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Il Presidente del Consiglio regionale Nicola Irto ha presieduto stamani a Palazzo Campanella la Conferenza dei presidenti dei Gruppi consiliari.
Introducendo la discussione, il Presidente Irto ha posto all'attenzione dei presidenti di Gruppo la necessita' di programmare l'attivita' istituzionale a conclusione della pausa estiva. Nicola Irto, a tal fine, ha proposto come prossime date per la convocazione del Consiglio regionale il 31 agosto ed il 17 settembre 2015, indicazioni approvate all'unanimita' dai rappresentanti dei gruppi consiliari.
"Voglio innanzitutto esprimere compiacimento - ha detto il Presidente del Consiglio a conclusione della Conferenza - per la discussione approfondita e per il contributo fornito dai colleghi presidenti di Gruppo. La seduta del prossimo 31 agosto - ha continuato - sara' interamente assorbita, fatti salvi provvedimenti di particolare urgenza, dal confronto sulla Programmazione comunitaria 2014/2020. Il POR 2014/2020 - ha proseguito Nicola Irto - e' un appuntamento di straordinaria valenza politica la cui effettiva fruibilita' e spendibilita' potra' costituire una forte iniezione alla crescita economica della Calabria ed all'ammodernamento del suo capitale fisso sociale, materiale e immateriale, di guisa che la nostra regione, a completamento dei programmi e degli obiettivi individuati, sara' concretamente in rete con il resto, non solo del Paese, ma dell'economia globale. La seduta del 17 settembre - dice ancora Nicola Irto - e' stata individuata per il completamento degli assetti ordinamentali del Consiglio regionale, come le Commissioni consiliari. Va da se' - ha concluso Nicola Irto - che se nel tempo considerato dovessero emergere novita' di particolare rilievo politico ed amministrativo, il Presidente del Consiglio, con l'ausilio della Conferenza dei presidenti di Gruppo, valutera' le necessarie date e le opportune modifiche relativamente alla convocazione dell'Assemblea". Ai lavori della Conferenza dei presidenti di Gruppo ha partecipato il nuovo segretario generale del Consiglio regionale, Maurizio Priolo.
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«Stamattina ho chiesto agli uffici preposti del Consiglio Regionale di pubblicare sul sito istituzionale i redditi e la consistenza patrimoniale dei consiglieri.
Cosa che è avvenuta da qualche istante ed è verificabile al link "Amministrazione Trasparente" del portale di Palazzo Campanella.
Un segnale di apertura dell'ente alla società, all'opinione pubblica, ai calabresi tutti. Per il rilancio della Calabria non si può immaginare che il Consiglio Regionale resti istituzione isolata rispetto al territorio.
Oggi è necessario che i cittadini si vedano coinvolti nell'azione politica, intesa come servizio reso alla collettività, a partire da un'informazione chiara e trasparente, quale segnale di una democrazia realmente partecipata».
Reggio Calabria 3 agosto 2015
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Irto: cambiamo la Calabria
«Nella Calabria che vogliamo costruire non c’è posto per la ‘ndrangheta e l’illegalità». Un’espressione forte, usata da Nicola Irto nel discorso di insediamento pronunciato martedì 28 e ripresa nell’intervista concessa a Gazzetta del Sud, la prima da presidente del Consiglio regionale.
Il 33enne renziano ha idee chiare sul da farsi per cambiare la Calabria, per farla uscire dalla posizione di regione più povera, come certificato dai dati Svimez: «La politica deve fare – sostiene – quello che non ha fatto negli ultimi 40 anni, di fatto certificando il fallimento del regionalismo calabrese». Il neo presidente del Consiglio regionale ritiene che si debba «puntare su Gioia Tauro in un’ottica di sviluppo e sul turismo come risorsa fondamentale in un’ottica di crescita». Sulla burocrazia la pensa come Oliverio che ha parlato di “palude”: «Ritengo inaccettabile – sostiene – che alti burocrati abbiano superato indenni, nonostante il conseguimento di risultati mediocri o fallimentari, tutte le stagioni politiche degli ultimi 20anni, la Calabria non può trovare una via di sviluppo e di progresso evitando di affrontare questa che è una questione centrale».
Irto: «Lavoriamo a una Calabria senza ‘ndrangheta»
Gioia Tauro e turismo fondamentali in un’ottica di sviluppo. La burocrazia è un male da estirpare
Con i suoi 33 anni, Nicola Irto, eletto martedì scorso al posto del dimissionario Antonio Scalzo, è il più giovane presidente di Consiglio regionale in Italia. Reggino del quartiere Ravagnese, architetto e urbanista, è un renziano che fa politica dai tempi del liceo. Poi l’impegno universitario nel Consiglio di facoltà e nel Senato accademico che ha preceduto l’approdo alla Margherita e, nel 2002, l’incarico di delegato. Manco a dirlo, anche da delegato era il più giovane a livello nazionale.
