«Siderno non tornerà indietro e, dopo avere riconquistato la democrazia alla fine di un lungo commissariamento, non si farà di certo intimorire da qualcuno che pensa ancora di poter influenzare le Istituzioni con vili gesti intimidatori».
Così il consigliere regionale del Pd Nicola Irto dopo l’intimidazione subita da un consigliere comunale di minoranza.

«E’ davvero singolare, così come ha rilevato anche il sindaco Mariateresa Fragomeni, che l’atto intimidatorio sia avvenuto praticamente in concomitanza alla prima seduta del Consiglio comunale dopo le elezioni – ha detto ancora Nicola Irto – La nuova Amministrazione comunale, tuttavia, saprà tenere la barra dritta anche in questo momento e la democrazia a Siderno, appena ritornata alla normalità, sarà difesa ad ogni costo».

Siano utilizzati i fondi del Pnrr per rafforzare RescEu, in modo «che si possa migliorare sia l’attività di prevenzione che di gestione di eventuali eventi estremi che i cambiamenti climatici, purtroppo, rendono sempre più probabili». È quanto ha dichiarato il consigliere regionale del PD Nicola Irto, nel corso nel dibattito organizzato a Bruxelles in occasione della Giornata Internazionale per la riduzione dei disastri naturali.

«L’estate appena trascorsa è stata molto complicata per la Calabria – ha spiegato Irto – che, a causa degli incendi, ha visto bruciare le proprie montagne e visto scomparire ettari di boschi e tantissime attività produttive».

«L’emergenza – ha aggiunto – ha segnalato la necessità di un cambio di politica regionale che deve tornare a guardare alla prevenzione e alla manutenzione del territorio per evitare o attutire gli effetti delle calamità naturali. Serve però che funzioni anche una governace multilivello con una stretta cooperazione tra il livello regionale, quello statale e quello europeo».
Al dibattito, hanno partecipato Mami Mizutori, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi (UNDRR), e Janez Lenarčič, commissario europeo responsabile per la Gestione delle crisi, su come aumentare la resilienza alle catastrofi naturali.

Nel condividere le loro esperienze personali in merito all’impatto e alla risposta alle catastrofi recenti, i leader a tutti i livelli hanno sottolineato l’importanza di adottare un approccio coordinato per ridurre i rischi. I leader locali e regionali hanno invitato le Nazioni Unite e l’UE a collaborare con il CdR per monitorare, valutare e rafforzare la preparazione nelle regioni e nelle città. La creazione di una resilienza locale, regionale e nazionale attraverso solide strutture di gestione dei rischi, con il sostegno di misure tecniche e finanziarie, rappresenta una tappa fondamentale per ridurre l’impatto delle catastrofi.

Il dibattito si è svolto dopo un’estate che ha visto un gran numero di regioni, città e piccoli comuni d’Europa gravemente colpiti da catastrofi naturali. Le inondazioni e gli incendi disastrosi che hanno devastato l’Europa hanno dimostrato la necessità d’intensificare la prevenzione, la preparazione e la risposta, oltre ad accelerare l’adattamento ai cambiamenti climatici e la transizione verde.
Gli enti locali e regionali, che di regola sono responsabili della prevenzione e della gestione dei rischi, oltre che della risposta alle catastrofi, hanno chiesto di prestare maggiore attenzione agli insegnamenti appresi sul campo, avvertendo che, data la crescente gravità e frequenza delle catastrofi dovute ai cambiamenti climatici, saranno necessari fondi UE più mirati per l’adattamento e la ricostruzione.

«Dobbiamo ripristinare – ha dichiarato Apostolos Tzitzikostas, Presidente del Comitato europeo delle regioni e governatore della regione greca della Macedonia centrale – il nostro ambiente naturale e costruire comunità più resilienti. Propongo che la Commissione europea, l’UNDRR e il Comitato istituiscano una task force per esaminare la resilienza a livello locale e regionale, individuare le esigenze e valutare il coordinamento tra i diversi livelli di governo nei momenti di crisi. Potremmo istituire una piattaforma regionale per aiutare gli enti locali e regionali a rafforzare la loro resilienza, informandoli in merito agli strumenti di sostegno disponibili e condividendo le migliori pratiche».

Il segretario generale delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi e capo dell’UNDRR, Mami Mizutori, ha dichiarato che «una volta usciti dalla crisi pandemica, dobbiamo ricostruire meglio, rafforzare la resilienza ed evitare di creare nuovi rischi. Per adottare un approccio trasformativo alla riduzione del rischio di catastrofi è necessario lavorare tutti insieme, soprattutto se si considera che le città e le regioni sono in prima linea».

