In apertura dei lavori del Consiglio regionale è stata approvata, all’unanimità, la risoluzione sulla guerra in Ucraina presentata dai consiglieri del gruppo del Pd Nicola Irto, Francesco Alecci, Domenico Bevacqua, Francesco Antonio Iacucci e Raffaele Mammoliti.

Con tale risoluzione il Consiglio Regionale della Calabria «esprime la più ferma condanna per l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e i bombardamenti delle città, avvenuti in spregio ad ogni regola del diritto internazionale per sottomettere uno stato sovrano, rifiutando ogni tentativo d’intesa negoziale e minandola pace e la stabilità dell’Europa».

Con tale risoluzione, la massima Assemblea elettiva calabrese chiede al Governo italiano, agli Stati membri e alle istituzioni dell’Unione Europea «di impegnarsi in un’iniziativa di contrasto dell’aggressione assumendo le misure necessarie, entro la reazione della comunità internazionale che l’Onu deve garantire e con un ruolo attivo nelle alleanze difensive a partire dalla Nato, perché l’invasione sia fermata, l’Ucraina sia liberata e si possa tornare all’applicazione degli accordi di Minsk e al rispetto degli accordi di Helsinki, ribadendo il principio fondamentale dell’inviolabilità delle frontiere».

Infine, il Consiglio regionale s’impegna «a far sentire al popolo ucraino la reazione e la solidarietà dei cittadini italiani e la più forte condanna morale e politica di Putin e delle sue azioni di guerra; a creare ogni possibile mobilitazione contro l'aggressione russa, per la pace e la garanzia del diritto internazionale in concorso con le altre istituzioni locali e con la società civile che si oppone al sopruso e alla sfida portata alla democrazia e alla convivenza dei popoli».

Il Partito Democratico della Calabria oggi in piazza con i sindacati, i partiti di centrosinistra, l’ANPI, ARCI, LIBERA, la rappresentanza della Comunità Ucraina di Reggio Calabria e tanti cittadini, per dire un fermo NO alla guerra.

RISOLUZIONE

Il Consiglio Regionale della Calabria

esprime

la più ferma condanna per l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e i bombardamenti delle città, avvenuti in spregio ad ogni regola del diritto internazionale per sottomettere uno stato sovrano, rifiutando ogni tentativo d’intesa negoziale e minando la pace e la stabilità dell’Europa;

chiede

al Governo italiano, agli Stati membri e alle istituzioni dell’Unione Europea di impegnarsi in un’iniziativa di contrasto dell’aggressione assumendo le misure necessarie, entro la reazione della comunità internazionale che l’Onu deve garantire e con un ruolo attivo nelle alleanze difensive a partire dalla NATO, perché l’invasione sia fermata, l’Ucraina sia liberata e si possa tornare all’applicazione degli accordi di Minsk e al rispetto degli accordi di Helsinki, ribadendo il principio fondamentale dell’inviolabilità delle frontiere.

s’impegna

- a far sentire al popolo ucraino la reazione e la solidarietà dei cittadini italiani e la più forte condanna morale e politica di Putin e delle sue azioni di guerra;
- a creare ogni possibile mobilitazione contro l'aggressione russa, per la pace e la garanzia del diritto internazionale in concorso con le altre istituzioni locali e con la società civile che si oppone al sopruso e alla sfida portata alla democrazia e alla convivenza dei popoli.

Reggio Calabria 24/02/2022

F.to Nicola IRTO
F.to Ernesto Francesco ALECCI
F.to Domenico BEVACQUA
F.to Francesco Antonio IACUCCI
F.to Raffaele MAMMOLITI

Intervista al neo segretario regionale dem: «Nella fase congressuale raggiunti gli obiettivi di non scadere nell’unanimismo e di non lacerarci». Sui 100 giorni del governatore: «Finora molto fumo»

Una discontinuità con il passato «evidente», pienamente raggiunto l’obiettivo di «non scadere nell’unanimismo e non rendere troppo frammentata e conflittuale la fase congressuale». Alla vigilia della celebrazione dei congressi provinciali dem, quattro dei quali unitari sui cinque complessivi, il neo segretario regionale del Pd Nicola Irto traccia un primo bilancio della sua azione alla guida di un partito che torna a dotarsi di organismi eletti dopo tre anni di commissariamento. Irto poi si sofferma su alcune realtà territoriali del Pd più “calde” e valuta infine i primi mesi di governo del centrodestra targato Roberto Occhiuto, fatto – dice il segretario democrat – di «tanti annunci sui social, ma pochi risultati concreti».

