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Dettagli: | Pubblicato: 04 Aprile 2023

Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 1-00038 - Pubblicato il 4 aprile 2023, nella seduta n. 53 – Nicola Irto cofirmatario

Il Senato,
premesso che:
le donne ricoprono un ruolo fondamentale nella società e il miglioramento delle loro condizioni sociali e di salute è condizione imprescindibile per migliorare le condizioni generali di vita della collettività;
nonostante le donne vivano più a lungo degli uomini e, secondo i dati ISTAT, nel nostro Paese la loro speranza di vita nel 2021 fosse di 84,7 anni contro i 80,3 anni degli uomini, la loro salute differisce in termini di patologia e di presa in carico da quella degli uomini; le donne effettuano molte più visite mediche, presentano differente metabolismo dei farmaci e rispondono in maniera differente alle terapie sia dal punto farmacocinetico che farmacodinamico, per ragioni complesse e multifattoriali che dipendono sia dal diverso assetto ormonale e metabolico (più evidente in giovane età), sia da fattori di tipo psico-sociali e di accesso alle cure. Esistono differenti risposte tra uomini e donne agli xenobiotici (inquinanti ambientali, metalli pesanti, fumo di tabacco) e nel consumo dei farmaci: nonostante vivano più a lungo, le donne si ammalano di più e hanno un consumo superiore di farmaci del 20-30 per cento rispetto agli uomini;
nel 2010 l’OMS ha delineato una strategia globale per la salute delle donne, dei bambini e degli adolescenti, riconoscendone il valore strategico per il progresso e ribadendo l’importanza della prevenzione; un impegno che è stato rafforzato da una call to action del 2015;
la promozione della salute della donna interessa tutte le fasi della vita, dall’infanzia, all’adolescenza fino all’età adulta, pertanto si rende necessario garantire un’adeguata azione di prevenzione e di informazione per ogni specifica fase, prevedendo percorsi di sensibilizzazione differenti, al fine di accrescere la loro consapevolezza sulle tematiche di salute e di renderle partecipi alle campagne di screening;
il nostro Paese presenta dati allarmanti per quanto riguarda la salute della donna, soprattutto in riferimento all’aderenza agli screening che risulta tra i più bassi a livello europeo. A non sottoporsi agli screening sono principalmente le donne con un basso livello di istruzione e che appartengono a nuclei familiari più svantaggiati;
il 22 aprile è la Giornata nazionale per la salute della donna, istituita e promossa dal Ministero della salute. Tale ricorrenza costituisce un’occasione per porre al centro dell’attenzione delle Istituzioni e dell’opinione pubblica i temi legati alla salute della donna e alla sua tutela, nonché la necessità di promuovere la cultura della prevenzione;

