tra tali misure intenda ricomprendere anche l’abbattimento delle detrazioni fiscali finora riconosciute ai contribuenti IRPEF con sostituto d’imposta;
- quali siano le misure che intende adottare per rendere il sistema fiscale più equo e razionale, a tutela dei contribuenti onesti e della leale concorrenza fra le imprese, nonché gli strumenti che intende adottare per intensificare il contrasto all’evasione fiscale.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-01529. Atto n. 4-01529. Pubblicato il 22 ottobre 2024, nella seduta n. 234. Nicola Irto cofirmatario

Ai Ministri dell'interno e della giustizia.

Premesso che:
sempre più di frequente, a quanto risulta agli interroganti, vengono denunciati femminicidi o tentati femminicidi causati dal mancato o cattivo funzionamento del braccialetto elettronico anti stalking; proprio di recente, il 23 settembre 2024, a Torino, Roua Nabi, 34 anni, è stata uccisa dal marito che era già stato denunciato per maltrattamenti e aggressione e, al quale con provvedimento del giudice, era stato applicato il braccialetto elettronico anti stalking; questo episodio di violenza maschile contro una donna è molto simile a quello verificatosi ad Ancona più di un anno fa, quando un uomo, già soggetto al divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico, aveva violato le restrizioni, entrando nella casa della ex e uccidendola con 15 coltellate; inoltre, in provincia di Venezia, un uomo a cui era stato applicato il braccialetto elettronico per le continue minacce e molestie nei confronti della ex moglie, è riuscito a staccare il dispositivo dalla caviglia, ed a fotografarlo a fianco di un coltello, minacciando con tale immagine la ex moglie; infine, è notizia recentissima che a Roma, una giovane donna di 28 anni, stalkerizzata, maltrattata, abusata e sequestrata dall’ex compagno per mesi, ha denunciato il malfunzionamento del braccialetto elettronico applicato all’ex compagno da tre anni, poiché questi ha continuato a minacciarla ed a infrangere le prescrizioni nonostante il dispositivo;
il braccialetto elettronico è da diversi anni lo strumento posto a garanzia delle vittime di violenze domestiche, di genere e contro le donne, e, con provvedimento dell’autorità giudiziaria se ne dispone l’applicazione per segnalare eventuali violazioni delle misure di divieto di avvicinamento o allontanamento dalla casa familiare;
allo strumento si è attribuita una importante funzione di deterrente per l’imputato/indagato e di presidio di tutela per la vittima; tuttavia i casi citati sono soltanto degli episodi tragicamente esemplificativi di molteplici segnalazioni di cattivo funzionamento; a tale problematica si aggiungono altresì le recenti segnalazioni circa il numero esiguo dei dispositivi, a fronte di un notevole incremento delle notizie di reato e delle misure cautelari;
secondo quanto risulta agli interroganti, grazie alla modifica apportata con legge n. 168 del 2023, che ha reso obbligatorio lo strumento, sono aumentate le richieste di applicazione dei dispositivi stessi, ma a fronte dell’aumento della richiesta, si registrano ritardi nell’adempimento della fornitura da parte della società incaricata dal Ministero dell’interno;
da quanto emerge dai dati diffusi dal Ministero dell’interno, il contratto con la società Fastweb incaricata della fornitura, prevedrebbe una disponibilità di 1.200 braccialetti elettronici mensili, che però non vengono distinti per tipologia applicativa, pertanto ciò avrebbe causato un notevole ritardo nella fornitura e nei tempi di applicazione;
con riguardo al problema del mancato o errato funzionamento, sono stati segnalati numerosi casi di cosiddetto “falso allarme” e di disservizio degli apparecchi, casi causati da una mancata messa a punto dell’apparecchio cui sarebbe possibile ovviare attraverso l’istituzione di un sistema di monitoraggio centralizzato;
a quanto risulta agli interroganti, a seguito di queste segnalazioni, i Ministeri in indirizzo hanno dichiarato di volersi impegnare, anche attraverso l’istituzione di un Tavolo interministeriale, per individuare le criticità connesse e conseguenti all’applicazione del braccialetto elettronico; tuttavia non sono noti né l’effettiva istituzione, né tantomeno l’esito dei lavori del suddetto Tavolo,

si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dello stato dei lavori del Tavolo interministeriale citato in premessa;
se, per le parti di rispettiva competenza, abbiano contezza dell’effettivo numero dei braccialetti elettronici attualmente in uso per reati legati alla violenza domestica, di genere e contro le donne;
se abbiano contezza della quantità di braccialetti segnalati in quanto malfunzionanti e se siano a conoscenza delle principali cause di malfunzionamento;
quali iniziative immediate, per le parti di reciproca competenza, intendano adottare, anche sul piano contrattuale, al fine di garantire il numero necessario di braccialetti elettronici a disposizione delle forze dell'ordine per il contrasto alla violenza domestica, di genere e contro le donne.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01410. Atto n. 3-01410 (in 10ª Commissione). Pubblicato il 15 ottobre 2024, nella seduta n. 231. Nicola Irto primo firmatario

