Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00859 Pubblicato l'11 gennaio 2024, nella seduta n. 144 Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro dell'università e della ricerca.

Premesso che:
a distanza di mesi dai numerosi sit-in di protesta delle studentesse e degli studenti universitari, accampatisi di fronte agli atenei per manifestare contro il “caro affitti” e rivendicare il proprio diritto costituzionale allo studio, non si registra alcun passo avanti sul fronte dell’emergenza abitativa;
l’operato del Governo negli ultimi mesi, infatti, è stato caratterizzato da un approccio a giudizio degli interroganti miope al tema del welfare studentesco e da un’indifferenza pressoché totale nei confronti delle condizioni materiali e di vita degli studenti fuorisede;
dal 2021 il fenomeno dei rincari sugli affitti, spargendosi a macchia d’olio in tutta la penisola, ha fatto registrare in alcune città aumenti dal 20 al 40 per cento;
così facendo, il Governo ha di fatto abdicato a qualsiasi pretesa di miglioramento delle condizioni abitative degli studenti universitari, cristallizzando una situazione che, in assenza di un intervento deciso dello Stato, rischia di rendere inaccessibile ad una fascia sempre più ampia di giovani la frequenza universitaria, soprattutto nei grandi centri urbani;
considerato che:
emblematico in questo senso è il caso dell’”Officina delle arti Pier Paolo Pasolini”, un animato centro culturale, che, grazie a una ricca offerta di spettacoli, concerti, incontri letterari e proiezioni cinematografiche, è assurto negli ultimi anni a punto di riferimento culturale per numerosi studenti della capitale. Oltre ad ospitare eventi e un laboratorio creativo residente, si trova all’interno del complesso anche lo studentato ex Civis al Foro italico di Roma, una struttura che, se messa a norma, offre oltre 400 posti letto per studenti fuorisede a prezzi fissi e accessibili;
alla luce dei fatti esposti, appare quanto più inopportuno e controproducente l’accordo siglato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, in sinergia con Regione Lazio, Agenzia del demanio e provveditorato per le opere pubbliche per la realizzazione, nell’area del complesso ex Civis dove sorge l’Officina Pasolini, di una sede definitiva da assegnare all’Agenzia per la cooperazione e gli uffici per la cooperazione e lo sviluppo;
il progetto, che ha suscitato forti proteste tra le associazioni studentesche, prevede lo smantellamento definitivo dello studentato, del polo culturale, del teatro intitolato a Eduardo De Filippo e la costruzione di un nuovo edificio in un’area attualmente verde per fare spazio a uffici, foresteria e depositi auto: una scelta molto dannosa non solo perché priverebbe la cittadinanza di uno spazio dal comprovato valore culturale, artistico e formativo, ma perché andrebbe a ridurre ulteriormente il già esiguo numero di posti letto attualmente disponibili nelle residenze universitarie;
il progetto di riconversione dell’Officina Pasolini altro non è che l’ennesima dimostrazione della scarsa considerazione dell’Esecutivo nei confronti della cultura e delle problematiche che affliggono le nuove generazioni, indispensabile linfa vitale del sistema Paese. Anziché essere relegato ai margini dell’agenda politica, il diritto allo studio e il tema del “caro affitti” dovrebbero rientrare tra le priorità assolute di un Governo che si professa vicino alle esigenze dei giovani,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno intervenire affinché venga rivisto il progetto di riconversione in essere degli spazi dell’Officina Pasolini e dello studentato ex Civis al Foro italico, in modo da tutelare l’offerta di residenzialità studentesca e di non mortificare le esigenze degli studenti che lo frequentano e lo abitano, nonché la comunità di chi fruisce dell’offerta culturale dell'Officina Pasolini.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-00926 Pubblicato il 9 gennaio 2024, nella seduta n. 142 Nicola Irto cofirmatario

Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della difesa e delle infrastrutture e dei trasporti. -
Premesso che:
da più di un mese, navi mercantili in navigazione nel Mar Rosso e precisamente nello stretto di Bab el Mandeb subiscono attacchi da parte di un gruppo di ribelli yemeniti, gli Houthi, che hanno annunciato di voler entrare nella guerra tra Israele e Hamas al fianco del popolo palestinese, mirando a interpretare un ruolo da protagonisti nella regione;
