IRTO - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica.

Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00241 pubblicato il 23 febbraio 2023, nella seduta n. 42 - Nicola Irto primo firmatario

Premesso che:
secondo i dati diffusi dalla Commissione europea il complesso degli edifici, di cui il 65 per cento ad uso residenziale, è responsabile a livello UE di circa il 40 per cento del consumo energetico e del 36 per cento delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra. Il riscaldamento, il raffrescamento e l'utilizzo di acqua calda per uso domestico rappresentano l'80 per cento dell'energia consumata dalle famiglie. Il 35 per cento del parco immobiliare della UE ha più di 50 anni e quasi il 75 per cento è inefficiente dal punto di vista energetico, mentre il tasso di ristrutturazione annua è di circa l'1 per cento;
il 15 dicembre 2021 la Commissione ha presentato una proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia. Tale revisione è strettamente collegata con le iniziative del programma "Fit for 55", ovvero la revisione delle direttive sulla promozione dell'energia da fonti rinnovabili (RED II) e sull'efficienza energetica (EED). La proposta, oggetto di negoziato a livello europeo, mira a far sì che tutti gli edifici nuovi siano a emissioni zero entro il 2030 e gli edifici esistenti lo divengano entro il 2050, con alcune eccezioni per gli edifici storici, i luoghi di culto e gli edifici utilizzati a scopi di difesa. Il Consiglio del 25 ottobre 2022 ha raggiunto un orientamento generale sulla proposta della Commissione convenendo che per quanto riguarda i soli edifici nuovi, dal 2028, quelli di proprietà di enti pubblici dovrebbero essere a emissioni zero, e tutti gli altri edifici nuovi dal 2030;
gli Stati membri hanno convenuto: a) per gli edifici residenziali esistenti, di fissare norme minime di prestazione energetica sulla base di una traiettoria nazionale in linea con la progressiva ristrutturazione del parco immobiliare per renderlo ad emissioni zero entro il 2050, come indicato nei piani nazionali di ristrutturazione edilizia. Allo stato attuale rimane confermato che non è previsto alcun obbligo di ristrutturazione degli edifici esistenti al 2030 e non si prevede alcuna limitazione della possibilità di vendere o affittare gli edifici non riqualificati; b) di fissare requisiti che garantiscano che tutti i nuovi edifici siano progettati per ottimizzare il potenziale di produzione di energia solare e hanno concordato prescrizioni finalizzate a mettere a disposizione infrastrutture per la mobilità sostenibile; c) di pubblicare piani nazionali di ristrutturazione edilizia contenenti una tabella di marcia con obiettivi nazionali per il 2030, il 2040 e il 2050 per quanto riguarda il tasso annuo di ristrutturazione energetica, il consumo di energia primaria e finale del parco immobiliare nazionale e le relative riduzioni delle emissioni operative di gas a effetto serra. I primi piani saranno pubblicati entro il 30 giugno 2026 e successivamente ogni 5 anni;
presso il Parlamento europeo, l'atto dovrebbe giungere alla discussione in plenaria indicativamente nella seduta del 13 marzo 2023. Una volta adottata la posizione negoziale potranno essere avviati i "triloghi" con Consiglio e Commissione europea;
nella prospettiva della Commissione UE, gli investimenti nella riqualificazione energetica dovrebbero costituire anche un'opportunità per l'economia e in particolare per il settore edile, che rappresenta circa il 9 per cento del PIL europeo e impiega 25 milioni di posti di lavoro, in circa 5 milioni di imprese, in prevalenza piccole e medie. Il parco immobiliare italiano, come risulta dalla strategia nazionale per la riqualificazione energetica, è costituito per la maggior parte da edifici a uso residenziale (12,42 milioni) aventi più di 45 anni (oltre il 65 per cento) e in prevalenza rientranti nelle classi energetiche F e G (rispettivamente il 25 per cento e il 37,3 per cento degli immobili censiti dal SIAPE nel periodo 2016-2019). Appare inoltre fondamentale considerare anche il patrimonio immobiliare pubblico, con particolare riferimento agli istituti scolastici, alle strutture sanitarie, ai tribunali e alle carceri, garantendo la continuità degli strumenti di finanziamento degli interventi, quali a esempio il conto termico e prestando particolare attenzione alla riqualificazione degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche;
il proseguimento degli interventi per l'efficientamento energetico e la messa in sicurezza antisismica del patrimonio immobiliare nazionale possono costituire una vera opportunità per il sistema Italia di migliorare le prestazioni energetiche degli immobili e di rinnovare un patrimonio immobiliare avente caratteristiche uniche al mondo;
le misure del superbonus e gli altri incentivi fiscali sono gli strumenti utilizzati nel nostro Paese per rispondere agli obiettivi di riqualificazione edilizia, antisismica ed energetica degli edifici. Negli ultimi due anni, grazie a questi strumenti, sono stati ristrutturati dal punto di vista energetico, con il superbonus 110 per cento, 86 milioni di metri quadrati per 359.440 edifici già completati e ulteriori 122.000 edifici in fase di completamento per un totale di quasi 482.000 edifici. Il successo di queste misure è legato alla possibilità di cedere il credito d'imposta maturato con l'intervento, ma, a causa delle ripetute modifiche alla disciplina, il funzionamento della cessione del credito è stato fortemente rallentato in ragione della capacità fiscale esaurita del sistema, a partire da banche ed altri intermediari finanziari. Le soluzioni avanzate dal Governo per risolvere il blocco nel decreto "aiuti quater" (decreto-legge n. 176 del 2022) e nella legge di bilancio per il 2023 sono risultate del tutto insufficienti e non rispondenti alle attese e alle proposte avanzate a tal fine;
con la recente emanazione del decreto-legge sugli incentivi fiscali, le misure del superbonus e gli altri incentivi fiscali, così come la cessione del credito, hanno subito un ulteriore blocco che rischia di provocare una preoccupante crisi per il settore delle costruzioni e nella filiera, con conseguente fallimento di migliaia di imprese e la perdita di migliaia di occupati, nonché di mettere in seria difficoltà economica migliaia di famiglie,

