Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00715 Pubblicato il 3 ottobre 2023, nella seduta n. 108 Nicola Irto cofirmatario

Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:

l’Agenzia delle entrate, nell’audizione svolta lo scorso 17 luglio 2023 presso la 6a Commissione permanente (Finanze e tesoro) del Senato della Repubblica, ha evidenziato che circa 23 milioni di contribuenti italiani devono al fisco circa 1.153 miliardi di euro, di cui soltanto il 10 per cento (114 miliardi) realmente esigibili, mentre il restante 90 per cento (1.039 miliardi) sarebbe di difficile recupero;

gli evasori hanno potuto beneficiare dal momento dell’insediamento del Governo Meloni di numerose misure di “tolleranza” fiscale, tra cui: 1) la rottamazione della cartelle esattoriali sotto i 1.000 euro affidate alla riscossione dal 2000 al 2015; 2) la definizione agevolata per liti pendenti; 3) la rottamazione delle multe stradali; 4) lo sconto sulle controversie tributarie pendenti al 1° gennaio 2023; 5) gli sconti e pagamenti rateali per i ravvedimenti; 6) le modalità di pagamento agevolato per gli avvisi bonari; 7) le irregolarità formali da denuncia dei redditi sanate con il pagamento di 200 euro; 8) le sanzioni ridotte per gli atti di accertamento; 9) il condono sui guadagni da criptovalute; 10) la rinuncia agevolata alle controversie tributarie; 11) la regolarizzazione dei versamenti senza sanzioni o interessi; 12) il condono per società calcistiche; 13) il condono penale per chi è stato già condonato per reati tributari;

altre misure di clemenza fiscale sono state previste e programmate con l’approvazione della legge 9 agosto 2023, n. 111, recante la delega al Governo per la “Riforma fiscale”, tra cui: 1) l’introduzione di un concordato preventivo biennale per i titolari di reddito d’impresa e di lavoro autonomo di minore dimensione, che rischia di legalizzare la sotto dichiarazione di ricavi e compensi; la previsione di ulteriori “istituti speciali di definizione”; 3) le misure di attenuazione dei controlli riguardanti l’accertamento (ad esempio la riduzione della possibilità di fare riferimento ai valori di mercato) e delle sanzioni (ad esempio per la dichiarazione infedele, ma anche con lo sconto del penale a chi aderisce ai vari condoni); 4) le misure riguardanti il contenzioso (con la previsione di ulteriori definizioni agevolate); 5) le limitazioni all’azione dell’Agenzia delle entrate in tema di riscossione (viene limitata nel suo campo di azione e accompagnata da rateizzazioni talmente lunghe da rendere conveniente, dal punto di vista economico, non pagare le imposte);

ai suddetti provvedimenti, si affiancano: 1) le misure contenute nel decreto-legge «energia», rivolte a commercianti e autonomi titolari di partita IVA, che hanno commesso una o più violazioni tributarie e che sana le violazioni degli obblighi in materia di certificazione dei corrispettivi commesse tra il 1° gennaio 2022 e il 30 giugno 2023, dietro il pagamento, entro il 15 dicembre 2023, delle maggiori imposte dovute, gli interessi e solo un diciottesimo delle multe previste, con una soglia minima di 2.000 euro; 2) le misure annunciate nella NADEF 2023, relative alla prima applicazione della suddetta Riforma fiscale, che verranno inserite in manovra di bilancio per il 2024 e nel decreto-legge ad essa collegato, in quello che agli interroganti appare il disperato tentativo del Governo di reperire «risorse per interventi» attraverso la reiterazione di definizioni agevolate, sconti, concordati fiscali e altri interventi della medesima natura;

considerato che a giudizio degli interroganti:

la politica fiscale del Governo Meloni rischia di esacerbare il conflitto sociale tra contribuenti fedeli, che pagano regolarmente le imposte e che si trovano ad affrontare le irrisolte problematiche del carovita e coloro che invece non adempiono agli obblighi tributari e sono incoraggiati a proseguire su tale strada;

in termini finanziari, oltre al mancato recupero dei circa 114 miliardi di euro evasi e certificati dall’Agenzia delle entrate, si sommano nel corso dell’ultimo anno svariati miliardi di euro sottratti all’azione di recupero di evasione fiscale, in conseguenza delle misure adottate e in via di adozione da parte del Governo;

nella NADEF approvata durante il Consiglio dei ministri del 27 settembre 2023, nessun particolare cenno viene fatto in merito alla lotta all’evasione fiscale e al recupero delle suddette somme sottratte all’Erario, né al contrasto all’economia sommersa, mentre particolare enfasi viene attribuita al costo sostenuto dallo Stato relativamente alle misure di efficientamento energetico degli edifici accusate di condizionare, insieme all’inflazione, la disponibilità di risorse per interventi in vista della prossima legge di bilancio,

si chiede di sapere:

quali siano le misure che il Governo intende adottare, e in che tempi, al fine di contrastare la lotta all’evasione fiscale e contributiva e l’economia sommersa e quante risorse abbia stimato di recuperare da tali attività, già a partire dal 2024, al fine di sostenere le famiglie, a partire da quelle con i redditi più bassi, e le imprese, alle prese con le irrisolte problematiche del carovita, dell’aumento delle bollette energetiche, dei carburanti e dei materiali;

se, a fronte delle suddette problematiche che affliggono famiglie ed imprese, intenda abbandonare ogni percorso normativo che conduca a qualsiasi forma di condono, sanatoria o definizione agevolata, già a partire dalla prossima legge di bilancio e nei provvedimenti ad essa collegati, nonché a riforme fiscali di tipo regressivo, evidenziando per tale via una chiara presa di posizione a difesa della funzione sociale del fisco.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00713 Pubblicato il 3 ottobre 2023, nella seduta n. 108 Nicola Irto cofirmatario

Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:

come riportato da diversi organi di stampa, Massimo Temussi, presidente di ANPAL Servizi S.p.A., è indagato dalla Procura di Cagliari nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, insieme ad altre 31 persone, componenti di un presunto sodalizio criminale, per i reati di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, abuso di ufficio, rivelazione di segreti di ufficio, corruzione aggravata dal metodo mafioso, traffico di droga, corruzione, anche con l’utilizzo del metodo mafioso e peculato;

l’indagine ha portato alla luce pericolosi legami tra criminalità organizzata legata al traffico di stupefacenti e diversi esponenti delle istituzioni. Tra gli indagati figurano, infatti, anche l’ex assessora per l’agricoltura della Regione Sardegna, Gabriella Murgia, e il primario del reparto di terapia del dolore dell’ospedale “Marino” di Cagliari, Tomaso Cocco;

occorre rilevare come Massimo Temussi sia già indagato, in qualità di ex direttore generale del centro regionale di programmazione, nell’ambito di un altro filone d’inchiesta delle Procure di Cagliari e di Nuoro, che vede sempre coinvolti i vertici dell’attuale Giunta regionale; i reati contestati sono corruzione, abuso d’ufficio e induzione indebita;

è quindi la seconda volta, da quando è presidente, che Massimo Temussi è indagato per gravi reati;

dal 19 gennaio al 10 marzo 2023 Temussi è stato assunto presso gli uffici di diretta collaborazione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con un compenso di 146.070,88 euro;

considerato che:

il 6 luglio 2022 l’assemblea ordinaria degli azionisti di ANPAL Servizi ha nominato per il triennio 2022-2024 il consiglio d’amministrazione della società;

dopo solo otto mesi, con decreto del Ministro del lavoro e del Ministro dell’economia e delle finanze del 14 febbraio 2023, notificato alla società il 27 febbraio, si è proceduto alla revoca del consiglio di amministrazione;

a giudizio degli interroganti il suddetto decreto interministeriale (a tutt’oggi non si conoscono le motivazioni che ne hanno giustificato l’emanazione, nonostante un’interrogazione presentata alla Camera a prima firma dell’on. Fossi, rimasta senza risposta) ha rappresentato l’esercizio di un potere del tutto anomalo in quanto estraneo alle attribuzioni istituzionali dei Ministri e tenuto conto che si trattava di organi non soggetti all’applicazione del meccanismo di spoils system;

questa decisione, che ha rischiato di pregiudicare l’operatività della società, è stata seguita dalla nomina di Massimo Temussi, già consulente personale della Ministra, a presidente di ANPAL Servizi,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo fossero a conoscenza dei gravi fatti esposti;

quali iniziative intendano adottare, nell’ambito delle loro competenze, affinché la carica di presidente di ANPAL Servizi sia ricoperta da una persona capace di svolgere il suo mandato con disciplina e onore.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 2-00007 - Pubblicato il 26 settembre 2023, nella seduta n. 105 Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro delle imprese e del made in Italy. -
Premesso che:

i dispositivi a semiconduttore rappresentano una delle principali tecnologie che consentono il funzionamento di gran parte degli strumenti utilizzati dalle imprese per la produzione di beni e servizi e degli strumenti ad uso quotidiano che supportano e migliorano il lavoro pubblico e privato e lo stile di vita di miliardi di persone, nonché una delle tecnologie abilitanti su cui si gioca la sovranità tecnologica. La catena di approvvigionamento di tali dispositivi è improvvisamente entrata al centro di scontri commerciali a partire dal 2021, tanto da spingere l'amministrazione USA a varare, in risposta alla grave carenza globale di dispositivi a semiconduttore, iniziative volte a rafforzare l’autonomia strategica nell’approvvigionamento e a spostarne il baricentro della produzione mondiale, al momento a Taiwan, in America e in Europa. La stessa UE, in risposta alla crisi, ha lanciato nel giugno 2021 l’alleanza sulle tecnologie di processori e semiconduttori finalizzata al rafforzamento delle filiere domestiche, con particolare riferimento alla capacità manifatturiera, a cui hanno fatto seguito una serie di altre importanti iniziative tra cui l’European chips act;