IRTO, Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

Premesso che:
- con nota congiunta dello scorso 23 settembre 2024, indirizzata via PEC al gabinetto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e, per conoscenza, al gabinetto del Ministero delle imprese e del made in Italy, le segreterie della regione Calabria dei sindacati Slc-CGIL, Fistel-CISL e Uilcom-UIL hanno lamentato un ritardo, da parte del Ministero del lavoro, rispetto all’emanazione del decreto di concessione della cassa integrazione straordinaria per i lavoratori di Abramo customer care in amministrazione straordinaria, azienda ubicata nello stesso territorio regionale;
- il ritardo riguarda il periodo che va dal 7 agosto al 7 novembre 2024;
- gli stessi sindacati hanno osservato che ciò rischia di compromettere ulteriormente la già precaria situazione economica e sociale dei dipendenti coinvolti, ad oggi pesantemente provati da una lunga fase di incertezza e difficoltà;
di norma, il provvedimento di concessione è adottato con decreto del Ministero entro un periodo che va da un minimo di 30 giorni dalla richiesta a un massimo di 90 giorni, a seconda della motivazione in base alla quale si chiede l’intervento della cassa integrazione straordinaria;
- la cassa integrazione straordinaria è uno strumento fondamentale per garantire la sostenibilità economica e lavorativa nell’attuale fase, molto delicata, dell’azienda;
- è indispensabile quanto urgente l’intervento del Ministro in indirizzo al fine di scongiurare ulteriori problemi e difficoltà per i lavoratori interessati e le rispettive famiglie,

si chiede di sapere

quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di assicurare al più presto l’effettiva integrazione della retribuzione dei lavoratori dell’azienda Abramo customer care.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-01261. Pubblicato l'11 giugno 2024, nella seduta n. 196. Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro dell'istruzione e del merito. -
Premesso che:

con ordinanza ministeriale n. 88 del 16 maggio 2024 è stato disposto per il biennio 2024-2026 l'aggiornamento, trasferimento e nuovo inserimento nelle graduatorie provinciali per le supplenze e nelle graduatorie di istituto su posto comune e di sostegno nonché l’attribuzione degli incarichi a tempo determinato del personale docente nelle istituzioni scolastiche statali, su posto comune e di sostegno, e del personale educativo;

il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 agosto 2023 ha previsto più tipologie di corsi abilitanti in base al bisogno: da 30 crediti formativi universitari per chi è già abilitato o specializzato, 30 CFU per chi ha 3 anni di lavoro alle spalle, 36 CFU per chi ha i 24 crediti formativi, 60 CFU per chi inizia ex novo;

l’abilitazione all’insegnamento costituisce il “titolo di accesso” per le graduatorie provinciali per le supplenze di prima fascia della relativa classe di concorso;

l’inserimento nella prima fascia delle graduatorie provinciali per le supplenze per posto comune può avvenire con riserva purché il titolo di abilitazione venga conseguito entro il 30 giugno. Di qui la corsa di molte università ad attivare velocemente i percorsi abilitanti da 30 crediti in modo da riuscire a concluderli entro il 30 giugno 2024;

la riserva è sciolta negativamente qualora il titolo non venga conseguito entro tale data, determinando l’inserimento dell’aspirante nella fascia spettante sulla base dei titoli effettivamente posseduti;

ciò premesso, a febbraio 2024, invece di far partire contemporaneamente tutti i percorsi abilitanti, sono stati autorizzati solo i corsi riservati a coloro che sono già abilitati su altra classe di concorso o sono specializzati sul sostegno;

non sono stati attivati i corsi abilitanti per i triennalisti, ovvero i docenti che possiedono almeno tre anni di servizio e che non avranno la possibilità di inserirsi nella prima fascia delle graduatorie provinciali per le supplenze, nemmeno con riserva;

infatti, solamente alla fine del mese di maggio sono stati pubblicati i bandi riservati a tali docenti ma ormai è tardi per l'aggiornamento delle graduatorie e la possibilità di inserimento in prima fascia;

questi insegnanti, nella migliore delle ipotesi, potranno inserirsi solamente negli elenchi aggiuntivi alla prima fascia delle graduatorie provinciali per le supplenze nel giugno 2025;

non si comprendono le ragioni per cui i percorsi abilitanti non siano stati fatti partire contemporaneamente, creando un’evidente disparità tra docenti;

ciò determina il grave rischio che molti insegnanti triennalisti non potranno lavorare nel prossimo anno scolastico per la mancata attivazione simultanea dei percorsi abilitanti,

