Legislatura 19ª - Interrogazione n. 3-00203 pubblicata il 14 febbraio 2023, nella seduta n. 37 - Nicola Irto cofirmatario

Premesso che:
nel nucleo industriale della Val di Sangro insiste lo stabilimento SEVEL, oggi FCA Italy, facente parte del gruppo Stellantis. Lo stabilimento ex SEVEL è specializzato nella produzione dei seguenti veicoli commerciali leggeri: Ducato, Citroen Jumper, Peugeot Boxer e Opel-Vauxhall Movano;

quello dell’automotive è uno dei settori maggiormente strategici per l’economia nazionale e abruzzese, oltre che per l’area industriale della Val di Sangro, con il relativo indotto produttivo. Sono presenti nel territorio sia aziende dell’indotto che aziende di trasformazione del Ducato, come la Trigano Van;

lo stabilimento nel 2021 ospitava oltre 6.000 dipendenti. Lo scorso anno circa 1.000 lavoratori somministrati non sono stati confermati alla scadenza del contratto di lavoro. Ulteriori dipendenti stanno, inoltre, ricevendo offerte da parte dell’azienda come incentivo all’esodo;

il gruppo Stellantis, dal 2019 ha avviato la produzione degli stessi veicoli prodotti nello stabilimento ex SEVEL anche nell’ex stabilimento Opel di Gliwice in Polonia. Quest’ultimo è stato ristrutturato per la nuova produzione ed è altamente automatizzato con una capacità produttiva di circa 107.000 furgoni l’anno. Lo stabilimento polacco, oltre a sottrarre la produzione dello stabilimento della Val di Sangro, apre un processo di competizione, sia per gli aiuti dello Stato Polacco, sia per il basso costo di produzione favorito dall’utilizzo di tecnologie di ultima generazione. Nessuna ristrutturazione, al contrario, è stata finora prevista per lo stabilimento ex SEVEL, i cui impianti risalgono al 2000;

considerato che:
la fornitura di semiconduttori è stata rallentata durante il periodo della pandemia e ciò non ha consentito una produzione completa, sia dello stabilimento ex SEVEL così come dello stabilimento polacco, facendo attestare la produzione dei due stabilimenti poco al di sotto dei 250.000 furgoni rispetto ad una capacità produttiva di circa 350.000 furgoni;

la produzione dello stabilimento ex SEVEL, prima della pandemia, si attestava intorno ai 300.000 furgoni, di cui il 55 per cento a marchio FCA e il 45 per cento a marchio PSA. Ora la produzione prevista si dovrebbe attestare intorno ai 250.000 furgoni anche se l’anno scorso si sono prodotti 206.000 furgoni;

nello stabilimento polacco la produzione prevista era di 41.000 furgoni e ne sono stati realizzati meno di 30.000;

nonostante l’accordo fatto con la Toyota per la produzione di nuovi furgoni, la situazione produttiva per il 2023 sembra essere simile a quella del 2022 per lo stabilimento di Atessa, mentre per lo stabilimento di Gliwice sembrerebbe profilarsi un aumento i volumi produttivi. I volumi Toyota non garantiranno un sensibile aumento delle produzioni, pertanto, sembra che anche per il 2023 i volumi si attesteranno sotto i 250.000 furgoni previsti;

Stellantis, per far fronte a questa situazione produttiva, sta pensando di internalizzare alcune attività spostando il problema occupazionale verso le imprese dell’indotto, che risultano essere una realtà di fondamentale importanza per il territorio della Val di Sangro,

si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare affinché sia garantita la competitività, la produzione e il mantenimento dei livelli occupazionali nello stabilimento ex SEVEL di Atessa, di fondamentale importanza per il territorio della regione Abruzzo, e se, a tal fine, non ritenga indispensabile richiedere a Stellantis delucidazioni in merito al Piano industriale, agli investimenti e alle produzioni che intende porre in essere con riferimento a tale stabilimento;