i lanci missilistici messi a segno dagli Houthi hanno trasformato lo stretto di Bab al Mandeb in una tratta a grande rischio;
gli attacchi sembrano avvenire sotto la direzione dell’Iran, mediante intelligence e mezzi di combattimento iraniani, configurando azioni dirette non solo contro Israele, ma a danno del sistema economico mondiale ed europeo in particolare;
dall'inizio degli attacchi, secondo quanto riportato dall'esperto di logistica della University of Bradford, Gökçay Balci, "più di duecento navi hanno dichiarato incidenti, e circa 180 vascelli sono stati costretti a cambiare rotta", producendo una situazione caotica nella navigazione tra Asia ed Europa;
dal punto di vista economico sono già apparse le conseguenze sui noli marittimi del trasporto container, con un aumento settimanale del 46 per cento tra Shanghai e il nord Europa (a 1.497 dollari per TEU) e del 31 per cento per il Mediterraneo (a 2.054 dollari per TEU);
i traffici delle merci nel Mediterraneo stanno già subendo un impatto economico gravoso, in quanto le principali compagnie di navigazione dichiarano di evitare il Mar Rosso e il canale di Suez per ragioni di sicurezza, anche se alcune navi sembra stiano ancora viaggiando su questa rotta e Maersk ha annunciato di voler ripristinare il passaggio di alcuni servizi quando la navigazione sarà resa più sicura;
il presidente di Assoporti, Rodolfo Giampieri, ha espresso preoccupazione avvertendo che “tutto ciò avrà un conseguente riflesso sul costo dei beni al consumatore finale”, mentre il presidente di Federagenti Alessandro Santi ha chiesto di "garantire la sicurezza del corridoio nel Mar Rosso per le navi", il presidente di Federlogistica-Conftrasporto Luigi Merlo ha invitato il nostro Paese a “dotarsi di strutture permanenti capaci di analizzare e prevedere i possibili scenari di crisi nelle diverse aree”;
oltre al caos per le catene di approvvigionamento globali, preoccupa molto la situazione del mercato energetico, in particolare per quanto riguarda il gas liquefatto, ma anche per le ripercussioni sul prezzo del petrolio, che si aggiungono all’impatto della guerra Russia-Ucraina;
il Ministro della difesa Guido Crosetto ha dichiarato che “dobbiamo intervenire”, informando che l’Italia ha “una nave all’interno di una missione” e precisando che non si tratta di “una nuova operazione americana”, in quanto “per farlo avremmo avuto bisogno dell’approvazione del Parlamento e invece si tratta di un dispositivo già operante”, e ha detto che “si intende valutare come muoversi nei prossimi mesi”,
si chiede di sapere:
quale sia la missione assegnata alla fregata “Virginio Fasan”, se e quale sia il tipo di coordinamento previsto con le altre unità in pattugliamento di altri Paesi e quali le regole d’ingaggio, se limitato a pattugliamento, scorta e contrasto di attacchi condotti con missili e droni o se siano contemplati azioni contro le postazioni di lancio dei missili;
se la valutazione sia effettivamente rinviata ai prossimi mesi, dopo che si potrebbero già esser pesantemente sentiti gli effetti della crisi del Mar Rosso, o se il Governo non intenda attivarsi immediatamente, in primo luogo in sede di Consiglio europeo, per definire una strategia comune finalizzata a ottimizzare nel brevissimo termine l’impiego delle unità navali a protezione dei traffici;
se il Ministro dei trasporti abbia preso contatto con i presidenti delle Autorità di sistema portuale che sarebbero maggiormente colpite dall’interruzione dei traffici da Suez, segnatamente Genova e Trieste, e fatto una valutazione approfondita dall’impatto dei mancati attracchi, come pure denunciato dagli stessi presidenti;
se il Governo intenda porre a dibattito il tema della sicurezza dei traffici marittimi e quindi degli approvvigionamenti di merci ed energia, a ciò indirizzando missioni di politica europea ed estera.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00852 Pubblicato il 10 gennaio 2024, nella seduta n. 143 Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro della giustizia. -
Premesso che:
come noto durante un veglione a Rosazza, in provincia di Biella, tenutosi nella sede della locale Pro loco, la pistola di proprietà del deputato Emanuele Pozzolo ha esploso un colpo e ferito un giovane, genero di uno degli agenti della scorta del sottosegretario Andrea Delmastro, che insieme ad altri aveva organizzato una festa familiare, alla quale erano presenti anche diversi minori e lo stesso onorevole Pozzolo;