si chiede di sapere:
- se il Governo intenda confermare presso le competenti sedi europee l'impegno del Paese al raggiungimento degli obiettivi stabiliti a livello nazionale in vista della programmata riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e della neutralità climatica nel 2050 e quali iniziative negoziali intenda intraprendere nelle competenti sedi europee al fine di garantire che il testo finale della direttiva citata assicuri al nostro Paese la necessaria flessibilità, anche temporale, in fase di attuazione in ragione della peculiarità del patrimonio edilizio nazionale;
quali iniziative di competenza abbia adottato o intenda adottare in sede di UE affinché gli ambiziosi obiettivi di efficientamento energetico siano accompagnati da adeguati strumenti finanziari stanziati a livello europeo e affinché i costi degli interventi non ricadano sulle famiglie, in particolare modo sulle fasce economicamente più deboli, e sulle imprese;
quali misure intenda adottare per garantire la continuità, il rafforzamento e una maggiore efficacia dei vigenti strumenti di finanziamento degli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico del Paese, prestando particolare attenzione alla riqualificazione degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche e agli edifici adibiti a edilizia residenziale pubblica, e se intenda adottare iniziative volte a superare le recenti disposizioni del "decreto-legge incentivi" e a garantire la prosecuzione degli interventi di riqualificazione energetica finanziati dagli strumenti vigenti rimuovendo gli ostacoli che attualmente bloccano la circolazione dei credili fiscali anche mediante l'eventuale coinvolgimento di CDP S.p.A. o l'utilizzo di strumenti come l'F24;
- se intenda procedere ad un progressivo riordino, condiviso con tutte le parti interessate, della legislazione vigente in materia di incentivi fiscali edilizi, anche mediante stesura di un testo unico, che razionalizzi, stabilizzi, metta a sistema e preveda che tali strumenti siano commisurati in modo proporzionale agli interventi caratterizzati da maggiore efficacia dal punto di vista antisismico e dell'efficientamento energetico, al fine di consentire un orizzonte temporale di lungo termine per gli investimenti di famiglie e imprese; se a tal fine intenda predisporre un piano nazionale di ristrutturazione degli immobili di durata pluriennale, che includa oltre agli edifici residenziali privati anche gli edifici pubblici e quelli di edilizia residenziale pubblica, corredato da una valutazione d'impatto economico degli interventi nel corso degli anni.

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