se intenda istituire, presso il proprio Ministero, un tavolo di confronto permanente, con il coinvolgimento di Stellantis, delle rappresentanze sindacali, delle imprese dell’indotto e delle istituzioni locali, che affronti e risolva le problematiche dello stabilimento ex SEVEL e delle imprese dell’indotto presenti nel territorio;

se, attraverso la Regione Abruzzo, intenda attivare percorsi di ammodernamento delle imprese dell’indotto legate al settore dell’automotive con l’obiettivo di valorizzare le professionalità acquisite, favorire la riconversione delle produzioni verso la transizione ecologia e una maggiore apertura al mercato delle forniture in luogo della mono-committenza.

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Legislatura 19ª - Interrogazione n. 3-00206 pubblicata il 14 febbraio 2023, nella seduta n. 37 - Nicola Irto cofirmatario

Premesso che:
nelle date del 6 e 7 febbraio 2023, sui principali organi di stampa, è stato diffuso il contenuto di conversazioni intrattenute e dichiarazioni di Matteo Messina Denaro;

si tratta, in particolare, del contenuto di alcuni messaggi vocali inviati da Messina Denaro prima dell'arresto a due conoscenti, pazienti come lui nella clinica "La Maddalena" e contenenti affermazioni gravissime relative alla figura di Giovanni Falcone e alle celebrazioni in suo onore;

si tratta altresì, fatto ancora più grave, del contenuto di alcune conversazioni intrattenute da Messina Denaro in carcere, in occasione della ripresa del ciclo di terapie antitumorali cui è sottoposto, nel corso delle quali egli avrebbe commentato il contenuto di trasmissioni televisive relative alle vicende del suo arresto e, più in generale, alla sua figura criminale;

nel primo caso, la divulgazione riguarda dunque, con ogni probabilità, atti acquisiti al fascicolo delle indagini; nel secondo caso, invece, a trapelare è il contenuto di conversazioni intrattenute da Messina Denaro in carcere, pur trattandosi di detenuto sottoposto al regime restrittivo di cui all'articolo 41-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354;

considerato che:
sono pertanto state divulgate informazioni per loro natura riservate la cui diffusione mette a rischio l'andamento di indagini della massima delicatezza;

non è in discussione la massima tutela della libertà di informazione e della riservatezza delle fonti cui i giornalisti fanno riferimento, semmai quanto accaduto evidenzia la necessità di evitare che notizie così riservate e delicate possano trapelare e, allo stesso tempo, la necessità di assicurare un equilibrio ragionevole tra la tutela della riservatezza delle attività degli organi inquirenti e il diritto-dovere di informare ed essere informati,

si chiede di sapere come sia stato possibile che conversazioni intrattenute da un detenuto alle condizioni previste dall'articolo 41-bis della legge n. 354 del 1975 siano trapelate dal carcere e se il Ministro in indirizzo non intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, opportune iniziative anche di carattere ispettivo per verificare quanto avvenuto.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00131 - Pubblicato l'11 gennaio 2023, nella seduta n. 27 - Nicola Irto cofirmatario

Premesso che:
secondo le stime rese note dall'ISTAT il 5 gennaio 2023, nel mese di dicembre 2022 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,3 per cento su base mensile e dell'11,6 per cento su base annua. In media, nel 2022 i prezzi al consumo hanno registrato una crescita del più 8,1 per cento (più 1,9 per cento nel 2021) segnando l'aumento più ampio dal 1985 quando fu pari al 9,2 per cento. Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (l'"inflazione di fondo"), i prezzi al consumo sono cresciuti del 3,8 per cento (più 0,8 per cento nel 2021) e al netto dei soli energetici del 4,1 per cento (più 0,8 per cento nel 2021);
per quanto riguarda l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), secondo l'ISTAT la variazione media annua del 2022 è stata pari a più 8,7 per cento (più 1,9 per cento nel 2021). A dicembre 2022 è stato rilevato un aumento dello 0,2 per cento su base mensile e del 12,3 per cento su base annua (da più 12,6 per cento di novembre). Il dato italiano è nettamente superiore sia alla media della zona Euro (più 9,2 per cento) che ai livelli di Paesi come Germania (più 9,6 per cento), Francia (più 6,7 per cento) e Spagna (più 5,6 per cento);
alla luce di tali andamenti, l'ISTAT ha stimato che l'inflazione già acquisita, o trascinamento, per il 2023, ossia la crescita media che si avrebbe nell'anno se i prezzi rimanessero stabili fino al prossimo dicembre, è pari al 5,1 per cento;

