Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00521 - Pubblicato il 21 giugno 2023, nella seduta n. 79 Nicola Irto cofirmatario

Premesso che:

si apprende da articoli di stampa dell’intenzione del Governo di procedere alla riforma del modello di governance dei porti italiani come disciplinati dalla legge 8 novembre 1994, n. 84;

il demanio marittimo in Italia è inalienabile e le autorità di sistema portuale, ad oggi enti pubblici non economici, esercitano un’attività di regolamentazione e, per alcuni atti, di regolazione degli ambienti portuali cui sono preposti;

è evidente che un qualunque percorso di revisione dell’attuale assetto della governance dei porti italiani deve essere oggetto di ampio dibattito tra gli stakeholder economici e istituzionali,

si chiede di sapere:

quale sia l’orientamento in merito al contenuto della riforma e quale modello di governance portuale la riforma intenda prevedere;

se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno, su tali tematiche, avviare un tavolo di confronto con le categorie maggiormente rappresentative degli stakeholder economici e istituzionali che operano in ambito portuale.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00519 - Pubblicato il 21 giugno 2023, nella seduta n. 79 Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

Premesso che:

l’articolo 10 del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, ha avviato, di fatto, l’istituzione di un fondo funzionale al prepensionamento dei lavoratori portuali;

l’istituzione è stata fortemente voluta dalle parti stipulanti il contratto collettivo nazionale per i lavoratori portuali;

il fondo dovrebbe essere alimentato dall’accantonamento dell’1 per cento dell’ammontare delle tasse portuali sulle merci e su importi che le aziende e i lavoratori stanno già accantonando;

l’articolo 10 prevede, altresì, che con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentite le parti stipulanti e la conferenza nazionale di coordinamento delle autorità di sistema portuale, siano stabilite le modalità di attuazione della norma istitutiva del fondo e il suo funzionamento;

considerato che, ad oggi, il decreto attuativo non è ancora stato emanato, e senza non è possibile attivare la misura,

si chiede di sapere quali chiare e precise indicazioni il Ministro in indirizzo intenda fornire in merito alle tempistiche di emanazione del decreto ministeriale necessario per costituire il fondo di prepensionamento dei lavoratori portuali.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-00528 Pubblicato il 20 giugno 2023, nella seduta n. 78 - Nicola Irto cofirmatario

Premesso che:

l’articolo 188 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, recante il nuovo codice della strada, disciplina la circolazione e la sosta dei veicoli al servizio di persone invalide, e in particolare, al comma 2, prevede che i soggetti legittimati ad usufruire delle strutture per consentire ed agevolare la mobilità delle persone invalide sono autorizzati dal sindaco del comune di residenza;

il successivo comma 3 prevede che “i veicoli al servizio di persone invalide autorizzate a norma del comma 2 non sono tenuti all'obbligo del rispetto dei limiti di tempo se lasciati in sosta nelle aree di parcheggio a tempo determinato”, e il comma 4 disciplina le sanzioni in caso di uso delle strutture senza autorizzazione;

l’articolo 381, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, recante il regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada, prevede che “per la circolazione e la sosta dei veicoli a servizio delle persone invalide con capacità di deambulazione impedita, o sensibilmente ridotta, il comune rilascia apposita autorizzazione in deroga, previo specifico accertamento sanitario”;

il successivo comma 3 prevede che, per il rilascio dell’autorizzazione, l'interessato deve presentare domanda al sindaco del comune di residenza, nella quale deve presentare la certificazione medica rilasciata dall'ufficio medico-legale della ASL di appartenenza, dalla quale risulta che nella visita medica è stato espressamente accertato che la persona per la quale viene chiesta l'autorizzazione ha effettiva capacità di deambulazione impedita o sensibilmente ridotta;

specifica, altresì, che l'autorizzazione ha una validità di 5 anni e il rinnovo avviene con la presentazione del certificato del medico curante che confermi il persistere delle condizioni sanitarie che hanno dato luogo al rilascio;