L’espressione del volto da ragazzo della porta accanto fa pensare a un carattere timido e introverso. Impiega poco, però, a sciogliersi e rispondere alle domande in quella concessa alla Gazzetta del Sud e che è la sua prima intervista ufficiale.
Cos’ha provato nel momento in cui si è materializzata la sua elezione a presidente del Consiglio regionale?
«Ho avvertito tutto il peso di una grande responsabilità ma non nascondo di avere fiducia. Soprattutto perché mi rendo conto di aver vissuto un’esperienza di partito a livello provinciale e regionale che mi consentirà uno sbocco nei rapporti che vanno oltre i confini di Reggio. Questo vissuto mi aiuterà ad assolvere a un compito delicatissimo, anche per il momento che stiamo vivendo».
Col suo primo intervento dallo scranno più alto di Palazzo Campanella, Irto ha lasciato il segno. Nelle sue parole si è materializzata la condanna di una politica troppo spesso distratta in ordine ai problemi e alle emergenze reali della nostra regione. Ha colpito quando ha rivolto il suo primo pensiero ai calabresi ammalati che soffrono, a quanti hanno perduto il lavoro, ma anche ai giovani che un lavoro non lo hanno mai avuto, alle donne e ai precari. Per evitare di essere frainteso ha detto che bisogna partire dagli ultimi, dai più deboli, cominciare da luoghi e territori dove la sofferenza è più acuta per affrontare dare un futuro alla Calabria dove, come confermano recenti studi di settore, si è materializzato il rischio del sottosviluppo.
Presidente, lei ha parlato di lavoro, modernizzazione, rinnovamento, uguaglianza di opportunità, valorizzazione del merito. Non le sembra eccessivo come assunzione di impegno?
«Quanto ho dichiarato non sono spot o slogan ma rappresentano l’unica via di uscita per la Calabria. Oggi lo Svimez dice che siamo la regione più povera con 15.807 euro prò capite. Le cifre impietose riguardano gli ultimi trent’anni e indicatori diversi. S’impone un cambio di rotta immediato, stabilire cosa deve fare la politica. Ovviamente, quello che non ha fatto negli ultimi 40 anni segnati dal fallimento dei regionalismo calabrese. Bisogna stabilire prospettiva e progetto politico del Meridione e della Calabria, soprattutto nel rapporto con Roma».
Ma la Calabria ha risorse e mezzi per risalire la china?
«Abbiamo diverse occasioni.
Non mancano le potenzialità per fare bene. Nel mio discorso ho fatto una citazione sul Mediterraneo e volontariamente non ho parlato di Gioia Tauro. Ma è chiaro che Gioia Tauro è al centro dì qualsiasi progetto di crescita e sviluppo. La crisi politica e il terrorismo internazionale che sta bloccando i porti e le democrazie in molti Paesi del Mediterraneo, sono una contingenza che Gioia Tauro deve sfruttare per avere il ruolo baricentrico che le spetta nello scacchiere internazionale. Non si può prescindere da forti investimenti sul porto e un progetto serio sul retro porto. Per la prima volta c’è un presidente del Consiglio che quando gira l’Italia e parla dei cinque progetti di sviluppo cita sempre Gioia Tauro. E un’occasione unica. Bisogna darsi da fare per concretizzare quello che esiste a livello di idea o di elaborazione grafica».
Una partita decisiva la Calabria la gioca sul turismo. Lei è d’accordo?
«Intanto, puntare sul turismo vuol dire avere idee chiare sul da farsi perché bisogna parlare di accessibilità a questa regione, ma anche di capacità di creare impresa. E poi c’è tutto un problema di organizzazione del comparto. Se la delega del Turismo esiste solo alla Regione vuol dire che qualcosa non va già a livello d’impostazione del lavoro. Se non c’è un rapporto forte tra Regione e amministrazioni comunali, se non si programma economicamente e politicamente per far crescerle le imprese, se non si aumenta la ricettività non si va da nessuna parte. Partiamo dall’accessibilità alla Calabria e mi riferisco al trasporto su gomma, su rotaia e per via aerea. Abbiamo problemi che riguardano A3, ferrovie e aeroporti che vivono una crisi strutturale propria e con gravi ripercussioni sul contesto regionale».
Progetti, idee, buoni propositi sono importanti ma bisogna sempre fare i conti, come in tutti gli ambiti, con la burocrazia.
