Scordovillo ha l'aspetto di un inferno a cielo aperto. Ubicata nei pressi dell'ospedale di Lamezia Terme, l'area ospita da decenni il più grande campo continua Rom del Mezzogiorno. Lì e nel vicino quartiere Ciampa di Cavallo -abitano centinaia di Rom, tra cui molti italiani dalla nascita. Sono persone che vivono ai margini della società: dentro baracche e fabbricati fatiscenti, tra cumuli abusivi di rifiuti, sostanze tossiche vaganti, fatti e pressioni criminali che che hanno provocato arresti e misure coercitive, disagi insopportabili e proteste dei cittadini.
Interessata da ripetuti roghi di matrice dolosa, la zona è diventata pressoché inaccessibile. La legge della violenza e della paura si è imposta sulle norme dello Stato, sulle istituzioni pubbliche, sul buon senso e sulla voglia di riscatto e crescita di numerosi residenti nel luogo, che parlano l'Italiano e chiedono ascolto e dignità.
La giunta comunale non ha ancora utilizzato i fondi, pari a circa 500mila euro, che il ministero dell'Interno aveva stanziato negli ultimi due anni.
Se non fosse per i meritori interventi sociali della Comunità Progetto Sud, di don Giacomo Panizza, la situazione sarebbe ancora più drammatica e pesante.
Sembra quasi – anche stando a recenti dichiarazioni del sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, il quale ha ammesso propri errori - che non si intraveda una via d'uscita; che ogni volta la soluzione si allontani come il celebre "castello" di Kafka; che le acque non si possano o debbano smuovere; che convenga non entrare in questa vicenda che urta e scuote la coscienza contemporanea.
Scordovillo e Ciampa di Cavallo sono un problema collettivo gigantesco, l'emblema di una modernità ambigua e disarmante, in cui basta un clic per collegarsi all’altro capo del mondo, comunque restando sconnessi dalla civiltà della conoscenza, dei diritti e dell’integrazione.
Di recente, a proposito dell'ipotesi di ricollocare i Rom in alloggi popolari di Lamezia Terme, è stato ricordato che predomina una mentalità ostativa, secondo cui «le case chi è più forte le va a sbundare».
Così, la capacità intimidatoria privata rende impotente e rassegnato il sistema pubblico, ormai spettatore passivo di una realtà abbandonata a sé stessa che produce nuova delinquenza, determina ulteriore isolamento, acuisce le fratture sociali e spaventa i cittadini, mentre la criminalità organizzata rimane in agguato per approfittarne, introdursi a scopo di lucro e controllare il territorio.
Il Partito democratico crede, invece, che urgano risposte pronte e concrete; che le istituzioni pubbliche debbano dialogare, convergere e soprattutto agire; che la sicurezza individuale e collettiva sia un bene, un obiettivo primario da raggiungere con politiche equilibrate e lungimiranti, fuori dallo schema, dalla tentazione dei muri, dei recinti, del confinamento.
Pensiamo che i lametini non possano attendere ancora; che nessuno debba rischiare la propria pelle e che sia indispensabile l'immediata assunzione di responsabilità da parte dei decisori pubblici locali e del governo nazionale, finora rassegnati o, peggio, insensibili al grido d'aiuto proveniente da Lamezia Terme.
Mi auguro che finisca presto il lungo e dannoso immobilismo sulla vicenda di Scordovillo e Ciampa di Cavallo.
Il governo Meloni focalizzi che marginalità e criminalità sono sempre collegate e dunque risolva alla svelta il delicato caso, che le amministrazioni locali non hanno, purtroppo, saputo affrontare.
In mancanza di riscontro, presenterò un interrogazione al presidente del Consiglio e al ministro dell'Interno per sapere quali iniziative di competenza intendano assumere al riguardo.

Nicola Irto Senatore della Repubblica e segretario del Pd della Calabria

Il Quotidiano del Sud del 09 ottobre 2023

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