“Il Consiglio regionale non rimarrà indifferente dinanzi alla gravità delle conseguenze della decisione del Parlamento europeo, che ha autorizzato l’aumento dell’importazione di olio tunisino a dazio zero per altre 35mila tonnellate annue. La questione va portata in aula: ne parlerò sia con il presidente Oliverio, che è anche assessore al ramo, sia con i capigruppo, perché l'Assemblea regionale deve assumere una posizione netta e, soprattutto, concreta nell'ambito delle proprie competenze”. Lo dichiara Nicola Irto, presidente del Consiglio regionale della Calabria, che prosegue: “Questo provvedimento, su cui anche il ministero delle Politiche agricole italiane ha espresso un giudizio negativo, è inaccettabile perché favorisce i produttori extraeuropei ai danni di quelli italiani e calabresi, che si sforzano quotidianamente di immettere sul mercato olio di alta qualità. Tra l’altro, la politica del ‘dazio zero’ colpisce soprattutto i prodotti tipicamente mediterranei, come l’olio e gli agrumi. Per questo è necessario pensare a un fronte comune tra le principali regioni produttrici di questi beni: oltre a noi, la Sicilia e la Basilicata”.

“Se il quadro resterà immutato – prosegue Irto - la Calabria avrà il diritto e il dovere di determinare le proprie scelte e di orientare il proprio mercato interno. È necessario un impegno collettivo, che veda coprotagonisti i produttori con le rispettive associazioni di categoria, i sindacati e la Regione. Al di là degli opportuni atti che il presidente e la giunta stanno valutando, si deve mettere in cantiere immediatamente un progetto di legge che, nel rispetto delle vigenti regole sulla libera concorrenza, favorisca i produttori di olio calabresi. La strada potrebbe essere quella del rafforzamento del marchio di qualità legato ai consorzi già esistenti e dell'istituzione di nuovi consorzi. Occorre valutare la fattibilità di misure che premino il lavoro di qualità degli olivicoltori calabresi, sia quelli che vendono alle grandi imprese della commercializzazione dell'olio su scala nazionale  e internazionale, sia quelli più piccoli e attivi sul mercato regionale. Una spinta importante potrebbe arrivare dal marchio di qualità IGP “Olio di Calabria”, che è in dirittura d’arrivo, e su questo fronte sarebbe opportuno che il Mipaaf sollecitasse con forza l’Ue a una definizione del dossier nel più breve tempo possibile, vista la rapidità con cui vengono assunte decisioni su Paesi extra Ue come la Tunisia. Prenderemo in considerazione tutti gli strumenti che la legge appresta per tutelare l'olio calabrese. Al contempo – dice ancora Nicola Irto – ritengo fondamentale aprire immediatamente una fase di audizioni in Commissione delle parti sociali e delle associazioni di categoria, per individuare le forme più idonee per incentivare il consumo di olio e prodotti calabresi a tutti i livelli, dalle famiglie ai ristoratori, dalla gdo alle imprese dell'agroalimentare”.

Il presidente del Consiglio regionale ricorda come “tra gli obiettivi del nuovo Piano di sviluppo rurale vi siano anche quelli di una maggiore competitività e di un orientamento delle imprese sul mercato, nonché il potenziamento dei partenariati nelle filiere strategiche, tra cui va annoverata la filiera dell’olio. Inoltre dobbiamo lavorare, assieme al ministero delle Politiche agricole e forestali e alle altre Regioni interessate, sui contratti di filiera e di distretto che costituiscono delle opportunità rilevanti per chi ha intenzione di investire e di fare agricoltura seriamente.  La situazione è gravissima e non possiamo più limitarci a chiedere ad altri di intervenire, dobbiamo farlo subito e direttamente assumendoci le responsabilità che derivano dal fatto di essere classe dirigente”. Il presidente Irto conclude: “Ovviamente il rischio non è tanto quello di ritrovarsi con bottiglie di olio con etichette tunisine sugli scaffali del supermercato, quanto quello delle frodi alimentari e della concorrenza sleale che, mediante l’introduzione sul mercato di un prodotto di bassa qualità, potrebbe stritolare le imprese agricole di una regione che è tra le prime in Italia per la produzione di olio. A un progetto di legge sull'olivicoltura, finalizzato a tamponare le conseguenze di scelte che appaiono scellerate, siamo pronti a concedere la corsia preferenziale in Consiglio”.​

   

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