«Inutile nasconderlo, la burocrazia della Regione, intesa come Giunta e come Consiglio, rappresenta un grave problema. Mario Oliverio la definisce “una palude” e io condivido fino in fondo il suo pensiero. Per questo dico che servono subito delle azioni per realizzare uno snellimento, un cambiamento e un rinnovamento nella burocrazia regionale. Ritengo inaccettabile che alti burocrati abbiano superato indenni, nonostante il conseguimento di risultati mediocri o fallimentari, tutte le stagioni politiche degli ultimi venti anni. La Calabria non può ripartire e non può trovare una via di sviluppo e di progresso evitando di affrontare questa che è una questione centrale».
Quale sarà il ruolo del Consiglio in questo processo di cambiamento?
«Io mi richiamo alle funzioni istituzionali dei consiglieri. Non ho condiviso le critiche legate al fatto che nessun eletto stava nella nuova Giunta composta solo da tecnici. Intanto bisogna ricordarsi che le prerogative costituzionali del Consigliere regionale sono legiferare e controllare, Se queste due prerogative vengono esaltate dal Consiglio è possibile rinnovare l’attuale legislazione; e se controlliamo quello che il governatore Oliverio, nelle sue linee programmatiche, ha detto di voler fare nei dipartimenti, nelle aziende sanitarie e in ogni settore di vita amministrativa, il ruolo del consigliere diventa centrale».
Nella parte conclusiva del discorso di insediamento ha indicato il suo modello di regione, usando un’espressione tanto forte quanto efficace.
«Ho voluto ricordare a tutti che nella Calabria che vogliamo costruire non c’è posto perla ’ndrangheta e l’illegalità. Liberarsi dalla mafia significa non solo reprimere e punire i reati mafiosi ma, soprattutto, modificare i fatti e le illegalità che riproducono l’ambiente ideale allo sviluppo e al rafforzamento della ’ndrangheta. Lo ribadisco: la Calabria va liberata dalla criminalità con una lotta e uno scontro politici che tolgano aria e ossigeno alla riproduzione e all’irrobustirsi della mala pianta».
Paolo Toscano
Gazzetta del Sud 01.08.15
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“E’ importante che il Consiglio regionale apra le porte, nel segno della partecipazione, ad iniziative molto importanti come questa odierna che ha come obiettivo di informare e tutelare i cittadini rispetto all’emergenza tumori registrata in Calabria, finalità a cui ha contribuito anche la Commissione ‘Ambiente’ da me guidata fino al prestigioso incarico alla guida della massima Assise calabrese. Il rinnovamento deve passare soprattutto dal settore della sanità, vera e propria battaglia di civiltà. E non è un caso che abbia pensato proprio ai pazienti, a coloro che vivono il disagio della malattia, nel primo discorso rivolto all’Assemblea e a tutti i calabresi”.
Con queste parole, il neopresidente del Consiglio regionale Nicola Irto, ha aperto questo pomeriggio, nella sala “Monteleone” di Palazzo Campanella, in occasione della sua prima uscita pubblica, il convegno sulle “Patologie tumorali nella provincia di Reggio Calabria ‘incidenza, prevenzione e fattori ambientali’”.
“Senza legalità e senza una programmazione politica seria, non c’è futuro per questa regione- ha evidenziato il presidente Irto-. Legalità significa anche e soprattutto un Piano regionale sui rifiuti e sull’agricoltura, una legge quadro sul territorio ed una sanità capace di dare risposte efficaci ai bisogni dei calabresi e che non si regga solamente sugli sforzi straordinari del personale medico e paramedico, ma che sappia correggere le tante disfunzioni e criticità del sistema”.
Affrontando le problematiche relative all’attivazione del Registro regionale dei Tumori, Irto ha parlato di “grande ritardo. Il primo passo necessario è l’accreditamento, che renderà migliore e più efficace la ricognizione e servirà a certificare la validità delle informazioni raccolte”, ha rilanciato Irto, ricordando di avere attivato come presidente della IV Commissione la ricognizione dell’amianto e dei rifiuti speciali sul nostro territorio. “Il monitoraggio e, in generale, ogni azione per il controllo dei luoghi in cui viviamo, resta un passo importante per il ripristino della legalità, nella consapevolezza che l’incidenza delle patologie dipende anche da come noi agiamo nel sistema ambientale che ci circonda”.
“Il mio impegno per il miglioramento della sanità calabrese - ha concluso il presidente Irto - rimarrà intatto, con più forza e più concretezza, anche con un confronto sincero con il commissario nazionale, nel mio nuovo ruolo, al servizio della collettività calabrese”.