Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00945 Pubblicato l'8 febbraio 2024, nella seduta n. 156. Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. -
Premesso che:
il comitato “Ecolabel Ecoaudit” è l'organismo competente per il rilascio dell'ecolabel europeo, disciplinato dal regolamento (CE) n. 66/2010, e per la registrazione EMAS, disciplinata dal regolamento (CE) n. 1221/2009;
l'ecolabel è un sistema volontario di etichettatura ecologica dei prodotti, che ha lo scopo di promuovere la progettazione, la produzione, la commercializzazione e l'uso di prodotti con minore impatto ambientale durante l'intero ciclo di vita dei prodotti, sulla base di criteri di valutazione dell'impatto ambientale che riguardano aspetti come il consumo di energia, l'inquinamento idrico, atmosferico, acustico e del suolo prodotti, la gestione dei rifiuti;
si tratta di un marchio di eccellenza ambientale, nel senso che facilita i consumatori a riconoscere i prodotti o i servizi che hanno un minore impatto ambientale a parità di prestazioni e qualità rispetto agli altri. L'ecolabel non è l'unico marchio ecologico esistente, ma ha i suoi punti di forza nell'essere diffuso in tutta l'Unione europea e nel fatto che il rispetto dei criteri ecologici viene attestato da organismi pubblici indipendenti;
un'azienda che si dota dell'etichettatura ecolabel costruisce la competitività ambientale dei suoi prodotti;
il comitato opera ai sensi del decreto del Ministro dell'ambiente 2 agosto 1995, n. 413, avvalendosi del supporto tecnico dell'ISPRA. Prevede che i membri del comitato, che è composto da rappresentanti dei Ministeri dell’ambiente e della sicurezza energetica, delle imprese e del made in Italy, della salute e dell’economia e delle finanze, restino in carica tre anni e che l'incarico possa essere rinnovato solo una volta;
il comitato attuale è scaduto da mesi e si è in attesa di nomina del nuovo. Risulta, quindi, impossibile per le imprese che hanno richiesto la certificazione conoscere l'esatta tempistica del loro rilascio;
tali ritardi sul rinnovo appaiono ancor più paradossali dal momento che il quadro delle attività 2023-2025 del comitato stesso, con lo stanziamento delle risorse, è in vigore dal 17 gennaio 2024 (approvato dal decreto ministeriale 27 dicembre 2023);
considerato che occorre provvedere tempestivamente all'emanazione del nuovo decreto ministeriale relativo alla nomina del nuovo comitato Ecolabel Ecoaudit, in considerazione anche dello stato di incertezza in cui versano le imprese che hanno intrapreso il percorso di certificazione ecolabel,
si chiede di sapere quali siano le ragioni che hanno finora impedito il tempestivo rinnovo del comitato e se il Ministro in indirizzo intenda chiarire quale sia lo stato dell'iter di emanazione del nuovo decreto ministeriale e i tempi previsti per la nomina del nuovo comitato, in considerazione anche dello stato di incertezza in cui versano le imprese che hanno intrapreso il percorso di certificazione ecolabel.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00926 Pubblicato il 6 febbraio 2024, nella seduta n. 154. Nicola Irto cofirmatario

Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'economia e delle finanze e delle imprese e del made in Italy. -
Premesso che:

Poste Italiane rappresenta 162 anni di storia italiana, ma per le sue caratteristiche è soprattutto un asset strategico del nostro presente: 120.000 dipendenti, 12.800 sportelli aperti sul territorio, 580 miliardi di risparmi degli italiani, 35 milioni di clienti;

il Consiglio dei ministri il 25 gennaio 2024, tra i punti all’ordine del giorno, ha approvato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo alla “definizione dei criteri per l’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell’economia e delle finanze in Poste Italiane" approvando “in esame preliminare, un provvedimento che regolamenta l’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal MEF nel capitale di Poste Italiane”;

il Ministero dell’economia attualmente detiene una quota del 29,6 per cento di Poste Italiane ed un altro 35 per cento è in capo alla Cassa depositi e prestiti;

