Nicola Irto - Interrogazioni
Ai Ministri dell'economia e delle finanze e delle imprese e del made in Italy. -
Premesso che:
l’indagine della Banca d’Italia sul credito bancario nell’area euro (BLS), pubblicata il 2 maggio 2023, recante i principali risultati riguardanti il settore bancario nazionale relativi al primo trimestre 2023 e prospettive per il secondo trimestre 2023, ha evidenziato un ulteriore inasprimento delle condizioni di accesso al credito da parte delle imprese, particolarmente grave per le piccole e medie imprese, che conferma un trend inarrestabile ormai in atto da diversi anni;
nel primo trimestre del 2023, secondo quanto riportato dall’indagine: “i criteri di offerta sui prestiti alle imprese hanno registrato un ulteriore irrigidimento che ha riflesso, come nel corso del 2022, una maggiore percezione e una minore tolleranza del rischio. Questi due fattori, insieme ai costi di provvista e ai vincoli di bilancio, hanno contribuito anche all’inasprimento di tutti i termini e le condizioni generali applicati ai finanziamenti. I relativi termini e le condizioni sono stati inaspriti riflettendo l’aumento dei costi di provvista e dei vincoli di bilancio. Per il trimestre in corso (aprile - giugno 2023) gli intermediari si attendono un irrigidimento dei criteri di offerta sui prestiti alle società non finanziarie mentre quelli sui finanziamenti alle famiglie rimarrebbero stabili”. Inoltre, l’indagine BLS rileva che: “Nei sei mesi terminanti in marzo 2023 le variazioni del portafoglio di politica monetaria della BCE hanno esercitato un impatto negativo sulle condizioni di finanziamento, sulla posizione di liquidità e sulle attività totali delle banche. Le variazioni del portafoglio non hanno avuto alcun impatto sui criteri di offerta ma hanno contribuito all’irrigidimento dei termini e delle condizioni relative a tutte le categorie di prestiti”;
l’indagine BLS evidenzia, altresì, che la restrizione al credito si registra in una fase in cui contemporaneamente la domanda di credito subisce un deciso calo, determinato sia dal più elevato livello dei tassi d’interesse sia dal forte peggioramento della fiducia, con riflessi che prefigurano una ulteriore diminuzione anche nel secondo trimestre del 2023;
considerato che:
il Governatore della Banca d’Italia, in occasione della presentazione della Relazione annuale sul 2022 dello scorso 31 maggio 2023, ha evidenziato nelle “Considerazioni finali” che: “l’inasprimento monetario” - determinato dall’innalzamento dei tassi d’interesse d parte della BCE - “incide anche sulla dinamica del credito. Il costo dei finanziamenti bancari è in netta risalita; le indagini condotte presso gli intermediari e le imprese indicano una forte riduzione della domanda e condizioni di accesso al credito decisamente più restrittive”;
il Consiglio direttivo della Banca centrale europea, nella riunione del 15 giugno 2023, confermando gli indirizzi restrittivi di politica monetaria già adottati in precedenza, al fine di arrestare la dinamica dell’inflazione nella zona euro per portarla ad un valore prossimo ma inferiore al 2 per cento, ha deciso di innalzare di ulteriori 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. Per effetto di tale decisione, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 4 per cento, al 4,25 per cento e al 3,50 per cento, con effetto dal 21 giugno 2023;
le decisioni della BCE, finalizzate alla normalizzazione monetaria nell’ambito dell’UE, pur coerenti con il mandato derivante dai Trattati europei e con l’obiettivo di ridurre l’inflazione a difesa dei redditi, se non osservate con attenzione e ben governate a livello nazionale ed europeo, rischiano di aggravare notevolmente la trasmissione del credito verso il settore produttivo, passando da una situazione, come l’attuale, di progressiva riduzione creditizia, ad una vera e propria situazione di stretta creditizia (credit crunch) con effetti negativi sul volume degli investimenti da parte delle imprese e sulla ripresa economica;
la situazione in atto desta particolare preoccupazione per il nostro Paese, dove ampia letteratura scientifica in materia evidenzia una crescente difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese, con effetti più evidenti per le micro e piccole imprese che nel nostro Paese rappresentano il 99 per cento dell’intelaiatura dell’intero tessuto produttivo nazionale. Sulla base di dati della Banca d’Italia emerge infatti che, a partire dal 2011, la riduzione dell’offerta creditizia nei confronti delle imprese italiane è stata di 254 miliardi di euro in valori assoluti, passando da 986 a 732 miliardi di euro, pari, in percentuale, ad una contrazione del 25,7 per cento. In tale contesto la contrazione della trasmissione del credito alle imprese artigiane, nel periodo compreso tra il 2011 e il giugno 2022, è stato di 24 miliardi di euro, passando da 55 a 31 miliardi di euro, pari in valori percentuali a - 43,6 per cento;
l’ulteriore inasprimento delle condizioni di accesso al credito, in un sistema economico come quello italiano già da tempo in difficoltà, prefigurano per i prossimi mesi, in mancanza di una decisa azione di governo volta ad invertirne il trend, un forte impatto negativo sull’economia reale, sulla continuità operativa di migliaia di imprese e sull’occupazione,
si chiede di sapere:
quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare, anche presso le sedi istituzionali europee, al fine di favorire politiche e interventi comuni diretti a rendere più agevole l’accesso al credito per le imprese, in particolare per le micro, piccole e medie imprese che risultano più esposte alla stretta creditizia in atto, ed evitare per tale via ricadute negative sull’economia reale, sulla continuità operativa di migliaia di imprese e sull’occupazione;
quali strumenti ritenga più idonei, in questa fase, a sostenere l’accesso al credito delle imprese e quali risorse ritenga opportuno stanziare per far fronte alla stretta creditizia in atto e che si prefigura di più ampia portata nei prossimi mesi;
se non reputi altresì opportuno, a fronte dei grandi cambiamenti in atto, prevedere nuovi strumenti e modalità di intervento, da affiancare o in sostituzione di quelli già esistenti, al fine di migliorare e semplificare le condizioni di accesso al credito, in particolare per le micro, piccole e medie imprese italiane.