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda attivare per tutelare i docenti triennalisti che non hanno avuto l'opportunità di essere inseriti nella prima fascia delle graduatorie provinciali per le supplenze a causa del ritardo con cui sono stati attivati i percorsi abilitanti loro destinati.

Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01150 Pubblicato il 16 maggio 2024, nella seduta n. 190 Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro della difesa. -
Premesso che:
la Procura di Firenze ha aperto un fascicolo di indagine sul suicidio di Beatrice Belcuore, l’allieva di 25 anni della scuola marescialli e brigadieri dei Carabinieri di Firenze, originaria di Castelnuovo di Farfa (Rieti);
Beatrice Belcuore si è tolta la vita sparandosi con la pistola di ordinanza il 22 aprile 2024 all'interno della stessa scuola. A dare l'allarme erano stati gli altri allievi e i soccorsi si sono rivelati subito inutili;
sul posto sono intervenuti il sostituto procuratore di turno e i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale dell'Arma per condurre i rilievi. Il fascicolo è stato aperto dal pubblico ministero nell'immediatezza del suicido, senza in quel momento indagati, né ipotesi di reato;
secondo fonti investigative vicine all'indagine e riportate da agenzie di stampa, la Procura avrebbe disposto degli accertamenti sulle motivazioni che hanno spinto la venticinquenne al suicidio, tra cui il vaglio del traffico telefonico e dei messaggi scambiati in chat;
da quanto emerso l'autopsia non sarebbe stata eseguita. “Unarma”, l'associazione sindacale dei carabinieri, ha preannunciato un esposto, che verrà depositato a breve in Procura a nome dei familiari della giovane, con il quale si rammenta la necessità di fare piena luce non solo sul drammatico evento, ma più in generale sul fenomeno dei suicidi in uniforme;
nell'ambito delle indagini in corso, saranno sottoposti all’attenzione dei magistrati anche i racconti e le testimonianze con le quali la giovane allieva avrebbe riportato quanto vissuto alla scuola, dai quali emergerebbero un clima e una modalità formativa lesivi dei diritti e della dignità delle persone, nonché del tutto estranei ai principi fondanti dell’Arma dei Carabinieri,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei drammatici fatti esposti e quali siano le sue valutazioni in merito al fenomeno dei suicidi, che con preoccupante allarme si verificano all’interno delle diverse scuole allievi;
se, alla luce dei rapporti ricevuti, ritenga che siano stati attivati gli opportuni strumenti ispettivi all’interno dell’Arma, e se non ritenga altresì necessario adoperarsi con proprie iniziative per fare veramente luce sulle dinamiche interne alla scuola marescialli e brigadieri dei Carabinieri di Firenze.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-01215 Pubblicato il 16 maggio 2024, nella seduta n. 190. Nicola Irto cofirmatario

Ai Ministri dell'interno e delle infrastrutture e dei trasporti. -

Premesso che:
dal mese di maggio 2024, l’aeroporto di Milano Linate ha reso disponibile il servizio di faceboarding, che permette ai passeggeri di imbarcarsi su un aereo superando i controlli di sicurezza e quelli al gate senza mostrare documenti e carta d’imbarco, ma solo il proprio volto a un sistema biometrico di riconoscimento facciale;
Linate è il primo aeroporto italiano ad offrire questo servizio, che in Europa è utilizzato con un numero limitato di compagnie aeree soltanto in cinque scali aeroportuali;
a Linate il sistema è stato attivato al termine di una sperimentazione iniziata nel 2020, ma subito sospesa per la pandemia; si tratta di una sperimentazione i cui esiti non sono noti in termini di garanzia e tutela della privacy dei passeggeri;
la SEA, società che gestisce l’aeroporto, specifica che le immagini del volto non vengono conservate, ma utilizzate solo per creare il modello biometrico, mentre i dati relativi ai documenti vengono crittografati e salvati, per 24 ore o per un anno in caso di registrazione a lungo termine;
in Italia vige fino al dicembre 2025 una moratoria per l’utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, categoria entro la quale rientrano anche gli aeroporti;
relativamente ai sistemi di riconoscimento facciale sono sempre più diffusi dubbi e contrarietà in merito alla loro efficienza e ai cospicui rischi per la privacy dei cittadini,