mentre, per il primo rilascio, la certificazione rilasciata dall'ufficio medico-legale della ASL di appartenenza è gratuita, in quanto costituisce un’attività medico-legale per finalità pubbliche garantita dal servizio sanitario nazionale ai sensi dell’articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 (definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza), per il rinnovo i richiedenti devono rivolgersi al proprio medico curante, il quale, operando in regime libero-professionale, può applicare un costo anche molto elevato;

a quanto si apprende, sono assai numerosi i casi di persone che sono costrette a pagare anche oltre 70 euro al fine di ottenere tale certificazione;

considerato che tale disposizione appare particolarmente vessatoria nei confronti dei disabili permanenti o delle persone affette da malattie degenerative, le quali si vedono costrette ad attestare nuovamente una condizione che, considerata la propria condizione, ha ben poche speranze di migliorare nel corso degli anni,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno adottare tempestivamente disposizioni correttive dell’articolo 188 del codice della strada e dell’articolo 381 decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992, al fine di semplificare le procedure previste per il rinnovo dell’autorizzazione rilasciata dal Comune per la circolazione e la sosta dei veicoli a servizio delle persone invalide con capacità di deambulazione impedita, o sensibilmente ridotta, e delle persone invalide a tempo determinato in conseguenza di infortunio o per altre cause patologiche, e di consentire a costoro di accedere gratuitamente alla certificazione necessaria al rinnovo;

se non ritengano, altresì, opportuno prevedere per i soggetti con capacità di deambulazione impedita o sensibilmente ridotta, accertata ai sensi del comma 3 dell’articolo 381 del decreto del Presidente della Repubblica n. 495, la possibilità di beneficiare, in deroga alla scadenza della validità di 5 anni prevista dal regolamento, di un’autorizzazione di tipo permanente.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00508 - Pubblicato il 19 giugno 2023, nella seduta n. 77 Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

Premesso che:

dalla fine del 2020, i principali materiali da costruzione hanno subìto aumenti di prezzo eccezionali. Nel 2022 tale tendenza ha subito un’accelerazione, anche per effetto della guerra in Ucraina, che ha esteso gli aumenti dei prezzi anche ai prodotti energetici, con gravi conseguenze sulla prosecuzione di molte opere pubbliche, in particolare quelle finanziate con i fondi del PNRR;

gli aumenti registrati sono mediamente del 35-40 per cento dell'originario valore di mercato registrato al momento della stipulazione dei contratti di appalto;

per affrontare questa emergenza, il Governo ha stanziato importanti risorse e adottato alcune misure nel corso dell'ultimo anno. Queste misure hanno richiesto tempi di realizzazione eccessivamente lunghi rispetto all'emergenza e, in molti casi, rimangono ancora inattuate;

le difficoltà riguardano, in particolare, le opere ordinarie, ovvero quelle non ricomprese nel PNRR o nel Piano nazionale complementare o per le quali non sia prevista la nomina di un commissario straordinario. In questi casi, infatti, i fondi disponibili non sono stati ripartiti e solo una parte delle imprese appaltatrici hanno ricevuto l’acconto del 50 per cento riferito agli extracosti registrati per le lavorazioni eseguite nel periodo gennaio-luglio 2022;

questa situazione sta creando alle imprese esecutrici dei lavori grandi difficoltà economico-finanziarie, in particolare nel reperire la liquidità necessaria alle attività d’impresa;

ciò potrebbe portare al blocco dei cantieri, pur essendo stati approvati diversi provvedimenti, dal Governo Draghi prima e dal Governo Meloni poi, contenenti norme per assicurare lo stanziamento delle risorse necessarie. Si ricorda che, sino ad oggi, gli stanziamenti complessivi per le opere in corso nel 2023 ammontano a circa 3 miliardi di euro, previsti proprio per far fronte all'abnorme aumento dei prezzi dei materiali necessari alla realizzazione delle opere, di cui 1,32 miliardi per opere ordinarie;

