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Dettagli: | Pubblicato: 28 Luglio 2015

 

Signori Consiglieri Regionali, signor Presidente Oliverio,
sono certo della vostra piena e convinta condivisione se, prima di ogni altra cosa, nell’assumere il ruolo altissimo che mi avete affidato, rivolgo un saluto per esprimere solidarietà a tutti i calabresi che soffrono e lottano per la salute nei nostri ospedali e in altri presidi sanitari per i quali questo Consiglio dovrà lavorare, per migliorare in maniera significativa.
Rivolgo un pensiero analogo, anche a vostro nome, alle famiglie che al proprio interno vivono, spesso in terribili difficoltà, il dramma dell’handicap e della solitudine.
Penso ai calabresi non più giovanissimi che hanno perduto il lavoro e vivono un’umiliazione che attenta alla loro dignità di persona.
Ai giovani che non hanno, non hanno mai avuto un lavoro e sono afflitti dal pensiero disperato di non trovarlo più.
Alle donne della Calabria, oltre la metà del nostro popolo, che pagano per prime e più di tutti la crisi epocale dentro cui ci troviamo, col rischio di un restringimento dei diritti che con tanta fatica anche loro hanno rivendicato e conquistato.
Ai precari la cui esistenza è scandita dall’incertezza e dal rischio di perdere ciò che hanno ogni giorno.
Pochi minuti fa il Presidente Oliverio mi ha informato dell'inserimento nel maxiemendamento al Decreto sugli enti locali in esame al Senato della norma che salva i circa cinquemila precari Lsu- Lpu calabresi. Sarà possibile, dunque recuperare il testo che permette di utilizzare i 38 milioni di euro stanziati dalla Regione per la loro contrattualizzazione presso i comuni del nostro territorio.
È una buona notizia, per i lavoratori e le loro famiglie.
E’ a partire dagli ultimi, dai più deboli, dai luoghi e dai territori dove la sofferenza è più acuta, che questa Assemblea, che tutta insieme -maggioranza e opposizioni- incarna la sovranità della Calabria, dovrà guardare impegnandosi ad affrontare un problema di dimensione storica: lavoro, modernizzazione, rinnovamento, riduzione delle diseguaglianze nella nostra regione, uguaglianza di opportunità, valorizzazione del merito.
La Calabria deve diventare fino in fondo una regione autonoma. Questo serve. E può essere autonoma solo una terra che crea e produce in modo crescente le risorse necessarie a soddisfare per intero i propri bisogni.
Per riuscirci, a partire da questa Assemblea, bisogna compiere tutte le scelte necessarie per cancellare dal nostro orizzonte futuro contraddizioni, arretratezza, privilegi, sprechi, illegalità, l’handicap terribile della ‘ndrangheta.
Deve diventare una terra normale, la Calabria. Una terra dove l’interesse generale, senza l’umiliazione di nessun’altro interesse perseguito in modo legittimo, regolamentato e trasparente, sia finalmente al centro dell’attività delle istituzioni, della politica, delle forze e delle organizzazioni sociali, della cultura, dell’informazione.
Alla Chiesa, che in Calabria ha grande peso e prestigio, destinati a lievitare con l’affermazione del messaggio di Papa Francesco, chiediamo di continuare e intensificare l’impegno di rinnovamento e di aiuto di cui abbiamo avuto segni anche recenti.
Io vi ringrazio, cari Colleghi, per l’onore e la responsabilità a cui mi avete chiamato affidandomi la Presidenza della nostra Assemblea.
Ringrazio singolarmente ognuno di voi: quelli che mi hanno votato e quelli che legittimamente hanno fatto scelte diverse. I voti di ogni componente di questa assemblea hanno pari dignità a prescindere dalla collocazione di ognuno.
E’ così che funziona la democrazia e si garantisce la libertà delle assemblee elette dai cittadini.
In modo particolare voglio ringraziare il collega Antonio Scalzo, già da me votato con convinzione Presidente della nostra Assemblea. Le autonome scelte politiche e istituzionali da lui fatte, tutte non dovute e perseguite con personale generosità e disinteresse e con lo sguardo attento ai bisogni della Calabria, sono state il frutto di una visione lucida che ha aiutato ad affrontare questa congiuntura istituzionale. Lo ringrazio per tutto questo e anche per l’equilibrio e la saggezza con cui ha guidato il Consiglio in questi difficili mesi che abbiamo alle spalle.
Cari colleghi, non vi farò certo il torto di usare molte parole per richiamare la gravità della situazione in cui si trova la Calabria. Ognuno di voi sa quali drammi e quali difficoltà continuano ad accumularsi in gran parte delle famiglie calabresi. Del resto, basta dare un’occhiata ai maggiori indicatori sociali per capire cosa stia accadendo.