si chiede di sapere:
quali misure siano state assunte a tutela della privacy dei passeggeri e dei loro dati biometrici;
quanto si ritenga che possa considerarsi libera la scelta di un passeggero, che per imbarcarsi più velocemente e più comodamente si lascia scansionare il volto;
se l’introduzione del faceboarding rientri nelle fattispecie regolate e interdette dalla moratoria sull’utilizzo del riconoscimento facciale in Italia, laddove, peraltro, sulla decisione dell’aeroporto di Linate pende un'istruttoria del Garante per la protezione dei dati personali.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01145 Pubblicato il 15 maggio 2024, nella seduta n. 189 Nicola Irto cofirmatario

- Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. -
Premesso che:
in Tunisia gli arresti nei confronti di attivisti, avvocati e giornalisti si succedono con sempre maggiore frequenza. Agli inizi del mese di maggio 2024 diversi arresti hanno colpito principalmente esponenti di associazioni e organizzazioni umanitarie che forniscono servizi di assistenza ai rifugiati subsahariani presenti nel Paese;
l’11 maggio nel corso di una diretta televisiva del canale “France 24”, si è verificata un’irruzione nell’edificio del consiglio dell’ordine degli avvocati da parte di uomini in borghese e incappucciati, appartenenti ai servizi di sicurezza tunisini, arrivati per arrestare l’avvocata Sonia Dahmani, a seguito delle sue dichiarazioni in merito alle affermazioni del presidente Saïed, che da tempo conduce una campagna gravemente xenofoba e senza precedenti contro i migranti subsahariani, accusati di programmare una “sostituzione etnica”;
oltre alla giornalista sono stati arrestati anche Borhen Bssais, conduttore televisivo e radiofonico, e Mourad Zeghidi, commentatore politico, per aver “diffuso false informazioni con l’obiettivo di diffamare altri o ledere la loro reputazione”; si tratta di reati introdotti con un provvedimento definito dal sindacato tunisino dei giornalisti “una spada di Damocle sulla testa dei giornalisti e un mezzo per punire qualsiasi voce libera dei media”;
il consiglio dell'ordine nazionale degli avvocati tunisini (ONAT), a seguito degli ultimi arresti ha deciso uno sciopero generale degli avvocati in tutti i tribunali del Paese. Il presidente dell'ordine, Hatem Meziou, ha anche annunciato che nascerà un osservatorio per monitorare tutte le violazioni contro avvocati, giornalisti e cittadini;
“Human rights watch” nel suo rapporto mondiale 2024 ha denunciato come la Tunisia abbia subito, nel corso del 2023, un’ulteriore regressione in termini di diritti umani e stato di diritto, in assenza di reali controlli ed equilibri contro il potere del presidente Kais Saïed. In particolare nel rapporto si legge che: “Nell’ultimo anno, il presidente Saïed ha imprigionato dozzine dei suoi oppositori e critici, alimentato il razzismo e la xenofobia contro i migranti e i rifugiati neri e minacciato le attività della società civile”. Secondo quanto si legge, inoltre, “l’incarcerazione dei dissidenti e l’assoggettamento della giustizia sono oggi più estesi di quanto lo siano mai stati dalla rivoluzione del 2011”;
il 16 luglio 2023 il presidente della Tunisia e l’Unione europea hanno firmato un memorandum di intesa, con l’obiettivo di frenare le partenze dei migranti dal Paese nordafricano, con la previsione di un finanziamento di 105 milioni di euro per la gestione delle frontiere e 150 milioni di euro per il sostegno al bilancio;
sul memorandum la commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, ha espresso prontamente preoccupazione per la sicurezza dei migranti, rifugiati e richiedenti asilo in Tunisia, che rimangono bloccati a seguito del loro allontanamento in aree remote e desolate vicino ai confini del Paese con Libia e Algeria. La commissaria, inoltre, lo scorso settembre ha avviato un’indagine su come la Commissione europea intenda garantire il rispetto dei diritti umani dei migranti in Tunisia;
al riguardo, val la pena evidenziare come la prima tranche di fondi UE sia stata rifiutata dal presidente Saïed e definita “un’elemosina”;
infine, si evidenzia come, nonostante le palesi violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali da parte del Governo tunisino, il Paese nordafricano sia stato incluso dal Governo italiano tra i “Paesi sicuri” con il decreto ministeriale 17 marzo 2023, tuttavia numerose pronunce da parte della giurisprudenza di merito non hanno riconosciuto la Tunisia quale Paese sicuro accogliendo diversi ricorsi presentati in merito;
rilevato che l’Organismo congressuale forense ha chiesto che il Governo italiano si attivi immediatamente per il rilascio dell’avvocata Dahmani e “pretenda dai propri partner internazionali garanzie in ordine al rispetto dei diritti fondamentali sanciti nei trattati internazionali, esprimendo fortissima preoccupazione in ordine a tutti gli accordi bilaterali con Paesi i cui governi non rispettino i diritti umani e le fondamenta dello stato di diritto, quali l’indipendenza dell’avvocatura e la libertà di stampa”,
si chiede di sapere quali iniziative necessarie e urgenti il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per fare pressione sul presidente Saïed affinché cessi immediatamente la repressione nel Paese e siano rilasciati tutti i prigionieri politici, nonché al fine di garantire il pieno rispetto dei diritti umani dei migranti subsahariani rivedendo, a fronte delle numerose denunce da parte delle diverse organizzazioni internazionali, gli accordi bilaterali stipulati, anche alla luce della consolidata giurisprudenza di merito che non riconosce la Tunisia come “Paese sicuro”.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01132 Pubblicato il 14 maggio 2024, nella seduta n. 188 Nicola Irto cofirmatario