nel luglio 2021, l’amministratore delegato di Intel, Patrick Gelsinger, in linea con la strategia statunitense di sicurezza nazionale e di drastica riduzione della dipendenza dalla catena di approvvigionamento dei dispositivi a semiconduttore dai Paesi asiatici, ha preso parte a importanti incontri con le istituzioni UE e i Governi di Francia, Germania ed Italia, nonché con altri Stati membri della UE, nei quali ha manifestato l’obiettivo di realizzare in Europa diverse tipologie di impianti per la fabbricazione di semiconduttori. Il 25 settembre 2022, il Governo Draghi e l’amministratore delegato di Intel avevano preannunciato un’intesa di massima per la realizzazione in Italia di un impianto per il packaging e l’assemblaggio di semiconduttori (individuato a Vigasio, in provincia di Verona), prevedendo un investimento iniziale di circa 4,5 miliardi di euro e la creazione di 1.500 posti di lavoro diretti e altri 3.500 nella filiera, anche grazie a un finanziamento da parte del Governo italiano del 40 per cento dell’investimento totale di Intel. Nel mese di gennaio 2023, il Governo in carica ha pubblicamente affermato di essere in contatto costante sia con Intel sia con le istituzioni europee per cercare di garantire l'insediamento in Italia dell’impianto;

l’articolo 5 del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, prevede il riconoscimento di un credito d’imposta in favore delle imprese residenti nel territorio dello Stato, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, che effettuano investimenti in progetti di ricerca e sviluppo relativi al settore dei semiconduttori. La norma, apparentemente positiva, appare in netto ritardo rispetto alle evoluzioni in atto nel contesto internazionale sulla produzione delle importanti tecnologie ed evidenzia una grave sottovalutazione delle problematiche di approvvigionamento ed una debole attenzione alle politiche industriali e agli obiettivi di crescita economica e occupazionale nel Paese;

tra maggio e giugno 2023, la strategia delineata da Intel è stata tradotta in concreto con una serie di accordi per la realizzazione di impianti in territorio europeo e in Israele. In sequenza, il 16 giugno l’amministratore delegato di Intel ha dichiarato che Intel prevede di investire fino a 4,6 miliardi di dollari per la realizzazione di una nuova struttura di assemblaggio e collaudo di semiconduttori vicino a Breslavia, in Polonia, che darà lavoro a 2.000 lavoratori e creerà diverse migliaia di posti di lavoro aggiuntivi durante la fase di costruzione e l'assunzione da parte dei fornitori. Il 18 giugno, il primo ministro israeliano Netanyahu ha dichiarato che Intel spenderà 25 miliardi di dollari per una nuova fabbrica a Kiryat Gat, in Israele, che aprirà nel 2027 e darà lavoro a diverse migliaia di addetti. Il 19 giugno, Intel ha firmato un accordo con il Governo tedesco per realizzare un investimento in Germania pari a 30 miliardi di euro, con 10 miliardi di finanziamenti a fondo perduto da parte dell’Esecutivo nel sito di Magdeburgo. Sulla spinta dell’accordo, la Germania diventerà, a partire dal 2027, il punto di riferimento per il settore in Europa, con un investimento totale di 43 miliardi di euro da parte del Governo tedesco, di cui 15 miliardi in aiuti di Stato per la costruzione di 3 nuovi stabilimenti, uno da parte dell'azienda taiwanese TSMC e due da parte proprio dell'azienda americana Intel, sfruttando le deroghe agli aiuti di Stato previste dal citato European chips act. Oltre agli aiuti di Stato, la strategia tedesca prevede sgravi fiscali per le aziende già presenti nel Paese;

l’amministratore delegato di Intel ha invece ripetutamente manifestato dubbi sull’effettiva realizzazione di impianti per la produzione di chip in Italia. Allo stato attuale, non si hanno più notizie sull’avvio degli investimenti di Intel in Italia. Le ripercussioni negative della situazione che si è creata allontanano l’obiettivo del rafforzamento dell’autonomia strategica del nostro Paese, che consiste in una quota maggiore di approvvigionamento domestico di dispositivi cruciali per la competitività tecnologica del nostro sistema economico e per la produzione di beni indispensabili per il mantenimento di livelli elevati di qualità della vita, la creazione di nuovi posti di lavoro, lo sviluppo territoriale, il trasferimento tecnologico e il rafforzamento delle università e dei centri di ricerca italiani;

con la mozione 1-00055 presentata al Senato nel mese di giugno 2023, il Governo veniva sollecitato ad intraprendere un percorso virtuoso e ad adottare una strategia complessiva in materia di produzione e approvvigionamento di semiconduttori, a cui non è stato dato seguito. A fronte della situazione, le misure contenute nell’articolo 5 del decreto-legge n. 104 del 2023 appaiono del tutto insufficienti rispetto alla perdita di potenziale occupazionale e di sviluppo tecnologico del Paese,

si chiede di sapere:

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di favorire l’Italia come sede di attività di lavorazione di semiconduttori e di ricerca nel settore e se intenda adoperarsi affinché siano rafforzate le misure di semplificazioni burocratiche e le misure di incentivazione per l’attrazione di investimenti e lo stabilimento sul territorio nazionale di attività produttive finalizzate a rafforzare l’autonomia strategica italiana ed europea nell’approvvigionamento di semiconduttori;

quali siano le motivazioni che hanno impedito al Governo di dare seguito agli accordi di massima che erano stati raggiunti con Intel nel settembre 2022 e, alla luce dei recenti accadimenti, se abbia intenzione di riavviare il dialogo con il gruppo Intel, allo scopo di assicurare la realizzazione in Italia di almeno un impianto per il packaging e l’assemblaggio di semiconduttori, adottando tutte le misure necessarie a tale scopo, a partire dagli stanziamenti necessari per la partecipazione ad una quota del finanziamento per la realizzazione dell’impianto;

quali iniziative intenda adottare, già a partire dal prossimo disegno di legge di bilancio, al fine di garantire al Paese adeguati livelli di ricerca e sviluppo in ambito tecnologico, della microelettronica e dell'intelligenza artificiale, nonché per accrescere le opportunità di creazione di nuovi posti di lavoro di qualità, di sviluppo territoriale, di trasferimento tecnologico e rafforzamento delle università e dei centri di ricerca italiani e se intenda farsi promotore, nelle sedi istituzionali europee, affinché tutti gli investimenti strategici in ambito tecnologico, della microelettronica e dell'intelligenza artificiale, siano sostenuti non soltanto da investimenti nazionali ma da un fondo comune europeo.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-00718 Pubblicato il 26 settembre 2023, nella seduta n. 105 - Nicola Irto cofirmatario

Ai Ministri dell'istruzione e del merito e dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:

l’articolo 1, comma 557, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio per il 2023), introduce, a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025, una nuova disciplina relativa alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le Regioni e prevede che i criteri per l'individuazione delle istituzioni scolastiche alle quali può essere assegnato un dirigente scolastico e un DSGA devono essere definiti con decreto del Ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previo accordo da raggiungere in sede di Conferenza unificata;

un dimensionamento così perseguito, attraverso la diminuzione di figure centrali quali quella del dirigente scolastico e del DSGA e per il tramite di numerosi “accorpamenti”, basato su finalità restrittive e su un'economia di risparmio, rischia di essere fortemente divisivo e comporta inevitabilmente una sensibile riduzione delle istituzioni scolastiche, con gravi conseguenze sulla vita di studenti e studentesse con conseguenze molto significative in tutto il Paese, soprattutto nelle aree più fragili;

dalla relazione tecnica di accompagnamento alla normativa introdotta dalla legge di bilancio per l’anno 2023 emerge che dal 2024/2025 al 2031/2032 il numero di istituzioni scolastiche con la presenza di dirigente e DSGA titolari passerà da 7.461 a 6.886, con una riduzione di 575 istituzioni scolastiche e posti di dirigente e DSGA; se si considera, inoltre, che nell'anno scolastico 2022/2023 il numero delle istituzioni scolastiche autonome è pari a 8.007, dal 2022/2023 al 2031/2032 è stimabile un taglio complessivo di 1.121 scuole;

si tratta, a regime, di un taglio di quasi 90 milioni di euro che rischia di produrre pesanti contraccolpi in ampie aree del Paese, con conseguente e progressiva riduzione anche delle risorse umane impegnate nelle istituzioni scolastiche (personale amministrativo ad esempio); l'accorpamento degli istituti si configura, pertanto, come un vero e proprio taglio che andrà a colpire le regioni e i territori più deboli, rendendo più difficile un più effettivo e proficuo legame del dirigente scolastico con la comunità scolastica di riferimento, incrementando i divari territoriali;

premesso inoltre che:

il decreto interministeriale 30 giugno 2023 R.0000127 che definisce “i criteri del contingente organico di dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi aa.ss 2024/2025, 2025/2026, 2026/2027” ribadisce, all’articolo 1, comma 1, che sono “le Regioni (...) che provvedono autonomamente al dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno (...) sentite le Province e le Città metropolitane per le scuole secondarie di secondo grado e i comuni per le scuole di ogni altro odine e grado, utilizzando i procedimenti regionali a ciò finalizzati”;

