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Ai Ministri dell'economia e delle finanze, dell'ambiente e della sicurezza energetica e delle imprese e del made in Italy
Premesso che:
l'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, stabilisce che, sino al 2025, i soggetti che sostengono spese per gli interventi rientranti nella disciplina prevista dall'articolo 119 possono optare, in luogo dell'utilizzo diretto della detrazione spettante, per la cessione di un credito d'imposta corrispondente alla detrazione;
la disciplina sulla cessione dei crediti di cui al suddetto articolo 121 è stata oggetto di numerose modifiche nel corso degli ultimi mesi, rese necessarie per rafforzare i presidi antifrode, in conseguenza delle quali sono emerse serie problematiche attuative con ricadute sia sulle piccole imprese che sulle famiglie e una drastica riduzione del numero dei cessionari disponibili, lasciando molto spazio ai «gestori energetici» nell'acquisizione dei crediti fiscali;
in molti casi i crediti fiscali maturati con l'esecuzione della prima «tranche» dei lavori, che la normativa vigente individua con il raggiungimento del 30 per cento dell'opera, e la loro successiva acquisizione da parte di istituti finanziari, non hanno più trovato la dovuta ricezione per le successive tranche da parte di banche e istituti di credito che avevano sottoscritto con i condomini o i proprietari di case unifamiliari i contratti di cessione dei crediti;
la situazione è resa ancor più grave a causa dell'improvvisa interruzione dell'acquisizione dei crediti fiscali da parte delle citate società energetiche. In tale contesto, a titolo esemplificativo, da più parti viene segnalato che la società ENEL X, una delle società energetiche attive nell'acquisizione dei crediti generati dagli interventi di efficientamento energetico degli edifici, ha improvvisamente chiuso le operazioni di acquisizione dei crediti già a fine novembre 2022, anche in relazione a lavori già avviati. Molte imprese e cittadini sono stati portati a conoscenza del congelamento dell'acquisizione dei crediti fiscali con una semplice e-mail, con la precisazione che il tutto vale sia per le opportunità già in essere sia per quelle nuove;
tale situazione ha dato luogo a due conseguenze:
la richiesta, da parte delle imprese coinvolte dal congelamento attuato da ENEL X, del saldo dei lavori svolti direttamente alle famiglie che hanno dovuto far fronte a pagamenti molto più consistenti rispetto a quanto prospettato nelle fasi di formulazione dell'intera operazione;
le imprese a cui ENEL X aveva concesso «plafond» di acquisizione crediti che ammontano anche a qualche milione di euro, non avendo la possibilità di cedere il credito maturato, sono state costrette a non avviare i lavori anche a fronte di significative spese sostenute per arrivare a delibere assembleari, produzione di progetti depositati presso gli enti comunali, sovente previa autorizzazione delle Soprintendenze, e comunicazioni di «inizio lavori»;
con il decreto-legge sugli incentivi fiscali, le misure del superbonus e gli altri incentivi fiscali, così come la cessione del credito, hanno subito un ulteriore blocco che rischia di aggravare ulteriormente la situazione descritta e provocare una grave crisi per il settore delle costruzioni e della relativa filiera, con conseguente fallimento di migliaia di imprese e la perdita di migliaia di occupati, nonché di mettere in seria difficoltà economica migliaia di famiglie,
si chiede di sapere:
quali iniziative i Ministri in indirizzo, ciascuno per quanto di competenza, intendano adottare per risolvere le problematiche descritte in premessa e per tutelare i proprietari di immobili e gli operatori del comparto edile che, a causa delle disposizioni che hanno portato al blocco della cessione del credito, si trovano oggi in gravi difficoltà;
quali iniziative intendano adottare al fine di consentire ai «gestori energetici» come ENEL X S.r.l. (società del Gruppo ENEL di cui lo Stato italiano è il principale azionista) di mantenere gli impegni assunti nei confronti delle imprese a cui avevano concesso «plafond» di acquisizione di crediti fiscali;
quali misure intendano adottare per garantire la continuità, il rafforzamento e una maggiore efficacia dei vigenti strumenti di finanziamento degli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare del Paese, e se intendano adottare misure volte a garantire la prosecuzione degli interventi di riqualificazione energetica e la rimozione di tutti gli ostacoli che attualmente bloccano la circolazione dei credili fiscali.
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IRTO - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica.