- Al Ministro dell'interno. -
Premesso che:
lo scorso 29 aprile 2024, durante lo svolgimento della puntata della trasmissione “FarWest”, programma di attualità, caratterizzato da inchieste giornalistiche di varia natura, in onda ogni lunedì in prima serata su RAI3, è stato mandato in onda un servizio dal titolo “Mozzarelle, a Caserta è crisi”, la cui seconda parte si intitola “Strage di bufale, qualcuno ci guadagna?”;
il programma televisivo ha approfondito la gravissima situazione che sta affliggendo la filiera produttiva della bufala campana, patrimonio nazionale e settore strategico dell’economia casertana; difatti, da lungo tempo gli allevatori a causa della diffusione della brucellosi bufalina e dell’inefficacia delle procedure stabilite per eradicarla, pagano caro il prezzo di questa crisi e del suo aggravarsi: aziende in crisi, abbattimenti indiscriminati, produzione in calo e circa 5.000 posti di lavoro persi nella provincia di Caserta;
nel servizio televisivo si ascoltano diverse testimonianze, fra cui i racconti di protesta degli allevatori che hanno praticato lo sciopero della fame per denunciare l’immobilismo del Governo nel contrasto dell’emergenza. Fra le testimonianze raccolte, circa a metà del servizio, viene trasmessa l’intervista di un giornalista, di cui non si mostra il volto e si deforma la voce. Il cronista locale si occupa di indagare le dinamiche della crisi degli allevamenti bufalini e afferma di sentirsi costretto ad utilizzare lo pseudonimo “Sergio Olmo” e di aver paura di mostrare il proprio volto a causa del clima “pesante” e intimidatorio che si è determinato fin dall’inizio delle sue inchieste nel territorio;
considerato che:
in una repubblica democratica, è sempre necessario riaffermare l’importanza di una stampa libera, del diritto di informare e ad essere informati, non dimenticando che la stessa CEDU ha definito la stampa come il “cane da guardia” delle democrazie;
è un dovere democratico tutelare tutti gli operatori del settore della comunicazione e garantire la liberà di informazione, garantendo quei giornalisti più esposti, i cronisti locali, e quelli di inchiesta, spesso oggetto di minacce e di atti intimidatori;
in data 3 maggio 2024 in occasione della giornata mondiale della libertà di stampa, secondo i dati rilasciati nell’indice annuale sulla libertà di stampa mondiale prodotto da “Reporter senza frontiere” (RSF), l’Italia ha subito un crollo di ben 5 posizioni, dal 41° al 46° posto. Sempre secondo RSF il sistema mediatico italiano continua ad essere minacciato dalle organizzazioni mafiose, soprattutto nel Sud del Paese, nonché da vari piccoli gruppi estremisti violenti,
si chiede di sapere quali misure il Ministro in indirizzo intenda attuare per garantire la sicurezza e l’indipendenza dei giornalisti casertani impegnati nell’inchiesta sulla brucellosi bufalina.

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