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IRTO - Ai Ministri dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, della salute e per gli affari regionali e le autonomie.
Premesso che:
la diffusione sull’intero territorio nazionale della peste suina africana (PSA), malattia infettiva altamente contagiosa, che colpisce solo i suini domestici e selvatici con un tasso di letalità del 90-100 per cento, rappresenta una grave minaccia per gli allevamenti suinicoli del nostro Paese, con effetti economici ingentissimi e a lungo termine, che rischiano di mettere in seria crisi il lavoro degli allevatori italiani, degli agricoltori nonché delle attività con finalità turistico-ricettive e più in generale del made in Italy agroalimentare;
la PSA è una malattia virale che, non essendo una zoonosi, non minaccia direttamente la salute umana e non crea alcun tipo di contagio o ripercussioni sull'uomo. I suini selvatici rivestono un ruolo di primo piano nella diffusione della PSA e rappresentano uno dei fattori di persistenza dell'infezione soprattutto nei Paesi del nord e dell'est Europa. La circolazione di animali infetti, i prodotti a base di carne di maiale contaminata e lo smaltimento illegale di carcasse sono le modalità più importanti per la diffusione della malattia. Anche gli automezzi o altre attrezzature e l'abbigliamento contaminati possono rappresentare un veicolo d’infezione;
il virus viene trasmesso principalmente per contatto diretto attraverso la via oro-nasale, per contatto indiretto e tramite ingestione di alimenti contaminati e può essere trasmessa anche indirettamente tramite zecche molli del genere Ornithodoros o smaltendo rifiuti alimentari, specie se contenenti carni suine, in modo non corretto;
dal 7 gennaio 2022 è stata accertata la presenza della peste suina africana nelle popolazioni di cinghiali nei territori delle regioni Piemonte e Liguria; il Piemonte, alla luce degli ultimi aggiornamenti, veste la "maglia nera" di regione più colpita con 61 positività accertate su un totale complessivo di 101, dei quali 40 in Liguria. Il numero stimato di animali positivi alla PSA in Italia per regione e provincia dal 1° gennaio 2022 al 14 maggio 2023 è di circa 755 casi nei cinghiali e 5 focolai nei suini;
l’Organizzazione mondiale per la sanità animale ed il nuovo regolamento di sanità animale della Commissione europea annoverano la PSA nella lista delle malattie denunciabili: qualunque caso, anche sospetto, deve essere denunciato all’autorità competente, come previsto dall’articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320, recante il regolamento di polizia veterinaria;
con il decreto-legge 17 febbraio 2022, n. 9, il legislatore italiano è intervenuto su questa pericolosissima malattia virale prevedendo misure volte ad evitarne la diffusione;
tenuto conto che:
preoccupano molto le recenti notizie diffuse a mezzo stampa di una pesante espansione della PSA in tutta la provincia di Reggio Calabria che procurano allarme tra gli allevatori di suini e i produttori di salumi. Già lo scorso 30 agosto 2022 il presidente della Regione è intervenuto con un piano regionale di interventi urgenti per la prevenzione e la sorveglianza della peste suina attivando l'Istituto zooprofilattico;
il 25 aprile 2023 purtroppo nel territorio della città di Reggio Calabria è stata rinvenuta la prima carcassa di cinghiale risultata positiva al test sulla PSA. Grazie alla collaborazione di alcune squadre di caccia al cinghiale in braccata operanti nei comuni di Reggio Calabria e di Cardeto il commissario dell’ambito territoriale di caccia RC1 ha potuto conoscere la posizione georeferenziata delle carcasse rinvenute fino alla data odierna;
ciò che preoccupa è che ufficialmente nessuno ad oggi scriva o diffonda la notizia della presenza di queste carcasse, tanto che i comuni della provincia di Reggio Calabria non risultano inseriti tra i comuni italiani in cui è stata riscontrata la malattia. Invero è stata conclamata la positività di diversi cinghiali rinvenuti morti nel territorio della provincia in diversi allevamenti di suini semi bradi. Allo stato attuale, ufficialmente i comuni calabresi non sarebbero tra quelli colpiti dalla PSA;
considerato che:
la tempestività degli interventi e del monitoraggio risultano essere gli unici strumenti per bloccare la diffusione a macchia d’olio di questa epidemia letale. Di fatto gli interventi previsti dai protocolli scientifici sulla PSA prevedono attività finalizzate all'individuazione del maggior numero di carcasse di cinghiale, al fine di tracciare i confini delle zone infette, nonché l’adozione di misure drastiche come la recinzione dei focolai e l’eradicazione dei cinghiali selvatici dal territorio. Misure drastiche sono previste negli allevamenti di suini e prevedono l’abbattimento di tutti gli esemplari presenti nelle strutture in cui si sia riscontrato un solo caso di positività alla malattia. Tali misure, tuttavia, necessitano di una dotazione finanziaria ingente da parte dell’ufficio del commissario nazionale per l’emergenza PSA;
gli agricoltori lamentano la necessità di interventi concreti che vadano anche al di là dei rimborsi dei danni seppur fondamentali per continuare l'attività e compensare i mancati guadagni. Un'azione tempestiva e coordinata di monitoraggio e controllo della peste suina africana risulta, pertanto, fondamentale per avere maggiori probabilità di contenere il contagio, in caso contrario, destinato a produrre un danno incalcolabile agli allevamenti e conseguenze sul commercio delle carni suine italiane. È del tutto evidente che in mancanza di adeguati fondi qualsiasi intervento risulterebbe inattuabile,
si chiede di sapere:
- se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto esposto e quali azioni e misure intendano intraprendere, ciascuno per quanto di competenza, per far fronte all’attuale situazione epidemiologica da PSA nella provincia di Reggio Calabria;
- se intendano chiarire il motivo per cui sul sito del Ministero della salute, la provincia di Reggio Calabria non risulti interessata dalla grave problematica della PSA;
- se l’ufficio del commissario nazionale per l’emergenza PSA sia stato dotato di fondi sufficienti agli interventi programmati e a quanto ammontino detti stanziamenti alla data odierna;
- quali iniziative intendano adottare, al fine di garantire un adeguato indennizzo per gli operatori della filiera suinicola calabrese colpiti dalle restrizioni sull’abbattimento, sulla movimentazione degli animali e sulla commercializzazione dei prodotti derivati;
- quali iniziative intendano adottare al fine di utilizzare la dotazione finanziaria, allo scopo integrata, affidata al commissario, di intesa con la Regione Calabria, per i necessari interventi sul campo.
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IRTO, Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
Premesso che:
la Locride è un’area della città metropolitana di Reggio Calabria, sul versante ionico della Calabria;
il 9 maggio 2023, diversi organi di stampa locale calabrese avevano annunciato la chiusura, da parte dell’ANAS, di un tratto della strada statale 682 Jonio-Tirreno, compreso tra gli svincoli di Limina e Mammola in provincia di Reggio Calabria, a partire dal 15 maggio, per una durata di 75 giorni, per consentire la realizzazione di interventi di manutenzione nella galleria “Torbido”;
l'ennesima chiusura della galleria della Limina, unico veloce collegamento strada tra Jonio e Tirreno che, di fatto, isolerebbe il territorio della Locride mettendo in ginocchio economia, turismo e lo stesso diritto alla mobilità per migliaia di cittadini e pendolari, ha destato particolare preoccupazione tra i residenti e le imprese del territorio per le conseguenze della chiusura, in particolare per l’approssimarsi della stagione estiva;
il percorso alternativo previsto da Mammola di fatto aumenterebbe di circa 30 minuti il tempo per raggiungere le zone della parte ionica di Reggio Calabria;
è stata indetta una riunione urgente sulla questione, organizzata dal prefetto di Reggio Calabria con i sindaci della Locride, che purtroppo non ha prodotto alcun effetto e quindi alcuna risposta;
con un comunicato del 10 maggio, ANAS ha immediatamente provveduto a definire l’esatto iter dei lavori sulla strada statale 682 annunciando che i “lavori importanti di manutenzione” che renderanno necessaria la chiusura della galleria “Torbido” saranno avviati, per venire incontro alle esigenze del territorio, soltanto nei primi giorni di settembre, con conseguente chiusura totale della strada statale per almeno 70 giorni;
la notizia, accolta da sindaci e cittadini con grande preoccupazione per le ricadute che avrebbe potuto avere nell’intera Locride sulla stagione turistica alle porte, non li solleva più di tanto per i problemi causati per chi giornalmente percorre un’arteria essenziale che collega la parte ionica reggina con quella tirrenica;
chiudere l’unica via che porta la Locride fuori dall’isolamento è un vero dramma, che va a ripercuotersi su vari settori: economico, turistico, sociale con conseguenze catastrofiche per gli abitanti dei luoghi e per i potenziali turisti, perché l’economia di questo territorio da anni poggia le proprie basi su turisti e visitatori che usufruiscono di questo tratto stradale;