sulla base delle informazioni recentemente fornite dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sui fondi per l’anno 2022 previsti dall'articolo 26, comma 4, lettere a) e b) del decreto-legge n. 50 del 2022, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91 (cosiddetto «Decreto Aiuti»), risulta una situazione molto diversificata a seconda della fattispecie considerata. Con riferimento agli interventi di cui alla lettera a), comma 4, dell’articolo 26 del suddetto decreto legge relativi ad opere pubbliche finanziate con risorse del PNRR e del PNC, e in presenza di un commissario straordinario, tutte le attività istruttorie delle istanze presentate risultano concluse, risultando ammesse a contributo 1.216 istanze per 222 milioni di euro; con riferimento alla lettera b) di cui al suddetto decreto-legge, riguardante le opere ordinarie non ricomprese nel PNRR o nel PNC, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha ancora concluso l’istruttoria delle richieste relative al periodo gennaio-luglio 2022, presentate ad agosto 2022, e sta procedendo all’erogazione dell’acconto del 50 per cento dell’importo richiesto. Quanto alle lavorazioni eseguite tra agosto e dicembre 2022, sono in corso le verifiche da parte del Ministero su 1.700 richieste pervenute. Complessivamente, a fronte di 3.700 richieste per 1.170 milioni di euro, riferite a opere ordinarie in corso nel 2022, risultano pagati, a titolo di acconto, solo 180 milioni di euro, pari al 15,4 per cento dei fondi richiesti;

le erogazioni avvengono troppo lentamente, nonostante la cassa sia disponibile da mesi. Risulta bloccato circa 1 miliardo di euro che deve essere pagato alle imprese per il caro materiali riferito a opere ordinarie. Al ritmo attuale saranno necessari almeno quattro anni per completare i pagamenti alle imprese;

risulta attivata presso il Ministero un’apposita task force per consentire un’accelerazione dei pagamenti e rispondere alle esigenze delle imprese,

si chiede di sapere come il Ministro in indirizzo intenda concretamente accelerare l’erogazione dei fondi disponibili di cui in premessa e se abbia definito un programma per accelerare i pagamenti, basato su scadenze certe per i trasferimenti, in modo da facilitare l’erogazione alle imprese esecutrici dei lavori che nel corso del 2022 hanno anticipato le risorse necessarie alla prosecuzione dei lavori, con pesanti conseguenze sulla loro tenuta economica e finanziaria.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00510 - Pubblicato il 19 giugno 2023, nella seduta n. 77 Nicola Irto cofirmatario

Ai Ministri dell'economia e delle finanze e delle imprese e del made in Italy. -
Premesso che:

l’indagine della Banca d’Italia sul credito bancario nell’area euro (BLS), pubblicata il 2 maggio 2023, recante i principali risultati riguardanti il settore bancario nazionale relativi al primo trimestre 2023 e prospettive per il secondo trimestre 2023, ha evidenziato un ulteriore inasprimento delle condizioni di accesso al credito da parte delle imprese, particolarmente grave per le piccole e medie imprese, che conferma un trend inarrestabile ormai in atto da diversi anni;

nel primo trimestre del 2023, secondo quanto riportato dall’indagine: “i criteri di offerta sui prestiti alle imprese hanno registrato un ulteriore irrigidimento che ha riflesso, come nel corso del 2022, una maggiore percezione e una minore tolleranza del rischio. Questi due fattori, insieme ai costi di provvista e ai vincoli di bilancio, hanno contribuito anche all’inasprimento di tutti i termini e le condizioni generali applicati ai finanziamenti. I relativi termini e le condizioni sono stati inaspriti riflettendo l’aumento dei costi di provvista e dei vincoli di bilancio. Per il trimestre in corso (aprile - giugno 2023) gli intermediari si attendono un irrigidimento dei criteri di offerta sui prestiti alle società non finanziarie mentre quelli sui finanziamenti alle famiglie rimarrebbero stabili”. Inoltre, l’indagine BLS rileva che: “Nei sei mesi terminanti in marzo 2023 le variazioni del portafoglio di politica monetaria della BCE hanno esercitato un impatto negativo sulle condizioni di finanziamento, sulla posizione di liquidità e sulle attività totali delle banche. Le variazioni del portafoglio non hanno avuto alcun impatto sui criteri di offerta ma hanno contribuito all’irrigidimento dei termini e delle condizioni relative a tutte le categorie di prestiti”;