«Le comunità locali – ha spiegato Lenarcic, commissario europeo per la gestione della crisi – sono le prime ad essere colpite dalle catastrofi naturali. Gli enti regionali svolgono un ruolo cruciale nel periodo immediatamente successivo alle emergenze, ma anche nel sensibilizzare al rischio di catastrofi e nel garantire la prevenzione, la preparazione e la protezione».
«È, quindi – ha evidenziato – importante che voi, in quanto enti territoriali, assumiate un ruolo di primo piano nella definizione delle strategie di gestione del rischio di catastrofi. Nell’ambito del meccanismo di protezione civile dell’UE, istituiremo una rete di conoscenze dedicata – uno spazio aperto, condiviso e di proprietà comune per tutti gli esperti al fine di scambiare e condividere i punti di vista. L’Unione europea coinvolgerà attivamente gli attori locali e regionali in questo quadro».

Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto e capo della delegazione italiana del Cdr, ha evidenziato come «solo la forte condivisione di dati, esperienze, modalità di intervento e formazione di operatori e cittadini può rispondere alle esigenze di pronta risposta e resilienza di fronte alle calamità naturali. Bisogna ricordare sempre il ruolo fondamentale delle istituzioni più prossime ai cittadini, gli enti locali, che devono essere considerate come gli attori operativi principali nel coordinamento delle azioni».

leader locali sottolineano inoltre che i finanziamenti per la risposta alle emergenze sono ancora circa 20 volte superiori a quelli destinati alla prevenzione e alla preparazione. Pur accogliendo con favore i fondi aggiuntivi erogati attraverso Next Generation Eu – lo strumento temporaneo concepito per promuovere la ripresa dell’Ue -, essi hanno sottolineato che la prevenzione delle catastrofi e la risposta alle emergenze richiedono un impegno e un rafforzamento a lungo termine.

Poiché le catastrofi non conoscono frontiere, l’eliminazione degli ostacoli alla cooperazione transfrontaliera contribuirà ulteriormente a rafforzare la resilienza delle città e delle regioni. Secondo gli enti locali, un’efficace cooperazione transfrontaliera comporterebbe notevoli vantaggi per il 37,5 % della popolazione dell’Ue che vive in zone di confine.

Articolo Calabria.live

«E’ un dato davvero allarmante quello che è stato diffuso durante gli scorsi giorni da Eurostat sull’occupazione dei neo laureati calabresi dopo tre anni dal conseguimento del titolo. La nostra Regione si piazza all’ultimo posto della classifica europea: solo il 37,2% dei neo laureati trova lavoro a fronte del 59,5% della media italiana e dell’81,5% medio dell’Unione. Numeri che evidenziano una vera e propria emergenza che più volte ho segnalato durante l’ultima campagna elettorale».

Lo sostiene il consigliere regionale del Pd Nicola Irto che esprime grande preoccupazione per dei dati che potrebbero mettere in crisi il sistema universitario regionale e fare aumentare ancora il numero dei giovani calabresi che lascerà il territorio non solo per lavorare fuori Regione, ma anche per avviare il proprio percorso di studi.

«Se il dato sull’occupazione a breve termine sull’occupazione dei laureati calabresi – prosegue Irto – si incrocia con quello del calo delle iscrizioni nelle Università della nostra Regione, ci si trova davanti ad uno scenario per nulla confortante. Il rischio è che oltre al grande numero di giovani che lascia la Calabria per trovare lavoro dopo la laurea, ci si trovi a una nuova emigrazione di massa di chi, sapendo di non potere trovare sbocchi, decide già di avviare il percorso universitario in altri Atenei italiani o europei».

«Si tratta di una tendenza che deve essere subito invertita – conclude Nicola Irto – Il Consiglio regionale appena eletto e il nuovo governo regionale dovranno subito mettersi al lavoro per una seria riforma del rapporto tra Università e Regione e mettere in campo tutti gli strumenti necessari per avvicinare il mondo degli Atenei calabresi con quello del lavoro, coinvolgendo imprese e Pubbliche Amministrazioni. Non possiamo permetterci di vedere ancora impoverito il nostro tessuto sociale e dobbiamo fare in modo che l’offerta formativa delle nostre Università, spesso anche di altissimo livello, offra sbocchi concreti e immediati agli studenti meritevoli che completano il percorso di laurea sul nostro territorio. E, a tal proposito, va espresso un ringraziamento sentito agli Atenei calabresi, ai professori e a tutti i dipendenti che vi operano, per lo sforzo profuso durante gli ultimi anni. Uno sforzo che ha consentito di elevare sia l’offerta formativa, che l’attività di ricerca. Serve adesso che le nostre Università possano trovare un’adeguata risposta e un pari impegno da parte delle Istituzioni e della politica in modo da avviare un circolo virtuoso che ci metta in grado di affrontare le sfide del futuro».

