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«La vittoria del centrosinistra in Emilia-Romagna e in Umbria ci conferma due cose: l’esistenza di un’alternativa unitaria e credibile al centrodestra, sempre più autoritario e dannoso per il Paese, e il ruolo centrale del Partito democratico, perno della coalizione vincente». Così il senatore Nicola Irto, segretario regionale del Pd della Calabria, commenta i risultati delle elezioni regionali nelle due Regioni. «Questi risultati – prosegue Irto – rappresentano un segnale di speranza e fiducia per quanti credono in un futuro diverso, costruito sui valori di democrazia, partecipazione e inclusione. Sono la dimostrazione che il centrosinistra, quando è unito, può battere un centrodestra divisivo e pericoloso per i diritti dei cittadini». «Congratulazioni e auguri di buon lavoro – continua il senatore dem – ai neoeletti presidenti: Michele De Pascale e Stefania Proietti. Siamo certi che sapranno guidare le loro Regioni con competenza e visione, lavorando per il bene delle comunità locali. Il Partito democratico – conclude Irto – è e continuerà a essere il motore di un’alternativa progressista che sappia rispondere ai bisogni dei cittadini e che possa costruire un’Italia più giusta e solidale».
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«Roberto Calderoli dovrebbe dimettersi, ora che la Corte costituzionale ha rilevato gravi profili di incostituzionalità nella legge sull’autonomia differenziata, su cui lo stesso ministro e la Lega avevano forzato la mano per brama elettorale, con l’avallo irresponsabile di Giorgia Meloni, di Matteo Salvini, di Antonio Tajani e di tutti i parlamentari del centrodestra». Lo dichiara il senatore Nicola Irto, segretario del Partito democratico della Calabria, che sottolinea: «Per adesso è fallito il tentativo del centrodestra di cancellare l’unità del Paese. Difatti, la Corte costituzionale ha stabilito anzitutto che le eventuali intese non possono estendersi a intere materie o a loro ambiti; che il Parlamento deve essere centrale anche per la determinazione dei Lep; che le Regioni con nuove forme di autonomia devono contribuire agli obiettivi di finanza pubblica; che i Lep non possono essere aggiornati con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri. Soprattutto, la Corte ha cassato, nella sua interpretazione costituzionalmente orientata, la distinzione fra materie Lep e non Lep, fulcro del progetto separatista di Calderoli e dell’intera maggioranza, silente quanto incosciente». «La Consulta ha messo nero su bianco gravi rilievi che, come Partito democratico, avevamo mosso in Parlamento. Inutile che il presidente della Regione Calabria oggi provi a cambiare la realtà: Roberto Occhiuto ha fatto soltanto parole, quando, invece, aveva il preciso dovere – conclude Irto – di difendere con i fatti gli interessi dei calabresi e l’unità nazionale».
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«Sullo stato della Zes Unica, la Corte dei conti ha confermato criticità che a parte avevamo già sollevato». È quanto, in una propria nota, afferma il parlamentare del Pd Nicola Irto da Baku (Azerbaigian), dove si trova per partecipare alla Cop 29 in rappresentanza del Senato.
«In particolare, noi avevamo accusato – spiega Irto – grossi ritardi imputabili alla confusione del governo Meloni, poca trasparenza nei dati, scarsa chiarezza nelle procedure autorizzative e, soprattutto, la mancata approvazione definitiva del Piano strategico della Zes, fatto che rallenta gli investimenti e frena lo sviluppo del Sud».