l’indagine BLS evidenzia, altresì, che la restrizione al credito si registra in una fase in cui contemporaneamente la domanda di credito subisce un deciso calo, determinato sia dal più elevato livello dei tassi d’interesse sia dal forte peggioramento della fiducia, con riflessi che prefigurano una ulteriore diminuzione anche nel secondo trimestre del 2023;

considerato che:

il Governatore della Banca d’Italia, in occasione della presentazione della Relazione annuale sul 2022 dello scorso 31 maggio 2023, ha evidenziato nelle “Considerazioni finali” che: “l’inasprimento monetario” - determinato dall’innalzamento dei tassi d’interesse d parte della BCE - “incide anche sulla dinamica del credito. Il costo dei finanziamenti bancari è in netta risalita; le indagini condotte presso gli intermediari e le imprese indicano una forte riduzione della domanda e condizioni di accesso al credito decisamente più restrittive”;

il Consiglio direttivo della Banca centrale europea, nella riunione del 15 giugno 2023, confermando gli indirizzi restrittivi di politica monetaria già adottati in precedenza, al fine di arrestare la dinamica dell’inflazione nella zona euro per portarla ad un valore prossimo ma inferiore al 2 per cento, ha deciso di innalzare di ulteriori 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. Per effetto di tale decisione, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 4 per cento, al 4,25 per cento e al 3,50 per cento, con effetto dal 21 giugno 2023;

le decisioni della BCE, finalizzate alla normalizzazione monetaria nell’ambito dell’UE, pur coerenti con il mandato derivante dai Trattati europei e con l’obiettivo di ridurre l’inflazione a difesa dei redditi, se non osservate con attenzione e ben governate a livello nazionale ed europeo, rischiano di aggravare notevolmente la trasmissione del credito verso il settore produttivo, passando da una situazione, come l’attuale, di progressiva riduzione creditizia, ad una vera e propria situazione di stretta creditizia (credit crunch) con effetti negativi sul volume degli investimenti da parte delle imprese e sulla ripresa economica;

la situazione in atto desta particolare preoccupazione per il nostro Paese, dove ampia letteratura scientifica in materia evidenzia una crescente difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese, con effetti più evidenti per le micro e piccole imprese che nel nostro Paese rappresentano il 99 per cento dell’intelaiatura dell’intero tessuto produttivo nazionale. Sulla base di dati della Banca d’Italia emerge infatti che, a partire dal 2011, la riduzione dell’offerta creditizia nei confronti delle imprese italiane è stata di 254 miliardi di euro in valori assoluti, passando da 986 a 732 miliardi di euro, pari, in percentuale, ad una contrazione del 25,7 per cento. In tale contesto la contrazione della trasmissione del credito alle imprese artigiane, nel periodo compreso tra il 2011 e il giugno 2022, è stato di 24 miliardi di euro, passando da 55 a 31 miliardi di euro, pari in valori percentuali a - 43,6 per cento;

l’ulteriore inasprimento delle condizioni di accesso al credito, in un sistema economico come quello italiano già da tempo in difficoltà, prefigurano per i prossimi mesi, in mancanza di una decisa azione di governo volta ad invertirne il trend, un forte impatto negativo sull’economia reale, sulla continuità operativa di migliaia di imprese e sull’occupazione,

si chiede di sapere:

quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare, anche presso le sedi istituzionali europee, al fine di favorire politiche e interventi comuni diretti a rendere più agevole l’accesso al credito per le imprese, in particolare per le micro, piccole e medie imprese che risultano più esposte alla stretta creditizia in atto, ed evitare per tale via ricadute negative sull’economia reale, sulla continuità operativa di migliaia di imprese e sull’occupazione;

quali strumenti ritenga più idonei, in questa fase, a sostenere l’accesso al credito delle imprese e quali risorse ritenga opportuno stanziare per far fronte alla stretta creditizia in atto e che si prefigura di più ampia portata nei prossimi mesi;

se non reputi altresì opportuno, a fronte dei grandi cambiamenti in atto, prevedere nuovi strumenti e modalità di intervento, da affiancare o in sostituzione di quelli già esistenti, al fine di migliorare e semplificare le condizioni di accesso al credito, in particolare per le micro, piccole e medie imprese italiane.

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