considerato che:
tali incrementi dei prezzi colpiscono principalmente: i) i lavoratori a reddito fisso, come gran parte del lavoro dipendente, e i pensionati il cui meccanismo di indicizzazione è stato indebolito dalla legge di bilancio per il 2023; ii) le fasce più deboli della popolazione, le famiglie a basso reddito e i lavoratori precari, che spendono in proporzione di più per energia e generi alimentari; iii) i risparmiatori che hanno investito, direttamente o indirettamente, in titoli a tassi di interesse fissi, che sono spesso risparmiatori meno sofisticati e con importi di risparmio limitati;
l'Ufficio parlamentare di bilancio, nel documento presentato in audizione sul disegno di legge di bilancio per il 2023, ha evidenziato, infatti, che l'impatto della crescita dei prezzi registrata nel periodo tra giugno 2021 e dicembre 2022, presenta un profilo fortemente regressivo, poiché gli aumenti dei prezzi hanno riguardato beni di prima necessità (alimentari ed energia) che incidono molto sulla spesa dei soggetti più poveri. Di conseguenza, la variazione della spesa per il decile di famiglie più povere è stata pari al 15,1 per cento, mentre per il decile di famiglie più ricche è stato del 6,8 per cento. Ad attenuare questa grave situazione hanno contribuito le misure di mitigazione adottate dal Governo pro tempore Draghi, fra cui l'azzeramento o la riduzione degli oneri di sistema sulle bollette, il potenziamento dei bonus sociali luce e gas, il taglio delle accise sui carburanti e gli interventi di sostegno del reddito dei lavoratori dipendenti e dei pensionati;

tenuto conto che:
l'attuale andamento dell'inflazione, innescato dallo shock sui prezzi dei beni energetici, rischia di diventare un fenomeno persistente, indipendentemente dall'andamento dei prezzi energetici, e difficile da correggere senza adeguate politiche di intervento. Quando l'inflazione sale in modo significativo, infatti, tende a rimanere alta per diverso tempo, perché aumenta le aspettative di inflazione futura e innesta una rincorsa tra diversi prezzi e retribuzioni. La BCE ha risposto all'alta inflazione degli ultimi mesi con rialzi dei tassi di interesse, peraltro ancora limitati. Tuttavia, nonostante la corretta decisione, i primi effetti positivi, sulla base di stime econometriche, si avranno non prima di diversi trimestri;
le decisioni di politica fiscale del precedente Governo sono state improntate quanto più possibile al contenimento dei costi sia della bolletta elettrica per imprese e famiglie sia dei carburanti. Per questi ultimi è stata prevista una rideterminazione delle aliquote di accisa sulla benzina e sull'olio da gas e gasolio usato come carburante, a partire dall'articolo 1 del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, la cui efficacia è stata prorogata fino al 31 dicembre 2022;
il Governo Meloni ha prorogato le misure di contenimento dei prezzi per le bollette elettriche soltanto fino al mese di marzo 2023, mentre ha deciso, in palese contraddizione con quanto scritto nei programmi elettorali delle forze di maggioranza, di annullare il taglio delle aliquote di accise sui carburanti in un lasso di tempo molto breve: più 10 centesimi dal 1° dicembre 2022 e più 15 centesimi dal 1° gennaio 2023. Per effetto di tale decisione, si è assistito a partire dal 1° dicembre 2022 ad un immediato e costante aumento dei prezzi dei carburanti su tutto il territorio nazionale, che prefigurano ulteriori ricadute negative sull'andamento futuro dell'inflazione. I dati ufficiali del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica evidenziano come gli aumenti medi siano equivalenti all'aumento delle accise: la responsabilità dell'impennata dei prezzi deriva quindi fondamentalmente dalle scelte del Governo, al di là di episodi speculativi il cui peso risulta oggettivamente assai meno rilevante di quanto sostenuto strumentalmente dagli esponenti della maggioranza;
il decreto annunciato dal Governo il 10 gennaio 2023 in risposta al forte incremento dei prezzi dei carburanti non prevede alcun taglio delle accise e si limita a prevedere misure di trasparenza, ponendo a carico dei distributori l'obbligo di esporre accanto al prezzo di vendita dei carburanti anche il prezzo medio nazionale e a prorogare i buoni benzina del valore massimo di 200 euro a lavoratore. Misure che sono da più parti giudicate del tutto insufficienti rispetto all'obiettivo del contenimento dei prezzi dei carburanti e che prefigurano ulteriori rincari per i beni di consumo a partire dagli alimentari,