Siamo quindi consapevoli, il presidente Oliverio parlando più volte in quest’aula s’è mostrato perfettamente consapevole, di essere chiamati a un compito gigantesco e inedito.
La Calabria ha smesso da troppo tempo di andare avanti e di crescere. Ma questa affermazione è ancora insufficiente a raccontare la nostra regione. Il dato con cui dobbiamo fare i conti è sotto gli occhi di tutti: la Calabria, nel suo complesso, sta paurosamente arretrando.
C’è un punto che riassume tutto: sono sempre più numerosi, una quantità insopportabilmente ampia, i calabresi risucchiati nella disperazione della povertà.
Intere generazioni sembrano costrette a scegliere tra l’inedia della disoccupazione, l’abbandono della nostra terra, l’umiliazione e la dispersione delle competenze faticosamente accumulate.
Sono molti, direi troppi, le ragazze e i ragazzi della mia generazione – vi chiedo scusa per questa notazione personale - che non incontro più da tanto tempo, sono stati in realtà scacciati e cancellati dalla Calabria, alla ricerca di altre accettabili condizioni di vita.
Il lavoro, che è la misura della dignità, già così scarso in Calabria, diminuisce.
In questo quadro c’è addirittura chi insinua che ormai non ci sia più niente da fare e teorizza che la massa critica della Calabria sia al di sotto della soglia necessaria per tentare, perfino per tentare, la ripresa e lo sviluppo.
E’ importante, io credo, ci sia una presa di coscienza generale su come stanno le cose e sul punto da cui, qui e oggi, partiamo. Nessuno dei segnali di ripresa, per la verità ancora deboli in tutto il paese, viene segnalato nella nostra regione.
Molti si pongono una domanda: la Calabria può ancora farcela?
Sarebbe una iattura, io credo, se tracce di questi convincimenti e di questo scetticismo dovessero trovare spazio nelle nostre discussioni.
Il Consiglio regionale della Calabria, proprio perché espressione della sovranità popolare, ha il compito di lavorare e impegnarsi per rovesciare, intanto rovesciare, le tendenze, i processi, il degrado che si sono affermati.
E’ capitato a noi, a questo Consiglio, a lei Presidente Oliverio, a questi partiti, vivere un momento decisivo e non rinviabile: o la Calabria inizia, almeno inizia a riprendersi, o sarà destinata a una progressiva marginalità e a un ridimensionamento drastico per un lungo periodo storico e al sacrificio di molte generazioni.
Non sarà la sconfitta di questo o quel pezzo di Calabria: o ci salviamo tutti, in un quadro di progressivo rinnovamento e di cambiamento, o pagheremo tutti perché è questa la logica dei grandi eventi storici.
Su questo dobbiamo decidere. Se vogliamo tutti insieme, facendo ognuno la propria parte e svolgendo fino in fondo il proprio compito, salvare la Calabria da un destino di degrado.
Io non ho dubbi. Certo che possiamo farcela!
Le potenzialità della Calabria sono enormi. Lo dico sommessamente e senza intenzione polemica con alcuno: mai interamente esplorate e messe alla prova. Il quadro geopolitico mondiale sta nuovamente spostandosi verso il Mediterraneo di cui la Calabria è un’immensa e naturale area logistica.
Dal Mediterraneo che circonda tutta la regione, che non dista più di una manciata di chilometri dai suoi pochissimi punti più lontani, passa una gran parte delle merci che si producono in tutto il mondo.
E’ vero che per la messa in moto ci serve aiuto. Non abbiamo le energie, gli strumenti, le strutture per operare da soli.
Dobbiamo chiedere sostegno al resto del Paese e al Governo di Roma. Il Presidente Oliverio lo sta facendo. La maggioranza di questo Consiglio, com’è noto, sostiene questo suo sforzo strategico.
L’aiuto si può chiedere in tanti modi. Si può chiedere, implorare, questuare per avere qualcosa in più. O si può chiedere (e ricevere da subito) iniziando ad affrontare e risolvere le contraddizioni e i problemi interni alla Calabria.
E’ in questo secondo modo che dovremo rivolgerci, io credo, al resto del Paese: spingendo avanti il bilancio delle nostre scelte, la qualità e il carattere incisivo della nostra legislazione, delle nostre riforme, del nostro rinnovamento, dei fatti che dobbiamo produrre. Dobbiamo fare rapidamente e per intero la nostra parte mettendo in ordine la Calabria per quanto dipende dai calabresi e su questa base chiedere al Governo di fare della Calabria e del Mezzogiorno un’opportunità per la ripresa dell’Italia e per la crescita delle sue risorse.
