Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-00378 Pubblicato il 18 aprile 2023, nella seduta n. 57 - Nicola Irto cofirmatario

Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali.

Premesso che:

la società sarda Orefice generators, che realizza generatori elettrici, è una delle aziende che sono state coinvolte negli ultimi 10 anni nel progetto di ricollocamento e reindustrializzazione degli ex lavoratori della multinazionale dell'elettronica americana Jabil, che ha lo stabilimento nel sito di Marcianise (Caserta) e nel corso degli anni ha attuato politiche di riorganizzazione del lavoro e del personale tramite licenziamento e ricollocazione dei lavoratori presso altre realtà aziendali;

la Jabil nel giugno 2019 ha licenziato 250 lavoratori ed ha sottoscritto alcuni accordi, anche mediante intermediazione del Ministero dello sviluppo economico, per la reindustrializzazione del sito e la ricollocazione del personale; Orefice generators era stata individuata quale soggetto aderente al piano di reimpiego e Jabil le aveva riconosciuto un incentivo di circa 80.000 euro per ogni lavoratore riassunto;

l'azienda sarda si era impegnata non soltanto a rispettare le condizioni contrattuali dei 23 lavoratori provenienti da Jabil ma aveva anche garantito alla Regione ed al Ministero che l’attività produttiva sarebbe rimasta nel territorio casertano, o al massimo nella vicina area napoletana di Caivano, avendo affittato anche un capannone vicino alla Jabil, senza però avviare mai la produzione;

secondo quanto risulta agli interroganti, appena qualche mese dopo l’annunciato avvio della produzione, l’azienda ha messo in cassa integrazione una metà dei 23 lavoratori ex Jabil; nell’ottobre 2021 Orefice ha comunicato alle organizzazioni sindacali la decisione di chiudere lo stabilimento aperto nell'ottobre 2020 nell'area industriale di Pascarola a Caivano e di trasferire i 23 addetti al sito produttivo di Sestu (Cagliari) senza indicare ampliamenti produttivi e quindi con scarse prospettive di lavoro per i dipendenti trasferiti. A questa grave ed immotivata decisione i lavoratori coinvolti hanno reagito rifiutando il trasferimento, con conseguente procedura di licenziamento da parte dell’azienda;

il 21 novembre 2022 il Tribunale di Napoli nord, che aveva già dichiarato illegittimo il trasferimento in Sardegna dei 23 lavoratori ex Jabil da parte di Orefice, ha dichiarato altresì illegittimo il loro successivo licenziamento condannando dunque l’azienda al reintegro;

nell’ordinanza del giudice del lavoro si legge che “i trasferimenti intimati appaiono illegittimi in quanto non vi è prova della sussistenza delle reali esigenze tecnico produttive ed organizzative e i conseguenti licenziamenti vanno concretamente qualificati come licenziamenti collettivi intimati in assenza delle procedure legittimanti”;

tale pronuncia giudiziale evidenzia ancora una volta come il processo di reindustrializzazione del territorio di Caserta sia stato condotto in modo critico, depauperando il contesto produttivo, anche a causa dell’operato delle aziende straniere che hanno avviato operazioni industriali conclusesi poi con l’abbandono del territorio dopo aver acquisito e delocalizzato le produzioni;

da quanto si apprende a mezzo stampa, nel mese di marzo 2023 la stessa Jabil ha annunciato di aver avviato un’operazione di investimento in Croazia che comporterà l’assunzione di circa 1.500 lavoratori, motivando la scelta aziendale con l’aumento della richiesta di energie rinnovabili e della produzione di veicoli elettrici, mentre i 190 lavoratori del sito di Marcianise attendono ancora di capire se verranno reimpiegati al termine del periodo di fruizione della cassa integrazione straordinaria che scadrà a fine maggio,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto riportato;

quali iniziative intendano intraprendere al fine di monitorare e controllare la situazione industriale;

quali misure intendano porre in essere per sollecitare la permanenza dell’azienda nel territorio casertano salvaguardando i posti di lavoro.

Allegati:
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