in merito alla vicenda, oggetto di indagine da parte della Procura di Biella, emergono tuttavia tramite diversi articoli riportati da organi di stampa alcuni aspetti ancora da chiarire e che destano a dir poco perplessità sul piano politico-istituzionale. Risulterebbe che molti degli agenti presenti alla festa insieme alle loro famiglie appartengano alla Polizia penitenziaria, il cui compito è la sorveglianza dei detenuti. Al riguardo, val la pena evidenziare come il sottosegretario Delmastro Delle Vedove sia delegato alla trattazione degli affari di competenza del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
anche il capo della scorta del sottosegretario Delmastro, l’ispettore capo Pablito Morello, appartiene alla Polizia penitenziaria ed era presente alla festa con la moglie, la figlia e il marito della figlia;
come riportato dal quotidiano on line “il Post” l’ispettore capo Morello e il sottosegretario condividono da anni un comune impegno politico e, quando nel febbraio 2023 l’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (UCIS) ritenne di assegnare una scorta al sottosegretario Delmastro, egli stesso avrebbe indicato il nome dell’ispettore capo Morello;
considerato che:
lo scorso 3 dicembre 2023 a Biella è stata organizzata la cena per gli auguri di Natale di Fratelli d’Italia dove erano presenti, tra gli altri, il sottosegretario Delmastro e l’onorevole Pozzolo e dove, sempre secondo quanto riportato da organi di stampa, uno dei tavoli del ristorante che ha ospitato l’evento sarebbe stato riservato alla Polizia penitenziaria;
secondo quanto si legge sul quotidiano citato: “La cena è stata anche l’occasione per una grande dimostrazione di solidarietà verso Delmastro, che quattro giorni prima era stato rinviato a giudizio per avere rivelato documenti riservati legati al caso Cospito. Nella sala principale c’era un grande striscione con su scritto: ‘Siamo tutti Delmastro’. Alcuni agenti della Polizia penitenziaria locale, iscritti al sindacato SINAPPE, hanno sfilato tra i tavoli indossando una maglietta con scritto ‘anche io sono Delmastro’, tenendo in mano un cartoncino con la faccia del sottosegretario”. Vale la pena ricordare in questa sede che, con riferimento ai fatti che hanno dato origine al rinvio a giudizio e indipendentemente dal merito e dall’esito che avrà la vicenda processuale a carico del sottosegretario Delmastro, sul piano politico-istituzionale rileva il fatto che egli ha rivelato a un collega di partito il contenuto di documenti che non erano divulgabili;
nel corso della XVIII Legislatura il sottosegretario Delmastro ha portato avanti iniziative care ad un sindacato autonomo di cui peraltro l’ispettore capo Morello è stato per anni rappresentante locale, tra queste vale la pena ricordare ad esempio quella relativa all’assegnazione al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria della responsabilità per la sola tutela degli agenti di polizia, e non anche delle condizioni dei detenuti;
e ancora, alcune vicende che hanno interessato l’istituto penitenziario di Biella sono state oggetto di inchieste della magistratura. Nel marzo 2023 il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Biella ha sospeso dal servizio 23 agenti e posto agli arresti domiciliari il vicecomandante della Polizia penitenziaria contestando loro l’ipotesi di reato di tortura di cui all’articolo 613-bis del codice penale, a seguito di alcuni casi di presunti maltrattamenti e violenze nei confronti di tre detenuti stranieri;
successivamente il Tribunale del riesame di Torino, che doveva valutare l’opportunità delle misure adottate nei confronti dei 23 agenti, ordinò la “remissione delle misure cautelari” (confermando “che gli agenti avevano ‘operato sì impropriamente nell’adozione di misure di rigore complessivamente eccessive e illegittime’, ma che non lo avevano fatto per una gratuita volontà di tortura”, “il Post” del 5 gennaio 2024) e gli agenti furono dunque reintegrati in servizio. Alcuni di loro parteciparono poi insieme a colleghi e famiglie a una “grigliata” nella caserma del carcere di Biella la sera del 27 luglio, già oggetto dell’atto di sindacato ispettivo 3-00642 presentato dagli interroganti in data 2 agosto 2023, cui il Ministro della giustizia non ha ancora dato risposta. Alla “grigliata”, inoltre, sempre secondo quanto riportato dal “Post”, vi sarebbero stati anche brindisi per l’abolizione del reato di tortura;