lo stesso decreto richiama espressamente in premessa il decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, che ha disposto con l’articolo 12, comma 1-bis), che “per le scuole con lingua di insegnamento slovena, i criteri di cui al comma 5-ter dell’articolo 19 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, introdotto dalla lettera c) del comma 1 del presente articolo, nonché ogni azione di dimensionamento sono adottati previo parere vincolante della commissione scolastica regionale per l’istruzione in lingua slovena , di cui all’articolo 13, comma 3, della legge 23 febbraio 2001, n. 38”;

il decreto interministeriale, all’articolo 2, comma 2, prevede che “le dotazioni organiche dei dirigenti scolastici e dei direttori generali e amministrativi e la loro distribuzione tra le regioni sono indicate nella tabella allegata al presente decreto, che ne costituisce parte integrante”, mentre al comma 3 precisa che “nelle medesime tabelle sono altresì indicate le consistenze delle dotazioni organiche dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi per la Regione Friuli- Venezia Giulia, distinti in istituti con lingua di insegnamento italiana e con lingua di insegnamento slovena o bilingue sloveno-italiano”;

tali tabelle indicano che il contingente organico di dirigenti scolastici e DSGA in Friuli-Venezia Giulia per le scuole di insegnamento con lingua slovena subisce, nel triennio 2024/2027, un taglio significativo di 3 posti, di cui 2 per l’anno scolastico 2023/2024 ed uno nell’anno scolastico 2026/2027;

per quanto consta, né all’atto di adozione del citato decreto interministeriale né in seguito è stata sentita la commissione scolastica regionale per l’istruzione in lingua slovena, di cui all’art. 13, comma 3, della legge 23 febbraio 2001, n. 38, per il prescritto parere vincolante;

a ben vedere, si tratta di norme speciali che si connotano non solo per la loro specifica missione di mantenere l’istruzione in lingua slovena del Friuli-Venezia Giulia estranea al sistema scolastico nazionale per le ovvie specificità ma vanno altresì collocate nell’alveo della più ampia tutela della minoranza linguistica slovena, e, per quel che qui interessa, dello sloveno nel mondo dell’istruzione, che rimane ancora assicurata da un atto di diritto internazionale pattizio: il memorandum d’intesa che nel 1954 definì la “questione di Trieste”;

ribadito, altresì, come previsto dall’articolo 13, comma 3, della legge n. 38 del 2001, puntualmente richiamata dal decreto interministeriale, che “ogni azione di dimensionamento è adottata previo parere vincolante della commissione scolastica regionale per l’istruzione in lingua slovena”,

si chiede di sapere:

se, in quali tempi e con quali modalità si intenda convocare la commissione scolastica regionale per l’istruzione in lingua slovena per il prescritto parere vincolante di cui al decreto-legge n. 104 del 2013, tenuto conto della competenza regionale in materia dimensionamento scolastico e dei termini strettissimi per l’adozione piano regionale di dimensionamento, da adottare entro il 30 novembre 2023;

quali iniziative il Ministro dell’istruzione intenda adottare al fine di sostenere la rete e i servizi scolastici ed evitare la conseguente riduzione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei DSGA, così da evitare le penalizzazioni che riguarderanno, soprattutto, le aree più fragili del Paese;

quali azioni i Ministri in indirizzo intendano adottare per garantire il rispetto delle vigenti norme richiamate in materia di tutela della minoranza slovena in Friuli-Venezia Giulia.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00701 Pubblicato il 26 settembre 2023, nella seduta n. 105 - Nicola Irto cofirmatario

Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:

alla luce dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, l’articolo 27 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha autorizzato CDP S.p.A. a costituire un patrimonio destinato, denominato “Patrimonio Rilancio”, al quale sono stati apportati taluni beni e rapporti giuridici individuati dal Ministero dell’economia e delle finanze, mediante il quale fornire un sostegno al rilancio del sistema economico produttivo italiano, nelle forme e alle condizioni previste dal Quadro temporaneo sugli aiuti di Stato dell’Unione europea;

in base a quanto previsto dall’articolo 27, comma 17, del decreto-legge n. 34 del 2020, ai fini degli apporti del Ministero dell’economia e delle finanze alla costituzione del Fondo si autorizzava, per l’anno 2020, l'assegnazione di titoli di Stato a CDP S.p.A., nel limite massimo di 44 miliardi di euro, appositamente emessi, ovvero, nell'ambito del predetto limite, l'apporto di liquidità. Nel maggio del 2021, in ottemperanza a quanto previsto, l’assemblea di CDP S.p.A. ha approvato la costituzione del “Patrimonio Rilancio”, i cui tre comparti (Fondo Nazionale Supporto Temporaneo, Fondo Nazionale Strategico, Fondo Nazionale Ristrutturazioni Imprese) sono separati, autonomi, distinti a tutti gli effetti dal patrimonio degli altri comparti, nonché dal patrimonio di CDP S.p.A., e riferibili a differenti modalità di intervento a supporto delle imprese;

con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze del 3 febbraio 2021, n. 26, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 59 del 10 marzo 2021 è stato adottato il regolamento concernente i requisiti di accesso, condizioni, criteri e modalità degli investimenti del Patrimonio Destinato, mentre con il successivo decreto del Ministero dell’economia e delle finanze n. 37612 del 7 maggio 2021 (cosiddetto “decreto apporti”) è stata prevista l’assegnazione a titolo di apporto iniziale, di titoli di Stato per un controvalore di 3 miliardi di euro ed è stato ribadito che, a titolo di apporto al Patrimonio Destinato, possono essere assegnati a CDP S.p.A. titoli di Stato emessi nel limite massimo di 44 miliardi di euro;

dai dati disponibili, “Patrimonio rilancio” ha conseguito fin dalla sua nascita importanti risultati a supporto delle imprese e dell’economia nazionale e da ultimo il disegno di legge (A.S. 674), attualmente in discussione al Senato, recante interventi a sostegno della competitività dei capitali, all’articolo 22, prevede misure per rafforzarne ulteriormente l’operatività consentendo l’accesso agli interventi del FNS anche alle società risultanti da fusioni o scissioni prive di bilanci di esercizio, ma con solide prospettive di crescita;

considerato che:

con decreto-legge 31 agosto 2023, n. 118, il cui contenuto è stato trasfuso dal Governo con l’emendamento 13.0.1000 nel decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, all’esame delle competenti Commissioni del Senato, è stata autorizzata, ai fini della realizzazione di operazioni attinenti a società di rilievo strategico, la spesa nel limite massimo di euro 2.525 milioni di euro per l'anno 2023, senza alcun riferimento di contesto industriale o settoriale e senza alcuna analisi d’impatto sulle alternative possibili o sulla necessità di eventuali operazioni. Agli oneri relativi a tale operazione si provvede mediante uno o più versamenti all'entrata del bilancio dello Stato e riassegnazione ai pertinenti capitoli dello stato di previsione della spesa del Ministero dell’economia e delle finanze delle risorse, in conto residui, relativamente all’autorizzazione di spesa inerente a “Patrimonio destinato” di cui al comma 17 dell'articolo 27 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34;

dal punto di vista contabile, l’istituto della riassegnazione è previsto dall’articolo 24, comma 5, della legge di contabilità. Tuttavia, nel caso in esame, la riassegnazione interessa quota parte di un’autorizzazione di spesa in conto residui prevista in bilancio ai sensi della legislazione vigente, relativamente allo stanziamento previsto per l'assegnazione a CDP S.p.A. delle risorse per “Patrimonio Destinato”, rinvenibile su apposito capitolo di spesa in conto capitale riferibile ad una autorizzazione risalente al 2020, che non presenta una dotazione di competenza anche relativamente all’anno in corso;

la relazione tecnica di accompagnamento del decreto-legge 31 agosto 2023, n. 118, è sprovvista del prospetto riepilogativo degli effetti d’impatto attesi sui saldi di finanza pubblica e non chiarisce in alcun passaggio i dettagli relativi alla copertura finanziaria utilizzata;

emergono, pertanto, preoccupanti criticità in merito ai profili di copertura della suddetta norma nei termini stabiliti dalla legge di contabilità, in merito alle risorse ad oggi trattenute in bilancio in conto residui e sui relativi capitoli dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, e nessun documento aggiuntivo è stato prodotto dal Governo al fine di fornire indicazioni in merito alla loro distinta riconducibilità alle fattispecie dei residui cosiddetti “propri” (ovvero, a seguito di formali impegni assunti) ovvero di stanziamento, dal momento che le evidenze contabili attestano, al momento, una “disponibilità di cassa” complessiva in “gestione” per un importo assai più limitato rispetto all’ammontare complessivo dei “residui” formalmente accertati,

si chiede di sapere:

se il Governo intenda chiarire tempestivamente, nel dettaglio e nei termini stabiliti dalla legge di contabilità pubblica, i profili di copertura finanziaria dell’articolo 1 del decreto-legge 31 agosto 2023, n. 118, il cui contenuto è stato trasfuso dal Governo con l’emendamento 13.0.1000 nel decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, attualmente all’esame del Senato;

quali siano le ragioni che hanno impedito la redazione di una relazione tecnica dettagliata ed esaustiva di accompagnamento ai contenuti dell’articolo 1 del decreto-legge 31 agosto 2023, n. 118, tanto più necessaria in quanto riferita ad importi significativi e superiori ai 2,5 miliardi di euro e a rischi di possibili ripercussioni significative sull’andamento dei principali indicatori di finanza pubblica;

se il ricorso all’istituto della riassegnazione di cui all’articolo dall’articolo 24, comma 5, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, sia stato utilizzato per evitare, in considerazione dei possibili effetti finanziari del decreto-legge sugli andamenti di finanza pubblica, il ricorso alle procedure di scostamento previste dalla legge di contabilità;

se il Governo intenda chiarire nel dettaglio quali siano le riassegnazioni utilizzate e le disponibilità nei pertinenti capitoli dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze a copertura finanziaria dell’articolo 1 del decreto-legge 31 agosto 2023, n. 118, e se tali risorse non siano state di fatto sottratte alle importanti finalità di cui ai commi 2 e 17 dell'articolo 27 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34;

se si intenda chiarire quali siano le ragioni che hanno finora impedito al Ministro dell’economia e delle finanze di trasmette alle Camere la Relazione annuale sugli effetti prodotti e sui risultati conseguiti da “Patrimonio Rilancio”, nel rispetto della scadenza del 31 gennaio 2023, come previsto dall’articolo 27, comma 18-bis, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34.

