Nicola Irto - Interrogazioni
Al Ministro dell'economia e delle finanze.
Premesso che:
- il concordato preventivo biennale (CPB) è un istituto di compliance volto a favorire l’adempimento spontaneo degli obblighi dichiarativi. Vi possono accedere i contribuenti esercenti attività d’impresa, arti o professioni che applicano gli indici sintetici di affidabilità (ISA) di cui all’articolo 9-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50. Il decreto correttivo della riforma fiscale, di cui al decreto legislativo 5 agosto 2024, n. 108, ha introdotto una serie di modifiche sostanziali alla disciplina originaria dell’istituto finalizzate a ridurre l’onere fiscale a carico dei contribuenti che aderiscono, laddove il reddito concordato per il 2024 o il successivo 2025 sia eccedente rispetto al reddito del 2023;
- il provvedimento riserva ai contribuenti che aderiscono la possibilità di applicare sull’extra reddito un’imposta sostitutiva parametrata al voto ISA ottenuto nell’anno 2023. L’importo si attesta al 10 per cento per coloro i quali siano risultati “affidabili”, al 12 per cento per chi ha conseguito un punteggio pari o superiore a 6 ma inferiore a 8 e del 15 per cento in caso di affidabilità fiscale sotto il 6. Queste tre aliquote si confrontano con l’IRPEF teoricamente dovuta sul maggior reddito, che si assesterebbe al 35 per cento per i redditi rientranti nel secondo scaglione dell’imposta personale e 43 per cento per i redditi sopra ai 50.000 euro;
- al fine di favorire ulteriormente l’accesso al concordato preventivo biennale sono state introdotte nel decreto-legge 9 agosto 2024, n. 113 (“omnibus”), misure di “condono fiscale” che rappresentano l’ultimo di una serie di interventi volti a rendere più appetibile ai contribuenti l’istituto di compliance. Nella sua ultima riformulazione, il meccanismo di ravvedimento alla base del concordato consentirebbe a chi ha evaso di mettersi in regola pagando una somma irrisoria rispetto al ravvedimento standard. Chi sottoscrive l’accordo con l’Agenzia delle entrate avrebbe infatti l’opzione di regolarizzare i mancati versamenti per gli anni dal 2018 al 2022 pagando un’imposta sostitutiva parametrata al punteggio di affidabilità fiscale e su un imponibile ridotto. A fronte di tali concessioni, l’erario si dovrebbe accontentare di pochi soldi rinunciando contestualmente a “controlli, accessi, ispezioni o verifiche, ai fini delle imposte sui redditi e del valore aggiunto”, con l’eccezione dei casi in cui il contribuente decada dal concordato o sia rinviato a giudizio per reati fiscali. Agli aderenti è riservata inoltre la possibilità di dilazionare il pagamento in 24 rate mensili a un tasso di interesse del 2 per cento. Tali modifiche hanno comportato una copertura finanziaria di circa un miliardo di euro, dimezzando di fatto le iniziali stime ottimistiche del Governo;
- appare di tutta evidenza che si è dinanzi all'ennesimo, a giudizio degli interroganti disperato tentativo di salvare dal fallimento uno strumento cui il Governo ha affidato il recupero del gettito necessario per finanziare una riforma fiscale altrimenti avviata su un binario morto: un tentativo basato sull’illusione che gli incentivi a prezzo di saldo, senza alcun reale rafforzamento dei controlli, siano sufficienti a convincere gli evasori a mettersi in regola;
il concordato preventivo biennale, una delle misure centrali della riforma, si prefigura come un plateale insuccesso del Governo. Da intervento inizialmente orientato a premiare i contribuenti virtuosi e a garantire maggior gettito e maggiore compliance fiscale tra contribuenti e fisco, è stato trasformato in strumento distorsivo e volto a premiare i contribuenti meno virtuosi e gli evasori. Nonostante i ripetuti interventi volti ad allargare i benefici della misura, il tasso di adesione risulta basso. I commercialisti hanno recentemente proposto al Governo una proroga della scadenza prevista per aderire al concordato in ragione delle scarse adesioni e del timore di dover