Segretario Irto, è finita la fase della scelta dei candidati alle segreterie provinciali e delle grandi città calabresi: tracciamo un bilancio. Rigenerazione in atto o ancora dominio di quei “feudi” contro cui da almeno un anno lei si è scagliato?
«Mi pare che la discontinuità con il passato sia stata evidente già a partire dai primi giorni. Anche durante le fasi congressuali ho potuto verificare quanto i militanti ed i territori desiderassero poter esprimere il loro voto ed eleggere i nuovi gruppi dirigenti, con una grande voglia di riprendere il cammino politico in questi anni sospeso e silenziato. Ciò mi ha portato a chiedere che si lavorasse a soluzioni genuinamente unitarie solo dove fosse possibile, ma non ho mai preteso che ciò si realizzasse a costo di soffocare la pluralità, principale valore da tutelare. L’obiettivo era non scadere nell’unanimismo e non rendere troppo frammentata e conflittuale la fase congressuale. Il risultato ritengo ci abbia risparmiato sia l’uno che l’altro rischio. I “feudi” e le rendite di posizione sono ben altro. Nel Pd calabrese “rigenerato“ ci sarà agibilità politica per tutti coloro che hanno idee e passione a prescindere dall’“appartenenza”, dalle “etichette” o dai “numeri” da esibire».

Dopo i congressi non c’è il rischio di ritrovarsi un Pd ancora più diviso di prima?
«I congressi vanno fatti. La pluralità che ne deriverà costituirà la ricchezza della comunità democratica, e sarà lo strumento per fare sintesi. In questo senso, posso dirle che mi entusiasma la qualità delle donne e degli uomini candidati nelle varie sfide provinciali e cittadine, molti giovani e giovanissimi pronti alla sfida che li attende. Subito dopo il voto, speditamente, seguiranno i congressi dei circoli nei Comuni più piccoli. Ad essi guardo come a una grande festa democratica che permetterà ai militanti di scegliere i loro livelli organizzativi più prossimi, troppo spesso dimenticati negli anni scorsi. Da quel momento in poi saremo pronti per ripartire tutti insieme, con uno sguardo nuovo e rigenerato su un futuro tutto nostro, da costruire con responsabilità ed efficacia».

Scendiamo un po’ più nei dettagli: la federazione di Cosenza. Ci sono delle code polemiche piuttosto aspre, in molti contestano una forte ingerenza del Nazareno, segnatamente del responsabile nazionale enti locali del Pd Boccia…
«Quando la discussione politica si accende è normale che possano anche alzarsi i toni. È fondamentale, però, dopo il confronto, anche acceso, saper trovare la via comune e la soluzione migliore per ogni federazione. Questo è quello che abbiamo cercato di fare per ogni provincia, esaltando le energie del territorio. Sono le classi dirigenti locali che hanno il compito di individuare i percorsi, senza alcuna scelta calata dall’alto. Diverso, poi, è mantenere il confronto, leale e aperto, con ogni livello del partito. Ma lo ribadisco: in Calabria devono decidere i calabresi».

A Reggio Calabria si dice che Falcomatà si sia messo di traverso: cosa vuole dire al Sindaco reggino, oggi sospeso? E ci sono ancora le tossine della vicenda che ha portato alla sua sospensione?
«È vero l’esatto contrario. A Reggio c’è stato un confronto ampio e la sintesi trovata è frutto di una condivisione di un percorso di ripartenza, che tutti, nessuno escluso, hanno sostenuto».

Altro fronte caldo è Catanzaro: a giugno si vota per il Comune e a tutt’oggi l’area di centrosinistra esprime ben tre candidati sindaco, uno dei quali, Donato, risulta iscritto al Pd. Il Pd sembra ancora molto impacciato oltre che diviso, dilapidando insieme alla coalizione il vantaggio per una volta accumulato contro il centrodestra. Come vi muoverete?
«Le elezioni di Catanzaro costituiscono un importante appuntamento e saranno una battaglia di importanza nazionale per il Pd con gli altri tre capoluoghi di regione. È chiaro, però, che bisogna ascoltare, condividere e dare responsabilità alla classe dirigente locale. Non vedo un Pd impacciato, semmai in fase di riorganizzazione e ripartenza, ma pronto ad un confronto aperto con tutta l’area del centrosinistra al fine di trovare la sintesi migliore per il capoluogo. L’importanza della battaglia che abbiamo davanti non può non avere la chiarezza del campo nel quale giochiamo: noi siamo l’asse portante di un centrosinistra largo ed alternativo alle destre. E poi servirà un programma e scelte all’altezza e non la formazione di meri cartelli elettorali, in questi, eccelle il centrodestra».

Dal 21 febbraio, dopo la celebrazione dei congressi provinciali e cittadini, quali saranno le azioni prioritarie che il segretario Irto metterà in campo?
«Con la piena agibilità democratica restituita al Pd si dovrà, tutti insieme, operare per ricostruire il rapporto tra partito e circoli. Serve un rinnovato dialogo con la base e il territorio e serve che il Pd torni ad essere punto di riferimento per i cittadini e luogo di confronto democratico. Abbiamo visto, anche alle elezioni per la segreteria regionale, quanta voglia di partecipazione esista. E proprio da questa voglia dobbiamo ripartire per formare una nuova classe dirigente».