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Legislatura 19ª - Disegno di legge n. 882 - Nicola Irto cofirmatario
Gli obiettivi del presente disegno di legge sono di definire in maniera limpida il perimetro e le finalità delle politiche pubbliche per il sostegno e lo sviluppo delle imprese creative e della cultura e di creare un contesto normativo e un'organizzazione pubblica funzionali, strutturali e di sistema per il segmento produttivo del settore.
Si tratta di finalità solo apparentemente ovvie, e altrettanto apparentemente di problematiche già risolte dalle discipline vigenti, che intervengono nel settore in maniera frammentaria e disorganica anche riguardo alle risorse finanziarie pubbliche a esso destinate.
Mentre si continua a celebrare il « gigantismo » culturale dell'Italia, talvolta anche con riferimenti, citazioni e calcoli irreali, la legislazione italiana non mette a disposizione della creatività e della cultura strumenti finanziari, normativi e organizzativi efficaci e adeguati ai bisogni del sistema produttivo e delle imprese della cultura e della creatività; né si sono mai gettate le basi di una politica industriale per il suo sviluppo.
A questo limite della legislazione nazionale, le imprese del settore (che peraltro come noto sono molto spesso micro o piccole imprese) hanno pagato e pagano un prezzo altissimo in termini di competitività, di mortalità e di abbandono nel campo aperto di mercati che richiedono anche di confrontarsi con soggetti la cui forza contrattuale ed economica è esponenzialmente maggiore. Esse pagano frequentemente anche l'impossibilità di essere ricomprese nel settore di attività al quale appartengono e perciò di avvalersi delle risorse e degli interventi pubblici a disposizione del comparto o di accedere a bandi e gare a causa di meccanismi, strumenti e informazioni insufficienti o inadeguati o difformi per la loro stessa individuazione. Sappiamo, ad esempio, come il sistema dei codici ATECO applicato al settore culturale e creativo assai spesso non permetta di individuare chiaramente l'appartenenza delle imprese al proprio comparto produttivo a causa delle complessità, della molteplicità o delle difformità delle attività svolte dalle imprese medesime, che non concordano con un sistema di classificazione rigido. Un problema che ha, tra l'altro, prodotto l'impossibilità per molte di queste aziende e professionisti di accedere agli aiuti erogati dallo Stato durante l'emergenza conseguente all'epidemia da COVID-19.
Le politiche pubbliche per la cultura e la creatività e la visione alla quale esse sono orientate incidono su aspetti che costituiscono i cardini stessi della vita democratica, a partire dall'offerta concreta di pari opportunità e di pluralismo fino all'effettiva esigibilità dei diritti sociali e civili e agiscono sulla qualità del lavoro, sulla produttività complessiva del sistema, sulla qualità delle produzioni, sulla capacità di innovazione. Dunque, la produzione culturale e creativa e il sistema delle imprese che appartengono al settore, il loro stato di salute e le opportunità concrete per la loro crescita costituiscono certamente un interesse generale e collettivo.
Definire l'identità del settore culturale e creativo significa prima di tutto riconoscerne l'indipendenza, le specificità e la funzione di motore di crescita, benessere, innovazione, valore aggiunto per gli standard di qualità del lavoro e delle produzioni e poi dotarlo degli strumenti necessari per coltivarlo e farlo crescere, a partire dai processi creativi, artistici, culturali, intellettuali, che sono il basamento del sistema e si realizzano attraverso il lavoro, la sua organizzazione e la creazione di un'impresa.
Le imprese creative e della cultura, così come i professionisti che operano in questo settore, hanno bisogno, come più volte ha ricordato anche l'Unione europea nei suoi dibattiti e nei suoi atti, di condizioni favorevoli, di un contesto normativo che ricompensi la creatività, di un accesso migliore ai finanziamenti, di opportunità per crescere e internazionalizzarsi, di un'offerta di competenze specifiche. E, come vale per ogni altro settore economico, attività produttiva e imprenditoriale, di un'organizzazione pubblica adeguata, competente, efficiente rispetto ai bisogni e alle specificità del settore, ricordiamo il fatto che l'osmosi di conoscenze e competenze peculiari del settore creativo e della cultura con quelle di altri settori – fra cui, a solo titolo esemplificativo, le tecnologie, l'informazione e la comunicazione, il turismo, i servizi e il settore pubblico, le attività produttive – favorisce la generazione di soluzioni innovative. Ed è in considerazione di questi tratti caratteristici che il quadro normativo e le azioni pubbliche per il sostegno e lo sviluppo delle imprese creative e culturali debbono a loro volta essere studiate e orientate. È quindi indispensabile un congruo investimento pubblico, in termini certamente di risorse finanziarie, ma anche di disciplina organica e stabile, un'organizzazione omogenea ed efficiente e un migliore e più efficace coordinamento tra i diversi livelli di governo competenti.
L'altra parte di un ragionamento che coinvolge il sistema produttivo della creatività e della cultura riguarda la domanda e i consumi culturali, in particolare in un Paese come l'Italia in cui, come risulta chiaramente dai dati sui consumi culturali, soprattutto quelli che implicano la partecipazione in presenza (come cinema, musei, teatri), i consumi medesimi stagnano da circa tre decenni, con indici che non segnalano né significative crescite, né l'allargamento della domanda. È noto, inoltre, quanto abbia influito negativamente la pandemia da COVID-19 e certamente la grave crisi internazionale in corso, gli aumenti dei costi dell'energia e la crescita dell'inflazione, che non contribuiranno a migliorare l'andamento della spesa culturale delle famiglie italiane.
A queste ultime considerazioni si deve premettere, anche qui, che tra i princìpi guida dell'azione pubblica per la creatività e la cultura non può non esservi quello di riconoscere la spesa culturale tra quelle direttamente connesse all'esercizio di un diritto fondamentale della persona, sociale e civile, il che implica la previsione di misure pubbliche per il sostegno della domanda, che in questo disegno di legge si realizzano attraverso il riconoscimento della detrazione fiscale del 19 per cento ai fini dell'IRPEF.
A tutte queste premesse risponde l'articolato del disegno di legge che viene illustrato di seguito e che, nell'ottica della necessità di una politica di vero e proprio sviluppo industriale per il settore, stabilisce misure e azioni pubbliche guidate dal riconoscimento del valore sociale e civile della cultura e della creatività.
L'articolo 1 del disegno di legge definisce il settore creativo e culturale, disegnandone il perimetro e permettendo, allo stesso tempo, la sua apertura all'innovazione dei linguaggi e delle forme della creatività e dell'arte e alle loro possibili applicazioni, realizzazioni e utilizzazioni, assumendo che esse nascono comunque da processi artistici, culturali o creativi. La filiera produttiva individuata coinvolge tutte le parti, le fasi e i segmenti che compongono la filiera produttiva delle diverse attività creative, culturali e artistiche, anche qualora esse siano congiunte o connesse o si avvalgano dei processi creativi, culturali e artistici.
L'articolo 2 stabilisce i criteri per la definizione delle imprese del settore creativo e culturale, individuandole nei soggetti ed enti privati che svolgono una o più delle attività previste dall'articolo 1, costituiti nelle forme previste dal libro quinto del codice civile (« Del lavoro »), ricomprendendo così tutte le forme dell'organizzazione di impresa: dal lavoro autonomo, alle società, alle società cooperative, nonché agli enti del Terzo settore che esercitano la propria attività esclusivamente o principalmente in forma di impresa (articolo 13, comma 4, del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117), alle imprese sociali di cui al codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 112, e agli enti di cui al capo II del titolo II del libro primo del codice civile, cioè associazioni e fondazioni che svolgono le proprie attività prevalentemente in forma di impresa.
L'articolo 3 istituisce il registro delle imprese creative e culturali (RICC) presso le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, fornendo al sistema produttivo uno strumento semplice e unitario per l'individuazione e il riconoscimento delle imprese appartenenti al settore di riferimento. È noto come il sistema di individuazione dei codici ATECO, anche date le difformità, l'eterogeneità e la molteplicità delle forme e dei contenuti delle attività svolte dalle imprese appartenenti a questo settore, assai spesso non permetta di individuare nettamente la loro appartenenza all'ambito della creatività e della cultura, e che questo limite abbia prodotto anche diversi problemi di applicabilità e di riconoscimento di misure di sostegno economico-finanziario, dalle quali le imprese del settore hanno finito per restare escluse. Questo nuovo meccanismo, peraltro già utilizzato nella disciplina di sostegno e sviluppo delle start up innovative, permette di superare le problematiche conseguenti alle difficoltà di identificazione attraverso un meccanismo semplice e consente, tra l'altro, di ottenere più facilmente dati e informazioni sulla vita, sul dimensionamento, sulle caratteristiche delle imprese iscritte al RICC. Si stabilisce conseguentemente, al comma 4 dell'articolo, che l'iscrizione delle imprese nel RICC produce effetti ai fini statistici, fiscali e contributivi, definendone l'appartenenza al settore economico, creativo e culturale e che tale iscrizione produce effetti anche ai fini delle procedure adottate dalla parte pubblica per l'individuazione delle imprese del settore ai fini delle discipline, delle misure e degli interventi per il sostegno e lo sviluppo delle imprese e dei sistemi industriali, sia a carattere ordinario che straordinario.
L'articolo 4 prevede, ai commi 1 e 2, modificazioni alla normativa relativa alle start up innovative recata dal decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, estendendone gli effetti alle start up del settore creativo e culturale iscritte al suddetto RICC.
Il comma 3 dell'articolo estende invece la disciplina del credito di imposta per le assunzioni a tempo indeterminato di personale altamente qualificato recata dall'articolo 24 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, alle imprese del settore creativo e culturale, provvedendo perciò anche ad integrare le norme di cui al predetto decreto-legge con i titoli di studio e i corsi di laurea magistrali che afferiscono al settore creativo e culturale.
L'articolo 5 istituisce il Fondo di garanzia per le micro, piccole e medie imprese del settore creativo e culturale, sostituendolo al Fondo per le piccole e medie imprese creative di cui all'articolo 1, comma 109, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, con una dotazione di 200 milioni di euro a decorrere dal 1° gennaio 2024.
Le risorse assegnate al Fondo sono destinate allo sviluppo, alla collaborazione e al rafforzamento delle imprese del settore sia nel mercato interno che su quello estero, nonché a promuovere nuove imprenditorialità, con contributi a fondo perduto, con finanziamenti agevolati e con loro combinazioni, e a favorire l'accesso al credito delle imprese.
In particolare, attraverso il Fondo sono finanziate: azioni di promozione della collaborazione tra le imprese del settore creativo e culturale e con le imprese di altri settori produttivi; il sostegno della progettazione e della realizzazione di iniziative e attività tra le imprese del settore, le università e gli enti di ricerca, con particolare riguardo alla ideazione, allo sviluppo e alla realizzazione di attività e progetti di innovazione; la promozione e il sostegno dell'internazionalizzazione e delle esportazioni e il rafforzamento delle imprese sui mercati interno ed estero; la promozione e la realizzazione di aggregazioni, di reti di imprese e di altre iniziative e forme di cooperazione, collaborazione, associazione tra le imprese, anche a carattere intersettoriale; incentivazione e sostegno delle imprese del settore appartenenti al sistema cooperativo, con particolare attenzione alle cooperative di produzione e lavoro e a quelle sociali; il consolidamento e lo sviluppo del sistema imprenditoriale del settore creativo e culturale, anche attraverso attività di analisi, studio, promozione, formazione e valorizzazione.
Si stabilisce poi che, ai fini dell'accesso e della concessione dei benefici erogati con le risorse del Fondo, un decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy di attuazione delle norme dettate dall'articolo in parola dovrà prevedere meccanismi di premialità per le imprese richiedenti che:
– promuovono e attuano politiche e processi aziendali per la diversità, l'equità e l'inclusione e la parità di genere, inclusa la redazione del rapporto sulla situazione del personale o della certificazione della parità di genere, redatti ai sensi degli articoli 46 e 46-bis del codice delle pari opportunità tra uomo e donna, di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198;
– promuovono e attuano politiche aziendali per la parità generazionale;
– progettano, programmano e realizzano le proprie attività di impresa utilizzando politiche, processi e strategie aziendali finalizzate alla sostenibilità ambientale, e privilegiano l'utilizzo di fonti di energia rinnovabili;
– promuovono e realizzano politiche aziendali per la formazione e l'aggiornamento costante delle professionalità e delle competenze dei lavoratori, anche in collaborazione con le università e gli enti di ricerca.
L'articolo 6 stabilisce un credito di imposta a favore degli sponsor per le sponsorizzazioni di carattere tecnico, puro o misto, destinate alla realizzazione e alla promozione di manifestazioni, eventi, spettacoli, festival, rassegne, rappresentazioni, anche con finalità di educazione, di divulgazione, di facilitazione e di sostegno dell'accesso dei fruitori alla cultura e alla creatività. Il credito di imposta riconosciuto è del 45 per cento dell'importo o del valore della sponsorizzazione medesima, risultante e certificato dal contratto di sponsorizzazione stipulato tra le parti.
L'articolo 7 istituisce un credito di imposta sugli investimenti per ricerca, sviluppo e produzione alle imprese del settore creativo, in percentuali differenziate in ragione del costo crescente degli investimenti, e cioè:
– 40 per cento del costo per investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
– 20 per cento del costo per investimenti oltre i 2,5 milioni di euro e fino al limite di costi complessivamente ammissibili pari a 10 milioni di euro;
– 10 per cento del costo per investimenti tra i 10 milioni di euro e fino al limite di costi complessivamente ammissibili pari a 20 milioni di euro.