Premesso che:
secondo i dati diffusi dalla Commissione europea il complesso degli edifici, di cui il 65 per cento ad uso residenziale, è responsabile a livello UE di circa il 40 per cento del consumo energetico e del 36 per cento delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra. Il riscaldamento, il raffrescamento e l'utilizzo di acqua calda per uso domestico rappresentano l'80 per cento dell'energia consumata dalle famiglie. Il 35 per cento del parco immobiliare della UE ha più di 50 anni e quasi il 75 per cento è inefficiente dal punto di vista energetico, mentre il tasso di ristrutturazione annua è di circa l'1 per cento;
il 15 dicembre 2021 la Commissione ha presentato una proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia. Tale revisione è strettamente collegata con le iniziative del programma "Fit for 55", ovvero la revisione delle direttive sulla promozione dell'energia da fonti rinnovabili (RED II) e sull'efficienza energetica (EED). La proposta, oggetto di negoziato a livello europeo, mira a far sì che tutti gli edifici nuovi siano a emissioni zero entro il 2030 e gli edifici esistenti lo divengano entro il 2050, con alcune eccezioni per gli edifici storici, i luoghi di culto e gli edifici utilizzati a scopi di difesa. Il Consiglio del 25 ottobre 2022 ha raggiunto un orientamento generale sulla proposta della Commissione convenendo che per quanto riguarda i soli edifici nuovi, dal 2028, quelli di proprietà di enti pubblici dovrebbero essere a emissioni zero, e tutti gli altri edifici nuovi dal 2030;
gli Stati membri hanno convenuto: a) per gli edifici residenziali esistenti, di fissare norme minime di prestazione energetica sulla base di una traiettoria nazionale in linea con la progressiva ristrutturazione del parco immobiliare per renderlo ad emissioni zero entro il 2050, come indicato nei piani nazionali di ristrutturazione edilizia. Allo stato attuale rimane confermato che non è previsto alcun obbligo di ristrutturazione degli edifici esistenti al 2030 e non si prevede alcuna limitazione della possibilità di vendere o affittare gli edifici non riqualificati; b) di fissare requisiti che garantiscano che tutti i nuovi edifici siano progettati per ottimizzare il potenziale di produzione di energia solare e hanno concordato prescrizioni finalizzate a mettere a disposizione infrastrutture per la mobilità sostenibile; c) di pubblicare piani nazionali di ristrutturazione edilizia contenenti una tabella di marcia con obiettivi nazionali per il 2030, il 2040 e il 2050 per quanto riguarda il tasso annuo di ristrutturazione energetica, il consumo di energia primaria e finale del parco immobiliare nazionale e le relative riduzioni delle emissioni operative di gas a effetto serra. I primi piani saranno pubblicati entro il 30 giugno 2026 e successivamente ogni 5 anni;
presso il Parlamento europeo, l'atto dovrebbe giungere alla discussione in plenaria indicativamente nella seduta del 13 marzo 2023. Una volta adottata la posizione negoziale potranno essere avviati i "triloghi" con Consiglio e Commissione europea;
nella prospettiva della Commissione UE, gli investimenti nella riqualificazione energetica dovrebbero costituire anche un'opportunità per l'economia e in particolare per il settore edile, che rappresenta circa il 9 per cento del PIL europeo e impiega 25 milioni di posti di lavoro, in circa 5 milioni di imprese, in prevalenza piccole e medie. Il parco immobiliare italiano, come risulta dalla strategia nazionale per la riqualificazione energetica, è costituito per la maggior parte da edifici a uso residenziale (12,42 milioni) aventi più di 45 anni (oltre il 65 per cento) e in prevalenza rientranti nelle classi energetiche F e G (rispettivamente il 25 per cento e il 37,3 per cento degli immobili censiti dal SIAPE nel periodo 2016-2019). Appare inoltre fondamentale considerare anche il patrimonio immobiliare pubblico, con particolare riferimento agli istituti scolastici, alle strutture sanitarie, ai tribunali e alle carceri, garantendo la continuità degli strumenti di finanziamento degli interventi, quali a esempio il conto termico e prestando particolare attenzione alla riqualificazione degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche;
il proseguimento degli interventi per l'efficientamento energetico e la messa in sicurezza antisismica del patrimonio immobiliare nazionale possono costituire una vera opportunità per il sistema Italia di migliorare le prestazioni energetiche degli immobili e di rinnovare un patrimonio immobiliare avente caratteristiche uniche al mondo;
