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Dettagli: | Pubblicato: 23 Ottobre 2015

Un ampio dibattito sulla recente approvazione in seconda lettura al Senato del disegno di legge di riforma costituzionale, con un particolare approfondimento sulla soppressione della legislazione concorrente Stato-Regioni.
Questo uno dei temi di cui si è occupata la Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali, riunita ieri in sessione plenaria a Milano, alla quale ha partecipato il presidente Nicola Irto.
Secondo il rappresentante di Palazzo Campanella «il lavoro della Conferenza, coordinata dal presidente Franco Iacop, ha messo in luce il ruolo attivo che le Assemblee regionali stanno svolgendo in questa fase di revisione dell'architettura istituzionale dello Stato. I Consigli regionali si sono rivelati interlocutori credibili in un processo riformatore indispensabile per correggere alcuni limiti del regionalismo, emersi dopo la modifica costituzionale del 2001».
Per Irto «la partita del futuro delle istituzioni, soprattutto a livello regionale, si gioca sulla capacità di coniugare la tutela dei diritti dei cittadini all'efficienza dei servizi pubblici, a cominciare da quelli sanitari. Il superamento delle criticità nell'ambito della gestione della sanità rappresenta, infatti, ancora oggi la principale frontiera del confronto tra lo Stato centrale e le autonomie regionali».
La Conferenza dei Parlamenti regionali ha inoltre approvato un ordine del giorno per impegnare il Governo italiano a chiedere una riduzione ulteriore delle emissioni dei gas serra, in occasione della Conferenza degli Stati membri sul cambiamento climatico, in programma a Parigi nel prossimo mese di dicembre.
«Vogliamo che le emissioni, entro il 2030, si riducano del 50%, anziché del 40% come concordato su scala europea — ha commentato Nicola Irto –. L'incalzare dei cambiamenti climatici impone provvedimenti quanto più possibile drastici per impedire l'aggravarsi di condizioni che stanno mettendo a rischio l'ambiente e l'ecosistema anche nel nostro Paese, che peraltro fa i conti con una drammatica esposizione al rischio del dissesto idrogeologico. Quella dello sviluppo sostenibile è una via non più facoltativa ma obbligatoria per tutti. Anche e soprattutto per noi calabresi.»