«La riduzione del numero di studenti iscritti negli atenei del Mezzogiorno e, in particolare, in quelli di Reggio, di Messina e della Calabria impone una riflessione seria. Dall'istruzione e dalla formazione universitaria dipende il futuro di ogni comunità: questo problema supera i confini del mondo accademico per assurgere a questione d'interesse generale che dobbiamo porre ai primi punti dell'agenda istituzionale». Lo afferma il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, dopo la pubblicazione dei risultati della ricerca de “Il Sole 24 Ore” che disegnano un quadro a tinte fosche, con un calo delle immatricolazioni fino al 40% in quattro anni, dal 2011 al 2015.
Irto prosegue: «La politica ha fallito e dobbiamo avere il coraggio e l'onestà di riconoscerlo. Nel nostro Statuto è stabilito che la Regione ha il compito di promuovere un sistema di istruzione e formazione volto ad assicurare maggiori opportunità personali di crescita culturale, sociale e civile. Quel principio fondamentale è rimasto sulla carta e, di fronte a questa constatazione, non possiamo certo manifestare sorpresa di fronte a una situazione che è innanzitutto frutto di una responsabilità della politica. In questi anni non è stata data una speranza a migliaia di “neet”, i figli della sfiducia, che non studiano e non cercano lavoro perché lo considerano, di fatto, inutile. E fino a oggi non si è arrestata neppure l'incessante emorragia di giovani energie, intelligenze e risorse umane che abbandonano la Calabria per infoltire le comunità dei nostri emigrati. I tentativi di arginare questo fenomeno non hanno prodotto risultati efficaci e duraturi. I nostri ragazzi, quasi sempre i più brillanti, a diciotto o diciannove anni preparano la valigia e acquistano un biglietto di sola andata perché – si ripete nelle famiglie meridionali e calabresi – “qui non c'è futuro”. In questa frase è sintetizzato un pessimismo che ha ormai carattere antropologico e che rappresenta la peggiore condanna al sottosviluppo per la Calabria, in una questione meridionale che di tanto in tanto riaffiora nei discorsi pubblici ma che dall'Unità d'Italia a oggi è rimasta drammaticamente irrisolta».
Per Nicola Irto, «il compito della politica è vincere questa atavica sfiducia, che riteniamo sia la principale ragione della diminuzione delle immatricolazioni nei nostri atenei. Siamo talmente tanto regrediti sul piano dei diritti e dell'equità sociale, che coloro i quali hanno meno opportunità non si iscrivono all'università perché lo considerano inutile e, in un momento di crisi economica, forse anche troppo oneroso. Chi invece ha più chance, soprattutto per reddito familiare, opta per università immerse in contesti produttivi migliori di quello calabrese, perché ritiene di avere maggiori chance di entrare nel mondo del lavoro. Tra questi due estremi si colloca il cuore della crisi dei nostri atenei».
«Il punto – incalza il presidente Irto - è andare oltre la fase dell'analisi per avviare quella della proposta, individuando una soluzione, una strada da seguire, un percorso da intraprendere. Tutto questo però deve avvenire attraverso la condivisione di un progetto che coinvolga il Consiglio regionale, la Giunta regionale presieduta da Mario Oliverio, le università e le parti sociali. Dobbiamo lavorare perché l'anello di congiunzione tra l'università e il mondo del lavoro, oggi debolissimo, venga irrobustito. Dobbiamo cambiare prospettiva: partire dall'idea di Calabria che abbiamo per i prossimi anni, da una visione del futuro che ci proietti al 2050, definendo oggi il ruolo geopolitico della nostra Regione nel bacino del Mediterraneo e gli obiettivi strategici nell'ambito dell'economia mondiale. Attorno a questo progetto politico dobbiamo contribuire, nel rispetto dell'autonomia delle istituzioni accademiche, a costruire la nuova Università, declinando l'offerta degli atenei in funzione delle dinamiche che il mercato del lavoro conoscerà nei prossimi trent'anni. Crediamo nella qualità dell'offerta formativa dell'università calabrese – aggiunge Irto - ma dobbiamo investire risorse in ricerca, innovazione e sviluppo e nella grande partita della digitalizzazione. In quest'ottica non possono non assumere un ruolo fondamentale le risorse destinate a questi temi dal Por 2014- 2020 e dalla Strategia per la specializzazione intelligente proposta dalla Regione Calabria e già approvata dalla Commissione europea, che individua i fondamentali driver dello sviluppo regionale. Solo così riusciremo a vincere questa sfida, evitando di trovarci tra qualche anno a domandarci ancora una volta cosa non abbiamo fatto o in cosa abbiamo sbagliato. Perché la partita che abbiamo avviato – conclude il presidente del Consiglio regionale – è l'ultima e la più importante per il futuro della Calabria».

   

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