L'articolo 8 introduce norme per la semplificazione dell'affidamento in comodato, concessione o locazione, a soggetti iscritti nel RICC, di immobili di appartenenza pubblica che vengano destinati ad attività culturali e creative, con diversi possibili benefici in ordine agli oneri derivanti dalle eventuali opere di restauro, recupero, riqualificazione e riconversione dei quali i soggetti affidatari degli immobili si fanno carico, garantendone la realizzazione e restituendo così gli immobili inutilizzati o addirittura dismessi alla vita delle comunità e dei territori. L'articolo prevede inoltre che le semplificazioni ivi stabilite possano essere utilizzate dalla parte pubblica anche per l'affidamento in concessione o in locazione di immobili di propria appartenenza non interessati dalla necessità di interventi di recupero, ristrutturazione e riqualificazione, qualora destinati alle attività creative e culturali come definite dalle norme del presente disegno di legge.
L'articolo 9 stabilisce la detraibilità dall'imposta lorda sul reddito delle persone fisiche delle spese sostenute dai contribuenti, anche in riferimento ai familiari fiscalmente a carico, per specifiche categorie di prodotti e di servizi creativi e culturali elencati nell'articolo alle lettere da a) a c) del comma 1. Quanto alla misura della detrazione fiscale e ai parametri minimi di spesa annua per il suo riconoscimento, nonché alle modalità di certificazione delle spese sostenute, è adottata la medesima disciplina stabilita dal testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917. Si tratta di una scelta di principio, determinata prima di tutto dalla convinzione che la spesa culturale, alla stregua delle spese sanitarie, debba appartenere al novero di quelle direttamente connesse all'esercizio dei diritti sociali e civili della persona.
Si tratta, peraltro, di un'azione pubblica diretta al sostegno e all'allargamento dei consumi culturali e creativi, azione particolarmente necessaria in Italia dove tali consumi, in particolare quelli legati alla domanda di prodotti e servizi culturali in presenza (musei, cinema, teatro, e così via) sono bloccati all'interno di una fascia ristretta di consumatori di cui, da oltre un trentennio, non si riesce ad ampliare la base. Nella realizzazione di una politica pubblica per lo sviluppo dell'economia e dell'imprenditorialità del settore, non può essere altresì ignorata la necessità di sostenere e di allargare il bacino della domanda, oltre che dell'offerta, senza la quale non può esserci un « mercato ».
L'articolo 10 istituisce l'agenzia « Italia Creativa » quale soggetto pubblico per la progettazione, la gestione e l'attuazione delle politiche pubbliche per il sostegno e lo sviluppo del settore creativo e culturale.
Dopo circa tre decenni di dibattiti intorno, tra l'altro, alla necessità di un'organizzazione pubblica competente, efficiente e dedicata alle specificità del settore creativo e culturale, capace di progettare, programmare e realizzare anche politiche industriali per un settore complesso e articolato in segmenti spesso molto diversificati ma sempre interconnessi, si è giunti alla determinazione che la necessità di raccogliere competenze e professionalità eterogenee e però collegate e interdipendenti in funzione del raggiungimento degli obiettivi da perseguire dalla parte pubblica per questo comparto produttivo richieda, necessariamente, la creazione di un soggetto dedicato che tenga insieme le diverse competenze, funzioni, risorse professionali, indispensabili a realizzare la progettazione, la programmazione, l'efficacia e l'efficienza dei compiti e delle azioni pubbliche per il settore, in tutte le sue articolazioni.
Per queste ragioni di stabilisce l'istituzione di un'agenzia la cui organizzazione risponde alla disciplina stabilita dagli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300. Secondo quanto previsto dalla normativa appena richiamata, le agenzie svolgono attività tecnico-operative di interesse nazionale esercitate da Ministeri ed enti pubblici e operano al servizio delle amministrazioni pubbliche, comprese quelle regionali e locali. Le agenzie godono di piena autonomia, nei limiti stabiliti dalla legge, e sono sottoposte al controllo della Corte dei conti e ai poteri di indirizzo e di vigilanza di un Ministro: nel caso dell'agenzia « Italia Creativa », tali ultimi poteri sono attribuiti ai Ministri dell'economia e delle finanze, delle imprese e del made in Italy e della cultura. L'agenzia Italia Creativa opera perciò con autonomia organizzativa, tecnico-operativa, di bilancio e di gestione e ad essa sono assegnati i seguenti compiti e funzioni: la progettazione, la gestione e l'attuazione delle politiche pubbliche di sostegno e sviluppo del settore, sia per quanto riguarda le imprese e l'offerta di creatività e cultura, che per quanto attiene alle azioni pubbliche per la crescita e l'ampliamento della domanda. L'agenzia è il soggetto gestore delle risorse e dei fondi pubblici stanziati e destinati dallo Stato alle politiche di sviluppo, sostegno e rafforzamento del settore e si occupa delle azioni e degli accordi per favorire l'accesso al credito alle imprese creative e culturali. L'agenzia svolge le attività relative ai bandi e alle gare afferenti al settore economico-creativo e culturale a carattere nazionale, europeo e internazionale e all'assegnazione delle risorse per essi stanziate.
All'agenzia Italia creativa è affidata la gestione delle risorse assegnate al Fondo istituito dall'articolo 5 del disegno di legge.
All'agenzia sono assegnate le funzioni di coordinamento e la realizzazione delle sinergie necessarie per il dialogo e la collaborazione tra le pubbliche amministrazioni e gli enti interessati e titolari di competenze specifiche nel settore creativo e culturale, anche con riguardo alle iniziative regionali ed europee. L'agenzia si occupa inoltre dell'internazionalizzazione e del rafforzamento delle imprese anche sui mercati esteri. Molto importante è anche la progettazione e la realizzazione di attività di raccolta ed elaborazione dei dati e delle informazioni sul settore e quindi della ricerca e degli studi, sia per l'efficienza e l'efficacia dello svolgimento dei propri compiti e funzioni che per la realizzazione di un Osservatorio nazionale del settore, attraverso il quale si possano monitorare il complesso delle azioni, misure e interventi realizzati dallo Stato e dagli enti territoriali, anche ai fini della eventuale innovazione e dell'aggiornamento delle discipline di riferimento e della riprogrammazione degli interventi pubblici. A questi scopi (comma 4) l'agenzia riceve annualmente dal registro delle imprese i dati e le informazioni del RICC sulle imprese del settore creativo e culturale e opera in collaborazione con l'Istituto nazionale di statistica negli ambiti di studio, ricerca e analisi attinenti allo svolgimento dei compiti che le sono attribuiti, sia con riguardo al sistema imprenditoriale che ai dati e alle analisi sui consumi e sulla fruizione culturale e creativa. L'agenzia richiede i dati e le informazioni e, ove necessario, la collaborazione, anche a carattere stabile, alle istituzioni, alle pubbliche amministrazioni e agli enti competenti, ivi compresi gli enti previdenziali e assistenziali.
L'agenzia creerà le sedi necessarie per il dialogo, il confronto e la cooperazione tra i diversi soggetti attori del sistema e promuoverà la formazione e l'aggiornamento professionale e delle competenze riguardanti o connesse al settore culturale e creativo, in particolare attraverso intese con le università e gli enti di ricerca.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00685 - Pubblicato il 20 settembre 2023, nella seduta n. 103 - Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
Premesso che:

il regolamento di esecuzione (UE) 2021/1228, che modifica il regolamento di esecuzione (UE) 2016/799 per quanto riguarda le prescrizioni per la costruzione, il collaudo, il montaggio, il funzionamento e la riparazione dei tachigrafi intelligenti e delle loro componenti, ha introdotto l’obbligo di installare, a decorrere dal 21 agosto 2023, la nuova versione del tachigrafo intelligente sui veicoli di nuova immatricolazione, adibiti a trasporto merci o persone, di massa superiore a 3,5 tonnellate;

l’obbligo sarà poi esteso a tutti i veicoli di massa superiore alle 3,5 tonnellate già provvisti di tachigrafo analogico o digitale di prima generazione dal 31 dicembre 2024; a tutti i veicoli con massa superiore alle 3,5 tonnellate provvisti di tachigrafo digitale di seconda generazione, prima versione, a decorrere dal 19 agosto 2025; e infine, dal 1° luglio 2026 a tutti i veicoli con massa superiore alle 2,5 tonnellate;

la nuova versione del tachigrafo digitale di seconda generazione possiede nuove funzionalità, tese a facilitare le attività di registrazione dei conducenti e nuovi meccanismi per impedire le manomissioni, nonché i controlli degli organi di polizia stradale; la sua installazione sui veicoli rappresenta dunque un elemento importante di sicurezza sulle strade e di garanzia per gli stessi lavoratori del settore;

considerato che:

la normativa sui tachigrafi si è in questi anni notevolmente stratificata, creando non poche difficoltà di interpretazione delle norme e degli obblighi a conducenti, aziende e case costruttrici: solo a titolo esemplificativo, oltre al regolamento di esecuzione già citato, il regolamento (UE) 2020/1054, che modifica il regolamento (CE) n. 561/2006 per quanto riguarda gli obblighi minimi in materia di periodi di guida massimi giornalieri e settimanali, di interruzioni minime e di periodi di riposo giornalieri e settimanali e il regolamento (UE) n. 165/2014 per quanto riguarda il posizionamento per mezzo dei tachigrafi; o il nuovo regolamento di esecuzione (UE) 2023/980, che modifica il regolamento di esecuzione (UE) 2016/799 per quanto riguarda un tachigrafo intelligente di transizione e il suo uso del servizio aperto di autenticazione dei messaggi di navigazione di “Galileo” e che modifica il regolamento di esecuzione (UE) 2021/1228;

le difficoltà che sta attraversando il settore dell’autotrasporto a causa di questa normativa in costante evoluzione, che a quanto riportano gli operatori del settore sta addirittura spingendo alcune case costruttrici a non consegnare più nuovi mezzi, sono a conoscenza dello stesso Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che ha già evidenziato come, a causa di ritardi nella fornitura dei nuovi dispositivi non attribuibili alle aziende del settore, un consistente numero di veicoli di nuova immatricolazione sul territorio UE non sarà dotato di tachigrafi di nuova generazione entro la data del 21 agosto;

in Italia, il numero di tali autoveicoli sarà probabilmente compreso tra i 7.000 e i 9.000, ma la medesima problematica si è presentata in altri Stati membri, tale da generare conseguenze negative e non volute sul settore dell’autotrasporto, sulla concorrenza tra vettori a livello comunitario e probabili differenze di trattamento tra gli stessi nei diversi Paesi dell’Unione; conseguentemente, a quanto risulta, la Direzione generale mobilità e trasporti della Commissione europea (DG-MOVE) ha garantito, almeno sino al 30 settembre 2023, un regime di tolleranza sul mancato adeguamento;

considerato altresì che:

le problematiche evidenziate sono, ad oggi, rimaste inalterate, tanto da generare un’ampia e generalizzata preoccupazione tra le aziende e i lavoratori del settore, impossibilitati, anche volendolo, a mettersi in regola con gli obblighi europei e ad evitare di essere sanzionati per responsabilità non proprie;

sembra dunque quantomai necessario procedere a nuove interlocuzioni con la Commissione europea al fine di garantire un ulteriore periodo di tolleranza, ed in ogni caso adottare ogni iniziativa tesa a favorire l’adeguamento dei veicoli, a partire dalla pronta consegna da parte delle case costruttrici di nuovi mezzi adeguati alle norme europee,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia conoscenza della posizione della Commissione europea, in particolare nell’ambito della DG-MOVE, in merito all’implementazione degli obblighi previsti dal regolamento di esecuzione (UE) 2021/1228, e se nell’ambito delle prossime interlocuzioni intenda rappresentare le preoccupazioni dei lavoratori e delle imprese del settore al fine di una soluzione delle problematiche;

se intenda chiarire se il regime di tolleranza garantito sino al 30 settembre, di cui anche alla circolare del Ministero dell’interno del 9 agosto 2023 prot. 300/STRAD/2/0000025398.U/2023, sia relativa al solo controllo da parte delle forze dell’ordine per i veicoli circolanti in Italia e che svolgano attività transfrontaliera, ovvero se la deroga consenta l’immatricolazione entro il 30 settembre 2023 di veicoli con tachigrafo versione 4.0 e relativa attivazione presso officine autorizzate;

quali siano gli obblighi per i veicoli nuovi immatricolati tra il 21 agosto e il 30 settembre 2023 con tachigrafi 4.0;

quali iniziative di propria competenza intenda porre in essere per favorire in tempi rapidi l’adeguamento all’obbligo di installazione della nuova versione del tachigrafo intelligente sul parco mezzi circolanti adibiti al trasporto merci e persone, anche attraverso le opportune incentivazioni al fine della messa sul mercato e dell’acquisto dei veicoli di nuova immatricolazione conformi alla normativa europea.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00681 - Pubblicato il 19 settembre 2023, nella seduta n. 102 - Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro delle imprese e del made in Italy.
Premesso che:

COMAU (Consorzio Macchine Utensili) è una società italiana, parte del gruppo Stellantis, con sede a Grugliasco (Torino), specializzata nell'automazione industriale e nella robotica, con oltre 45 anni di esperienza nel settore;

attualmente occupa 3.500 dipendenti nel mondo e 700 circa in Italia, nello stabilimento di Grugliasco;

considerato che:

COMAU nel 2021 ha acquisito ordini pari a circa 900 milioni, con un incremento nel 2022 del 15 per cento pari a circa 1,2 miliardi, di cui l’86 per cento provenienti da aziende diverse da CNHI, Iveco e Stellantis, a dimostrare un ruolo di primo piano nei mercati internazionali;

nonostante l’aumento degli ordini, nel sito torinese si è passati da circa 1.500 lavoratori nel 2018 a circa 700 a fine 2022 e sono diversi anni che non vengono fatte assunzioni di rilievo;

sono circa tre anni che le organizzazioni sindacali chiedono alla Direzione aziendale la condivisione di un piano industriale di dettaglio con numeri precisi sul prossimo futuro, ma ancora prevale una situazione non positiva di attesa e rinvio;

le organizzazioni sindacali chiedono in particolare garanzie occupazionali sul futuro di COMAU, soprattutto dopo la possibile uscita dal gruppo Stellantis ed in particolare per tutti e 700 i lavoratori dello stabilimento di Grugliasco;

fin dalla fusione tra FCA e PSA e la conseguente nascita di Stellantis si paventa la possibilità di uscire fuori dal gruppo. Il gruppo continua a confermare che lo spin-off si concretizzerà, ma non si ha la percezione di cosa succederà immediatamente dopo;

considerato inoltre che nei giorni scorsi le organizzazioni sindacali hanno espresso il timore che l’operazione di spin-off possa indebolire COMAU con conseguenti impatti negativi sull’occupazione, annunciando tramite i delegati della FIM-CISL di voler agire su Stellantis e sul Governo per avere tutte le garanzie possibili sui progetti aziendali,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda attivare al fine di scongiurare una modifica degli assetti aziendali che rischia ricadute sull’occupazione nel sito torinese COMAU di Grugliasco;

in particolare se il Governo intenda esercitare, come nelle sue possibilità, la golden power per la tutela del made in Italy, così da escludere la preoccupazione che l’operazione di spin-off possa indebolire COMAU con conseguenti impatti negativi sull’occupazione.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00669 Pubblicato il 12 settembre 2023, nella seduta n. 99 - Nicola Irto cofirmatario