le misure del superbonus e gli altri incentivi fiscali sono gli strumenti utilizzati nel nostro Paese per rispondere agli obiettivi di riqualificazione edilizia, antisismica ed energetica degli edifici. Negli ultimi due anni, grazie a questi strumenti, sono stati ristrutturati dal punto di vista energetico, con il superbonus 110 per cento, 86 milioni di metri quadrati per 359.440 edifici già completati e ulteriori 122.000 edifici in fase di completamento per un totale di quasi 482.000 edifici. Il successo di queste misure è legato alla possibilità di cedere il credito d'imposta maturato con l'intervento, ma, a causa delle ripetute modifiche alla disciplina, il funzionamento della cessione del credito è stato fortemente rallentato in ragione della capacità fiscale esaurita del sistema, a partire da banche ed altri intermediari finanziari. Le soluzioni avanzate dal Governo per risolvere il blocco nel decreto "aiuti quater" (decreto-legge n. 176 del 2022) e nella legge di bilancio per il 2023 sono risultate del tutto insufficienti e non rispondenti alle attese e alle proposte avanzate a tal fine;
con la recente emanazione del decreto-legge sugli incentivi fiscali, le misure del superbonus e gli altri incentivi fiscali, così come la cessione del credito, hanno subito un ulteriore blocco che rischia di provocare una preoccupante crisi per il settore delle costruzioni e nella filiera, con conseguente fallimento di migliaia di imprese e la perdita di migliaia di occupati, nonché di mettere in seria difficoltà economica migliaia di famiglie,
si chiede di sapere:
- se il Governo intenda confermare presso le competenti sedi europee l'impegno del Paese al raggiungimento degli obiettivi stabiliti a livello nazionale in vista della programmata riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e della neutralità climatica nel 2050 e quali iniziative negoziali intenda intraprendere nelle competenti sedi europee al fine di garantire che il testo finale della direttiva citata assicuri al nostro Paese la necessaria flessibilità, anche temporale, in fase di attuazione in ragione della peculiarità del patrimonio edilizio nazionale;
quali iniziative di competenza abbia adottato o intenda adottare in sede di UE affinché gli ambiziosi obiettivi di efficientamento energetico siano accompagnati da adeguati strumenti finanziari stanziati a livello europeo e affinché i costi degli interventi non ricadano sulle famiglie, in particolare modo sulle fasce economicamente più deboli, e sulle imprese;
quali misure intenda adottare per garantire la continuità, il rafforzamento e una maggiore efficacia dei vigenti strumenti di finanziamento degli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico del Paese, prestando particolare attenzione alla riqualificazione degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche e agli edifici adibiti a edilizia residenziale pubblica, e se intenda adottare iniziative volte a superare le recenti disposizioni del "decreto-legge incentivi" e a garantire la prosecuzione degli interventi di riqualificazione energetica finanziati dagli strumenti vigenti rimuovendo gli ostacoli che attualmente bloccano la circolazione dei credili fiscali anche mediante l'eventuale coinvolgimento di CDP S.p.A. o l'utilizzo di strumenti come l'F24;
- se intenda procedere ad un progressivo riordino, condiviso con tutte le parti interessate, della legislazione vigente in materia di incentivi fiscali edilizi, anche mediante stesura di un testo unico, che razionalizzi, stabilizzi, metta a sistema e preveda che tali strumenti siano commisurati in modo proporzionale agli interventi caratterizzati da maggiore efficacia dal punto di vista antisismico e dell'efficientamento energetico, al fine di consentire un orizzonte temporale di lungo termine per gli investimenti di famiglie e imprese; se a tal fine intenda predisporre un piano nazionale di ristrutturazione degli immobili di durata pluriennale, che includa oltre agli edifici residenziali privati anche gli edifici pubblici e quelli di edilizia residenziale pubblica, corredato da una valutazione d'impatto economico degli interventi nel corso degli anni.
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Ai Ministri dell'interno e dell'istruzione e del merito.