Il più votato in capoluogo e provincia è soddisfatto ma anche preoccupato: “Dobbiamo tornare a parlare alla gente, riaprire i nostri circoli e chiudere per sempre la stagione del commissariamento”

Nicola Irto si è confermato il signore dell'urna: 4.253 voti in città e 10.333 nel collegio. Primo eletto per distacco di tutto il centrosinistra e nella fortissima lista del Pd ha quasi doppiato per numero di consensi il secondo Giovanni Muraca (l'assessore di Falcomatà si è fermato a 5840 preferenze). Dunque, potrebbe legittimamente affermare «a Reggio il Pd c'est moi» ma non lo fa perché non ama indossare i panni della primadonna, ha troppo stile e crede nel lavoro di squadra. «Sono ovviamente felice per il mio risultato personale, anche perché sono stato sostenuto apertamente da quasi l'intero gruppo comunale del Pd – afferma – tuttavia non posso non registrare che il Pd ha perso in maniera netta e l'ha fatto due volte».

Ci spieghi meglio perché il Pd ha perso due volte.
«Da Callipo alla Bruni si è confermato lo stesso scarso risultato numerico, forse qualcosa in meno, tuttavia il dato politico rilevante è che con Callipo il Pd era il perno della coalizione, con la Bruni abbiamo dato via anche la nostra leadership inseguendo forze politiche che, nei fatti, non hanno dato nulla in più alla coalizione».

Però Conte ha riempito le piazze.
«Avrei apprezzato di più qualche voto in più nelle urne e qualche persona in meno in piazza».

Una situazione grottesca. Come può uscire il Pd da questa crisi?
«Guardando in faccia la realtà, senza nascondersi dietro il dito. Il Pd in Calabria perde perché si è totalmente scollato dalla vita reale dei cittadini. Non si vince restando chiusi nei Palazzi del potere e commissariando il partito ma bisogna confrontarsi quotidianamente con i problemi veri della gente e dare loro attenzione e risposte».

Eppure il segretario Letta ha detto che in Calabria è stato solo un problema di tempo, che se n'è perso troppo prima di individuare la Bruni.
«Non voglio fare polemica con nessuno. Rivendico solo che le cose che sto dicendo oggi, le ripeto, inascoltato, dalla scorsa primavera. Vogliamo continuare a perdere? Continuiamo a costruirci alibi. La verità è che dopo i ballottaggi, bisognerà aprire un confronto franco e senza rete all'interno del Partito democratico. Le correnti devono essere superate. Bisogna confrontarsi in maniera serena e schietta per superare il commissariamento del partito. Ripartiamo dal nostro popolo, riapriamo i circoli, parliamo con la gente, facciamo politica seriamente e restituiamo alla federazione reggina, e anche alla Calabria, un segretario che si occupi del partito».

Alla Regione tornerete all’opposizione.
«E faremo un'opposizione intransigente soprattutto per quel che concerne il Pnrr. La Regione deve proporre ciò che serve al nostro territorio e noi saremo attenti su questo tema per ottenere il massimo possibile evitando che qualcuno pensi di fare il solito “copia e incolla” da qualche altra regione».

Gazzetta del Sud del 9 ottobre 2021

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Le Regionali 2021 devono essere sembrate “il viaggio più pazzo del mondo” all’ex presidente del consiglio regionale Nicola Irto cominciato velocemente e turbolentemente come candidato presidente del centrosinistra, passato a “soldato semplice”, sia pur di rango, nella lista democrat ma circondato da una pletora agguerrita di aspiranti consiglieri (da Mimmetto Battaglia ad Antonio Billari) e finito come “soggetto di una razza in via d’estinzione” da 10.333 voti: unico rappresentante del centrosinistra ed uno dei due consiglieri regionali cittadini (gli altri 4 sono stati espressi dalla Provincia reggina).

Nicola Irto il superstite in versione “panda” ….Se lo aspettava?
«C’era sicuramente la consapevolezza di una tornata elettorale particolare, sia per la fine anticipata della legislatura che per il frastagliarsi dello schieramento del csx che, ancora una volta, non è riuscito a presentarsi compatto all’appuntamento con le urne. A rendere ancora più complessa la situazione c’è stato poi l’aumento dell’astensionismo che è uno dei dati su cui ogni partito politico dovrebbe riflettere. Per quel che riguarda il dato della provincia di Reggio si paga un prezzo di una legge elettorale sbagliata che va cambiata al più presto. Il nostro territorio deve riacquisire centralità nei programmi di sviluppo regionale, come ho più volte detto durante la campagna elettorale»
«E’ una grande responsabilità quella che mi è stata affidata. Ringrazio tutti i cittadini che mi hanno voluto confermare la fiducia, ma naturalmente adesso la responsabilità si allarga e l’impegno sarà massimo e senza sosta per essere in grado di rappresentare le istanze di tutti, nessuno escluso, nell’interesse complessivo della comunità».