Non sarà possibile la costruzione di una Calabria nuova senza l’impegno profondo di questo Consiglio regionale. E’ qui che dovranno nascere, essere verificati, approvati, controllati i tracciati delle strade da percorrere in questa straordinaria operazione.
Se c’è stato un limite nel regionalismo italiano e calabrese che abbiamo conosciuto è stato quello di caricare i Consigli e i consiglieri di un eccesso di gestione amministrativa, il più delle volte a discapito dello sforzo necessario per la definizione delle scelte strategiche, le sole che si sganciano dall’improvvisazione emergenziale, diventando promozione di crescita sociale, economica, culturale.
Non servono schemi: le istituzioni devono poter giocare a campo libero e senza condizionamenti facendo quel che di volta in volta è necessario per il bene pubblico.
Oggi serve uno sforzo strategico perché oggi non è più rinviabile la scelta del rinnovamento della Calabria.
Le strade precedenti ci hanno portato a questo punto: la Calabria viene distaccata dal resto del paese e anche da gran parte del Mezzogiorno. E’incapace di reagire e schierare energie interne contro una crisi che ha esasperato tutte le nostre debolezze.
Serve una terapia d’urto.
Il Consiglio ha una maggioranza politica di centrosinistra che è stata votata dagli elettori che hanno in maggioranza riconosciuto, nel programma presentato da Oliverio, i punti fondamentali che possono farci uscire dalla situazione in cui ci troviamo.
La maggioranza ha il diritto e il dovere di governare, ma tutti i consiglieri regionali, quale che sia la loro collocazione di maggioranza o opposizione, sono chiamati al ruolo fondamentale di sollecitare, ognuno dalla propria postazione e con le proprie posizioni politiche e culturali, il processo necessario a salvare la Calabria.
In quest’aula servono proposte, iniziative legislative, interrogazioni e controlli sullo svolgimento dei programmi che il Presidente Oliverio ha già illustrato all’Assemblea.
Servono discussioni nel merito dei problemi, la definizione di leggi e regolamenti capaci di rinnovare tutto a partire da questa nostra istituzione e dal suo funzionamento.
Come Presidente del Consiglio sarò garante rigoroso delle prerogative e dei diritti di ogni singolo consigliere regionale, dei gruppi in cui i consiglieri si riuniscono, dei regolamenti del Consiglio, della sua funzionalità. La salvaguardia dei diritti dei consiglieri è la condizione per assolvere al loro compito fondamentale: assicurare in maniera crescente il rispetto dei diritti di ogni singolo calabrese. Parte dalla trasparenza di quest’aula il recupero dell’autonomia e del prestigio della politica da parte dei calabresi, valori senza i quali nessuno riuscirà a spostare la Calabria dall’angolo in cui si trova.
Voglio ricordare a tutti che nella Calabria che dobbiamo costruire, non c’è posto per la ‘ndrangheta e l’illegalità. E’ un nodo della nostra regione. Avremo modo di discutere e valutare quanto, nel permanere e nel crescere di un fenomeno così devastante, abbia pesato e pesi il venir meno del ruolo della politica, la sua fuga dalla responsabilità, la delega esclusiva ai magistrati e alle forze dell’ordine. Sia chiaro: senza il loro lavoro la vita non sarebbe possibile in Calabria e di questo i calabresi onesti non li ringrazieranno mai abbastanza.
Ma liberarsi dalla mafia significa non solo reprimere e punire i reati mafiosi. Significa, vorrei dire, soprattutto modificare i fatti e le illegalità che producono e riproducono l’ambiente ideale allo sviluppo e al rafforzamento continuo della ‘ndrangheta.
E’ sulla modifica di queste condizioni che la politica deve urgentemente intervenire.
Non bastano testimonianza e sostegno, che non possono che essere piene, verso chi si espone e combatte. La Calabria va liberata dalla criminalità con una lotta e uno scontro politici che tolgano aria e ossigeno alla riproduzione e all’irrobustirsi del fenomeno.
Cari colleghi, scelgo di concludere il mio intervento con un ossequio non formale alla memoria di Francesco Fortugno, ucciso dieci anni fa per spezzare la sua attività politica a favore della Calabria e del bloccarne il suo rinnovamento. Sono sicuro che tutti terremo fermo l’impegno a non far mai diventare inutile il suo sacrificio.
Buon lavoro a tutti, cari colleghi, e auguri alla Calabria.

Nicola Irto - Eletto il 28 luglio 2015 Presidente del Consiglio regionale della Calabria con 23 voti