nel frattempo, lungo il tratto della strada statale 682 Jonio-Tirreno, ANAS ha confermato che permangono gli altri interventi di manutenzione e che, per garantire la sicurezza della circolazione, è stata prevista la realizzazione di opere provvisionali;
difatti una statistica legata ad un precedente periodo di chiusura notturna della Limina ha evidenziato uno sconvolgimento notevole di tutta l’economia della Locride;
considerato che:
da lunghi anni si aspettano interventi strutturali che rendano sicuro il transito lungo quell’arteria;
a giudizio degli interroganti quella di ANAS è l’ennesima decisione arbitraria che rischia di compromettere la stagione turistica che sta per cominciare, oltre a creare disagi enormi per l’intero comprensorio;
l’assenza di una comunicazione chiara rischia di mettere in difficoltà gli operatori economici, i residenti e i turisti che stanno programmando di usufruire dell’infrastruttura,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e se ritenga opportuno fare chiarezza in merito all’effettiva durata e all’impatto dei lavori sulla strada statale 682 Jonio-Tirreno nel tratto compreso tra gli svincoli di Limina e Mammola in provincia di Reggio Calabria, alla tipologia ed estensione delle opere provvisionali e alla natura delle limitazioni al transito veicolare sul territorio interessato dai lavori;
quali iniziative intenda adottare, di concerto con ANAS, affinché le ricadute degli interventi siano quanto più possibile limitati nel tempo e nell’entità e affinché sia garantito un regolare flusso diurno della viabilità locale anche in vista dell’approssimarsi della stagione estiva e dell’arrivo di turisti e se a tal fine sia stata considerata anche la possibilità di realizzare i lavori in orari durante i quali il traffico locale è ridotto;
quali azioni in concreto e nell’immediatezza intenda adottare per scongiurare la chiusura e rilanciare la questione del diritto alla mobilità per i cittadini calabresi.
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IRTO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
Premesso che:
il 3 maggio 2023, a causa delle intense precipitazioni che hanno provocato la piena del fiume Trionto, è crollata la campata centrale del viadotto Ortiano 2, lungo la strada statale 177 conosciuta come “Sila - mare” nel Comune di Longobucco, in provincia di Cosenza;
la strada, che rappresenta una infrastruttura strategica per l'area nella quale insiste, in quanto, una volta ultimata, consentirà di collegare in sicurezza e in tempi brevi le aree interne dell'altopiano silano con la fascia costiera ionica cosentina, è già costata circa 80 milioni di euro ed è ancora lontana dal completamento;
il suddetto viadotto, realizzato con fondi regionali dalla Comunità montana Destra Crati - Sila Greca, ora in liquidazione, è stato inaugurato da soli 9 anni e trasferito alla gestione ANAS che, poche ore prima del crollo, aveva chiuso cautelativamente la strada scongiurando così possibili vittime,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda predisporre, con urgenza, un’ispezione per accertare le cause che hanno portato al collasso della struttura del viadotto di cui in premessa;
se intenda attivarsi al fine di reperire le risorse finanziarie necessarie al tempestivo ripristino dalle viabilità sulla strada statale 177, che rappresenta un’arteria indispensabile per far uscire dall’isolamento la comunità di Longobucco.
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Al Ministro della salute.
Premesso che:
secondo dati ISTAT in Italia: 34,9 per cento saranno i residenti con almeno 65 anni nel 2050, a fronte del 23,5 per cento attuale; 7 miliardi di euro sono destinati dal PNRR per l'assistenza sanitaria territoriale; 1.430 sono le case della comunità che si prevede di costituire con i fondi PNRR; oltre 400 sono gli ospedali di comunità da istituire entro il 2026;
il rischio è che questi investimenti abbiano un’attuazione disomogenea sul territorio nazionale. Perciò è essenziale il monitoraggio;
la previsione relativa alla popolazione è stata effettuata nell’ambito delle statistiche sperimentali di ISTAT, sulla base dello scenario mediano, e le previsioni sono formulate tenendo come base il numero di residenti al 1° gennaio 2021;
va ricordato che, nelle difficoltà dei mesi di pandemia, è apparso in tutta evidenza quanto sia importante l’investimento sulla prevenzione e in particolare su una rete di assistenza e sanità capillare sul territorio;