sempre da notizie di stampa nel mese di settembre una nuova inchiesta della procura di Biella ha coinvolto lo stesso istituto penitenziario, con 89 persone indagate e 56 fermate, tra cui tre agenti della Polizia penitenziaria, mentre per altri tre è stata chiesta la sospensione dal servizio. L’inchiesta è ancora in corso e ha ad oggetto un presunto sistema di spaccio di stupefacenti all’interno del carcere, “al quale avrebbero collaborato anche alcuni agenti” (come riportato dal “Post”),
si chiede di sapere:
quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo in relazione ai fatti esposti;
se non ritenga opportuno chiarire la natura dei rapporti intercorrenti tra il sottosegretario Delmastro e alcuni settori della Polizia penitenziaria vicini al suo partito, e se non ritenga che tali rapporti abbiano creato una sovrapposizione tra il ruolo istituzionale che la delega assegna al sottosegretario Delmastro e attività di propaganda di partito, e se infine, per questo e altri fatti ricordati, ritenga ancora compatibile l’esercizio di una delega così delicata in capo all’on. Delmastro.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 1-00080 Pubblicato il 10 gennaio 2024, nella seduta n. 143 Nicola Irto cofirmatario

Il Senato,
premesso che:
da un articolo pubblicato da “il Fatto Quotidiano” il 24 ottobre 2023, è emerso che il sottosegretario per la cultura Vittorio Sgarbi avrebbe percepito, nel corso del 2023, sostanziosi emolumenti, pari a oltre 300.000 euro, per aver presenziato a inaugurazioni, mostre, conferenze, premi e manifestazioni culturali;
il quotidiano afferma, inoltre, che, sulla base dei documenti visionati, "attorno al critico-politico e ai suoi collaboratori di fiducia ruoterebbe invece una vera e propria industria fondata sull'arte di procacciare attività che si svolgono pure alla luce del sole, ma le cui remunerazioni restano nell'ombra, a volte erogate ad altri, non di rado spacciate come 'missioni' e poi messe a rimborso del ministero";
sempre in un articolo de “il Fatto Quotidiano” del 25 ottobre, si riporta che il sottosegretario Sgarbi sarebbe indagato a Roma per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, per non aver onorato debiti con l’Agenzia delle entrate (un totale pari a circa 715.000 euro) e per l’acquisto di quadri (si veda “il Fatto Quotidiano” del 9 gennaio 2024) il medesimo sottosegretario Vittorio Sgarbi risulterebbe indagato per furto di beni culturali, in merito a una vicenda oggetto di un’inchiesta svolta, da ultimo, dalla trasmissione “Report” e dallo stesso “il Fatto Quotidiano”;
in particolare l'inchiesta si è concentrata su un quadro di Rutilio Manetti, pittore senese del Seicento, “La cattura di San Pietro”, che fino al 2013 si trovava esposta presso il castello di Buriasco (vicino a Pinerolo, in Piemonte). La proprietaria del castello e del dipinto, Margherita Buzio, a febbraio 2013 denunciò il furto dell'opera: la tela era stata tagliata nella notte, lasciando la cornice; all'epoca le indagini furono senza esito;
la trasmissione “Report” ha sottolineato che, stando alle dichiarazioni di Buzio, poche settimane prima del furto si era detto interessato all'acquisto Paolo Bocedi, collaboratore di Sgarbi fino al 2003 e ancora in buoni rapporti con il sottosegretario. Il servizio di “Report” aggiunge che il critico d'arte avrebbe già visto l'opera alcuni anni prima, in un pranzo al castello, cosa che lo stesso Sgarbi ha confermato;
il dipinto, secondo quanto riportato da “Report”, sarebbe quindi riapparso nel 2021 in una mostra inaugurata dallo stesso Sgarbi, in cui sarebbe stato esposto un dipinto di Manetti "inedito". L'opera esposta dal sottosegretario è estremamente simile a quella sparita nel 2013: una differenza visibile è la presenza, in alto a sinistra, di una candela che nel dipinto rubato non c'era. Sgarbi, negando che si tratti della stessa opera, ha parlato di "coincidenze": il dipinto esposto, infatti, si sarebbe trovato in una villa nel viterbese che Rita Cavallini (madre di Sgarbi) aveva acquistato anni prima, nel 2000, e già presente in un inventario dei beni della villa risalente al Seicento. Tuttavia “Report” ha sottolineato come, nell'inventario in questione, l’opera non risulti;