Ai Ministri della salute e dell'istruzione e del merito. -
Premesso che:

l’esperienza vissuta negli ultimi anni con il diffondersi di infezioni di carattere respiratorio (dal COVID-19 alle ricorrenti influenze di stagione) richiede che nei luoghi più affollati, a partire dalle scuole, siano garantiti sistemi di ventilazione, aerazione e ricambio dell’aria in grado di tutelare la sicurezza di studenti e personale scolastico;

ancora di più oggi, con l'inizio delle lezioni e l'incertezza legata al nuovo aumento dei contagi, la comunità educativa e le autorità sanitarie devono lavorare insieme per garantire un ambiente di apprendimento sicuro e per proteggere coloro che sono più vulnerabili alle malattie di carattere respiratorio;

per controllare e ridurre la diffusione delle infezioni respiratorie negli ambienti affollati, ma in particolare nelle aule scolastiche, sono di grande utilità i dispositivi mobili di purificazione e gli impianti fissi di aerazione;

con un emendamento al decreto-legge n. 198 del 2022 è stato previsto che: “Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della salute, di concerto con il ministro dell’istruzione, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono definiti le linee guida sulle specifiche tecniche in merito all’adozione di dispositivi mobili di purificazione impianti fissi di aerazione e gli standard minimi di qualità dell’aria negli ambienti scolastici e in quelli confinati degli stessi edifici”;

lo stesso emendamento ha stabilito che una parte delle risorse del fondo per l’emergenza epidemiologica di cui all’articolo 58 del decreto-legge n. 73 del 2022 sia destinato all’acquisto di sistemi di aerazione e santificazione nelle scuole;

il 3 agosto 2022 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con cui vengono adottate le linee guida sulle specifiche tecniche in merito all'adozione di dispositivi mobili di purificazione e impianti fissi di aerazione e gli standard minimi di qualità dell'aria negli ambienti scolastici e in quelli confinati degli stessi edifici;

secondo uno studio, realizzato della Regione Marche in collaborazione con la fondazione “Hume”, un sistema di VMC (ventilazione meccanica controllata), che assicura il ricambio dell’aria nelle aule scolastiche, può ridurre la trasmissione del COVID-19 dal 40 fino all’82,5 per cento, a seconda del numero di ricambi per ora;

l'allora leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, dichiarò di aver inviato al Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, una lettera per caldeggiare l’approvazione di un decreto che estenda la sperimentazione realizzata nelle Marche all’intero territorio nazionale;

nella lettera si legge: "è necessario investire negli impianti di ventilazione meccanica controllata nelle scuole, per arginare il contagio e garantire la didattica in presenza (...) Presidente Draghi, fin dall’inizio del 2021 Fratelli d’Italia ha proposto di investire nella ventilazione meccanica controllata e non ha mai smesso di chiedere che anche il Governo lo facesse. Non eravamo i soli a farlo, come dimostrano gli appelli lanciati dall’Oms a livello internazionale e dall’Istituto Spallanzani e da altre realtà scientifiche in Italia. Non so per quale ragione non si sia inteso prendere seriamente in considerazione questa soluzione, nonostante Fratelli d’Italia, pur dall’opposizione, abbia fornito al Governo tutti gli strumenti utili a farlo. Quello che so, è che se il suo governo - e ancor prima quello precedente - avessero scelto questa strada invece che quella di sprecare milioni di euro in inutili banchi a rotelle, molto probabilmente avremmo potuto evitare ai nostri figli di vivere l’incubo della didattica a distanza. E dico di più. Se si fosse investito in un piano strutturale per sperimentare la Vmc anche nei luoghi di lavoro pubblici e privati o in alcuni luoghi della socialità, dalle palestre ai cinema, avremmo molto probabilmente impedito la paralisi di interi settori produttivi e diminuito l’impatto della pandemia sul nostro tessuto economico e sociale (...) Tanto tempo è stato perso, ma non è mai troppo tardi per recuperare e per prepararci ad affrontare con più serenità la più che plausibile risalita del contagio da Covid nel prossimo autunno, in coincidenza con la stagione fredda. Ricorderà che a giugno dello scorso anno, durante uno dei nostri incontri, la pregai di non fare lo stesso errore fatto dal suo predecessore di non utilizzare i mesi estivi per mettere in sicurezza la Nazione in previsione di quelli invernali. Le rinnovo, un anno dopo, la stessa richiesta e la stessa proposta, forte di dati che sembrano dare ragione alla lungimiranza di Fratelli d’Italia”,

si chiede di sapere:

se sia stato effettuato il monitoraggio degli impianti esistenti e di quelli realizzati grazie alle risorse stanziate, e in caso positivo quali siano gli esiti;

quali iniziative di competenza si intenda adottare per promuovere la diffusione della ventilazione meccanica controllata nelle scuole.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00670 Pubblicato il 12 settembre 2023, nella seduta n. 99 - Nicola Irto cofirmatario

Ai Ministri per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, del lavoro e delle politiche sociali e per le pari opportunità e la famiglia. -

Premesso che:

l’articolo 47 del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, dispone in materia di pari opportunità e inclusione lavorativa nei contratti pubblici, nel piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e nel piano nazionale per gli investimenti complementari (PNC);

in particolare, l’articolo 47 ha introdotto norme per favorire l’inclusione lavorativa delle donne, gender procurement, dei giovani di età inferiore a 36 anni e delle persone con disabilità nell’ambito dei contratti pubblici finanziati con le risorse del PNRR. La disposizione, da un lato, prevede specifici criteri per l’ammissione alle gare pubbliche, connessi alla predisposizione di documenti in merito alla presenza del personale maschile e femminile e al rispetto delle norme che disciplinano il diritto al lavoro delle persone con disabilità e, dall’altro, ha stabilito che nei bandi sia previsto l’obbligo di assicurare che almeno il 30 per cento delle assunzioni necessarie alla realizzazione del progetto del PNRR sia destinato alle donne e il 30 per cento ai giovani;

inoltre, prevede ulteriori misure premiali nei casi in cui ci si impegni ad assumere, oltre alla soglia minima percentuale prevista come requisito di partecipazione, persone disabili, giovani, con età inferiore a 36 anni, e donne oppure nei casi in cui, nell'ultimo triennio, siano stati rispettati i principi della parità di genere e adottate specifiche misure per promuovere le pari opportunità generazionali e di genere, anche tenendo conto del rapporto tra uomini e donne nelle assunzioni, nei livelli retributivi e nel conferimento di incarichi apicali;

considerato che:

a inizio aprile, grazie a un protocollo di collaborazione con l'Autorità nazionale anticorruzione, la fondazione “Openpolis” ha pubblicato le informazioni relative ai bandi di gara aperti finora nell’ambito del PNRR, con il rispettivo codice identificativo di gara, i dati sulla presenza o meno per ciascun bando della clausola che prevede una quota occupazionale minima di donne e giovani, nonché le informazioni sulla presenza o meno per ciascun bando di misure premiali per la parità di genere;

l'associazione “Period think tank”, nata con l'obiettivo di promuovere l’equità di genere attraverso un approccio femminista ai dati, ha analizzato il dataset rilasciato da Openpolis e ANAC;

il Period think tank, inoltre, ha offerto uno strumento di facile consultazione per chiunque voglia conoscere i bandi di gara sul proprio territorio e sapere se in questi siano presenti quote occupazionali minime o misure premiali per la parità di genere, sviluppando una web app che permette di esplorare in modo immediato il dataset ANAC incrociando a piacimento il territorio (regione, provincia, comune), le missioni del PNRR, le quote occupazionali per donne e giovani e le misure premiali;

dai dati esaminati emerge che sul totale dei codici identificativi di gara il 96 per cento non ha misure premiali per la parità di genere; il 68 per cento non prevede obblighi rispetto a una quota di donne o giovani; solo il 29 per cento, invece, prevede una quota di donne e giovani maggiore del 30 per cento e il 3 per cento rimanente ha quote inferiori al 30 per cento;

inoltre, la mancanza di trasversalità delle misure premiali e delle quote è confermata da una loro concentrazione perlopiù in ambiti dove è già presente una significativa presenza femminile, come le infrastrutture sociali, la sanità, il turismo, istruzione e ricerca mentre, invece, le quote sono più basse proprio nelle missioni dove sono concentrate metà delle risorse economiche del PNRR, vale a dire per le missioni 1 (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo) e 2 (rivoluzione verde e transizione ecologica);

come di tutta evidenza, un espresso obbligo di legge sarebbe un fattore decisivo nel determinare una maggiore applicazione delle misure premiali e delle quote occupazionali di donne superiori al 30 per cento,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno procedere ad un monitoraggio in materia di applicazione delle misure relative a pari opportunità e inclusione lavorativa nei contratti pubblici nel PNRR, nonché pubblicare l’andamento della raccolta di dati disaggregati per genere su tutti i 14 indicatori comuni europei individuati nel regolamento delegato 2021/2106 della Commissione e, infine, indicare se e come intendano monitorare la trasversalità dell’impatto di genere di tutte le misure del PNRR, dal momento che gli indicatori comuni europei risultano insufficienti per tale finalità;

se non ritengano altresì opportuno adoperarsi anche attraverso proprie iniziative affinché i principi in materia di parità di genere non siano sistematicamente derogati dalle stazioni appaltanti italiane.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00661 Pubblicato il 6 settembre 2023, nella seduta n. 98 - Nicola Irto primo firmatario

IRTO, Al Presidente del Consiglio dei ministri.