con la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2023, approvata dal Parlamento l’11 ottobre scorso, il Governo ha previsto ingenti proventi da nuove dismissioni di partecipate pubbliche, prevedendo un possibile introito nelle casse dello Stato pari a circa 21 miliardi nell’arco del triennio 2024-2026, corrispondente all’1 per cento del PIL. Il Ministro dell’economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, in occasione della conferenza stampa, ha affermato che “la dismissione di partecipazioni societarie pubbliche, rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato, oppure la cui quota di possesso del settore pubblico eccede quella necessaria a mantenere un'opportuna coerenza e unitarietà di indirizzo strategico”;

del Piano di cessione delle partecipazioni pubbliche detenute in società quotate ne aveva parlato il ministro Giorgetti e anche, più di recente, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in occasione delle Comunicazioni in Aula alla Camera prima del Consiglio europeo del 14-15 dicembre scorsi. La Presidente del Consiglio era intervenuta sul tema privatizzazioni, affermando di aver messo in campo una guida virtuosa ed elencando tra le ragioni a supporto anche il fatto di aver “avviato un importante piano di privatizzazioni che non diventeranno con questo governo delle svendite”, facendo esplicito riferimento al caso di Poste Italiane;

la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei ministri ha suscitato grande preoccupazione tra i sindacati, le lavoratrici ed i lavoratori, anche perché, durante l'incontro svoltosi il 12 dicembre 2023 nella sede centrale di Poste Italiane tra il Ministro dell'economia Giorgetti, il consiglio di amministrazione di Poste Italiane, il management e alcune centinaia di persone, le organizzazioni sindacali, che rappresentano 120.000 lavoratrici e lavoratori, non hanno potuto né partecipare né conoscere le linee guida del piano industriale di Poste Italiane che, a quanto risulta da notizie di stampa, è poi stato rinviato a marzo 2024;

durante la seduta di question time del 31 gennaio 2024 alla Camera, il ministro Giorgetti ha parlato, a proposito del piano di privatizzazione di una parte di quote di Poste, di una partecipazione pubblica che si potrebbe ridurre al 35 per cento. Appena pochi giorni prima il ministro Urso aveva invece parlato di una riduzione fino al 51 per cento,

si chiede di sapere:

se il Governo, ed in particolare i Ministri in indirizzo, abbiano chiaro l’obiettivo della svendita di quote di Poste Italiane e quale sia la percentuale delle quote di partecipazione pubblica che intendano mettere sul mercato;

se il piano studiato dal Governo tenga conto delle conseguenze che deriverebbero dalla cessione di quote di un’azienda pubblica dell’importanza di Poste Italiane;

quali conseguenze ne deriveranno nei termini delle garanzie sociali, della salvaguardia occupazionale e dello sviluppo aziendale;

quali conseguenze rischiano di verificarsi sulla rete territoriale di Poste, sulla sicurezza dei lavoratori e degli utenti e sul piano dell’infrastruttura digitale.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00844 Pubblicato il 9 gennaio 2024, nella seduta n. 142 Nicola Irto cofirmatario

