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Consiglio regionale in streaming - Seduta del 25/10/2016
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Ho partecipato, in Prefettura a Reggio Calabria, alla sottoscrizione del Protocollo di legalità per il nuovo ospedale della Piana di Gioia Tauro. Presenti numerose autorità tra cui il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Marco Minniti. Si tratta di un atto di grande importanza, il cui scopo è prevenire le infiltrazioni mafiose nei lavori di realizzazione di un'opera fondamentale. L'iter per l'ospedale unico della Piana è stato finalmente sbloccato dalla Giunta regionale guidata dal presidente Mario Oliverio, superando difficoltà e imprevisti di ogni genere. Al centro del Protocollo, vi è l'impegno alla trasparenza e all'adozione di procedure rigorose per questa grande struttura da oltre 350 posti letto che prevede un investimento di 150 milioni di euro: soldi pubblici che vanno spesi, dal primo all'ultimo centesimo, con oculatezza, senso etico e rispetto dei cittadini. Perché la legalità è anche e soprattutto prevenire i problemi, guardando lontano, e non solo curarli dopo che si sono verificati. Specie quando si parla di un tema delicato come la Sanità.
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Si è registrata una grande partecipazione all’iniziativa sul “Sì” al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, che si è svolta a palazzo Tommaso Campanella alla presenza del sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri. Oltre 400 persone (che alla fine dei lavori hanno fornito un contributo importante al dibattito, intervenendo e ponendo quesiti) hanno affollato la sala “Federica Monteleone” della sede del Consiglio regionale, dove sono intervenuti, a sostegno delle ragioni del “Sì”, oltre al rappresentante del Governo nazionale, il costituzionalista Antonino Spadaro e il presidente dell’Assemblea legislativa calabrese, Nicola Irto.
Quest’ultimo, nel coordinare i lavori, ha sottolineato la necessità di «un confronto più pacato e nel merito dei temi della riforma. Il clima attorno al referendum è davvero avvelenato. Occorrebbero invece maggiore serenità e oggettività, perché non si discute né di un congresso di partito, né di un voto politico sul Governo, ma delle regole del gioco che ci porteremo dietro per i prossimi 50 anni». Irto ha inoltre sottolineato come «votare sì significhi anteporre l’interesse generale a quello particolare al mantenimento di piccoli spazi di potere. Basti pensare alla riduzione delle competenze delle Regioni, che rafforzerà lo Stato centrale e agevolerà un riequilibrio del rapporto tra Nord e Sud del Paese».
Antonino Spadaro, ordinario di diritto Costituzionale all’Università Mediterranea, si è soffermato sui profili tecnico-giuridici della ddl costituzionale Renzi-Boschi. Il professore, in particolare, ha sostenuto come – nonostante alcuni difetti (in particolare l’incertezza sulla composizione del nuovo Senato, di fatto “rinviata” a una legge bicamerale) – la valutazione complessiva sulla normativa lo abbia fatto propendere per il “Sì”: «Oggi non è più tempo di proporre l’optimum, ma siamo chiamati a decidere su “questa” riforma, che al momento non può essere votata “a pezzi” e comunque non tocca la prima parte della Carta». Un approccio non “dogmatico”, quello di Spadaro, che ha definito la nostra «una buona Costituzione, ma dopo 70 anni sicuramente bisognosa di riforme». Il docente – senza negare imperfezioni del testo – ha sottolineato, ritenendoli prevalenti, gli aspetti positivi: l’abolizione del Cnel, il superamento del bicameralismo perfetto, la riduzione “ragionata” dei poteri delle Regioni (il ritorno, anzi, all’originario modello del 1948 alterato dalla riforma del 2001), la riduzione del numero dei parlamentari, alcuni significativi risparmi (tra cui l’eliminazione delle Province e la riduzione degli stipendi dei consiglieri regionali), la restrizione del potere governativo di decretazione d’urgenza, il cosiddetto “voto a data certa” per i disegni di legge del Governo, il referendum propositivo e il ricorso preventivo alla Corte costituzionale per le leggi elettorali.
Il sottosegretario Ferri, da parte sua, ha affermato che il referendum «non è pro o contro il Governo. È invece una riforma fondamentale» il cui punto più qualificante è l’abolizione del bicameralismo perfetto: «Finalmente anche l'Italia avrà un procedimento legislativo in linea con il resto dei Paesi europei e porrà fine alla “navetta” parlamentare, riducendo i tempi di approvazione delle leggi». Per Ferri meritano di essere sottolineati anche «i risparmi derivanti dalla diminuzione del numero dei parlamentari». Quanto alla rappresentatività del Senato, i nuovi membri di palazzo Madama non saranno nominati ma «legittimati da un’investitura popolare». Uno dei pregi della riforma, ad avviso del sottosegretario alla Giustizia, è «il nuovo rapporto tra Stato e Regioni che porterà a una riduzione del contenzioso dinanzi alla Consulta». Con la nuova Costituzione, ha concluso Ferri, «potremo far ripartire il Paese. L’Italia ha bisogno di cambiare».
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Un'occasione di confronto sulla Riforma Costituzionale per comprendere le ragioni e la possibilità di avere un Paese più stabile e più semplice.
Se ne discuterà venerdì 14 ottobre, alle 18:00 al dibattito "Riforma Costituzionale. Ragioniamo?" organizzato nella sala "Federica Monteleone" di Palazzo Campanella.
Al referendum del 4 dicembre prossimo gli italiani saranno chiamati per decidere se superare o meno il bicameralismo paritario, ridurre i parlamentari e contenere i costi dello Stato.
Una riforma che prevede l'abrogazione del Consiglio Nazionale Economia e Lavoro e si prefigge di cambiare i rapporti tra Stato e Regioni, anche alla luce dei tanti conflitti di competenza vissuti negli ultimi 15 anni.
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"La materia della Protezione civile è troppo delicata per essere fatta oggetto di polemiche ed esternazioni che risultano fini a se stesse, quando non sono volte a un'effettiva soluzione dei problemi che affliggono la Calabria. La difesa del territorio, in una regione più volte ferita dalla violenza della natura e dall'incuria colpevole dell'uomo, costituisce un dovere di fronte al quale perdono di rilievo le posizioni personali di chi si assume responsabilità politiche e amministrative". Lo afferma il presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto, che prosegue: "In questo contesto, ritengo che lo stato dell'arte sulla Protezione civile in Calabria, il cui responsabile regionale ha posto pubblicamente una serie di questioni assai delicate, debba essere oggetto di dibattito in Consiglio. È infatti l'Aula di Palazzo Campanella la sede politica e istituzionale nella quale vanno affrontate, con la serietà e la solennità che tali problematiche richiedono, le insufficienze e le criticità del sistema. Ed è nell'aula del Consiglio che trovano rilevanza e legittimazione fatti e circostanze altrimenti destinati a rimanere meri sfoghi personali".
Il rappresentante di palazzo Campanella aggiunge: "Al contempo, non è solo un diritto ma anche un bene per la democrazia calabrese che i consiglieri, dentro e fuori dall'aula, esercitino le funzioni ispettive e di vigilanza che vengono attribuite loro dall'ordinamento regionale. Le prerogative dei consiglieri e la loro autonomia, politica e di espressione, costituiscono beni fondamentali della nostra democrazia, a tutela della quale risulta inammissibile ogni sconfinamento. Specie - conclude Irto - quando si discute di temi rilevanti per l'intera comunità calabrese, che dal Consiglio regionale è rappresentata, come puntualmente rimarca fin dall'inizio della legislatura il Presidente della Regione".