Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-00097 - Pubblicato il 14 dicembre 2022, nella seduta n. 18 - Nicola Irto cofirmatario

Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Premesso che:
sebbene il momento peggiore dell’emergenza epidemiologica sembri ormai superato, non vi è dubbio che le ultime rilevazioni mostrano un nuovo incremento dei contagi che impone la necessità di mantenere invariato il livello di prevenzione limitando la circolazione del COVID-19 sui luoghi di lavoro e appare altresì necessario riproporre le tutele normative approntate in fase di crisi pandemica per proteggere i lavoratori fragili la cui salute, in ragione dell’età, di una patologia cronica o di un handicap con connotazione di gravità pregressi, rischi di essere irrimediabilmente compromessa dal virus;
come noto, l’articolo 26 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica, ha introdotto un insieme di misure allo scopo di salvaguardare questi lavoratori, ovvero l’equiparazione del periodo di assenza per malattia da COVID-19 al ricovero ospedaliero, il rimborso forfettario per i lavoratori non aventi diritto all’assicurazione e il diritto di svolgere la prestazione lavorativa ordinariamente in modalità agile, in cosiddetto smart working;
le misure normative sono state più volte prorogate, anche se in maniera residuale e sempre più scarna; da ultimo, l’articolo 25-bis del decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2022, n. 142, decreto “aiuti bis”, ha prorogato fino al 31 dicembre 2022 il diritto allo smart working, esteso anche ai lavoratori con figli fino a 14 anni; questi ultimi possono usufruirne a condizione che il tipo di prestazione lavorativa sia compatibile con il lavoro agile e che l'altro genitore lavori e non goda nello stesso periodo di ammortizzatori sociali;
a giudizio degli interroganti le misure si sono dimostrate valide per per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus negli ambienti di lavoro, in special modo lo smart working, dal momento che, da quanto si apprende a mezzo stampa, l’osservatorio del Politecnico di Milano in Italia ha stimato che la pandemia ha provocato una brusca accelerazione del ricorso al lavoro agile, considerando che prima dell’emergenza lo smart working riguardava poco più di 500.000 lavoratori mentre durante il lockdown si è raggiunto la quota di 6,5 milioni;
il Governo attuale non ha inserito nel testo del disegno di legge di bilancio per il 2023 alcuna norma volta a ripristinare le tutele di cui all’articolo 26 del decreto-legge n. 18 del 2020 e non ha neppure chiarito se il ricorso allo smart working, in scadenza al 31 dicembre 2022 verrà nuovamente prorogato,
si chiede di sapere quali iniziative necessarie e urgenti di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda adottare intraprendere al fine di ripristinare tutte le misure a tutela dei lavoratori fragili, specie in questa fase di accertata ripresa dei contagi da COVID-19.

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