Che responsabilità si sente oggi di assumere per il Pd cittadino (dove lei ha vinto il derby con il candidato di Falcomatà, Giovanni Muraca) e regionale?
«La responsabilità che sempre ha caratterizzato la mia militanza all’interno del Pd. Ho sempre messo la mia esperienza e le mie competenze al servizio del partito e continuerò a farlo. Sicuramente adesso c’è bisogno di ricostruire, di riorganizzare la rete dei circoli, di parlare ai territori. Si dovrà subito lavorare per organizzare la stagione congressuale, ma queste sono sfide che si vincono non da soli, ma insieme e avviando un dialogo concreto e scevro da personalismi, lotte di posizione o di corrente».

Cosa sarebbe accaduto se fosse stato lei il candidato presidente di centrosinistra… Oggi si sente più rammaricato o sollevato?
«Non mi piace mai fare dietrologia. Il candidato individuato alla fine per sostenere un’alleanza più larga possibile era senza dubbio di grandissimo spessore e non si può che ringraziare Amalia Bruni per la disponibilità e l’impegno profuso durante questa campagna elettorale. Non mi sento né sollevato, né rammaricato. Penso però che il Pd è apparso subordinato solo a una logica di mera coalizione che alla fine ha penalizzato l’intera alleanza, perché da un lato il Pd non è stato trainante, anzi ha perso consenso, e gli alleati non sono stati decisivi ai fini del risultato finale. Nel resto d’Italia, invece, dove il PD è stato percepito come forza principale ha aumentato il consenso. Le decisioni assunte nel momento in cui ho scelto di fare un passo di lato erano dovute a grandi e importanti questioni che riguardano il Mezzogiorno, la Calabria e il Pd. Che rimangono tutte attuali e che dovranno essere affrontate».

Cosa cambia nel rapporto con Falcomatà dopo la candidatura di Muraca? Cosa resta e da dove cominciare col Pd cittadino?
«La lista del Pd è stata composta da candidati di spessore e tutti ugualmente degni di ricoprire il ruolo di consigliere regionale. E anzi voglio ringraziare le donne e gli uomini che hanno accettato questa difficile sfida. Questo vale per tutti. Certo adesso si dovrà cominciare ad analizzare insieme sia il dato raccolto su Reggio che in Provincia. Dall’analisi delle criticità sarà poi necessario ripartire di slancio per la ricostruzione del partito che ha bisogno del contributo leale di tutti e di un rinnovato rispetto per un simbolo che spesso viene usato a corrente alternata e in relazione alle necessità del momento. E la ricostruzione deve partire dal basso, dai circoli che devono tornare ad essere il centro propulsivo dell’azione politica. Tutti consapevoli che il partito va ricostruito da zero, almeno nella sua rete territoriale».

Ritirando la sua candidatura alla presidenza parlò, nell’intervista all’Espresso di un “Pd in mano ai feudi” preda di personalismi e nella morsa feudale delle correnti in guerra che miravano a perdere tempo per capire come collocarsi..Cosa è cambiato e cosa raccontano le regionali 2021?
«Le regionali del 2021 non credo abbiano modificato nulla rispetto al recente passato. I feudi e i feudatari hanno purtroppo influenzato l’azione del nostro partito negli ultimi anni. Non a caso il Pd calabrese è ancora commissariato e ha trascorso più anni sotto la guida di un tutore mandato da Roma che non sotto quella di un segretario regionale democraticamente eletto. Si tratta di un meccanismo che va spezzato, perché il Pd calabrese deve riacquistare autonomia e autorevolezza e deve essere in grado di autodeterminarsi nelle scelte. La decisioni assunte da Roma e calate sul territorio non funzionano e lo abbiamo visto in più occasioni. Un Pd unito, coeso, aperto al territorio e in grado di rappresentarne le istanze può e deve essere in grado di mettere in campo una classe dirigente rinnovata e giovane in grado di invertire la tendenza».

La Camera dei deputati (cui mira anche Falcomatà, ndr) resta tra le aspirazioni della sua carriera politica?
«Al momento sono stato eletto consigliere regionale del Pd per la Circoscrizione Sud e le assicuro che si tratta di un impegno molto importante e gravoso, al quale dedicherò tutte le mie energie nell’interesse del territorio che mi ha concesso fiducia e di tutta la Calabria. Al momento la mia concentrazione è al Consiglio regionale e all’organizzazione di un’azione di opposizione efficace e costruttiva».

Quotidiano del Sud 09 ottobre 2021

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