tale esigenza è dettata dal progressivo invecchiamento della popolazione, con il prevedibile incremento dell’incidenza delle malattie croniche, che renderanno improrogabile l’investimento in prevenzione nei prossimi anni;
tale scenario, e l’esperienza ancora viva delle difficoltà nell’emergenza Coronavirus, hanno portato a destinare una parte dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sul capitolo sanitario, e in particolare sulla rete territoriale di assistenza;
sono 8,2 per cento le risorse del PNRR destinate al potenziamento del sistema sanitario;
la Missione 5 (“Inclusione e coesione”) - Componente 3 (M5C3) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è dedicata a interventi speciali per la coesione territoriale. È a titolarità del Ministro per gli affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e si propone di ridurre i divari tra le aree del Paese. Nello specifico, la misura mira ad affrontare le disparità: a) demografiche e nei servizi, connesse alle distanze tra le aree urbane e quelle interne/rurali, montane e periferiche, per garantire gli stessi livelli di servizi essenziali e il rilancio di specifiche vocazioni produttive; b) nello sviluppo delle competenze, in una prospettiva di innovazione che coinvolge imprese, centri di ricerca ed enti pubblici; c) socio-economiche e negli investimenti nelle regioni meridionali, dove la crisi economica colpisce una filiera più debole e un mercato del lavoro più frammentato;
per raggiungere questi obiettivi, la M5C3 distingue due aree di intervento: a) un piano per la resilienza delle aree interne, periferiche e montane, così da promuovere uno sviluppo integrato del Paese ed evitare lo spopolamento delle aree non connesse direttamente con la rete di viabilità primaria; b) progetti per lo sviluppo del Mezzogiorno, compresi investimenti di contrasto della povertà educativa, per la valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, per le infrastrutture e il rafforzamento delle Zone economiche speciali;
la Missione n. 6 del Piano è dedicata alla salute: si tratta di 15,63 miliardi di euro divisi in due componenti, la prima, da 7 miliardi di euro, si concentra sul rafforzamento dell’assistenza sanitaria territoriale, e in particolare sulle reti di prossimità, la telemedicina e la cura domiciliare; la seconda, invece, pari a 8,63 miliardi, prevede progetti di digitalizzazione e innovazione del sistema sanitario, insieme ad investimenti sulla ricerca;
la componente rivolta al rafforzamento della sanità territoriale si basa su una strategia in 2 tempi. Il primo, è l’approvazione di una riforma dell’intero sistema di assistenza, con l’obiettivo di riorganizzarlo, renderlo omogeneo in tutto il Paese e stabilire così un nuovo assetto dell’offerta territoriale;
la scadenza era prevista per la metà del 2022, ed è stata attuata nel maggio dello scorso anno con l’approvazione del decreto ministeriale n. 77 del 2022;
il secondo tempo dell’attuazione è il rafforzamento della rete presente sul territorio, con la costituzione a livello locale dei presidi e delle strutture sanitarie previsti dalla riforma approvata;
in questo nuovo assetto, case e ospedali di comunità sono chiamati a rappresentare il primo presidio della sanità territoriale rivolta al paziente;
in particolare le prime, le case della comunità: un presidio fisico di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per i bisogni di assistenza sanitaria. Si distinguono tra hub (quelle principali che erogano servizi di assistenza primaria, attività specialistiche e di diagnostica di base) e spoke, che offrono unicamente servizi di assistenza primaria;
oggi sono poco meno di 14 milioni i residenti anziani nel nostro Paese, rispetto a un totale di circa 60 milioni di abitanti, e nel 2050, pur con una popolazione complessiva molto ridotta (nello scenario di previsione mediano circa 54 milioni di persone) gli ultra 65enni potrebbero essere quasi 19 milioni;
il sistema, così concepito, dovrà accompagnare i bisogni di una popolazione in progressivo invecchiamento, con tutte le necessità connesse: dalla presa in carico della non autosufficienza alla gestione delle malattie croniche;
perciò è cruciale che il modello organizzativo stabilito dal decreto ministeriale n. 77 del 2022 trovi un’applicazione omogenea sull’intero territorio nazionale. Questa è la vera sfida da qui al giugno 2026, scadenza europea per l’istituzione di case e ospedali di comunità,
si chiede di sapere quanta parte delle risorse stanziate dal PNRR per le Missioni 5 e 6 sia a tutt’oggi impegnata e perché il Ministro in indirizzo non abbia, ancora, nominato un direttore generale che si occupi dei fondi del PNRR.