la stessa trasmissione di RAI3 avrebbe interpellato anche Gianfranco Mingardi, restauratore di Brescia, che ha detto di aver ricevuto la tela senza cornice, la quale sembrerebbe identica all'opera trafugata a Pinerolo, se non per il particolare di una candela che non c’era sul dipinto da lui sistemato. Sgarbi, dal canto suo, ha negato e da articoli di stampa emerge che il legale di Vittorio Sgarbi abbia inviato una PEC diffidando la RAI prima della messa in onda della puntata di “Report”;
tuttavia, a quanto pare, ciò che per Sgarbi era solo frutto di fantasia, incompetenza e livore giornalistico, sembra sia divenuto un fascicolo aperto dalla Procura di Imperia e trasmesso alla Procura di Macerata;
considerato che:
la legge n. 215 del 2004 impone a chi ricopre un incarico di Governo di dedicarsi "esclusivamente alla cura degli interessi pubblici". Dal giuramento in poi, "al titolare non può derivare, per tutta la durata del governo, alcuna forma di retribuzione o vantaggio". La legge vieta altresì di "esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici o privati". Il legislatore precisa: "Sono vietate anche all’estero";
tuttavia, ad avviso dei firmatari del presente atto, oltre ai connessi profili di carattere penale, la condotta getta un'oscura e pesante ombra sull'attività governativa del sottosegretario in un dicastero di tale rilievo e delicatezza e, dunque, si pone in palese contrasto con l'articolo 54 della Costituzione che recita: "I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore";
le condotte menzionate, inoltre, lascerebbero trasparire in ogni caso una condotta grave, uno sfacciato abuso del potere, una violazione dei doveri, non compatibile con il decoro e la decenza delle istituzioni;
non può, in altri termini, ritenersi che l'azione del sottosegretario sia stata ispirata in tale frangente dal superiore interesse esclusivo della nazione, come espressamente imposto dalla legge n. 400 del 1988,
impegna il Governo ad avviare immediatamente le procedure di revoca, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dei ministri, della nomina a Sottosegretario di Stato del professor Vittorio Sgarbi.

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Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00846 Pubblicato il 9 gennaio 2024, nella seduta n. 142 Nicola Irto cofirmatario

Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'interno e della giustizia. -
Premesso che:
il 7 gennaio 2024, a seguito della commemorazione delle vittime dell’attentato di via Acca Larentia a Roma, in cui nel 1978 morirono tre giovani militanti del MSI, molti partecipanti hanno gridato per tre volte “presente” con le braccia tese nel saluto romano;
alla cerimonia per il quarantaseiesimo anniversario dell’attentato, erano presenti anche il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, e l’assessore per la cultura del Comune di Roma, Miguel Gotor, che hanno deposto una corona di fiori;
successivamente, i militanti si sono spostati davanti all’ex sede del MSI, dove era presente anche il vice Presidente della Camera dei deputati, Fabio Rampelli, e, come è accaduto già altre volte in passato in occasione di altre commemorazioni, hanno salutato con il braccio teso di fronte a un manifesto nero recante la scritta “presente, presente, presente” e in alto una croce celtica bianca;
premesso inoltre che:
la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista;
in attuazione di tale disposizione, la legge 20 giugno 1952, n. 645, meglio nota come “legge Scelba”, ha introdotto nel nostro ordinamento il reato di apologia del fascismo e punisce con la reclusione da 5 a 12 anni e con la multa da 1.032 a 10.329 euro chiunque promuova, organizzi o diriga le associazioni, i movimenti o i gruppi con carattere fascista;
infatti, la predetta legge, modificata poi dalla legge 22 maggio 1975, n. 152, vieta il perseguire di “finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista”, ovvero rivolgendo “la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito” o compiendo “manifestazioni esteriori di carattere fascista”;
come di tutta evidenza, le attività e i gesti compiuti durante la commemorazione rientrano pienamente nelle condotte vietate dalla “legge Scelba”,
si chiede di sapere quali siano le valutazioni del Governo sui fatti riportati e quali iniziative intenda adottare al fine di fare chiarezza sugli stessi e di far cessare qualunque attività o comportamento commessi in aperta e palese violazione del dettato costituzionale e delle leggi del nostro ordinamento.

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