Il quadro politico generale: nelle trattative per il Quirinale il Pd, pur giocando in difesa, alla fine si è mostrato solido, ma c’è adesso il caos M5S: cosa succederà sui territori? Finora in Consiglio regionale l’alleanza sembra tenere ma continuerà così?
«Il Pd, grazie anche all’azione attenta del segretario Letta, ha dimostrato di essere unito e solido e ha saputo guidare verso la soluzione migliore, e cioè la rielezione di Sergio Mattarella. Nel M5S c’è una discussione in atto, ma a me sembra che sia il centrodestra a uscire a pezzi dopo l’elezione del Presidente della Repubblica. Non certo il centrosinistra che, invece, ancora una volta ha salvato il Paese in un momento di grave crisi istituzionale e politica della quale, credo, si dovrà molto discutere nei prossimi mesi. In Consiglio regionale non ci saranno ripercussioni e l’azione dell’opposizione continuerà ad essere attenta e ferma».

Il presidente della Regione Roberto Occhiuto ha tenuto nei giorni scorsi la conferenza stampa sui risultati dei 100 giorni della sua azione di governo: dalla sua visuale come sono stati?
«Mediaticamente molto intensi. Tanti annunci sui social, ma pochi risultati concreti. Il programma illustrato in aula dal presidente Occhiuto è stato fumoso, pieno di slogan e privo di soluzioni per i problemi dei calabresi. Anche l’ultimo atteggiamento tenuto nei confronti dei tirocinanti in protesta alla Regione non ha convinto e dà l’immagine di un uomo solo al comando, chiuso nella stanza del potere. La sanità arranca e l’istituzione dell’Azienda Zero ha il sapore di un colpo ad effetto, quando, invece, le riforme di sistema di cui ha bisogno il comparto, sono altre. Ammodernamento delle strutture, piano di assunzioni di personale specializzato, potenziamento dei presìdi territoriali e dei poliambulatori, in modo da snellire il carico degli ospedali, per fare un esempio. È imprescindibile, poi, azzerare il debito sanitario a carico del bilancio regionale: ciò consentirebbe di investire su servizi necessari per il territorio. Il governo regionale dovrebbe lavorare partendo da esigenze reali, penso anche a Sacal e agli aeroporti, evitando di calare dall’alto soluzioni magari prese in prestito da altre Regioni dove è chiaro che esistono condizioni molto diverse da quelle che viviamo in Calabria. Non a caso nella mia mozione ho parlato di ri-generazione: dalle università, all’agroalimentare, all’imprenditoria giovanile. Con la sfida del Pnrr che per noi significa investimenti, competenze e ricadute occupazionali. L’obiettivo è sfruttare i fondi al massimo, snellendo la burocrazia. Su questo non mancherà il confronto aperto e costante del Pd in Consiglio regionale».

Corriere della Calabria del 16 febbraio 2022

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BRUXELLES - "La Regione Calabria deve fare la sua parte e scrollarsi dall'immobilismo che ha paralizzato l'attività di governo negli ultimi anni". Così Nicola Irto (Pse), consigliere regionale della Calabria e membro del Comitato europeo delle Regioni, ha commentato l'8° rapporto sulla Coesione della Commissione Ue da cui emerge una crescita pressoché stagnante per le Regioni italiane e in particolare la Calabria.

Mentre i dati mostrano tutto il Sud Italia rallentato, la Calabria è rimasta più tempo avvolta nella cosiddetta "trappola dello sviluppo": con un Pil inferiore al 75% della media Ue per un periodo tra i 15 e i 19 anni.
"La nostra Regione non è riuscita ad avviare una politica concreta di sviluppo e si è trovata ad affrontare la pandemia da Covid 19 in condizione di debolezza strutturale che ha ulteriormente rallentato la crescita", ha detto Irto. "Oggi più che mai serve, dunque, rafforzare il ruolo della politica di coesione per sbloccare gli investimenti pubblici e privati nelle transizioni verde, digitale e demografica. La politica di coesione può svolgere un ruolo determinante nell'incoraggiare gli investimenti a livello regionale, cittadino e locale, facendo leva sulle risorse del settore privato e favorendo gli adeguamenti istituzionali necessari. Occorre dare una dimensione regionale specifica a nuovi settori di intervento, quali le strategie di sviluppo e la politica sociale per il clima. Su queste e su altre questioni la politica di coesione potrebbe assumere una rilevanza particolare", ha aggiunto il consigliere regionale.

ANSA del 10 febbraio 2022

 

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