affrontare le pratiche di adesione solo in prossimità del 31 ottobre. Dai pochi dati disponibili sembra che le adesioni si concentrino al momento soltanto su alcune categorie di contribuenti e in particolare su professionisti, avvocati, commercialisti e attività con valutazione ISA 10 o 9, in ragione del fatto che l’Agenzia delle entrate ha inviato a tali contribuenti proposte di adesione con un consistente ed ingiustificato abbattimento delle imposte intorno al 10 per cento e in alcuni casi anche superiore. Per loro l’adesione comporta di fatto un “bonus generoso” valido per due anni con oneri a carico dell’erario in virtù delle minori imposte proposte dall’Agenzia delle entrate. Al contrario, i soggetti autonomi e le imprese con maggiori difficoltà, determinate anche da congiunture sfavorevoli del settore di appartenenza, e con ISA pari o inferiore a 7 stanno ricevendo proposte di adesione al concordato da parte dell’Agenzia delle entrate che comportano un aggravio di imposte, in alcuni casi fino al raddoppio. I soggetti con ISA basso, al netto degli evasori premiati con un condono dal decreto-legge n. 113 del 2024 sono in prevalenza imprese con uno o due dipendenti, artigiani, esercenti del settore abbigliamento o simili che per le difficoltà di lavoro o di vendita hanno aspettative future di reddito caratterizzate da grande incertezza: un motivo sufficiente per rifiutare in massa l’adesione al concordato preventivo biennale cui associano un aggravio di imposte per due anni consecutivi;
- da ultimo, nel tentativo di incrementare le adesioni, il Governo ha, da un lato, lanciato messaggi minacciosi nei confronti dei soggetti che non aderiscono, prefigurando l’inserimento in liste di soggetti da sottoporre a controlli e, dall’altro, ha avviato una campagna pubblicitaria, utilizzando anche il servizio pubblico, con spot che invitano il contribuente a stare tranquillo, di sedersi al tavolo e stringere la mano al fisco e pagare “il giusto”, ossia meno di chi le tasse le versa regolarmente, con la rassicurazione che l’Agenzia delle entrate non effettuerà controlli per due anni. L'unico risultato tangibile di questa politica è quello di rendere il nostro sistema fiscale ancora più iniquo e irrazionale, ancora una volta a danno dei contribuenti onesti che pagano regolarmente le imposte e della leale concorrenza fra le imprese,
si chiede di sapere:
- quale sia l’andamento delle adesioni al concordato preventivo biennale e le entrate effettivamente conseguite e se il Ministro in indirizzo intenda descrivere tali adesioni per categoria ISA e per importi relativi a ciascuna categoria ISA, anche al fine di verificare la dimensione della perdita di gettito associata alle proposte dell’Agenzia delle entrate rivolte ai contribuenti e che prevedono un abbattimento per due anni delle imposte da questi dovute;
- se, al fine di recuperare il basso tasso di adesione, intenda adottare misure di proroga delle scadenze previste, nonché ulteriori misure di incentivazione e di condono fiscale;
- se intenda chiarire i criteri e le modalità con cui sono state costruite le proposte di adesione al concordato preventivo biennale fatte pervenire ai contribuenti e se esse rispondano a precisi criteri di equità ed imparzialità o se, al contrario, siano state formulate con criteri differenziati anche tra contribuenti con la medesima categoria ISA;
- quali misure intenda adottare per recuperare le risorse necessarie al finanziamento della riforma dell’IRPEF nel caso in cui le adesioni non consentano di raggiungere la soglia stimata di 2 miliardi di euro e se tra tali misure intenda ricomprendere anche l’abbattimento delle detrazioni fiscali finora riconosciute ai contribuenti IRPEF con sostituto d’imposta;
- quali siano le misure che intende adottare per rendere il sistema fiscale più equo e razionale, a tutela dei contribuenti onesti e della leale concorrenza fra le imprese, nonché gli strumenti che intende adottare per intensificare il contrasto all’evasione fiscale.