Al Presidente del Consiglio dei ministri. -
Premesso che:
il 16 novembre 2023, nell’ambito della procedura di infrazione (INFR (2020)4118) relativa alle concessioni balneari, per la quale era stata emanata una lettera di costituzione in mora il 3 dicembre 2020, la Commissione europea ha deciso di procedere con un parere motivato ai sensi dell’articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE);
a quanto si apprende, la Commissione avrebbe ritenuto che, mantenendo proroghe indiscriminate ed ex lege delle attuali concessioni balneari, la Repubblica italiana sia venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi dell'articolo 12 della direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006, relativa ai servizi nel mercato interno e dell'articolo 49 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. In particolare, sarebbe stata criticata l’adozione dell’articolo 1, comma 8, lettera b), della legge 24 febbraio 2023, n. 14 (conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198), che prevede che fino all'adozione dei decreti legislativi previsti dall’articolo 4 della legge 5 agosto 2022, n. 118 (legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021), è fatto divieto agli enti concedenti di procedere all'emanazione dei bandi di assegnazione delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali per l'esercizio delle attività turistico-ricreative e sportive e dei rapporti aventi ad oggetto la gestione di strutture turistico-ricreative e sportive in aree ricadenti nel demanio marittimo per effetto di provvedimenti successivi all'inizio dell'utilizzazione, in combinato disposto con l’articolo 10-quater del ciato decreto-legge n. 198 del 2022, introdotto dalla medesima legge di conversione, che prevede che le stesse concessioni e rapporti “continuano in ogni caso ad avere efficacia sino alla data di rilascio dei nuovi provvedimenti concessori”;
la Commissione europea avrebbe ritenuto che il legislatore italiano abbia di fatto riprodotto le misure precedenti e mantenuto la validità delle concessioni balneari in contrasto con il diritto dell'Unione, concludendo che le autorità italiane non abbiano risposto alle obiezioni sollevate nella lettera di costituzione in mora, in quanto l'incompatibilità della legislazione italiana con l'articolo 12 della direttiva sui servizi e con l'articolo 49 del TFUE non sarebbe stata stata eliminata e gli interventi legislativi adottati durante il periodo successivo all'invio della lettera di costituzione in mora avrebbero sostanzialmente mantenuto lo stato della legislazione vigente al momento dell'emissione di tale lettera. Inoltre, tale disposizione sarebbe stata adottata nonostante le discussioni intraprese in parallelo con la Commissione, volte ad introdurre i principi di trasparenza, non discriminazione e proporzionalità richiamati nella giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea e nella lettera di costituzione in mora. La Commissione europea ha altresì osservato come i risultati del Tavolo tecnico istituito dal Governo italiano per la mappatura delle spiagge non siano idonei a dimostrare che su tutto il territorio italiano non vi è scarsità di risorse naturali oggetto di concessioni balneari, in ragione del fatto che sono state inserite nella mappatura e nel calcolo delle superfici anche aree ritenute non idonee a fornire servizi di concessione balneare;
considerato che:
le scelte finora adottate dal Governo in materia di concessioni balneari rischiano di gettare nel caos il settore balneare italiano in ragione di soluzioni impraticabili che hanno avuto soltanto l’effetto di dilatare i tempi per l’attuazione di misure in evidente contrasto con le illusorie ed inconcludenti promesse elettorali. L’ultima legge annuale per la concorrenza, ossia il provvedimento più adatto per dare soluzione all’annosa vicenda delle concessioni balneari, non ha previsto alcuna misura in tal senso. I rilievi in fase di promulgazione della legge annuale della concorrenza formulati dal Presidente della Repubblica di fatto richiamano il Governo ad un esercizio più appropriato delle proprie responsabilità e al pieno rispetto dei principi della concorrenza a tutela degli interessi di tutti i cittadini e delle imprese;
gli enti locali si trovano in una situazione di assoluta impossibilità di adottare iniziative, stante il divieto introdotto dall’articolo 1, comma 8, della citata legge n. 14 del 2023 di procedere all’emanazione di bandi di assegnazione delle concessioni fino alla data di adozione dei decreti legislativi previsti dall’articolo 4 della legge annuale per il mercato e la concorrenza del 2021. In ragione della situazione che si è venuta a creare, gran parte degli enti locali stanno procedendo con l’ulteriore proroga delle concessioni;
entro il 16 gennaio 2024, la Repubblica italiana sarebbe stata invitata dalla Commissione europea ad adottare le disposizioni necessarie per conformarsi al parere motivato espresso con la lettera del 16 novembre 2023. In caso di mancato adeguamento, l’Italia rischia di incorrere in una sanzione pecuniaria che potrebbe creare considerevoli problemi al bilancio dello Stato, oltre che ad aprire un ulteriore elemento di scontro tra il Governo e le istituzioni europee, in una fase molto delicata caratterizzata dalla progressiva attuazione del PNRR e dalla prosecuzione dell’iter relativo alla nuova governance economica,
si chiede di sapere:
quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo al fine di scongiurare l’irrogazione di sanzioni all’Italia nell’ambito della procedura di infrazione citata in premessa;
quali siano le ragioni sottostanti al mancato rispetto del termine di esercizio della delega in materia di concessioni balneari previsto dalla legge annuale per il mercato e la concorrenza del 2021 e se queste siano dettate dall’impossibilità della maggioranza che sostiene il Governo in carica di procedere in contrasto con le promesse pronunciate nei confronti dei titolari delle concessioni turistico-ricreative e sportive;
se il Governo intenda tempestivamente procedere ad una rapida emanazione dei decreti legislativi nel pieno rispetto dei principi della concorrenza, accelerando ciascuna fase dell’iter di propria competenza, anche al fine di tutelare gli enti concedenti e le imprese coinvolte da tale situazione;
se, nelle more dell’adozione dei suddetti decreti legislativi, intenda rimuovere il divieto previsto dall’articolo 1, comma 8, lettera b), della legge 24 febbraio 2023, n. 14, al fine di consentire agli enti concedenti di procedere, nel rispetto dei principi di concorrenza, all'emanazione dei bandi di assegnazione delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali per l'esercizio delle attività turistico-ricreative e sportive e dei rapporti aventi ad oggetto la gestione di strutture turistico-ricreative e sportive in aree ricadenti nel demanio marittimo.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00859 Pubblicato l'11 gennaio 2024, nella seduta n. 144 Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro dell'università e della ricerca.