Premesso che:
il 18 febbraio 2023 a Firenze due studenti sono stati aggrediti con pugni e calci di fronte al liceo "Michelangiolo";
il movente politico del pestaggio è reso evidente dall'appartenenza degli studenti aggrediti al collettivo SUM (associazione studentesca di sinistra) e dall'appartenenza degli aggressori ad un'associazione di estrema destra ben nota nel capoluogo toscano;
l'aggressione ai danni degli studenti del SUM risulta documentata da vari video ora all'attenzione delle autorità inquirenti;
le stesse autorità inquirenti hanno al momento proceduto alla denuncia di sei persone per violenza privata e manifestazione non autorizzata, tre adulti e tre minorenni, facenti parte dell'organizzazione giovanile di estrema destra "Azione studentesca", da sempre vicina al partito Fratelli d'Italia;
sono in corso, stando a quanto riportato da organi di stampa, indagini anche su una vicenda simile avvenuta pochi giorni prima presso il liceo "Pascoli", sempre a Firenze;
un'azione violenta di questa natura presso una scuola rappresenta un fatto gravissimo, in alcun modo sottovalutabile, e tale da richiedere a tutti, e al massimo livello in sede politica, condanne ferme, nette, circostanziate, senza ambiguità e minimizzazioni,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti, quali siano le loro valutazioni in proposito e quali iniziative di competenza urgenti intendano assumere al fine di prevenire il ripetersi di simili episodi.
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IRTO - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica.
Premesso che:
la zona costiera alle porte della città di Crotone, di fronte all'area "ex Pertusola", di proprietà di Eni Rewind S.p.A. oggi versa in uno stato di totale abbandono;
sono evidenti le rovine di quella che più di 20 anni fa era la zona industriale, in cui sono ammassate ingentissime quantità di rifiuti, anche radioattivi, senza dubbio pericolosi per i cittadini dell'intera area urbana;
lo stato attuale della zona rappresenta un serio pericolo per la salute di un'intera comunità e un freno per lo sviluppo turistico ed economico della città e della provincia di Crotone;
in data 24 ottobre 2019 in conferenza dei servizi tenutasi presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a cui avevano partecipato, tra gli altri, i rappresentanti di Syndial S.p.A. (oggi Eni Rewind) e, in videoconferenza, anche della Regione Calabria e del Comune di Crotone, si era provveduto ad esaminare gli interventi di bonifica da effettuare all'interno e nei pressi della zona;
nel corso della conferenza, in particolare, si era preso in esame il progetto relativo al sito di bonifica di interesse nazionale "Crotone-Cassano-Cerchiara", discariche fronte mare e aree industriali, progetto di bonifica fase 2 (POB 2) trasmesso in precedenza da Syndial;
il verbale redatto riportava che, durante l'illustrazione ai presenti del provvedimento PAUR (provvedimento autorizzatorio unico regionale) relativo al POB 2, l'architetto responsabile aveva rappresentato che all'interno del provvedimento stesso era stata inserita una serie di prescrizioni, "la cui principale era che, in ogni caso, il destino dei rifiuti (TENORM E NON TENORM) doveva essere posto fuori dal territorio regionale" e che "la richiesta di portare i rifiuti all'esterno del territorio regionale nasceva, sin dalle fasi iniziali della valutazione del progetto, dalla necessità, condivisa da tutte le amministrazioni locali, di non aggravare la situazione già presente localmente mediante la realizzazione di nuove discariche";
il verbale riportava altresì che il sindaco di Crotone, già residente della Provincia, aveva espresso parere favorevole in particolare sulla questione dei rifiuti fuori dal territorio del comune e della provincia;
la conferenza dei servizi, all'unanimità, sulla base dei pareri e delle determinazioni fornite dalle amministrazioni interessate e dagli enti tecnici presenti, aveva concluso i lavori esprimendo parere favorevole sul progetto;
considerato che:
a distanza di soli 3 anni, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha convocato una nuova conferenza dei servizi istruttoria per il 9 febbraio 2023 con il seguente ordine del giorno: presentazione del documento "Discariche fronte mare e aree industriali di pertinenza Eni Rewind SpA. Progetto Operativo di Bonifica Fase 2 (…) Variante al POB fase 2 'Realizzazione di una discarica di scopo per rifiuti TENORM con amianto derivante dalle operazioni di bonifica della discarica ex Fosfotec Farina - Trappeto all'interno del sito Eni Rewind di Crotone";
sono stati invitati, tra gli altri, la Regione Calabria (Dipartimento territorio e tutela dell'ambiente e Dipartimento urbanistica), la Provincia di Crotone (settore ambiente), il Comune di Crotone e ARPACAL,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda adottare provvedimenti volti a comprendere quale sia la reale portata e la pericolosità dei rifiuti presenti nell'area;
se ritenga opportuno che sia convocata, con urgenza, una nuova conferenza dei servizi dopo quella decisoria del 2019;
se intenda chiarire il motivo per cui si deve richiedere nuovamente un parere alle amministrazioni laddove già espresso in precedenza sulla medesima situazione;
quale sia la posizione del Ministero sulla questione in essere e nei confronti delle proposte formulate da Eni Rewind.