si chiede di sapere:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro in indirizzo nelle sedi istituzionali europee al fine di concordare politiche e strumenti comuni di intervento finalizzati ad evitare che la persistenza dell'inflazione abbia ricadute negative sulla diseguaglianza sociale (in termini di distribuzione del reddito e della ricchezza) e sulla continuità operativa delle imprese, sull'occupazione e sulle famiglie;
quali iniziative urgenti intenda adottare, al di là del contenimento del costo dei beni energetici, per sostenere i soggetti maggiormente colpiti dall'attuale andamento dei prezzi, in particolare i soggetti più poveri e le famiglie i cui redditi nominali non variano al variare dell'inflazione;
se intenda adottare, con urgenza, misure per la rideterminazione delle aliquote di accisa sulla benzina e sull'olio da gas e gasolio usato come carburante, al fine di contenere i rincari che si stanno registrando su tutto il territorio, e in caso contrario se intenda chiarire le motivazioni che ne impediscono l'adozione con grave pregiudizio per le famiglie e le imprese;
quali misure intenda adottare per sostenere le imprese dei settori maggiormente colpiti dagli effetti negativi dell'incremento dei prezzi al consumo e dei tassi d'interesse.

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Legislatura 19ª - Atto n. 3-00121 con carattere d'urgenza - Pubblicato il 10 gennaio 2023, nella seduta n. 26 - Nicola Irto cofirmatario

Ai Ministri della salute, delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali.

Premesso che:
il Ministero della salute, in data il 27 gennaio 2020, all’inizio dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, ha attivato il numero di pubblica utilità 1500, al fine di garantire alla cittadinanza informazioni e assistenza;
il servizio vede impegnati 500 operatori di Almaviva dei siti produttivi di Palermo, Catania, Rende, Napoli e Milano;
considerato che:
dal comunicato inviato, in data 29 dicembre 2022, dalle segreterie nazionali dei sindacati SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL, si apprende della comunicazione ad Almaviva contact, da parte del Ministero della salute, di procedere alla cessazione del servizio 1500 a decorrere dal 31 dicembre 2022, condannando i 500 lavoratori alla collocazione in cassa integrazione straordinaria a zero ore e senza alcuna prospettiva occupazionale;
nel corso del tavolo tecnico che si è tenuto lo scorso 7 dicembre 2022 tra le organizzazioni sindacali, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero delle imprese e del made in Italy e il Ministero della salute, quest’ultimo aveva affermato la volontà di garantire la continuità lavorativa del personale, valorizzando le competenze acquisite in questi 3 anni e trasformando il servizio 1500 in un numero di pubblica utilità da dedicare all’assistenza agli utenti in ambito sanitario;
in riferimento alla vertenza, in data 12 dicembre 2022, si è tenuto un incontro tra il Governo regionale e i rappresentanti sindacali dei lavoratori del call center, nel corso del quale l’assessore per le attività produttive, Edy Tamajo, e l’assessora per il lavoro, Nuccia Albano, hanno preannunciato l’avvio di un’interlocuzione con il ministro Urso, nonché la programmazione di un tavolo tecnico con i responsabili dell’azienda;