Premesso che:

nel mese di maggio 2023, si è conclusa la consultazione indetta dalla Commissione UE in merito alla possibilità di introdurre una contribuzione obbligatoria a carico delle imprese cosiddette OTT (Over The Top), finalizzata al rafforzamento degli investimenti nelle reti di connessione internet;

ad oggi non risultano posizioni adottate dal Parlamento italiano o dal Governo su questo tema, attraverso l’approvazione di formali atti di indirizzo politico;

il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 novembre 2022, recante il conferimento delle deleghe al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alessio Butti, all’articolo 2, comma 1, dispone che la rappresentanza del Governo italiano presso i consessi internazionali ed europei competenti in materia di innovazione tecnologica deve essere esercitata “in raccordo con le amministrazioni competenti”;

da notizie pubblicate da organi di stampa si apprende di una missiva del suddetto Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, indirizzata al Commissario UE, Thierry Breton, contenente la posizione italiana sul tema della cosiddetta “Fair Share”. Nella citata lettera, il Sottosegretario di Stato, avrebbe esposto una posizione dell’Italia che non sarebbe stata oggetto di alcun confronto o raccordo con le amministrazioni competenti o il Parlamento;

allo stato attuale, tale lettera non risulta pubblicata né integralmente né a mezzo di comunicato stampa sul sito web del Dipartimento per la Trasformazione digitale, né su quello della Presidenza del Consiglio dei ministri;

negli stessi giorni in cui tale lettera sarebbe stata spedita, l’Agenzia nazionale per la Cybersicurezza, con decreto del Direttore generale del 28 luglio 2023, recante “Modifiche ai livelli minimi delle infrastrutture e dei servizi cloud per le pubbliche amministrazioni”, ha abolito l’obbligo di autorizzazione da parte dell’amministrazione e di comunicazione all’ACN per il trasferimento al di fuori dell’Unione europea dei dati conservati in cloud dalle pubbliche amministrazioni qualificati come “ordinari” e “critici”,

si chiede di sapere:

se le notizie di stampa di cui in premessa corrispondano al vero e se il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alessio Butti, abbia inviato una missiva al Commissario Breton, dichiarando una posizione dell’Italia ad una eventuale iniziativa UE sulla “Fair Share”;

se, in tal caso, tale missiva sia da intendersi o meno come atto formale, contenente la posizione ufficiale del Governo italiano;

se e quali iniziative di raccordo con le altre amministrazioni competenti siano state svolte, ai sensi del richiamato art. 2, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 novembre 2022 ed in particolare se sia stata informata o coinvolta la Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione europea;

se, nel merito, l’iniziativa sia parte di una più complessiva strategia del Governo italiano di sostegno all’industria digitale extra europea, data la coincidenza temporale dei fatti in premessa esposti con la decisione adottata dall’Autorità per la Cybersicurezza nazionale di abolire la procedura di autorizzazione per il trasferimento al di fuori dell’Unione europea dei dati ordinari e strategici della pubblica amministrazione, liberalizzando così de facto la pratica di trasferimento del 95 per cento dei dati che la PA detiene in cloud in tutti i Paesi del mondo e rendendo compatibile la qualificazione in Italia come Cloud Service Provider di entità giuridiche extra UE, anche se sottoposte a vincoli normativi che impongono il trasferimento dei dati da Paesi UE verso i Paesi non UE a prescindere dall’autorizzazione delle autorità locali o dei proprietari dei dati stessi (ad esempio “Cloud Act”).

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00663 Pubblicato il 6 settembre 2023, nella seduta n. 98 - Nicola Irto cofirmatario

Al Presidente del Consiglio dei ministri. -

Premesso che:

il Presidente emerito della Corte costituzionale, Giuliano Amato, già Presidente del Consiglio dei ministri, ha rilasciato, in data 2 settembre 2023, un’intervista al quotidiano “la Repubblica”, dove ha reso dichiarazioni molto significative sulla strage di Ustica;

in particolare, ha confermato quanto emerso in diverse inchieste giornalistiche ed anche in sede giudiziaria e cioè che il DC-9 Itavia sia stato colpito, nel corso di una battaglia aerea nei cieli del nostro Paese, da un missile lanciato da un caccia francese nel corso di una esercitazione della NATO, che sarebbe servita ad abbattere un jet a bordo del quale si presumeva ci fosse il leader libico Mu’ammar Gheddafi;

come drammaticamente noto, il 27 giugno 1980 il DC-9 Itavia è precipitato in mare, al largo dell’isola di Ustica. A seguito dell’incidente sono deceduti tutti i passeggeri e il personale di volo presente a bordo, 81 persone e i resti del velivolo recuperati solo otto anni dopo;

dopo il recupero dei resti del DC-9, poi trasportati a Bologna nel museo dedicato alla strage di Ustica, i periti hanno stabilito che ad abbatterlo sia stata l’onda d’urto dell’esplosione di un missile vicino alla fusoliera, smentendo anni di depistaggi, che hanno accompagnato il lavoro degli inquirenti, cercando di deviare le indagini verso altre piste, tra tutte, l’esistenza di una bomba all’interno dell’aereo o ancora una pista palestinese dell’attentato;

in particolare, la tesi della bomba è stata lungamente accreditata, in tal senso basti pensare alla relazione conclusiva della Commissione d’inchiesta del Ministero dei trasporti del 16 marzo 1982, nella quale si afferma l’impossibilità di stabilire se l’incidente sia stato causato da un missile o da una bomba. Nel 1994, inoltre, un collegio internazionale di esperti incaricato dal giudice istruttore Rosario Priore ha sostenuto ancora una volta proprio la tesi della bomba. Gli sviluppi dell’inchiesta romana hanno ricostruito tuttavia uno scenario completamente diverso, evidenziando, nel 1997, la presenza quella sera di aerei militari nei cieli sopra Ustica;

nel 2008, l’ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, intervistato dagli autori del film inchiesta “Sopra e sotto il tavolo”, ha parlato esplicitamente di “un aereo francese” che “si era messo sotto il DC-9, per non essere intercettato dal radar” e di un “aereo libico che stava trasportando Gheddafi”; l’aereo francese avrebbe dunque lanciato un missile volendo colpire l’aereo del Presidente libico e avrebbe, invece, colpito erroneamente ed abbattuto il DC-9 Itavia;

il 12 settembre 2011 si è chiuso il processo civile con una sentenza di condanna, confermata successivamente in Cassazione, per i Ministeri della difesa e dei trasporti e che ha riconosciuto un risarcimento di oltre 100 milioni in favore dei parenti delle vittime. Nelle motivazioni i giudici accreditano con fermezza la ricostruzione per cui quella sera sopra il Tirreno ci fosse un’azione di guerra, che ha coinvolto diversi veicoli militari: ''Tutti gli elementi considerati - si legge nella sentenza - consentono di ritenere provato che l'incidente si sia verificato a causa di un intercettamento realizzato da parte di due caccia di un velivolo militare, precedentemente nascostosi nella scia del Dc9 al fine di non essere rilevato dai radar, quale diretta conseguenza dell'esplosione di un missile lanciato dagli aerei inseguitori contro l'aereo nascosto oppure di una quasi collisione verificatasi tra l'aereo nascosto ed il Dc9'';

in data 20 dicembre 2017 il quotidiano “Corriere della Sera” e la trasmissione di La7 “Atlantide”, condotta dal giornalista recentemente scomparso Andrea Purgatori, da sempre tenacemente impegnato nella ricostruzione dei fatti accaduti, hanno riportato la testimonianza di Brian Sandlin, all’epoca dei fatti marinaio sulla portaerei americana “Saratoga”, il quale ha affermato come quella sera abbia assistito dalla plancia della nave ancorata vicino al Golfo di Napoli, al rientro di due caccia “Phantom” disarmati, scarichi che sarebbero stati impegnati per abbattere altrettanti MiG libici in volo proprio lungo la traiettoria aerea del DC-9;

appare agli interroganti oramai di tutta evidenza come il 27 giugno 1980 nei cieli italiani vi sia stata un’azione di guerra che, oltre a procurare la morte di 81 vittime, ha rappresentato una grave violazione della sovranità territoriale del nostro Paese;

un episodio di cui i governi di Paesi amici dell'Italia, quali Francia e Stati Uniti, potrebbero essere a conoscenza o rispetto al quale potrebbero comunque essere in possesso di notizie utili per il raggiungimento della verità, che i familiari delle vittime ancora attendono dopo più di quaranta anni,

si chiede di sapere quali iniziative necessarie e urgenti il Governo italiano intenda assumere a livello internazionale, anche attraverso richieste formali, per garantire finalmente il pieno accertamento della verità dei fatti accaduti al DC-9 Itavia sui cieli di Ustica il 27 giugno 1980.

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