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Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Premesso che:
l’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, in data 29 marzo 2022, ha approvato il Piano di azione italiano sulla “Child Guarantee” (Garanzia infanzia), in attuazione della Raccomandazione del 14 giugno 2021 sul Sistema di garanzia europeo per i bambini e i ragazzi vulnerabili;
a seguito della validazione da parte della Commissione, il suddetto Piano è ad oggi operativo, con un finanziamento europeo di 635 milioni di euro, pari al cinque per cento del Fondo sociale europeo plus;
il benessere dei bambini e dei ragazzi, per la prima volta, è al centro di una Strategia nazionale complessa, che trova i suoi assi portanti nel 5° Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 25 gennaio 2022 e, appunto, nel Piano di azione italiano sulla “Child Guarantee”;
il Piano prevede, tra i suoi obiettivi, l’aumento dei posti a tempo pieno nei nidi e la cancellazione progressiva delle rette per la loro frequenza; l’aumento del servizio di refezione a scuola con la progressiva riduzione delle contribuzioni da parte delle famiglie ai costi di gestione del servizio di mensa e l’estensione delle fasce di gratuità; maggiori interventi finalizzati a rafforzare il benessere psicosociale di bambine e bambini, preadolescenti e adolescenti; più attenzione fin dai primi giorni di vita al benessere delle bambine dei bambini; maggiore sostegno ai minorenni che vivono in contesti di povertà materiale, abitativa, relazionale ed affettiva o che vivono in situazioni di fragilità, come molti minorenni provenienti da contesti migratori o come minorenni con disabilità o che vivono in alcune aree del Paese con pochi servizi, a partire dal Sud;
in data 7 marzo 2023, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in risposta all’interrogazione a risposta immediata in commissione 5-00469 depositata alla Camera dei deputati sullo stato di attuazione del Piano, ha dichiarato che “(….) che il Governo, sin dal suo insediamento, ha posto in essere attività volte a perseguire gli obiettivi del Piano per migliorare l'accesso e aumentare la partecipazione ai servizi da parte dei minorenni in difficoltà e delle loro famiglie, ponendo anche un'attenzione specifica verso coloro che vivono svantaggi particolari. In tale direzione, proseguono le attività di attuazione del Piano attraverso specifici gruppi appositamente costituiti. Nel mese di aprile del 2023 si concluderà la terza fase del programma pilota della Child Guarantee. In particolare, il 19 aprile 2023 è convocato il Comitato di sorveglianza per gli adempimenti di rito e nel quale ci sarà un primo confronto sugli interventi da attivare”;
la risposta non ha dato indicazioni di merito precise rispetto ai temi posti dall’interrogante;
considerato che:
nei giorni scorsi Anna Serafini, coordinatrice nazionale per l’Italia della Child Guarantee, ha dichiarato di considerare esaurito il suo incarico in ragione delle mancate risposte da parte del Governo alle ripetute sollecitazioni per adottare “rapide decisioni che non pregiudicassero l'attuazione del Piano e per scongiurare il rischio di non poter accedere ai finanziamenti europei”;
la ex coordinatrice nazionale, che ha assunto l’incarico a titolo gratuito, mettendo a disposizione la sua grande competenza in materia, ha descritto un quadro allarmante che rischia seriamente di vanificare un piano che è stato molto apprezzato a Bruxelles e approvato dalla Commissione europea senza alcuna modifica (…) “non posso non esprimere la preoccupazione per il rischio che l’assenza di decisioni e i conseguenti ritardi del paino compromettano politiche essenziali per bambini adolescenti e famiglie”;
ritenuto che:
il Ministro Fitto nel corso dell’informativa resa al Parlamento sullo stato del PNRR ha dichiarato che fra i 27 obiettivi del PNRR da realizzare entro il 30 giugno 2023 “ci sono alcuni obiettivi da rimodulare tra cui la realizzazione degli asili nido e scuole dell’infanzia”;
il PNRR ha stanziato 4,6 miliardi di euro per quella che è considerata una delle misure economiche più importanti del piano: dovrebbero essere costruiti 1.857 nuovi asili nido e 333 scuole dell’infanzia. L’obiettivo dichiarato in fase di negoziazione del piano è di garantire complessivamente 264.480 nuovi posti entro la fine del 2025;
il Governo ha annunciato di voler rilanciare la natalità e il sostegno alle famiglie con figli, anche di fronte al calo demografico italiano culminato nel 2022 nel record negativo di appena 392.000 nuove nascite;
tuttavia, in modo contraddittorio con gli intenti dichiarati, sta rischiando di perdere le risorse necessarie a implementare servizi educativi per l’infanzia che sono indispensabili anche per sostenere la genitorialità,
si chiede di sapere:
in quale fase si trovi il processo di implementazione del Piano di azione italiano sulla “Child Guarantee”;
a che punto siano le interlocuzioni con la Commissione europea sul tema;
quale sia il piano operativo e le tempistiche previste per la realizzazione del Piano stesso e quali siano i successivi passaggi previsti ai fini dell’ottenimento dei finanziamenti europei;
quali siano gli esiti dell’incontro del Comitato di sorveglianza per gli adempimenti di rito.