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Dettagli: | Pubblicato: 04 Dicembre 2022

L’esponente e segretario regionale “dem” si dice preoccupato e annuncia battaglia in parlamento

«Il disegno di legge sull’autonomia differenziata va bloccato perché iniquo e inaccettabile ». È quanto dichiara il senatore reggino del Pd, Nicola Irto, intervistato sulla questione dalla nostra redazione.

Il ministro per le Riforme Roberto Calderoli ha presentato in Conferenza Stato-Regioni la bozza di disegno di legge sull’autonomia differenziata. Che ne pensa?
Ho detto da molto tempo con chiarezza no all’autonomia differenziata della Lega e della destra. Abbiamo assunto una posizione netta anche gruppi parlamentari del Pd: il disegno di legge sull’autonomia differenziata va bloccato perché iniquo e inaccettabile.

Un impianto normativo che presenta anche profili di incostituzionalità e che, comunque, avrebbe dovuto essere preceduto da un confronto con le Regioni e dalla predisposizione di una legge quadro per evitare che si possa arrivare a una pericolosa spaccatura del Paese. Non credo poi rappresenti una priorità al momento attuale, con il governo che dovrebbe dare risposte immediate alle famiglie messe in ginocchio dalla crisi economica e dal caro bollette.

In gioco c’è l’elenco delle 23 materie che la riforma costituzionale del 2001 ha assegnato alla competenza concorrente fra Stato e Regioni: si va dall’istruzione ai beni culturali, dalle professioni alle infrastrutture. C’è il rischio che si creino ulteriori disparità oltre quelle già presenti?
Alcune materie come istruzione e sanità, solto per fare due esempi, non possono funzionare a geografia variabile. Il diritto allo studio e alla salute non possono valere di più o di meno in relazione alla Regione in cui un cittadino nasce. Qui non si tratta solo del rischio di creare nuove disparità, ma di arrivare a smantellare l’unità d’Italia raggiunta con grande fatica e proprio grazie anche ad un sistema scolastico e di formazione unitario. Da questo punto di vista il ddl Calderoli segnerebbe una drammatica involuzione.

Nella bozza di Calderoli è previsto che i livelli essenziali di prestazione (che lo Stato deve garantire su tutto il territorio nazionale) vengano stabiliti prima dell’accordo con le Regioni. Ma tali “livelli” non possono essere uguali in tutta Italia, si deve anche tenere conto dei diversi punti di partenza: non sarebbe meglio prevedere delle “premialità” per il Sud?
Mi auguro che su questo punto il governo guidato da Giorgia Meloni abbia modo di riflettere dopo l’ultima Conferenza Stato-Regioni. Slegare i trasferimenti statali dai livelli essenziali di prestazione vuol dire avere come unico riferimento il criterio della spesa storica e, dunque, continuare a favorire le Regioni più ricche e lasciare quelle più povere nella situazione di difficoltà in cui versano. Per quanto ci riguarda senza una legge quadro e la definizione chiara dei Lep se la possono sognare l’autonomia differenziata.

Per l’erogazione dei servizi pubblici da parte delle Regioni, si applica il criterio della spesa storica... come si fa a progettare il futuro guardando al passato?
Ribadisco che questo disegno di legge sembra essere stato approntato soltanto per saldare una cambiale elettorale contratta dalla Lega di Salvini con i governatori delle Regioni settentrionali. Nasce vecchio di anni, logoro nel suo impianto e non contiene una visione di insieme per il futuro del Paese. Il criterio della spesa storica non può essere uno dei criteri per attribuzione dei fondi. Altrimenti non ci potrebbe essere nessuna speranza di rilancio per le Regioni più in difficoltà e nessuna possibilità di programmazione.

Che tipo di opposizione avete in mente di fare in parlamento?
Sarebbe auspicabile di riuscire ad avere un’azione unica di opposizione da realizzare insieme agli altri gruppi di minoranza, ma ovviamente questo non dipende solo dal Pd. Per il resto serve un’opposizione dura, costruttiva, ma intransigente nei confronti di un esecutivo che già con i suoi primi atti ha dimostrato di non avere nessun riguardo per i diritti degli ultimi e delle fasce di popolazione più in difficoltà.

Lei pensa di fare una controproposta rispetto all'attuale bozza sull'autonomia differenziata? Una forma di “rilancio” alla proposta della Lega che, però, premi le regioni sottosviluppate anziché deprimerle definitivamente?
“Parlamentarizzare” la questione, legge quadro, definizione dei Lep, perequazione infrastrutturale. E poi, in generale, e a prescindere dall’autonomia differenziata, serve affrontare la questione Meridionale che si sta riproponendo in maniera preoccupante.
Con uno sforzo massimo a partire già dalla messa a terra delle risorse del Pnrr che non possiamo rischiare di vedere disperse. Il Pd darà il suo contributo anche a livello di proposte sulle quali stiamo lavorando già da tempo.

L'Avvenire di Calabria del 4 dicembre 2022