Premesso che:
a distanza di mesi dai numerosi sit-in di protesta delle studentesse e degli studenti universitari, accampatisi di fronte agli atenei per manifestare contro il “caro affitti” e rivendicare il proprio diritto costituzionale allo studio, non si registra alcun passo avanti sul fronte dell’emergenza abitativa;
l’operato del Governo negli ultimi mesi, infatti, è stato caratterizzato da un approccio a giudizio degli interroganti miope al tema del welfare studentesco e da un’indifferenza pressoché totale nei confronti delle condizioni materiali e di vita degli studenti fuorisede;
dal 2021 il fenomeno dei rincari sugli affitti, spargendosi a macchia d’olio in tutta la penisola, ha fatto registrare in alcune città aumenti dal 20 al 40 per cento;
così facendo, il Governo ha di fatto abdicato a qualsiasi pretesa di miglioramento delle condizioni abitative degli studenti universitari, cristallizzando una situazione che, in assenza di un intervento deciso dello Stato, rischia di rendere inaccessibile ad una fascia sempre più ampia di giovani la frequenza universitaria, soprattutto nei grandi centri urbani;
considerato che:
emblematico in questo senso è il caso dell’”Officina delle arti Pier Paolo Pasolini”, un animato centro culturale, che, grazie a una ricca offerta di spettacoli, concerti, incontri letterari e proiezioni cinematografiche, è assurto negli ultimi anni a punto di riferimento culturale per numerosi studenti della capitale. Oltre ad ospitare eventi e un laboratorio creativo residente, si trova all’interno del complesso anche lo studentato ex Civis al Foro italico di Roma, una struttura che, se messa a norma, offre oltre 400 posti letto per studenti fuorisede a prezzi fissi e accessibili;
alla luce dei fatti esposti, appare quanto più inopportuno e controproducente l’accordo siglato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, in sinergia con Regione Lazio, Agenzia del demanio e provveditorato per le opere pubbliche per la realizzazione, nell’area del complesso ex Civis dove sorge l’Officina Pasolini, di una sede definitiva da assegnare all’Agenzia per la cooperazione e gli uffici per la cooperazione e lo sviluppo;
il progetto, che ha suscitato forti proteste tra le associazioni studentesche, prevede lo smantellamento definitivo dello studentato, del polo culturale, del teatro intitolato a Eduardo De Filippo e la costruzione di un nuovo edificio in un’area attualmente verde per fare spazio a uffici, foresteria e depositi auto: una scelta molto dannosa non solo perché priverebbe la cittadinanza di uno spazio dal comprovato valore culturale, artistico e formativo, ma perché andrebbe a ridurre ulteriormente il già esiguo numero di posti letto attualmente disponibili nelle residenze universitarie;
il progetto di riconversione dell’Officina Pasolini altro non è che l’ennesima dimostrazione della scarsa considerazione dell’Esecutivo nei confronti della cultura e delle problematiche che affliggono le nuove generazioni, indispensabile linfa vitale del sistema Paese. Anziché essere relegato ai margini dell’agenda politica, il diritto allo studio e il tema del “caro affitti” dovrebbero rientrare tra le priorità assolute di un Governo che si professa vicino alle esigenze dei giovani,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno intervenire affinché venga rivisto il progetto di riconversione in essere degli spazi dell’Officina Pasolini e dello studentato ex Civis al Foro italico, in modo da tutelare l’offerta di residenzialità studentesca e di non mortificare le esigenze degli studenti che lo frequentano e lo abitano, nonché la comunità di chi fruisce dell’offerta culturale dell'Officina Pasolini.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-00926 Pubblicato il 9 gennaio 2024, nella seduta n. 142 Nicola Irto cofirmatario

Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della difesa e delle infrastrutture e dei trasporti. -
Premesso che:
da più di un mese, navi mercantili in navigazione nel Mar Rosso e precisamente nello stretto di Bab el Mandeb subiscono attacchi da parte di un gruppo di ribelli yemeniti, gli Houthi, che hanno annunciato di voler entrare nella guerra tra Israele e Hamas al fianco del popolo palestinese, mirando a interpretare un ruolo da protagonisti nella regione;
i lanci missilistici messi a segno dagli Houthi hanno trasformato lo stretto di Bab al Mandeb in una tratta a grande rischio;
gli attacchi sembrano avvenire sotto la direzione dell’Iran, mediante intelligence e mezzi di combattimento iraniani, configurando azioni dirette non solo contro Israele, ma a danno del sistema economico mondiale ed europeo in particolare;
dall'inizio degli attacchi, secondo quanto riportato dall'esperto di logistica della University of Bradford, Gökçay Balci, "più di duecento navi hanno dichiarato incidenti, e circa 180 vascelli sono stati costretti a cambiare rotta", producendo una situazione caotica nella navigazione tra Asia ed Europa;
dal punto di vista economico sono già apparse le conseguenze sui noli marittimi del trasporto container, con un aumento settimanale del 46 per cento tra Shanghai e il nord Europa (a 1.497 dollari per TEU) e del 31 per cento per il Mediterraneo (a 2.054 dollari per TEU);
i traffici delle merci nel Mediterraneo stanno già subendo un impatto economico gravoso, in quanto le principali compagnie di navigazione dichiarano di evitare il Mar Rosso e il canale di Suez per ragioni di sicurezza, anche se alcune navi sembra stiano ancora viaggiando su questa rotta e Maersk ha annunciato di voler ripristinare il passaggio di alcuni servizi quando la navigazione sarà resa più sicura;
il presidente di Assoporti, Rodolfo Giampieri, ha espresso preoccupazione avvertendo che “tutto ciò avrà un conseguente riflesso sul costo dei beni al consumatore finale”, mentre il presidente di Federagenti Alessandro Santi ha chiesto di "garantire la sicurezza del corridoio nel Mar Rosso per le navi", il presidente di Federlogistica-Conftrasporto Luigi Merlo ha invitato il nostro Paese a “dotarsi di strutture permanenti capaci di analizzare e prevedere i possibili scenari di crisi nelle diverse aree”;
oltre al caos per le catene di approvvigionamento globali, preoccupa molto la situazione del mercato energetico, in particolare per quanto riguarda il gas liquefatto, ma anche per le ripercussioni sul prezzo del petrolio, che si aggiungono all’impatto della guerra Russia-Ucraina;
il Ministro della difesa Guido Crosetto ha dichiarato che “dobbiamo intervenire”, informando che l’Italia ha “una nave all’interno di una missione” e precisando che non si tratta di “una nuova operazione americana”, in quanto “per farlo avremmo avuto bisogno dell’approvazione del Parlamento e invece si tratta di un dispositivo già operante”, e ha detto che “si intende valutare come muoversi nei prossimi mesi”,
si chiede di sapere:
quale sia la missione assegnata alla fregata “Virginio Fasan”, se e quale sia il tipo di coordinamento previsto con le altre unità in pattugliamento di altri Paesi e quali le regole d’ingaggio, se limitato a pattugliamento, scorta e contrasto di attacchi condotti con missili e droni o se siano contemplati azioni contro le postazioni di lancio dei missili;
se la valutazione sia effettivamente rinviata ai prossimi mesi, dopo che si potrebbero già esser pesantemente sentiti gli effetti della crisi del Mar Rosso, o se il Governo non intenda attivarsi immediatamente, in primo luogo in sede di Consiglio europeo, per definire una strategia comune finalizzata a ottimizzare nel brevissimo termine l’impiego delle unità navali a protezione dei traffici;
se il Ministro dei trasporti abbia preso contatto con i presidenti delle Autorità di sistema portuale che sarebbero maggiormente colpite dall’interruzione dei traffici da Suez, segnatamente Genova e Trieste, e fatto una valutazione approfondita dall’impatto dei mancati attracchi, come pure denunciato dagli stessi presidenti;
se il Governo intenda porre a dibattito il tema della sicurezza dei traffici marittimi e quindi degli approvvigionamenti di merci ed energia, a ciò indirizzando missioni di politica europea ed estera.

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