considerato che:
la salute della donna è strettamente correlata ai determinanti socio-economici di salute, che vedono il genere femminile spesso svantaggiato in termini di occupazione e reddito;
lo svantaggio socio-economico rappresenta un fattore determinante di salute, poiché aumenta l'incidenza delle patologie e causa un minore accesso alle cure e alla prevenzione. In Italia, secondo ISTAT e “Save the Children”, più di un milione di donne povere sono madri. Nel Mezzogiorno la condizione di povertà delle madri è particolarmente accentuata. Inoltre, le madri sole presentano un rischio maggiore di povertà, con un'incidenza della povertà relativa del 15,7 per cento;
a oltre due anni dall’inizio della pandemia la prevenzione oncologica, soprattutto quella riferibile alle donne, è uno degli aspetti sanitari maggiormente trascurati, nonostante l’impatto di queste patologie;
secondo gli ultimi dati disponibili dell’Istituto superiore di Sanità, la debole adesione agli screening colpisce maggiormente le regioni del sud, dove la risposta è pari al 69 per cento (con coperture minime per alcune regioni come il Molise con 63 per cento o la Campania e la Calabria con 65 per cento) rispetto all’85 per cento nelle regioni del nord e centro Italia (91 per cento nella provincia autonoma di Bolzano);
il carcinoma della mammella è la neoplasia maligna più frequente e nel 2022 si è registrato un aumento dello 0,5 per cento dei casi diagnosticati secondo i dati del Ministero della salute, in parte a causa della pandemia, che ha rallentato l’adesione agli screening. Si pensi che nella maggior parte delle regioni del Sud la metà delle donne non esegue la mammografia come da protocolli previsti dal Servizio sanitario nazionale;
le modalità di chiamata attiva agli screening previsti dal Servizio sanitario nazionale possono essere aggiornate o affiancate da altri strumenti, come il ricorso al fascicolo sanitario elettronico insieme ad ulteriori strumenti digitali, soprattutto a vantaggio delle donne più giovani;
rilevato che:
la debole adesione agli screening interessa trasversalmente tutte le patologie, compresi i tumori HPV-correlati. Secondo l’Istituto superiore di Sanità, tra il 2020 e il 2021, solo il 77 per cento delle donne fra i 25 e i 64 anni di età si è sottoposta allo screening cervicale all’interno di programmi organizzati gratuiti o per iniziativa personale. Si pensi che nel periodo 2016 - 2019 il tasso di aderenza era pari all’80 per cento;
le malattie sessualmente trasmissibili sono in aumento nei giovani e nelle donne. Alcune di esse, come la clamidia, possono avere un importante impatto sulla fertilità;
la vaccinazione anti-HPV si è dimostrata molto efficace nel prevenire nelle donne il carcinoma della cervice uterina, inducendo una protezione maggiore prima di un eventuale contagio con il virus HPV. La copertura vaccinale media per HPV nelle ragazze e` al di sotto della soglia ottimale prevista dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale (95 per cento nel 12° anno di vita). Anche a livello regionale, nessuna Regione/PP.AA. raggiunge il 95 per cento in nessuna delle coorti;
sono innumerevoli le evidenze nazionali e internazionali che mostrano come efficaci campagne di prevenzione e promozione della salute, associate ad un'alta aderenza da parte della popolazione a rischio, producano un impatto positivo non soltanto sulla salute, ma anche sui costi diretti e indiretti del Servizio sanitario nazionale;
l’importanza della prevenzione, tanto primaria quanto secondaria, è ribadita anche nel Piano oncologico nazionale 2023-2027, che sottolinea in tal senso la necessità di favorire l’ammodernamento del parco tecnologico per la diagnostica;
secondo l’Osservatorio di Confindustria, il parco diagnostico del nostro Paese risulta spesso vetusto e inadeguato, con circa 18.000 macchinari diagnostici come TAC e risonanze ormai obsoleti,

impegna il Governo:
1) a sostenere la medicina di genere come approccio necessario alla valorizzazione delle differenze di genere e come strumento di rimozione degli ostacoli diagnostici, terapeutici e di accesso ai servizi sanitari;
2) a promuovere attività di sensibilizzazione e divulgazione sull’importanza di sottoporsi agli screening, coinvolgendo in prima linea i medici di medicina generale, i ginecologi, i consultori, i dipartimenti di prevenzione, assicurandosi che tali iniziative siano promosse in modo adeguato e capillare;
3) ad incrementare l’attività di comunicazione e di informazione da parte delle autorità sanitarie sulle modalità di prevenzione primaria e secondaria, rivolte a luoghi di aggregazione come scuole, università e luoghi di lavoro;
4) ad adottare le iniziative necessarie a rimuovere gli squilibri sanitari e sociali, al fine di ridurre il divario tra le regioni del Nord e quelle del Sud e di garantire a tutta la popolazione femminile l’accesso ai servizi sanitari e alle campagne di prevenzione, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale;
5) ad ampliare il target delle campagne di screening, con particolare attenzione alla diagnosi precoce del tumore della mammella, uniformando su tutto il territorio nazionale il progetto sperimentale avviato già da alcune regioni (Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia) che estende lo screening gratuito a tutte le donne tra i 45 e i 74 anni, nonché a promuovere campagne informative volte a incentivare le donne a sottoporsi a visite senologiche ed ecografie già a partire dai 25-30 anni;
6) ad individuare strumenti innovativi per la chiamata attiva delle prestazioni di screening erogate gratuitamente, prevedendo altri mezzi di comunicazione oltre alla tradizionale lettera “a casa” differenziate in base alla fascia d'età e alla digital literacy;
7) ad organizzare iniziative e campagne di screening gratuiti allo scopo di recuperare le prestazioni di prevenzione perse a causa della pandemia;
8) a promuovere la vaccinazione per HPV nelle fasce d'età raccomandate, sviluppando iniziative mirate alla popolazione giovane, target del vaccino, valutando la gratuità del vaccino anche per le fasce d'età non soggette a chiamata attiva o a piani di recupero;
9) a stanziare le risorse necessarie per avviare il rinnovo della strumentazione diagnostica, elemento imprescindibile per la corretta diagnosi precoce delle patologie, avviando ove necessario una ricognizione degli strumenti del parco diagnostico;
10) a celebrare la Giornata nazionale della salute della donna, il 22 aprile, organizzando iniziative finalizzate a promuovere la salute globale del genere.

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