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Premesso che:
nel nucleo industriale della Val di Sangro insiste lo stabilimento SEVEL, oggi FCA Italy, facente parte del gruppo Stellantis. Lo stabilimento ex SEVEL è specializzato nella produzione dei seguenti veicoli commerciali leggeri: Ducato, Citroen Jumper, Peugeot Boxer e Opel-Vauxhall Movano;
quello dell’automotive è uno dei settori maggiormente strategici per l’economia nazionale e abruzzese, oltre che per l’area industriale della Val di Sangro, con il relativo indotto produttivo. Sono presenti nel territorio sia aziende dell’indotto che aziende di trasformazione del Ducato, come la Trigano Van;
lo stabilimento nel 2021 ospitava oltre 6.000 dipendenti. Lo scorso anno circa 1.000 lavoratori somministrati non sono stati confermati alla scadenza del contratto di lavoro. Ulteriori dipendenti stanno, inoltre, ricevendo offerte da parte dell’azienda come incentivo all’esodo;
il gruppo Stellantis, dal 2019 ha avviato la produzione degli stessi veicoli prodotti nello stabilimento ex SEVEL anche nell’ex stabilimento Opel di Gliwice in Polonia. Quest’ultimo è stato ristrutturato per la nuova produzione ed è altamente automatizzato con una capacità produttiva di circa 107.000 furgoni l’anno. Lo stabilimento polacco, oltre a sottrarre la produzione dello stabilimento della Val di Sangro, apre un processo di competizione, sia per gli aiuti dello Stato Polacco, sia per il basso costo di produzione favorito dall’utilizzo di tecnologie di ultima generazione. Nessuna ristrutturazione, al contrario, è stata finora prevista per lo stabilimento ex SEVEL, i cui impianti risalgono al 2000;
considerato che:
la fornitura di semiconduttori è stata rallentata durante il periodo della pandemia e ciò non ha consentito una produzione completa, sia dello stabilimento ex SEVEL così come dello stabilimento polacco, facendo attestare la produzione dei due stabilimenti poco al di sotto dei 250.000 furgoni rispetto ad una capacità produttiva di circa 350.000 furgoni;
la produzione dello stabilimento ex SEVEL, prima della pandemia, si attestava intorno ai 300.000 furgoni, di cui il 55 per cento a marchio FCA e il 45 per cento a marchio PSA. Ora la produzione prevista si dovrebbe attestare intorno ai 250.000 furgoni anche se l’anno scorso si sono prodotti 206.000 furgoni;
nello stabilimento polacco la produzione prevista era di 41.000 furgoni e ne sono stati realizzati meno di 30.000;
nonostante l’accordo fatto con la Toyota per la produzione di nuovi furgoni, la situazione produttiva per il 2023 sembra essere simile a quella del 2022 per lo stabilimento di Atessa, mentre per lo stabilimento di Gliwice sembrerebbe profilarsi un aumento i volumi produttivi. I volumi Toyota non garantiranno un sensibile aumento delle produzioni, pertanto, sembra che anche per il 2023 i volumi si attesteranno sotto i 250.000 furgoni previsti;
Stellantis, per far fronte a questa situazione produttiva, sta pensando di internalizzare alcune attività spostando il problema occupazionale verso le imprese dell’indotto, che risultano essere una realtà di fondamentale importanza per il territorio della Val di Sangro,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare affinché sia garantita la competitività, la produzione e il mantenimento dei livelli occupazionali nello stabilimento ex SEVEL di Atessa, di fondamentale importanza per il territorio della regione Abruzzo, e se, a tal fine, non ritenga indispensabile richiedere a Stellantis delucidazioni in merito al Piano industriale, agli investimenti e alle produzioni che intende porre in essere con riferimento a tale stabilimento;
se intenda istituire, presso il proprio Ministero, un tavolo di confronto permanente, con il coinvolgimento di Stellantis, delle rappresentanze sindacali, delle imprese dell’indotto e delle istituzioni locali, che affronti e risolva le problematiche dello stabilimento ex SEVEL e delle imprese dell’indotto presenti nel territorio;
se, attraverso la Regione Abruzzo, intenda attivare percorsi di ammodernamento delle imprese dell’indotto legate al settore dell’automotive con l’obiettivo di valorizzare le professionalità acquisite, favorire la riconversione delle produzioni verso la transizione ecologia e una maggiore apertura al mercato delle forniture in luogo della mono-committenza.