«Proprio di recente, nell’analisi sullo stato di avanzamento del “Piano strategico Zes unica”, la Corte dei conti – sottolinea lo stesso senatore del Partito democratico – ha raccomandato alla Struttura di missione di approvare al più presto e in via definitiva questo documento indispensabile. Ancora, la Corte ha evidenziato la necessità di prevedere e attuare i controlli sull’andamento del Piano, dopo aver definito gli appositi indicatori. Non solo, la Corte dei conti ha scritto che va migliorata la pubblicità e la completezza dei dati ufficiali e ha chiesto di distinguere con chiarezza le funzioni degli organismi coinvolti nella gestione del Piano sulla Zes, al fine di evitare sovrapposizioni e dunque nuove lungaggini. La Corte ha inoltre rimarcato l’esigenza di raccordare gli interventi in fase di autorizzazione unica con il Piano strategico non ancora adottato». «È dunque evidente – conclude Irto – lo stallo creato dal governo, che si è reso sordo e cieco sin dalla nascita della Zes unica».
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“La Cop 29 di Baku è un’occasione fondamentale per proteggere il pianeta dagli effetti devastanti del cambiamento climatico, attraverso il consolidamento dei rapporti di cooperazione, la condivisione di indirizzi e strategie efficaci, l’assunzione di impegni più stringenti volti a salvaguardare l’ambiente, la vita e il futuro comune”. È quanto afferma in una nota il senatore Nicola Irto, capogruppo dem nella commissione Ambiente di Palazzo Madama e in partenza per l’Azerbaigian quale unico rappresentante del Senato alla Cop29 di Baku.
“Dagli Stati Uniti- prosegue Irto- giunge la notizia che Trump sarebbe propenso a uscire dall’Accordo di Parigi sulla riduzione dei gas nocivi. È la conferma, l’ennesima, che nel mondo i governi di destra negano o minimizzano il problema del cambiamento climatico allo scopo, anche diffondendo falsità, di frenare la transizione ecologica, della quale abbiamo invece bisogno per salvare il pianeta e la vita umana, per rilanciare l’economia e ridare speranza ai Paesi Occidentali e a quelli in via di sviluppo”.
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Il senatore Nicola Irto, capogruppo dem in Commissione Ambiente, transizione ecologica, energia e lavori pubblici, ha depositato in Senato la mozione del Pd sulla Cop 29, la Conferenza delle parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che sta per tenersi a Baku in Azerbaijan. La mozione è sottoscritta anche dal presidente del gruppo del Pd al Senato Francesco Boccia, dai senatori Lorenzo Basso, vicepresidente della Commissione Ambiente, da Michele Fina e dal capogruppo dem in Commissione Bilancio Daniele Manca.
“La Cop 29 – scrivono i senatori nel documento – si propone di essere un punto di svolta nelle politiche climatiche globali, con l’obiettivo di accelerare l’azione climatica attraverso ambiziosi piani nazionali, l’eliminazione del carbone, la promozione delle energie rinnovabili e il rafforzamento delle strategie di adattamento. L’obiettivo è quello delineato dall’ultimo rapporto Unep sulle emissioni, che indica come ancora tecnicamente possibile rimanere al di sotto della soglia critica di aumento delle temperature medie globali di 1,5 °C entro la fine del secolo, ma solo a fronte di una massiccia mobilitazione globale guidata dai Paesi del G20 per ridurre tutte le emissioni di gas serra, a partire da oggi. In 33 punti, la mozione impegna dunque il governo italiano a sostenere e dare attuazione a tutte le misure e le politiche nazionali e internazionali e a sostenere gli sforzi multilaterali per il raggiungimento di questo obiettivo e per la buona riuscita della Cop 29. In particolare, si chiede al governo di svolgere una valutazione critica dei progressi fatti dall’Italia e quelli ancora da fare, stabilendo nuovi percorsi per incrementare e allineare i contributi determinati a livello nazionale (Ncd), a sostenere la definizione di un nuovo ambizioso obiettivo collettivo quantificato (Ncqg) sui finanziamenti per il clima, allineato all’obiettivo dell’1,5 °C, con la finalità di mobilitare risorse sostanziali per sostenere i Paesi in via di sviluppo (Pvs), ipotizzando lo stanziamento fino a mille miliardi di dollari statunitensi all’anno e ad aumentare nel nostro Paese le risorse destinate alla transizione ecologica ed energetica”.