considerato inoltre che:
- i licenziamenti colpiranno i siti produttivi delle città di Palermo e Catania;
- le regioni del Mezzogiorno sono già notoriamente colpite da una storica crisi occupazionale e, in particolare, secondo i dati Eurostat riferiti al 2021 Sicilia, Campania, Calabria e Puglia sono tra le 4 delle 5 regioni europee con il minor tasso di occupazione,

si chiede di sapere quali iniziative urgenti i Ministri in indirizzo abbiano adottato al fine di rispettare gli impegni presi con le sigle sindacali nel corso dell’incontro che si è tenuto con i rappresentanti del Governo regionale lo scorso 12 dicembre, al fine di tutelare i lavoratori di Almaviva, considerata anche la recente determinazione del Ministero della salute di non disperdere le professionalità e le competenze acquisite in questi anni, ma, al contrario, di valorizzarle dando luogo ad un servizio di pubblica utilità.

Allegati:
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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00097 - Pubblicato il 14 dicembre 2022, nella seduta n. 18 - Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Premesso che:
sebbene il momento peggiore dell’emergenza epidemiologica sembri ormai superato, non vi è dubbio che le ultime rilevazioni mostrano un nuovo incremento dei contagi che impone la necessità di mantenere invariato il livello di prevenzione limitando la circolazione del COVID-19 sui luoghi di lavoro e appare altresì necessario riproporre le tutele normative approntate in fase di crisi pandemica per proteggere i lavoratori fragili la cui salute, in ragione dell’età, di una patologia cronica o di un handicap con connotazione di gravità pregressi, rischi di essere irrimediabilmente compromessa dal virus;
come noto, l’articolo 26 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica, ha introdotto un insieme di misure allo scopo di salvaguardare questi lavoratori, ovvero l’equiparazione del periodo di assenza per malattia da COVID-19 al ricovero ospedaliero, il rimborso forfettario per i lavoratori non aventi diritto all’assicurazione e il diritto di svolgere la prestazione lavorativa ordinariamente in modalità agile, in cosiddetto smart working;
le misure normative sono state più volte prorogate, anche se in maniera residuale e sempre più scarna; da ultimo, l’articolo 25-bis del decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2022, n. 142, decreto “aiuti bis”, ha prorogato fino al 31 dicembre 2022 il diritto allo smart working, esteso anche ai lavoratori con figli fino a 14 anni; questi ultimi possono usufruirne a condizione che il tipo di prestazione lavorativa sia compatibile con il lavoro agile e che l'altro genitore lavori e non goda nello stesso periodo di ammortizzatori sociali;
a giudizio degli interroganti le misure si sono dimostrate valide per per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus negli ambienti di lavoro, in special modo lo smart working, dal momento che, da quanto si apprende a mezzo stampa, l’osservatorio del Politecnico di Milano in Italia ha stimato che la pandemia ha provocato una brusca accelerazione del ricorso al lavoro agile, considerando che prima dell’emergenza lo smart working riguardava poco più di 500.000 lavoratori mentre durante il lockdown si è raggiunto la quota di 6,5 milioni;
il Governo attuale non ha inserito nel testo del disegno di legge di bilancio per il 2023 alcuna norma volta a ripristinare le tutele di cui all’articolo 26 del decreto-legge n. 18 del 2020 e non ha neppure chiarito se il ricorso allo smart working, in scadenza al 31 dicembre 2022 verrà nuovamente prorogato,
si chiede di sapere quali iniziative necessarie e urgenti di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda adottare intraprendere al fine di ripristinare tutte le misure a tutela dei lavoratori fragili, specie in questa fase di accertata ripresa dei contagi da COVID-19.

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